SANSEVERINO VIMERCATI, Alfonso

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 90 (2017)

SANSEVERINO VIMERCATI, Alfonso

Alberto Gottarelli

SANSEVERINO VIMERCATI, Alfonso. – Nacque a Milano il 28 gennaio 1836 da Fanny (Francesca) di Porcia (1808-1887) e dal conte cremasco Faustino Vimercati Sanseverino Tadini (1801-1878, che già anteponeva o usava da solo il cognome Sanseverino), genitori anche di Teresa (1838-1913), marchesa Visconti di San Vito.

La madre, figlia del principe Alfonso di Porcia (‘consigliere intimo’ dell’imperatore d’Austria), frequentò Parigi (dove conobbe Honoré de Balzac) e, a Milano, il salotto liberal-patriottico dell’amica contessa Clara Maffei. Il padre, di un ramo cremasco della famiglia milanese da Vimercate e patriota liberale, fu imprenditore agrario a Castel Gabbiano e in altri siti a nord di Crema, ma abitò e morì a Milano, dove nel 1848 partecipò alle Cinque giornate e al governo provvisorio della Lombardia. Autore in ambito letterario, storico, geografico, statistico e agrario, nel 1843 offrì al congresso di Lucca degli scienziati italiani le sue Notizie statistiche e agronomiche intorno alla città di Crema e suo territorio (Milano 1843 e, a cura di V. Ferrari, Crema 1987). Deputato dal 1860 e senatore dal 1865, lasciò al figlio terreni, palazzi, titolo comitale (concesso dal doge di Venezia nel 1577), fiducia nella monarchia costituzionale, patriottismo, idee liberali, sensibilità per il bene pubblico e vivo interesse per agronomia, economia, industria e finanza.

Alfonso Sanseverino, laureato ingegnere nel 1858 a Pavia, si recò nel 1859 a Torino e combatté, tenente di artiglieria, la seconda guerra d’indipendenza e nel 1866, ufficiale di carriera, la terza. Sposata nel 1867 la contessa Giulia Tarsis e fondato (1869) il Corriere di Milano, si congedò dall’esercito nel 1870. Fu padre di Laura (Torino 1868, poi marchesa Corti di Santo Stefano Belbo) e del conte Roberto (Milano 1872), che si trasferì nel 1898 a Roma, quando vi sposò Ottavia Rospigliosi, figlia del principe Camillo.

A Milano creò nel 1871 una società che affittava macchine agricole e nel 1872 fu uno dei venticinque fondatori della Società G.B. Pirelli & C., ma costituì anche – socio per tre quarti, uscitone nel 1874 – la società Sanseverino, Riva e Morosini (poi Riva Calzoni). Liberale progressista, in politica fu vicino al banchiere, sindaco di Milano (1867-82, 1889-92) e senatore Giulio Belinzaghi (1818-1892, dal 1879 nella Sinistra storica). Consigliere comunale a Milano dal luglio del 1873 al 1879, fu assessore supplente (agosto 1873) e poi effettivo (ottobre 1876-settembre 1877) nella giunta Belinzaghi. Presiedette la gara nazionale di tiro a segno del 1876, indi il comitato della Società promotrice dei ricreatori laici. Candidato dal 1879, non ebbe nel 1881 la presidenza della Cassa di risparmio delle provincie lombarde, ma, sostenuto da Agostino Depretis e Cesare Correnti, dal 15 febbraio 1880 fu senatore e, dal 1° dicembre 1881 al 5 dicembre 1888, prefetto di Napoli. Fronteggiò così anche i gravi effetti del terremoto di Casamicciola (28 luglio 1883) e, nel 1884, del colera a Napoli, città che per motivi di salute lasciò, assieme alla carriera di prefetto, alla fine del 1888. Guidava allora il governo Francesco Crispi, presto in ottimi rapporti con Sanseverino, favorevole all’espansione coloniale italiana in Africa.

