ALLODIO

Enciclopedia Italiana (1929)

ALLODIO (fr. alleu; sp. alodio; ted. Alod; ingl. allodial tenure)

Pier Silverio Leicht

La proprietà viene chiamata Alod dalla legge salica (tit. 59); con ogni probabilità la parola è germanica e significa "piena proprietà" (al "intera"; od "proprietà").

Nel tempo merovingio più tardo, il significato di Alod venne ristretto agl'immobili. Si tratta di proprietà libera da ogni vincolo, e perciò, sino dall'epoca carolingia, "alode" viene contrapposto a "beneficion: cioè si distinguono col primo termine le terre possedute in proprietà, da quelle che derivano da una concessione regia; così nel capitolare di Nimega dell'anno 806: aut in beneficio aut in alode. Questa contrapposizione dura a lungo, e ancora nei secoli XIII e XIV si trova, in varî paesi italiani, usato questo termine a indicare la proprietà non feudale, libera da censi.

Le terre allodiali furono la regola nei regni barbarici fino al diffondersi del feudo. Se non che, mentre all'origine i liberi dovettero essere proprietarî, più tardi le condizioni si mutano. La proprietà fondiaria conferiva diritti e obblighi di grande rilievo. Così nella legge 2 di Astolfo, emanata sul finire del regno longobardo, chi ha 7 o più case massaricie, ossia poderi, milita a cavallo con la lorica, chi ha quaranta iugeri di terra milita a cavallo con lo scudo e con la lancia, mentre i minores homines vanno all'esercito a piedi con l'arco e le frecce. Tuttavia in questo tempo non si può ormai più dire che libertà e proprietà siano equivalenti: infatti già i Longobardi conobbero il libero che risiede su terra altrui e la cui libertà personale è garantita da una carta di concessione, cioè il livello. Questi liberi hanno però una posizione assai precaria in confronto degli allodiarî. L'estensione della proprietà allodiale ha un riflesso nella stessa credibilità della persona. Così una formula dell'imperatore Ludovico il Pio dice che i testimoni, per essere ritenuti degni di fede, dovevano avere tanti beni allodiali, da corrispondere al valore del guidrigildo, cioè alla somma alla quale si ragguagliava la vita dell'uomo libero.

Un problema interessante è costituito dalla formazione di questa proprietà libera. Certamente ai tempi di Tacito i Germani ancora non conoscevano l'allodio; la proprietà apparteneva al villaggio, e ogni anno si designavano, nella landa che lo circondava, i terreni da dissodare, e si tiravano a sorte le porzioni attribuite alle singole famiglie. Ignoriamo se prima delle invasioni fosse avvenuta la formazione d'una vera proprietà privata; certo si è che, avvenuta l'occupazione delle provincie romane, i Germani s'impossessarono di tutte o di parte delle terre dei Romani, e così si svolse ampiamente una proprietà allodiaria. Questa ripartizione avvenne in modo diverso. secondo i varî popoli: così i Visigoti presero due terzi delle terre coltivate e un terzo delle incolte, i Goti e i Longobardi un terzo, i Vandali in Africa e i Sassoni nella Britannia s'impossessarono di tutte le terre. Invece i Franchi nelle Gallie rispettarono, in generale, le proprietà dei Romani, giacché gran parte del paese fu da essi occupata per accordi pacifici coi vescovi e con le popolazioni: distribuirono ai loro gregarî numerose terre dei grandi possessi imperiali e demaniali. Un ampliamento degli allodî avvenne poi col progressivo dissodamento dei terreni incolti spettanti ai villaggi. I "vicini", che ne avevano la proprietà collettiva, ingrandivano a danno di questa le loro proprietà private: è l'adprisio o proprisio dei documenti del IX e X secolo. Ne troviamo il ricordo, in Italia, nei documenti di Farfa.

La proprietà allodiale declinò poi nei secoli X-XII. A ciò contribuirono varie cause. Il diffondersi delle immunità concesse a chiese e a signori feudali pose i possessori di beni allodiali in condizione d'inferiorità di fronte a coloro che per qualche titolo possedevano beni nella cerchia dell'immunità. Mentre i primi dovevano seguire il conte nelle spedizioni militari, dovevano intervenire nei giudizî o placiti, e avevano altri gravosi obblighi, gli altri vivevano nella protezione dei loro signori, che li assistevano in giudizio e li capitanavano in guerra, erano esenti dal fastidioso obbligo d'intervenire al placito e da altre gravezze.

Ne conseguì che molti proprietarî d'allodî, perseguitati da potenti, aggravati da tali oneri, furono costretti, per avere difesa e protezione, ad offrire le loro terre a qualche potente ecclesiastico o laico, che poi gliele restituiva in godimento, gravandole di un censo, oppure gliele concedeva in benefizio feudale. Così moltissime terre allodiali sparirono nei secoli X-XII, e si accrebbero le terre beneficiarie. In gran parte d'Europa questo movimento fu così esteso, che l'allodio divenne una mera eccezione, così che sorse la presunzione legale che tutte le terre fossero feudali: è la regola che s'esprime col noto dettame: nulle terre sans seigneur. Non così avvenne in Italia e nella Francia meridionale, dove vigeva la presunzione opposta, e chi pretendeva diritti di signoria su qualche terra doveva provarli, onde valse, in quelle terre francesi, l'opposta regola: nul seigneur sans titre.

In Italia il movimento comunale ruppe in moltissime provincie i vincoli feudali e rimise in fiore la libera proprietà: il termine allodio non è però usato se non per mera eccezione dopo il sec. XIII. In Francia invece lo troviamo usato nei dibattiti che si svolsero nei secoli XVI e XVII nei parlamenti del Delfinato e della Linguadoca, quando questi non vollero riconoscere valida l'ordinanza di Marillac (1629), che pretendeva estendere anche alle regioni meridionali il principio già ricordato: nulle terre sans seigneur.

Nel 1658 il re di Francia accolse le rimostranze del Parlamento di Grenoble, e riconobbe il regime tradizionale del franc alleu nel Delfinato.

Bibl.: F. Schupfer, L'Allodio, studi sulla proprietà barbarica, in Digesto italiano, II (1896), p. 2; Fustel de Coulanges, L'Alleu et le domaine rural, Parigi 1889; Brissaud, Manuel d'histoire du droit privé, Parigi 1908, p. 321 seg.

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata

TAG

Fustel de coulanges

Francia meridionale

Ludovico il pio

Legge salica

Guidrigildo