BAUMGARTEN, Alexander Gottlieb

Enciclopedia Italiana (1930)

BAUMGARTEN, Alexander Gottlieb

Vittorio Santoli

Nato a Berlino il 17 giugno 1714, morì a Francoforte sull'Oder il z7 maggio 1762. La sua fama è dovuta principalmente all'opuscolo giovanile (1735) Meditationes philosophicae de nonnulus ad poema pertinentibus, nel quale per la prima volta apparve il nome di estetica a "indicare ciò che gli altri chiamano critica del gusto" (Kant, Critica della ragion pura, estetica trasc., §1, n.). Il B. fu - com'è noto - un wolffiano, ed entro i limiti della filosofia leibniziana s'aggira la sua estetica, scientia cognitionis sensitivae, theoria liberalium artium, gnoseologia inferior, ars pulcre cogitandi, ars analogi rationis. L'esperienza letteraria del B. era fondata principalmente sui latini (è raro che citi scrittori moderni), e dei filosofi e dei trattatisti della poesia richiama generalmente, oltre il Leibniz e il Wolff, il Vossio, il Gottsched e gli Svizzeri. Oltre lo Scaligero, anche gli altri maggiori trattatisti italiani non gli furono certamente ignoti. La sua estetica è incentrata intorno al concetto della poesia come oratio sensitiva perfecta, cuius varia tendunt ad cognitionem repraesentationum sensitivarum (Med., VII), il quale parve al Herder contenere "tutta l'essenza della poesia". La quale è, dunque, conoscenza confusa, legata al corpo, non ratio ma analogon rationis, e perciò si differenzia dalla conoscenza distinta, ch'è della ragione, la quale, per sua natura, è impoetica (Dio, per conseguenza, non potrebbe creare e godere la bellezza). Certo, come non c'è discorso scientifico o intellettuale nel quale non siano idee sensitive, cosi in un discorso sensitivo si possono trovare rappresentazioni distinte, rimanendo esso tuttavia sensitivo, siccome il primo astratto e intellettuale. Quale conoscenza confusa o chiara (le rappresentazioni chiare sono più poetiche delle oscure), la poesia conosce soltanto l'individuale, le immagini e i fantasmi, ciò che costituisce il mondo del verisimile. Anche il maraviglioso appartiene alla sfera della poesia, e così i sogni. La pittura, rappresentando fantasmi, è simile (secondo il vecchio paragone oraziano) alla poesia.

Ma il B., nonostante le sue acute analisi, non uscì fuori della cerchia leibniz-wolfiana: per la lex continui la poesia e l'arte costituiscono una forma inferiore della più alta conoscenza scientifica o razionale, e la bellezza (ch'è perfezione della conoscenza sensitiva) è solo l'apparenza della perfezione, congiunta com'è alla imperfezione della facoltà sensitiva. Il B., che distinse la sua Aesthetica (rimasta incompleta: Parte 1ª, 1750; Parte 2ª, 1758) in Scienza della conoscenza sensitiva e in Teoria delle arti, lasciò poi sopravvivere le divisioni e teorie rettoriche, impelagandosi in una precettistica e in un generico descrizionismo, dove compaiono l'impetus aestheticus, la naturalezza, le qualità di un "bello spirito", le proprietà oggettive della bellezza con relative distinzioni e sottodistinzioni, la lux aesthetica, il colorito estetico e il suo opposto, il fucus aestheticus, ecc. ecc. Scarsissima importanza ha l'Aletheophilus (1741), una rivista che si proponeva di rendere accessibile la filosofia wolffiana anche alle fanciulle, dove il B. parlò in forma popolare di eloquenza e di poesia, retoricamente definita come "un discorso ch'è così vivo da esigere il metro". Sull'estetica il B. lesse pubblicamente nell'università di Francoforte sull'Oder nel 1742, e poi, di nuovo, nel 1749. Sopra queste lezioni sono fondati gli Anfangsgründe aller schönen Wissenschaften (Halle 1748-1750, voll. 3) di G. F. Meier. Un compendio di quest'opera, Auzüge aus den Anfangsgründen...., uscì a Halle nel 1758.

Le idee del B. esercitarono grande influenza nella seconda metà del Settecento. Il Mendelssohn fondò su di esse la sua estetica, alta stima ne fece il Herder, che considerava il B. l'"Aristotele dei suoi tempi", ed "eccellente analista" lo disse il Kant, la cui estetica mostra notevoli influenze baumgartiane. Cadute nell'ombra col Romanticismo, le sue dottrine sono state riprese a studiare in tempi a noi più vicini, e giustamente valutate nella storia del pensiero, soprattutto per opera del Croce.

Oltre gli scritti estetici citati scrisse una Metaphysica, Halle 1739 (ed. Eberhard 1783), un'Ethica philosophica, ivi 1740, Annotationes in Logicam, ivi 1761. Postumi furono editi il ivs naturae, ivi 1765 e la Philosophia generalis, ivi 1770. Le Meditationes furono ristampate da B. Croce, Trani 1900.

Bibl.: G. F. Meier, A. G. B.s Leben, Halle 1763; R. Zimmermann, Geschichte der Ästhetik als philosophische Wissenscha t, Vienna 1858, I, pp. 159-72; H. G. Meyer, Leibnitz u. B. als Begründer der deutschen ısthetik, Halle 1874; J. Schmidt, Leibniz und B., ivi 1875; Prieger, Anregung und metaphys. Grundlage der Ästhetik von A. G. B., 1875; Fr. Braitmaier, Gesch. d. Poetischen Theorie und Kritik von den Diskursen der Maler bis auf Lessing, Frauenfeld 1889, II, pp. 1-54; B. Croce, Estetica, 5ª ed., pp. 233-41 e passim; B. Poppe, A. G. B. Seine Bedeutung und Sellung in der Leibniz-Wolffischen Philos. u. seine Beziehungen zu Kant, nebst Veröffentlichung einer bisher unbekannten Handschrift der Ästhetik B. A. G. s, Berna-Lipsia 1907; E. Bergmann, Die Begründung der deutschen Ästhetik durch B. und G. F. Meier, Lipsia 1911.

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