Weber, Alfred

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Economista, sociologo e storico della cultura tedesco (Erfurt 1868 - Heidelberg 1958), prof. a Praga (1904) e a Heidelberg (1907). Autore della teoria della localizzazione delle industrie, studiò il problema della "burocratizzazione" come aspetto della crisi europea contemporanea, per affrontare poi una riflessione sullo stato dell'Europa in relazione alla seconda guerra mondiale.

Vita e opere

Esordì con studi di legislazione sociale e di sociologia industriale, collaborando al Jahrbuch für Gesetzgebung di G. von Schmoller e all'Archiv für Sozialwissenschaft und Sozialpolitik e nel 1909 formulò la nota teoria della localizzazione delle industrie (Über den Standort der Industrien), posta in rapporto sia con la distanza dalle fonti di approvvigionamento delle materie prime, sia con la distanza dal mercato dei prodotti finiti. I suoi interessi sociologici nacquero intorno al problema della "burocratizzazione" come aspetto della crisi contemporanea (Die Gefahr der Büreaukratisierung, 1910), che costituì un oggetto costante della sua ricerca fino al periodo più tardo (Der dritte oder der vierte Mensch, 1953); poi, negli anni Venti, egli accentuò la riflessione sulla crisi europea, intesa come indebolimento delle strutture rappresentative e del sistema di equilibrio nelle relazioni internazionali. L'esigenza di definire la situazione dell'uomo contemporaneo nello svolgimento storico generale è all'origine della sua sociologia della cultura (Ideen zur Staats- und Kultursoziologie, 1927; Kulturgeschichte als Kultursoziologie, 1935). In polemica con il relativismo spengleriano, che frammenta il divenire storico in una pluralità di culture indipendenti, W. fa ricorso alla distinzione di Kultur e Zivilisation: la prima è vincolata al dato permanente di singole formazioni storico-geografiche (Geschichtskörper), mentre la seconda si realizza progressivamente nella circolazione di rappresentazioni ideali e di strumenti tecnici. La sua speculazione successiva è connessa alla catastrofe della seconda guerra mondiale: Das Tragische und die Geschichte (1943) coglie nella Grecia classica le origini della visione tragica che diviene un elemento caratterizzante dell'uomo occidentale; Abschied von der bisherigen Geschichte (1946) immagina un'Europa senza stati sovrani, in un contesto di valori equidistanti dall'individualismo e dal collettivismo.

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