Dall’11 marzo 1892 fu presidente della Banca popolare di Milano (BPM) e dal 1894 consigliere, a Milano, della Mediterranea, la Società italiana per le strade ferrate del Mediterraneo, presieduta dal 1885 al 1892 dall’amico Belinzaghi, un entourage quindi già frequentato dal presidente della BPM. Poté così essere già noto anche a Johann Jakob Schuster Burckhardt (Basler Bankverein) e Albert von Oppenheim, sindaci della Mediterranea dal 1885 e attivamente presenti, con altri banchieri mitteleuropei, nel Konsortium für italienische Geschäfte, ente che, per colmare il vuoto creditizio creato dai dissesti bancari del biennio 1893-94, volle fondare nel 1894 a Milano – con Otto Joel, ex ispettore generale della Banca generale, e incoraggiato dai governi di Germania e Italia – un nuovo istituto di credito, la Banca commerciale italiana (BCI), il cui presidente doveva essere italiano. Per carattere, stile, curriculum e rapporti con Crispi, fu scelto Sanseverino, che, scrivendo il 2 maggio 1898 a Schuster Burckhardt, gli ricordò di sfuggita che nel 1894 era stato soprattutto lui a offrirgli la presidenza della BCI, con una proposta così comunicata da Sanseverino al consiglio di amministrazione della BPM del 22 giugno 1894: «Un gruppo di banchieri si è fatto promotore della fondazione in Milano di una Banca commerciale italiana, col capitale di 20 milioni aumentabile a 50, nella quale sarebbero interessati istituti di prim’ordine tedeschi, svizzeri ed austriaci. I promotori hanno offerto esso presidente ad accettare la carica di presidente della nuova Banca. S’intende che i promotori, desiderando che il presidente della Banca popolare diventi anche presidente del nuovo istituto, credono di procacciare a questo, col nome della Banca popolare, le simpatie del pubblico». Dall’ottobre 1894 questo progetto fu però attuato senza sinergie con la BPM, perché, a nome della stessa, quel 22 giugno Sanseverino – per i dubbi di più consiglieri della BPM su una sua doppia presidenza bancaria e sull’utilità della nuova banca – declinò la proposta ricevuta. Ma, da parte sua convinto della necessità «di un forte istituto di credito» (Milano, Archivio storico della Banca popolare di Milano, Consiglio di amministrazione, 26 ottobre 1894), accettò per sé, di lì a poco, la nuova presidenza. Ricopriva questo incarico dal 10 ottobre quando il 26 novembre 1894 si dimise da presidente della BPM (benché formalmente tale fino al febbraio 1895, quando gli succedette il conte Emilio Turati). Presidente fino al 31 marzo 1907, nel 1894 ebbe probabilmente dal Konsortium le duecento azioni BCI (100.000 lire di valore) con le quali fu l’unico fondatore italiano della nuova banca, mentre partecipò con risorse proprie ai successivi aumenti di capitale. Rispettoso dei compiti dei direttori centrali tedeschi Joel e Federico Weil, di cui stabilì diritti e doveri, non visse però come puramente rappresentativo il suo ruolo. Fu in rapporti proficui e cordiali soprattutto con il primo vicepresidente della BCI Julius Leopold Schwabach (casa bancaria berlinese S. Bleichroeder). Provvide all’acquisto – a Milano, in piazza della Scala 3, dal Credito mobiliare italiano in liquidazione – del palazzo Brambilla, detto Palazzo Rosso, subito sede centrale della BCI (il 1° dicembre 1894 furono aperti lì i primi sportelli). Poi si occupò dell’apertura delle filiali, da Genova e Firenze (1895) a Napoli (1899). Già scettico circa l’effettiva esistenza sulle piazze commerciali di un giro d’affari sufficiente al lavoro bancario, inizialmente contrastò la sostituzione con una filiale (1896) dell’avviata rappresentanza di Roma. Si occupò del fallimento (1895) della genovese casa bancaria Bingen e partecipò (1895-1900) alle trattative su: Bonifica dell’Agro mantovano-reggiano, Bonifiche ferraresi, Affare zucchero a Ravenna, Fratelli Franchi & C. - Brescia.

Consigliere, dal 1895 a Bergamo, della Società italiana dei cementi e delle calci idrauliche e vicepresidente della Società anonima italiana di assicurazione contro gli infortuni, presiedette la Società perlifera italiana, la Società dei magazzini refrigeranti e del ghiaccio artificiale Gondrand-Mangili e, dal 20 ottobre 1896, la Mediterranea. Nel 1902 fu anche presidente dei Cantieri navali bacini e stabilimenti meccanici siciliani, fondati a Palermo nel 1898, legati alle commesse statali, poco produttivi e con perdite di bilancio. Per conto della BCI presiedette (1896-1903) la Società anonima commerciale italiana del Benadir, subentrata alla Compagnia italiana per la Somalia V. Filonardi & C. e operante in territorio somalo, ma con sede a Milano. Benché dotata di poteri delegati di sovranità e assai voluta da Crispi, questa compagnia coloniale privata rimase poco produttiva e diede problemi e dispiaceri sia alla BCI sia a Sanseverino. Consigliere provinciale a Cremona, questi fu anche presidente della Società agraria di Lombardia e consigliere della Lega interprovinciale di Lombardia contro le epizoozie, del Primo sindacato agrario cooperativo di Milano e della Cattedra ambulante di agricoltura di Milano.

Nefritico, morì a 71 anni di pleurite il 31 marzo 1907 a Milano, nella sua casa di via Monte di Pietà 10.

