CHISTONI, Alfredo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 25 (1981)

CHISTONI, Alfredo

Andrea Russo

Nacque a Roma il 3 dic. 1882 da Ciro, che poco dopo diverrà professore dì fisica sperimentale nell'università di Modena, e da Rosa Bertoli. Compiuti gli studi classici, nel 1906 si laureò in medicina e chirurgia a Modena. Subito dopo si trasferì col padre a Napoli, ove cominciò a frequentare l'istituto di farmacologia dell'università diretto dal prof. P. Marfori. Nominato assistente nel 1907, rimase per diciotto anni in quell'istituto, lavorando a una serie di ricerche sperimentali. Dopo aver conseguito, nel 1912, la libera docenza per titoli, nel 1913 ebbe l'incarico dell'insegnamento di tossicologia e farmacologia nell'ateneo napoletano. Dal 1916 il C. fu combattente nella prima guerra mondiale. Tornato a Napoli, riprese l'insegnamento, che svolse fino al 1923. Vincitore e primo ternato nel concorso per la cattedra di farmacologia presso l'università di Camerino, vi si trasferì in qualità di professore straordinario; tale incarico fu però di breve durata, poiché nel 1926 venne, trasferito all'università di Parma come professore di materia medica. Nel 1935 la facoltà di medicina dell'università di Bologna gli conferì, con chiamata diretta, il titolo di direttore dell'istituto di farmacologia e il relativo insegnamento: tale incarico conservò fino al 1953, anno in cui fu collocato fuori ruolo, per raggiunti limiti di età.

Il C. fu un appassionato cultore di problemi biologici correlati alla farinacologia. Le sue centododici pubblicazioni scientifiche sperimentali e i centotrentaquattro lavori di allievi, da lui sollecitati e guidati, costituiscono una sicura dimostrazione dei suoi interessi e dell'apporto scientifico dato dai suoi studi e da quelli della sua scuola. Ancora studente, a Modena, nel 1909, iniziò la sua attività di ricercatore conducendo, con tecnica d'avanguardia, alcune osservazioni sulla metemoglobina ossicarbonica, la cui importanza doveva riflettersi anche in campo medico-legale. Intensa fu la sua attività durante la permanenza presso Nstituto napoletano, in piena collaborazione con gli allievi. Delle numerose ricerche di questo periodo meritano in particolare di essere ricordate quelle sull'azione dello iodio nel ricambio purinico e nelle forme uricemiche, sulla picrotossina, sull'azione del boldo sulla secrezione biliare, sul viburno: lavori giustamente apprezzati nelle partecipazioni ai concorsi a cattedra per le università di Modena, di Cagliari e dì Camerino. Originalità di metodo e d'impostazione e impiego di tecniche nuove per l'epoca, caratterizzano gli studi sulla linfogenesi, sull'azione dei prodotti antrachinonici usati per via parenterale, sull'azione della bile sulla motilità gastrica e sul meccanismo d'azione del cloruro di bario suì sistemi muscolare e nervoso. Di particolare importanza furono poi le ricerche che, in collaborazione con F. Lapresa, condu, sse sull'aspirina (acido acetilsalicilico), in cui si preoccupò di mettere in evidenza i dati tossicologici; così pure meritano di essere ricordati gli studi sulle modificazioni che subiscono alcune costanti fisico-chimiche del sangue sotto l'azione di determinati farmaci, specialmente dello iodio, di prodotti rameosi complessi e dei sali di cerio, e le ricerche sull'ittiolo, sull'olio di ricino e sulle sostanze simpatico-inimetiche delle quali fu tra i primi a interessarsi. Tra i lavori svolti in collaborazione, si ricordano quelli sulla sparteina, sugli anestetici locali, sul ferro, sulla chinina e sui fermenti, cui parteciparono alcuni suoi allievi; e quelli, fondamentali, in cui cooperò col direttore dell'Orto botanico di Napoli prof. F. Cavara e col suo maestro P. Marfori, rispettivamente sull'oppio coltivato in Italia e sugli estratti di organi. A da notare che da tali ricerche ebbero origine specialità farmaceutiche presto introdotte in commercio. S'interessò in modo particolare alla tossicologia del cianogeno e studiò una serie di piante esotiche. fra cui Aloe etiopica, Meriandra bengalensis, che pronosticò sostitutiva della canfora giapponese, Panax ginseng, e altre. Il C. coltivò con interesse anche la farmacologia veterinaria e gli studi di idroclimatologia, specialmente delle acque salsobromoiodiche. Per la sua buona conoscenza delle lingue, tenne numerose conferenze a carattere divulgativo: degna di menzione è la relazione che svolse a Pisa, nel 1940, sull'attività della scuola italiana di farmacologia. Alla sua scuola si formarono valenti studiosi, alcuni dei quali pervennero alla cattedra. Fu membro di numerose accademie e società scientifiche italiane e straniere, fra -cui quella di Madrid.

Morì all'ospedale di Faenza, in seguito ad un grave incidente automobilistico, il 3 marzo 1954.

Fra le sue più significative pubblicazioni si ricordano qui: Influenza dell'joduro di sodio sulla composizione istologica e sulle proprietà chimico-fisiche della linfa, in Arch. di fisiol., IX (1911), pp. 485-503; Influenza dello iodo sul ricambio purinico, in Arch. intern. de pharmacodyn et de ther., XXI (1911), pp. 339-51; Influenza dei preparati di boldo sulla secrezione e sopra alcuni caratteri della bile, ibid., XXII (1912), pp. 335-353; Sul valore della reazione biologica nell'avvelenamento da picrotossina, in Arch. difarmacol. sper., XII (1913), pp. 1-12(con P. Marfori); Ricerche biologiche e chimico-fisiche sopra cianuri cuprosi complessi, in Arch. di scienze biol., IV (1923), pp. 1-20; La coltivazione del Papaver somniferum nel R. Orto Botanico di Napoli, Napoli 1923(con F. Cavara); La via respiratoria come mezzo di somministrazione. dei farmaci e penetrazione di essi nell'albero respiratorio, ibid. 1934; Lezioni di farmacologia e farmacoterapia veterinaria, Bologna 1935; Farmacologia, tossicologia, farmacognosia, Faenza 1938.

Bibl.: Necrologi in: Annali d. Università di Bologna, XLI (1953-54), pp. 161 s.; in Rass. intern. di clin. e terapia, XXXIV (1954), p. 472;in Arch. ital. di scienze farmacol., IV (19, 54), pp. 1-3; P. Marfori, Trattato difarmacologia e terapia, Napoli 1928, passim; La farmacologia in Italia, in Acta medica italica, VIII (1942), pp. 17 s.

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