SPANNOCCHI, Ambrogio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 93 (2018)

SPANNOCCHI, Ambrogio

Guido De Blasi

– Nacque a Siena tra il 1415 e il 1420 da Nanni di Ambrogio, mercante, esponente di una famiglia originaria del vicino borgo di Spannocchia e impiantata nella città toscana a partire dalla metà del Duecento, e da Andrea Boccacci, figlia di Pietro, mercante senese.

Suoi fratelli furono Mariano Sozzino (da non confondersi con l’omonimo giurista; Nardi, 1974, pp. 1 s.) e Antonio, che morirono in tenera età. Anche la madre mancò presto, entro il 1429, quando Nanni sposò Angiolina di Niccolò, che perì poco dopo il matrimonio, essendo attestato un nuovo sponsale di Nanni nel 1430 con Pietra di Francesco Venturi, da cui ebbe una figlia di nome Andrea.

Si hanno poche informazioni circa la sua giovinezza e la formazione: visse in comunione dei beni con la matrigna e la sorellastra per due anni dopo la morte del padre, occorsa nel 1433; il 5 gennaio 1435 presentò alla corte dei Pupilli di Siena, tramite procuratore, istanza per la spartizione dell’eredità paterna, così da avere abbastanza denaro per lasciare la patria.

Dal 1435 al 1445 non si hanno sue notizie; tuttavia si suppone che abbia perfezionato le conoscenze nell’ambito dei commerci, probabilmente avendone appreso i rudimenti dal padre. Nel 1445 appare infatti in una procura rilasciata dai fratelli Tommasi, mercanti senesi attivi a Venezia, Palermo e Barcellona. Nella procura i Tommasi autorizzarono Ambrogio «ad mercandum et negociandum tam per terram quam per mare trafficandum [...], ad contractos emendum [...], ad cambiandum et recambiandum et litteras cambii faciendum», oltre che a depositare e prelevare denari per il banco, stabilire mutui e depositi nella sede veneziana della compagnia (Morandi, 1978, pp. 100 s.).

Sempre dal 1445 è attestata la sua presenza nella compagnia di Alessandro Miraballi per gli affari con la corte papale (Ait, 2007a, p. 95). Tra il 1449 e il 1451 fu mercator Romanam curiam sequens, effettuando rimesse alla Camera apostolica dalla riscossione delle annate di alcune diocesi del Sud Italia e della Spagna (ibid., p. 96). Dal 1450 la compagnia Miraballi-Spannocchi fu tra le ditte registrate nelle dogane di Roma per il commercio di beni di varia natura: in questa azienda Ambrogio investì tutto il suo capitale, ammontante a 500 fiorini.

Intorno al 1450 si stanziò a Roma, dove prese in affitto dal capitolo di S. Lorenzo in Damaso una casa nel rione Ponte, di fronte al palazzo Alberini, utilizzandola sia per abitazione sia per l’esercizio dei suoi affari. A partire dal 1453 risiedette invece nella zona di San Celso, in prossimità di ponte Sant’Angelo, ove si concentrava la maggior parte delle compagnie commerciali e d’affari operanti nell’Urbe (Ait, 2007b, pp. 319 s.).

Nel 1453 si trovava Napoli, sempre per curare gli affari della società nel Regno aragonese. Quell’anno il cugino Ambrogio di Giacomo Spannocchi presentò agli alliratori di Siena un’istanza in cui dichiarava che il suo parente non poteva presentare il suo stato patrimoniale a causa dell’assenza dalla patria e che, nel calcolo delle imposte, si sarebbe dovuto tener conto delle grandi spese fatte per onorare la città (Morandi, 1978, p. 101).

La residenza napoletana gli permise di stringere forti legami con la corte aragonese e di entrare in contatto con quell’Alfonso Borgia che, una volta asceso al soglio pontificio, si servì di lui nella gestione delle finanze papali.

In occasione dell’incoronazione di Callisto III, Spannocchi, assieme al banco Medici, si occupò della fornitura di tessuti per la preparazione delle vesti del personale di Curia e dei dignitari. Nel giugno del 1455 il pontefice affidò alla società Miraballi-Spannocchi la depositeria della Camera apostolica, assegnando il titolo di depositario ad Ambrogio (Reg. Vat. 454, c. 231rv), nell’agosto quella della fabbrica delle galee e nell’ottobre successivo insediò – senza ufficialità – Ambrogio nella carica appena istituita di depositario della crociata, grazie anche al credito che fece al papa per l’allestimento delle flotte (Weber, 2013, p. 371).