Dopo le esequie a Milano – il 3 aprile nella chiesa di S. Fedele – fu tumulato a Castel Gabbiano. A commemorarlo in Senato fu il presidente Tancredi Canonico il 24 aprile 1907, alla BCI specialmente il vicepresidente Julius Blum nel consiglio di amministrazione del 25 maggio 1907.

Fonti e Bibl.: Milano, Archivio storico civico, Funzionari pubblici, cart. 1, 1873-1879; Civiche raccolte storiche (Museo del Risorgimento), Carteggio Cesare Correnti, f. Sanseverino, 1879-1884; Archivio storico Banca popolare di Milano, Consiglio di amministrazione, 1892-1895; Archivio storico Intesa Sanpaolo, Banca commerciale italiana, 1894-1907: Copialettere Presidenza Sanseverino Vimercati, voll. 1-15; Copialettere Direzione centrale, s. 1, voll. 1-15; Carte personali e familiari di Otto Joel, cart. 17, f. 13, banchiere Achille Villa a Joel, 1° febbraio 1894; Segreteria generale, cartt. 1, f. 1, 2, f. 4, 4, f. 1, 11, ff. 1-2, 15, f. 6; Verbali Assemblee generali, voll. 1-2; Verbali Consiglio di amministrazione, voll. 1-2 (specialmente vol. 2, cc. 213-215, 25 maggio 1907) e Allegati; Verbali Comitato italiano poi Comitato locale, voll. 1-5; Verbali Comitato estero poi Comitato centrale, voll. 1-4. Necrologie di Sanseverino: Il Secolo, 1° aprile 1907 - sera, p. 1; Il Sole, 1-2 aprile 1907, p. 2; La Perseveranza, 2 aprile 1907, p. 2; Corriere della Sera, 2 aprile 1907, pp. 4-5; Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 24 aprile 1907.

F. Sforza Benvenuti, Dizionario biografico cremasco, Crema 1888, pp. 308, 391; T. Sarti, Il Parlamento italiano nel cinquantenario dello Statuto, Roma 1898, p. 487; Enciclopedia storico-nobiliare italiana, a cura di V. Spreti, VI, Milano 1932, p. 912; G. Badii, S.V. A., in Dizionario del Risorgimento nazionale, diretto da M. Rosi, IV, Milano 1937, p. 200; A. Confalonieri, Banca e industria in Italia 1894-1906, II, Milano 1975, pp. 8-9, 17-35, III, 1976, ad ind.; M. Missori, Governi, alte cariche dello Stato e prefetti del Regno d’Italia, Roma 1978, p. 413; P. Hertner, Il capitale tedesco in Italia dall’Unità alla prima guerra mondiale, Bologna 1983, pp. 89-100; M. Brignoli, I lombardi della Sinistra storica, Roma 1985, pp. 130-136; G. Bigatti, Commercianti e imprenditori nella Milano postunitaria, in Società e storia, XI (1988), 39, pp. 53-99; Banca commerciale italiana, Presidenza e Consiglio di amministrazione (1894-1934), a cura di R. Benedini - A. Gottarelli - F. Pino, Milano 1990, pp. I-III, 87-112; G. Manacorda, Dalla crisi alla crescita. Crisi economica e lotta politica in Italia 1892-1896, Roma 1993, pp. 167-184; Banca commerciale italiana, Segreteria generale (1894-1926), a cura di R. Benedini - A. Gottarelli - F. Pino, Milano 1994, ad ind.; G. Toniolo, Cent’anni, 1894-1994. La Banca commerciale e l’economia italiana, Milano 1994, pp. 27-32; A. Gottarelli, Esperienze formative e itinerario biografico di Alfonso Sanseverino Vimercati, in Storia in Lombardia, 1996, n. 3, pp. 83-103; R. Garruccio, Minoranze in affari. La formazione di un banchiere: Otto Joel, Soveria Mannelli 2002, pp. 245, 251; G.L. Podestà, Il mito dell’impero. Economia, politica e lavoro nelle colonie italiane dell’Africa orientale 1898-1941, Torino 2004, ad ind.; F. Polese, Alla ricerca di un’industria nuova. Il viaggio all’estero del giovane Pirelli e le origini di una grande impresa, 1870-1877, Venezia 2004, pp. 154-156; L. Goitom - F. Pino, Ferrovie per l’Italia unita. Origini e sviluppo della Rete Mediterranea nell’Archivio storico Mittel 1885-1905, Milano 2011, ad ind.; M. Limido - G.B. Nigrotti, Il gettone di Castel Gabbiano di Alfonso Sanseverino Vimercati, in Panorama numismatico, 2013, n. 282, http://numismatica-italiana.lamoneta.it/docs/ 201304/gettone.pdf (9 agosto 2017); Archivio storico del Senato, I senatori d’Italia, II, Senatori dell’Italia liberale, ad vocem.

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