BACCELLI, Alfredo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 5 (1963)

BACCELLI, Alfredo

Gian Paolo Nitti

Figlio unico di Guido e di Amalia De' Cinque, nacque a Roma il 10 sett. 1863. Compì gli studi universitari di giurisprudenza e di lettere nell'università di Roma, conseguendo brillantemente le due lauree. Nel 1884 iniziò l'esercizio della professione forense.

Aveva intanto esordito nel campo delle lettere - dopo una novella (Fiori di carnevale)pubblicata a 15 anni - con una raccolta di liriche Ad Alfredo Cappellini (Livorno 1881). Due anni dopo dette alle stampe per i tipi dei Sommaruga un'altra raccolta di otto liriche intitolata Germina (Roma 1883), che ebbe un certo successo di critica. A. Maffei, T. Mamiani, A. Cappellini, E. De Amicis ne notarono la freschezza, mentre Giosue Carduccí le giudicò ineguali "per l'abuso di colorito e figure". Nel 1885 si ripresentò al pubblico con Diva Natura (pubbl. a Roma), sostenendo che la lirica doveva ormai lasciare le solite nenie convenzionali per assumere "concetti e forme rispondenti al secolo nostro, palpitante di passione e di lotte, fecondo di vittorie scientifiche". Nel 1888 ridusse per il teatro il dramma Sakuntala,derivato dall'opera omonima di Kālidāsa. Nel 1894, con Vittime e ribelli (pubbl. a Roma), rivolse il suo animo "alla dipintura dei miseri". Ma solo con Iride Umana (Milano 1898) raggiunse la pienezza della propria personalità poetica, ritornando alla ispirazione che lo aveva sorretto nei canti di Diva Natura e ribadendo che la poesia doveva riflettere "un pensiero organico, nesso tra l'arte e i giudizi, le cure, lo spirito del secolo".

Nel 1895 si presentò alle elezioni politiche e risultò eletto deputato di Tivoli (XIX legislatura). Rimase alla Camera fino alla XXV legislatura (1919-1921), partecipando attivamente ai lavori parlamentari, sedendo al centro sinistra. Nel 1899, pur non votando contro il secondo ministero Pelloux, in quanto il padre ne faceva parte, non volle votare in favore perché contrario alla politica reazionaria. Ne seguì un certo raffreddamento nei rapporti tra padre e figlio. Diventato sottosegretario all'Agricoltura, Industria e Commercio nel gabinetto Zanardelli (15 febbr.- 6 ag. 1901) e successivamente sottosegretario agli Esteri (6 ag. 1901-22 giugno 1903), dette buona prova delle proprie capacità facendosi promotore e sostenitore di alcuni provvedimenti di non scarso rilievo, come la istituzione e la diffusione degli istituti di credito agrario, specie nel Lazio, la fondazione dell'ordine dei Cavalieri del lavoro, la riforma delle scuole di agricoltura e l'aumento degli organici degli addetti commerciali all'estero. Fece parte di diverse commissioni parlamentari e fu estensore di alcune importanti relazioni. Sul principio questi successi politici non erano piaciuti al padre, quasi scorgesse in essi il segno del proprio declino politico. Dichiarò infatti che l'appartenenza del figlio al nuovo gabinetto liberale non lo avrebbe indotto a votare per il governo e non fece mistero delle sue riserve. Ma quando vide il figlio ministro delle Poste e Telegrafi nel gabinetto Sonnino detto dei cento giorni (9 febbr.-27 maggio 1906), fu sinceramente lieto, senza rimpianti per sé.

La caduta del ministero Sonnino segnò una battuta d'arresto nella sua carriera politica: nonostante alcuni importanti discorsi, come quello in difesa del ministro Tittoni (2 dic. 1908), e vari interventi nella discussione sulle convenzioni marittime, non ebbealtri incarichi ministeriali sino al 1919.

Preso dalla politica e da preoccupazioni contingenti, aveva intanto interrotto, per circa sette anni, la sua produzione politica. Solamente nel 1905, con una raccolta di versi intitolata Sentimenti (Catania), dette segno di una mutata sensibilità che doveva trovare una sua più compiuta espressione in Fiamme e tenebre (Roma 1910). La fede nelle grandi idee scientifiche e positiviste, che aveva sostenuto la sua precedente poesia, si era intanto affievolita a contatto con la dura realtà della vita politica e delle ambizioni tradite. Sostenne, in una grigia valutazione della storia dell'umanità, la inevitabile e fatale dissoluzione dell'essere individuale nell'universale, immaginando che tutto il tessuto dell'odierna civiltà fosse destinato a scomparire nelle tenebre e nel freddo glaciale della fine dei mondo. Mitigò tanto pessimismo fidando in una sua particolare concezione delle possibilità infinite dello spirito, che si accompagnò, in un certo senso, ad una ripresa della propria sensibilità mistica. Da allora la sua poesia oscillò da alcune esercitazioni contemplative, quali Alle porte del Cielo (Bologna 1921), ad una concezione altamente spirituale dell'universo e dell'amore quasi religioso del prossimo. Con Le lucciole del sentiero (Roma 1934) Si esaurisce la sua vena poetica.

