AVALOS, Alfonso d'

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 4 (1962)

AVALOS, Alfonso d'

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Di nobilissima famiglia spagnola, figlio di Rodrigo conte di Ribadeo, e fratello di Iñigo (I), conte di Monteodorisio, l'A., nato presumibilmente nei primi decenni del sec. XV, si trasferì nel Regno di Napoli al seguito di Alfonso d'Aragona in epoca non precisata.

Condottiero esperimentato, fu inviato dal re nel nov. del 1458 in Calabria per combattere, insieme con Carlo di Campobasso, la rivolta di Antonio Centelles marchese di Crotone. Assunto il comando supremo delle operazioni calabresi, l'A. nella primavera del 1459 costrinse il Centelles a scendere in campo aperto fuori di Belcastro e lo sconfisse (9 maggio). Con questa vittoria, però, la rivolta calabrese non era finita, perché il marchese di Crotone poteva sempre contare sull'appoggio dei numerosi villani della provincia di Catanzaro ribellatisi al governo centrale e organizzatisi in bande sotto il comando di un certo Cola Tosto. L'A., dopo essersi rafforzato in Nicastro, affrontò di nuovo i rivoltosi nella piana di S. Eufemia il 2 giugno 1459, battendoli definitivamente e massacrando senza pietà tutti i prigionieri, come egli stesso dichiarò in una relazione inviata a Ferdinando il giorno appresso: "ne havimo morti più de cinquecento et presi tanti che omne uno era stracco da amazare; che ne havimo pigliati tanti che erano pieni li alogiamenti et vedendo che erano più li presi, che nuy li fecimo tagliare tuti a pezo ed impiccare" (Pontieri, p. 136). Il re aragonese, soddisfatto della vittoria militare, lo fu assai meno del massacro indiscriminato, e invitò l'A. a rivolgere il peso della repressione direttamente sui baroni ribelli, servendosi anche delle armi della diplomazia.

Nel 1460 l'A. fu inviato nell'Abruzzo a contrastare l'avanzata del pretendente angioino Giovanni, ma dovette limitarsi a contenere il nemico senza riuscire a respingerlo, anzi ripiegando nella Daunia. Nel 1462, insieme a Matteo di Capua, combatteva ancora nella regione, sia pure con maggiore fortuna. Conclusasi l'avventura di Giovanni d'Angiò, l'A., di cui re Ferdinando si fidava moltissimo (di lui dice il Tummulillis: "in quo pre ceteris armorum conductoriis dominus rex confidebat et eius consilio eius exercitus semper ducebatur", p. 174), continuò ad occupare una posizione preminente nell'organizzazione militare del Regno. Nel marzo del 1467 comandava il contingente aragonese che dall'Abruzzo era pronto a muovere in soccorso dell'esercito della lega allora conclusa fra Firenze, Roma, Milano e Napoli e comandato da Federico da Montefeltro. Il 30 ag. 1469 si distinse nella battaglia di Ceresolo (Rimini), in cui un esercito di coalizione radunato da Napoli, Milano, Firenze in aiuto di Roberto Malatesta, sconfisse le truppe di Paolo II.

L'A. morì nel luglio del 1470.

Fonti e Bibl.: Angelo da Tummulillis, Notabilia temporum, a cura di C. Corvisieri, Roma 1890, in Fonti per la storia d'Italia,VII, pp. 79, 101, 174; S. Ammirato, Delle famiglie nobili napoletane, II,Firenze 1651, pp. 97-99; B. Candida Gonzaga, Memorie delle famiglie nobili, I, Napoli 1875, pp. 102 s.; D. Giampietro, Un registro aragonese nella Biblioteca Nazionale di Parigi, in Arch. stor. per le prov. napol., IX (1884), pp. 271-276; F. Nunziante, I primi anni di Ferdinando d'Aragona e l'invasione di Giovanni d'Angiò, ibid., XVIII(1893), pp. 379-586, 606; XX (1895), pp. 228 s.; E. Pontieri, La Calabria nel secolo XV e la rivolta di Antonio Centelles, ibid., XLIV (1924), pp. 133-135; B. Croce, Vite di avventura, di fede e di passione, Bari 1947, p. 69.

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