A queste cariche maggiori si aggiunsero per la società, in cambio di un prestito alla Curia di una somma di 33.000 fiorini d’oro, l’attività di riscossione dei proventi della dogana del sale, delle entrate delle dogane romane di Sant’Eustachio e di Ripa e Ripetta, del gettito delle tesorerie del Ducato di Spoleto e della Marca e la gestione della dogana delle pecore a Roma e nel Patrimonio di San Pietro in Tuscia.

La vicinanza di Spannocchi al papa catalano giovò alla repubblica senese: su sua spinta il governo ottenne l’intervento di Callisto contro le incursioni di Everso di Anguillara e per contrastare le mire espansionistiche di Jacopo Piccinino; Ambrogio dal canto suo intercedeva con Siena per gli interessi dei protetti del papa e degli ecclesiastici a lui vicini (Morandi, 1978, p. 102).

Nella fase finale del pontificato Borgia, Spannocchi, destituito dalla depositeria, fu oggetto, insieme ad altri banchieri e mercanti attivi a Roma, di un controllo fiscale da parte del commissario generale pontificio, il veneziano Francesco Venier, che sfociò in una multa di 1500 onze, somma poi restituita in quanto successivamente riconosciuto innocente dal successore Pio II (E.S. Piccolomini, I Commentarii, a cura di L. Totaro, 2008, pp. 270-273).

L’elezione al pontificato del concittadino Enea Silvio Piccolomini nel 1458 determinò le condizioni perché la carriera di Spannocchi raggiungesse il culmine. Il 3 settembre di quell’anno Pio II lo nominò nuovamente depositario della Camera apostolica (dal marzo del 1457 fu sostituito in tale carica prima da Venier e poi dal segretario apostolico Giovanni Cosida) e lo incaricò dell’intera fornitura di panni per la cerimonia d’incoronazione (Gottlob, 1899, p. 111; Esch, 2007, p. 93). Il 20 novembre 1459 fu ascritto dal papa alla famiglia Piccolomini, consentendogli di aggiungere il cognome e l’arme del pontefice ai suoi (Reg. Vat. 475, c. 182rv).

Pio II, nel ben più ampio processo di controllo familistico dello Stato, favorì anche altri esponenti degli Spannocchi: i cugini bolognesi di Ambrogio, Giorgio e Filippo, figli di Cristoforo, ricevettero in affitto per tre anni (insieme a Bartolomeo della Sala) il dazio del vino della città felsinea e del pane e del vino della guardia e del contado bolognese, con tutti i diritti spettanti al dazio (Morandi, 1978, p. 103). Lo stretto legame con il Piccolomini è testimoniato anche dall’impiego del banchiere per la gestione degli affari pubblici e privati della famiglia del papa e, soprattutto, dalla trasformazione di Corsignano in Pienza (Ait, 2004, p. 14; Ead., 2007a, p. 116).

Nel 1460 sposò Cassandra Trecerchi, dopo esser rimasto vedovo in data imprecisata di Francesca di Pandolfo Borghesi (Morandi, 1978, p. 104).

Il 2 aprile 1460 Spannocchi e Miraballi furono nominati ufficialmente depositari della crociata (Reg. Vat. 515, c. 273r). Agli inizi del 1460 Spannocchi si distaccò da Miraballi e fondò una sua banca, assumendo così da solo la direzione dell’apparato finanziario della Chiesa. Nel 1461 fu nominato anche depositarius Urbis Romae. Nel 1462 accompagnò il cardinale Jean Jouffroy in una legazione in Francia, finalizzata alla normalizzazione dei rapporti fra Pio II e Luigi IX (I. Ammannati Piccolomini, Lettere, a cura di P. Cherubini, I, 1997, pp. 395-397).

I rapporti con Siena furono sempre ottimi. Spannocchi si adoperò sia per il superamento delle difficoltà di ordine politico e militare, sia trafficando negli interessi dei singoli cittadini mediante la partecipazione alle sue attività. Nei suoi affari s’inserirono i Ghinucci, i Sano, con Andrea che diresse la sede napoletana del banco nel 1465, e i Chigi, con il giovane Agostino che fece pratica con i figli di Ambrogio a Roma (Morandi, 1978, p. 104).

Dal 1464 iniziò a interessarsi del commercio dell’allume, le cui miniere erano state scoperte nello Stato pontificio solo due anni prima (Ait, 2007a, pp. 119-121); ebbe una prima concessione per il suo commercio nel 1466, in cambio di un prestito alla corte di Roma che non sarebbe stato mai restituito. Solo nel 1469 fu concesso a suo nipote Nicola Spannocchi il monopolio di un quantitativo di quel materiale, in cambio di un equivalente valore di panni forniti alla Camera apostolica.