Non mancò nel B. il gusto per la prosa. Oltre ad una raccolta di novelle (Dall'alba al tramonto,Milano 1905), pubblicò vari saggi di varietà e di critica letteraria. Scrisse alcuni romanzi, tra cui La mèta (Torino 1907), Nell'ombra dei vinti (Milano 1909), La via della luce (ibid. 1914), Le fiamme nell'urna (Torino 1928), che ebbero varie edizioni ed alcune traduzioni.

Il 23 giugno 1919 tornò al banco ministeriale col portafoglio della Pubblica Istruzione nel primo gabinetto Nitti.

Nel breve periodo di collaborazione governativa varia ed intensa fu la sua attività. Si interessò alla riforma della scuola media edell'ispettorato scolastico, fondò l'Ente contro l'analfabetismo e si adoperò anche per intensificare gli scambi culturali e per aumentare le scuole italiane all'estero. Nel settore artistico sono da ricordare il ristabilimento del premio d'arte drammatica, che fece conferire a E. L. Morselli per il Glauc0, lo scoprimento della platea del tempio di Giove sul Campidoglio, la statalizzazione dell'istituto musicale di Santa Cecilia, nonché la istituzione di un apposito sottosegretariato alle Belle Arti. Creò infine le sovrintendenze bibliografiche.

Il 13 marzo 1920 rassegnò le dimissioni. Nominato senatore l'8 giugno 1921, dopo la marcia su Roma aderì al movimento fascista e s'iscrisse all'Unione nazionale dei senatori fascisti, disinteressandosi progressivamente della politica attiva. Iscritto nella nobiltà romana, venne nominato conte nel 1924.

Il 16 febbr. 1933, in occasione del suo cinquantesimo anno di vita letteraria, gli furono tributate solenni onoranze promosse da un comitato d'onore, presieduto da E. Romagnoli e comprendente, tra gli altri, G. Bertoni, S. Di Giacomo, F. Ercole, allora ministro della Educazione Nazionale, L. Federzoni, presidente del Senato, A. Panzini, C. Pascarella, F. Sapori e F. Torraca.

Morì a Roma il 13 sett. 1955.

Per un elenco degli scritti dei B., cfr. p. Gorgolini, Italica, I,Torino 1928, p. 89;gli articoli giuridici sono stati riuniti in A. B., Studi giuridici e questioni forensi, Roma 1904;interessante, per gli eventi cui partecipò, Uomini e cose del mio tempo, Roma 1942,e per i rapporti politici col padre, Miopadre, memorie di Guido, Roma 1923.

Bibl.: Per una analisi della produzione letteraria vedi in particolare G. Chialvo, A. B., in Nuova Antologia,1° giugno 1916, pp. 290 ss.; A. Pagano, A. B. poeta e prosatore, Napoli 1920; V. Karkò, A. B. poeta, romanziere, critico, Caserta 1920; P. De Luca, A. B.,Milano 1921; Momus [Augusto Piccioni], A. B. scrittore,Ferrara 1922; V. Gerace, A. B. romanziere,in Nuova Antologia,1° luglio 1928, pp. 130 ss.; F. Sofia-Cannatà, Scrittori in rilievo. Profili, I,Taurianova 1933, pp. 5-26; E. Romagnoli-R. Biordi, Le opere e la poesia di A. B.,Roma 1933; D. Costantino, A. B.,Catania 1934; N. D'Aloisio, A. B.,Lanciano 1938; C. Weidlich, All'insegna del torchio. Amicucci., Baccelli, Baldini, Camuncoli, Della Massea, De Simone, Di Giovanni, Meucci, Notari, Paternostro,Palermo 1939, pp. 33-52; L. Russo, Inarratori (1850-1950), Milano-Messina 1951, pp. 75-76. Sulla sua oratoria parlamentare vedi E. Rivalta, Come parlano i deputati, V,Roma 1913, pp. 345-350.

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