BALZICO, Alfonso

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 5 (1963)

BALZICO, Alfonso

Paola Ceschi

Nacque a Cava dei Tirreni il 18 ott. 1825. La sua grande facilità nel disegno e la spontanea tendenza a modellare figurette per presepio e animali lo fecero notare dal giudice Francesco De Stefano, con il cui aiuto ottenne un sussidio e l'ammissione, nel marzo 1844, all'Accademia di Belle Arti a Napoli, dove studiò sotto la guida di Tito Angelini e del vecchio scultore Francesco Citarelli. Si fece presto notare e nel 1852 riuscì a vincere il concorso per il pensionato regio di Roma, con un bassorilievo rappresentante La liberazione di san Pietro (Napoli, Accad. di Belle Arti). Dopo i sei anni del pensionato si recò a Milano e a Firenze: il contatto con i migliori artisti del momento lo avviò, dal manierato neoclassicismo iniziale (che aveva dimostrato nel monumento funebre dell'arcivescovo Paglia nel duomo di Salerno, 1854), ad un verismo temperato da un profondo sentimento romantico. Già nel 1852 aveva eseguito la statuetta della Margherita del Goethe (Roma, Gall. Naz. d'Arte Moderna) che annunciava la maggior vivacità delle opere successive, come la Sposa dei Cantici, Nello Della Pietra e Pia dei Tolomei (tutti nella Gall. Naz. d'Arte Moderna a Roma).

Tornato a Napoli, scolpì quattro statuette: la Povera, l'Ingenua, la Civetta (donata, dopo la caduta del Regno borbonico, dal Municipio di Napoli a Vittorio Emanuele II) e la Vendicatrice, eseguita per diretto incarico del sovrano, manifestazione questa di grande, stima che venne confermata da una chiamata a Torino.

Bandito in occasione del plebiscito un concorso per una scultura che simboleggiasse l'idea dell'unità nazionale, il B. partecipò con un gruppo rappresentante un bersagliere piemontese e un ragazzetto napoletano affiancati; il successo fu grande anche se l'opera non ottenne il primo premio.

A Torino eseguì numerosi ritratti, come quello del principe Umberto (1865), quello della principessa Margherita a cavallo (conservati nei magazzini della Gall. Naz. d'Arte Moderna a Roma), quello del conte di Cavour (esposto nella stessa galleria) e un suo autoritratto. L'esperienza tecnica, la sicurezza nel modellato e i numerosi studi di cavalli eseguiti in quegli anni, gli valsero da parte del re la commissione per il monumento equestre al duca di Genova. Iniziato nel 1863, esso venne inaugurato soltanto nel 1877 e collocato in piazza Solferino a Torino. La novità della concezione del B., che non rispetta l'iconografia tradizionale del genere, sta nell'aver rappresentato il principe nel momento in cui tenta di rizzarsi in piedi, mentre nella battaglia il cavallo cade ferito; ma la necessità celebrativa e il gusto un po' teatrale, malgrado la perfetta esecuzione, fanno preferire il monumento al d'Azeglio, anch'esso a Torino, che venne eseguito nel 1873.

Nel 1866 il B. era stato nominato "scultore della casa reale". Al soggiorno torinese risalgono parecchie opere di carattere ufficiale, come il monumento al Denina a Saluzzo (1874), il monumento Peyron all'università di Torino, il busto di Salvator Rosa al Circolo degli artisti.

Il colossale monumento al Bellini fu invece scolpito a Roma per la città di Napoli. Con il ritorno a Roma nel 1875, il favore presso la casa reale e la sua vena sono in declino: infatti per il monumento a Vittorio Emanuele II a Napoli (inaugurato nel 1897) egli venne incaricato soltanto della statua a cavallo, mentre le figure del piedistallo vennero eseguite dal Solari. Inoltre, dopo sette concorsi ai quali partecipò con diversi bozzetti, gli venne negata la commissione per la grande statua equestre per il monumento a Vittorio Emanuele II a Roma. Ottenne tuttavia la medaglia d'oro all'Esposizione di Parigi con la statua di Flavio Gioia (poi posta ad Amalfi), per la quale si servì come modello di un busto dello stesso personaggio, eseguito durante gli anni del pensionato romano. Essa venne scelta dalla commissione (cfr. Trezza, p. 58) contro il parere dello scultore, il quale avrebbe preferito mandarvi la Cleopatra (1900), modellata secondo un gusto ormai invecchiato, curatissima ma piuttosto fredda (oggi alla Gall. Naz. d'Arte Moderna a Roma).

Il B. morì a Roma il 2 febbr. 1901.

Bibl.: M. Lessona, A. B.,Torino 1877; E. Retrosi, Alcune riflessioni sul concorso per la statua equestre di Vittorio Emanuele per il monumento nazionale, in Arte e storia,VII(1888), p. 49; Id., Il nuovo concorso per la statua equestre..., ibid.,VIII(1889), p. 82; L'inaugurazione del monumento a Vittorio Emanuele a Napoli, in Natura e arte, VI(1896-97), p. 342; P. De Luca, L'ultimo monumento di Napoli a Vittorio Emanuele, ibid., p. 853; Notizie (sul monumento a Vittorio Emanuele a Napoli), in Arte e storia, XVI (1897), p. 102; D. Corso, Il Monumento a S. M. Vittorio Emanuele a Napoli, ibid.,XVII(1898), p. 146; E. Bartolini, A. B., Roma 1897; necrologio, in Illustrazione ital., 10 febbr. 1901, p. 121; A. Lauria, A. B., in Natura e arte, X(1900-1901), pp. 711-717, A. Borzelli, Prime linee di una scultura italiana del XIX secolo, Napoli 1912, p. 169; G. Tezza, A. B. scultore cesareo di Vittorio Emanuele II, Cava dei Tirreni 1915; S. Vigezzi, La scultura italiana dell'Ottocento, Firenze 1937, pp. 58, 59; F. Sapori, La scultura italiana moderna, Roma 1949, pp. 31, 41, 47, 442 s.; P. Bucarelli, Galleria nazionale d'arte moderna (catal.), Roma 1951, pp. 11, 30 C. Lorenzetti, L'Accademia di Belle Arti a Napoli, Firenze 1952, pp. 298, 305; C. Maltese: Catalogo del Gabinetto Fotografico Nazionale, s. 2, La Galleria d'arte moderna, Roma 1955, p. 36; M. Venturoli, La patria di marmo, Pisa 1957, p. 86; E. Lavagnino, L'arte moderna, Torino 1961, pp. 445 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, II, p. 430; Enciclopedia Italiana, VI, p. 14.

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