NEWMAN, Alfred

Enciclopedia del Cinema (2004)

Newman, Alfred

Paolo Patrizi

Compositore statunitense, nato a New Haven (Connecticut) il 17 marzo 1901 e morto a Los Angeles il 17 febbraio 1970. N. rappresenta il vero self-made man americano: talento precoce, famiglia povera, caparbia volontà di emergere coronata da una carriera insignita di nove Oscar per la migliore colonna sonora (le nominations ottenute furono addirittura quarantacinque). La ragione di questo consenso si trova nella fedeltà dimostrata da N. a un'estetica di tipo funzionale, portata a sottolineare più il clima del film che i singoli momenti e tale da non disturbare il pubblico con eccessi di personalità.

Bambino prodigio, N. iniziò a tenere concerti di pianoforte a sette anni, anche se le difficili condizioni economiche dei genitori lo allontanarono anzitempo dalla carriera concertistica, per indurlo a più sicuri, anche se modesti, guadagni come pianista per i teatri di Broadway. A dodici anni manteneva sé stesso e la sua famiglia suonando per G. Edwards alla Harlem Opera House; a tredici era nella compagnia di vaudeville di G. La Rue. Ciò, se poteva essere artisticamente frustrante, gli permise di pagarsi nuovi studi, sia di composizione (in un primo momento con R. Goldmark e G. Wedge, più tardi, a Hollywood, con A. Schönberg) sia di direzione d'orchestra. Diventò così il più giovane direttore della storia dei musical di Broadway, fino al 1930, quando fu chiamato a lavorare a Hollywood dalla United Artists.Inizialmente utilizzato come arrangiatore, N. si ritagliò ben presto un suo spazio come autore. Fu l'inizio di una stagione assai ricca (l'ultima partitura sarà quella per Airport, 1970, di George Seaton), nonché l'avvio di una vera e propria dinastia: i fratelli di Alfred ‒ Emil e Lionel ‒ cominciarono a loro volta a comporre colonne sonore; e anche i suoi figli David e Thomas (nonché il nipote Randy, figlio di Emil) si sarebbero avviati sulla stessa strada. Il primo successo personale fu la colonna sonora di Street scene (1931; Scena di strada), ambizioso film 'umanitario' di King Vidor, che fu spesso eseguita in concerto. Da allora N. cominciò a spaziare tra i generi cinematografici più disparati, ma sempre sotto il segno di una musica orecchiabile, 'generalista'; e se William Wyler lo sollecitò sul versante drammatico, con These three (1936; La calunnia), Dead end (1937; Strada sbarrata) e Wuthering heights (1939; La voce nella tempesta), tratto da E. Brontë, fu con il musical Alexander's ragtime band (1938; La grande strada bianca) di Henry King che nel 1939 conquistò il suo primo Oscar, arrangiando le musiche di Irving Berlin, a cominciare dalla canzone che dà il titolo al film. Ancora per una commedia musicale, Tin Pan Alley (1940; Una notte a Broadway) di Walter Lang, N. ottenne il suo secondo Oscar nel 1941, dopo essere passato alla 20th Century-Fox come general musical director: un incarico che avrebbe mantenuto fino al 1960, senza per questo trascurare l'attività di compositore e direttore d'orchestra. Nell'ambito dell'enorme mole di lavoro realizzato alla Fox, occorre ricordare anzitutto i numerosi western, e in particolare quelli diretti da John Ford che tentò con N. anche la strada del film politico-sociale di matrice letteraria, con Grapes of wrath (1940; Furore) e Tobacco road (1941; La via del tabacco), tratti rispettivamente da J. Steinbeck e da E. Caldwell. Il terzo Oscar, vinto nel 1944 con la colonna sonora di The song of Bernadette (1943; Bernadette) ancora di H. King, fu seguito dagli incontri con Joseph Mankiewicz per due classici come A letter to three wives (1948; Lettera a tre mogli) e All about Eve (1950; Eva contro Eva), e con Elia Kazan, per Panic in the streets (1950; Bandiera gialla). Altrettanto significative furono le incursioni nel kolossal (ma N. realizzò sempre partiture meno enfatiche di quelle dei suoi colleghi), da The robe (1953; La tunica) di Henry Koster a The Egyptian (1954; Sinuhe l'egiziano) di Michael Curtiz, e nella commedia, culminate nella brillante colonna sonora di The seven year itch (1955; Quando la moglie è in vacanza) di Billy Wilder, caratterizzata da puntature jazzistiche. Ma a parte il musical ‒ genere che gli aveva portato altri tre Oscar, nel 1948 con Mother wore tights (1947; Come nacque il nostro amore), nel 1953 con With a song in my heart (1952; La dominatrice del destino) e nel 1954 con Call me Madam (1953; Chiamatemi Madame) tutti diretti da W. Lang ‒ fu nel film sentimentale che N. ottenne i risultati migliori, realizzando tra l'altro il motivo conduttore di Love is a many splendored thing (1955; L'amore è una cosa meravigliosa), sempre per la regia di King, senza dubbio la sua pagina più popolare (anche se la canzone venne scritta da Sammy Fain, su testo di Paul F. Webster) che gli fece conquistare nel 1956 il suo settimo Oscar.

La produzione degli anni Sessanta, più diradata, non aggiunse molto, almeno dal punto di vista qualitativo; nel 1957, ancora con un musical, The king and I (1956; Il re ed io) di Lang, arrivò l'ottavo Oscar, che divise con Ken Darby, come anche il nono, che si aggiudicò nel 1968, con la partitura di Camelot (1967) di Joshua Logan. Un accenno a parte merita invece l'attività di N. nel biennio 1942-43, come autore di colonne sonore per documentari di guerra, ulteriore testimonianza di un 'orgoglio americano' che lo portò a impegnarsi anche nella raccolta di fondi per le spese belliche.

Bibliografia

J. Jacobs, Alfred Newman, in "Films in review", 1959, 7.

F. Steiner, The making of an American film composer. A study of Alfred Newman's music in the first decade of the sound era, Los Angeles 1981.

G. Rondolino, Cinema e musica, Torino 1991, pp. 80, 82, 114.

E. Comuzio, Colonna sonora ‒ Dizionario ragionato dei musicisti cinematografici, Roma 1992, ad vocem.

CATEGORIE
TAG

Joseph mankiewicz

Michael curtiz

United artists

Irving berlin

William wyler