ALFONSO I d'Este, terzo duca di Ferrara, Modena, e Reggio

Enciclopedia Italiana (1929)

ALFONSO I d'Este, terzo duca di Ferrara, Modena, e Reggio

Luigi Simeoni

Nacque da Ercole I e da Leonora d'Aragona, figlia di Ferdinando re di Napoli, il 21 luglio 1476 a Ferrara, successe al padre il 25 gennaio 1505, e morì a Ferrara il 31 ottobre 1534. Sposò in prime nozze, nel 1487, Anna Sforza, figlia di Galeazzo Maria duca di Milano, morta il 30 novembre 1497; e il 29 dicembre 1501, per salvare il ducato estense dalle cupidigie del duca Valentino, Lucrezia Borgia figlia di papa Alessandro VI, morta il 24 giugno 1519. Lasciò parecchi figli: da Lucrezia, Ercole II, Ippolito II cardinale (morto nel 1572), costruttore della Villa d'Este a Tivoli, e Francesco, marchese di Massa (morto 1578); dall'amante Laura Dianti (Eustochia) ebbe Alfonso, marchese di Montecchio, da cui discese la nuova casa d'Este-Modena. Principe d'animo tranquillo, amante delle arti tecniche, celebre nella produzione di artiglierie, si rivelò fermo, coraggioso e abilissimo nel salvare lo stato minacciato dalla ostilità antica di Venezia, premuto dalla politica papale e coinvolto nel groviglio delle lotte tra Francia e Spagna. Appena salito al trono, dovette reprimere una congiura dei fratelli Ferrante e Giulio (illegittimo), condannati poi a carcere perpetuo. Nello stesso anno (1506), quando Giulio II cacciò da Bologna i Bentivoglio, A., pur custodendo le ricchezze affidategli dal Bentivoglio stesso, rimase neutrale; ma l'anno dopo si affrettò a visitare in Genova Luigi XII, re di Francia, per assicurarsene la protezione. Nel 1509, creato da Giulio II gonfaloniere di S. Chiesa contro Venezia, occupava Rovigo e le terre del Padovano, Este, Montagnana, ecc., concessegli poi in feudo da Massimiliano imperatore; partecipava al vano assedio di Padova e, il 22 dicembre, distruggeva alla Polesella, sul Po, la flotta veneziana. Ma la pace fatta nel 1510 da Giulio II con Venezia e l'ordine del papa ad A., come vassallo, di desistere dalle ostilità rivelarono la sua posizione difficile di fronte alla nuova politica del papato; perché, al suo rifiuto, veniva scomunicato e proclamato decaduto (9 agosto 1510), Modena gli veniva tolta, Ferrara era colpita dall'interdetto e stretta da vicino, Giulio II nel gennaio del 1511 toglieva Mirandola ai Pico. Alfonso, per quanto alleato di Luigi XII, non mandava il fratello card. Ippolito al conciliabolo di Pisa; ma aiutò l'acquisto di Bologna (la statua di Giulio II opera del Michelangiolo veniva fusa a Ferrara per farne cannoni), e contribuì con le sue artiglierie alla vittoria di Gastone di Foix a Ravenna (11 aprile 1512). La ritirata francese, dopo la morte di Gastone di Foix, lo indusse a trattare; ed egli andò a Roma a tale scopo. Ma il papa, mentre lo assolveva dalla scomunica, gli ritoglieva Reggio, necessario complemento dell'acquisto pontificio di Parma e Piacenza. Temendo per la sua libertà, A. si rifugiò a Marino dai Colonna, donde, scortato da loro, tornò in Lombardia e provvide alla difesa di Ferrara. La morte di Giulio II gli permise di riavere da papa Leone X la dignità di gonfaloniere di S. Chiesa, con molte promesse di restituzione. Ma attese invano. Ché anzi il papa acquistò Modena dall'imperatore per 40.000 ducati d'oro. Né la vittoria di Francesco I a Marignano migliorò la condizione di A., perché il re, nel congresso di Bologna con Leone X, si appagò per l'alleato di altre promesse, che, nonostante l'intervento di Enrico VIII d'Inghilterra e una visita in Francia d'Alfonso presso il re, nel 1518, non vennero mai osservate. Nel 1521, ripresa la lotta tra Francia e Spagna, Carlo V promise a Leone X, per averne l'alleanza, oltre Parma, Piacenza, Modena e Reggio, anche l'occupazione di Ferrara; e A., legato a Francia, di nuovo scomunicato e dichiarato decaduto, perdette il Frignano, la Garfagnana, Lugo, Bondeno, Bagnacavallo, ecc. La morte di Leone X lo salvò dalla rovina (egli fece coniare una moneta, con un agnello tratto dalla bocca di un leone, e il motto: de manu leonis). Papa Adriano VI, tutto intento a pensieri di riforma, lo assolse con la promessa di ridargli Modena e Reggio, promessa resa vana dalla morte del papa: informato della quale, A. sorprendeva Reggio e si avviava a Modena, che fu salvata dal Guicciardini (settembre 1523). L'elezione di Clemente VII (Medici), volto al nepotismo, rigettò il duca nelle angustie. L'insistenza del papa per avere Modena e Reggio (offrendo in cambio Ravenna e Cervia) impedirono ad A. di aderire alla lega di Cognac, o Santa, nel 1526, per la cacciata degli Spagnoli. Ché anzi egli si alleava a Granata con Carlo V, il 30 settembre 1526, e aiutava efficacemente i lanzichenecchi del Frundsberg nel 1527 a passare il Po e a marciare col Borbone su Roma. Il Frundsberg stesso, gravemente malato, fu curato a Ferrara. Caduta Roma, A. occupava il 6 giugno Modena. Venuto il Lautrec in Italia, il 25 novembre 1527, A. tornava all'alleanza con Francia e otteneva per l'figlio Ercole, Renata cognata di Francesco I e figlia di Luigi XII. Ma l'accordo del papa con Carlo V a Barcellona e la pace di Cambrai (1529), in cui la Francia abbandonò gli alleati italiani, pose il duca in pericolo estremo, da cui si salvò riuscendo a parlare all'imperatore prima della sua andata a Bologna a convegno col papa (novembre 1529) e a guadagnarne i ministri, sì che poté ottenere che il giudizio sui suoi diritti fosse formulato dall'imperatore. Così a Colonia, il 21 dicembre 1530, Modena e Reggio gli venivano riconosciute, con l'obbligo di versare al papa 100.000 ducati d'oro, oltre i 7000 annui di censo per Ferrara: decisione, questa, a cui il papa solo forzatamente si piegava. Superati appena tanti travagli, A. moriva, nel 1534. Alla sua corte aggiunse la gloria della poesia Lodovico Ariosto, che più volte servì il duca in incarichi diplomatici a Roma, e fu, dal febbraio 1522 al giugno 1525, nella Garfagnana come suo governatore.

Bibl.: G. De Leva, Storia documentata di Carlo V, Venezia 1861-63, I e II; P. Balan, Storia d'Italia, V e VI, Modena 1877; M. Brosch, Papst Julius II und die Gründung des Kirchenstaates, Gotha 1878; L. von Pastor, Storia dei papi, III e IV, trad. ital., Roma 1908 e 1912; G. Bertoni, L'Orlando Furioso e la Rinascenza a Ferrara, Modena 1919.

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