Il successore di Piccolomini, Paolo II Barbo, eletto nel 1464, non gli rinnovò gli incarichi curiali, costringendolo a tornare a Siena; il papa fece persino trattenere i libri contabili del periodo della tesoreria di Spannocchi, causando così un contenzioso (Morandi, 1978, p. 105). Allo stesso periodo risale un netto calo del volume di affari, a causa proprio delle difficoltà di commerciare e trafficare nell’Urbe (Ait, 2007b, p. 306).

Nonostante la politica antipiesca di Paolo II, Spannocchi seppe evitare di cadere in disgrazia. I commerci che trattava erano dei più disparati: dal bestiame ai trasporti internazionali e all’allume. L’impresa di navigazione fu assai imponente. Dispose sia di una propria flotta, sia di una rete di compagnie che gli noleggiavano imbarcazioni, per lo più per il trasporto del grano (come nel 1470, quando si associò con altri mercanti senesi per un trasporto verso la Catalogna); pure in questo caso si servì molto dei parenti, quali Pietro e Giacomo Spannocchi, che dalla sede napoletana dell’azienda si occuparono dei trasporti nel Mediterraneo meridionale, e dei cugini Niccolò di Ambrogio e Ambrogio di Giacomo (Morandi, 1978, pp. 105 s.)

Nel 1465 Spannocchi aprì una filiale del suo banco a Napoli, dove la sua presenza è saltuariamente attestata negli anni seguenti. Svolse anche funzioni di consigliere presso la corte aragonese di Napoli: nel 1466 re Ferrante lo incaricò di trattare gli affari di stato con la repubblica senese (Morandi, 1978, p. 104).

Al 1468 risale l’investimento di una somma di 3452 ducati d’oro a favore dell’Abbondanza di Roma, per sopperire alle necessità di quella struttura in tempo di carestia (Ait, 2007a, pp. 121 s.).

Tra il 1469 e il 1472 edificò a Siena un superbo palazzo di famiglia, l’Ambrosiana domus, su progetto di Benedetto e Giuliano da Maiano, che suscitò ammirazione tra i contemporanei per la grandezza e ricchezza (I. Ammannati Piccolomini, Lettere, III, cit., pp. 1988-1990). Oltre alla domus e alle dimore romane, le proprietà di Ambrogio erano costituite anche da altre case nella città natale poste in affitto a mercanti, da terre nel contado e dall’attrezzatura alberghiera a Bagno a Petriolo, dove acquistò un albergo (Morandi, 1978, p. 108).

Sisto IV, succeduto a Paolo II nel 1472, si servì di Spannocchi nei rapporti con il governo di Siena, avendolo apprezzato in occasione di un soggiorno allo studio senese (Morandi, 1978, p. 107).

Morì a Siena il 1° aprile 1478 e fu sepolto nella basilica di S. Domenico, dove in vita fece erigere una cappella.

Alla sua morte l’azienda fu amministrata da Cassandra nell’interesse dei figli Giovanni, morto poco dopo il padre, Antonio (n. 1474) e Giulio (n. 1475), avvalendosi di parenti ed esterni, tra cui Antonio Cervini, per la direzione dell’impresa (Morandi, 1978, pp. 108 s.).

Fonti e Bibl.: L’archivio Spannocchi è conservato nell’Archivio di Stato di Siena, Sergardi Biringucci Spannocchi (cfr. Siena, Archivio di Stato di Siena, Guida-inventario dell’Archivio di Stato, III, Roma 1977, pp. 137-142; Città del Vaticano, Archivio segreto Vaticano, Regg. Vatt. 454, c. 231rv, 475, c. 182rv, 515, c. 273r; I. Ammannati Piccolomini, Lettere, a cura di P. Cherubini, I-III, Roma 1997, ad ind.; E.S. Piccolomini, I Commentarii, a cura di L. Totaro, Milano 2008, passim.

A. Gottlob, Aus der Camera Apostolica des 15. Jahrhunderts. Ein Beitrag zur Geschichte des Päpstlichen Finanzwesens und des Endenden Mittelalters, Innsbruck 1899; C. Belloni, Dizionario storico dei banchieri italiani, Firenze 1951, pp. 205 s.; P. Nardi, Mariano Sozzini giureconsulto senese del Quattrocento, Milano 1974; U. Morandi, Gli Spannocchi: piccoli proprietari terrieri, artigiani, piccoli, medi e grandi mercanti-banchieri, in Studi in memoria di Federigo Melis, III, Firenze 1978, pp. 91-120; I. Ait, Mercanti-banchieri nella città del papa: gli eredi di A. S. fra XV e XVI secolo, in Archivi e cultura, XXXVII (2004), pp. 9-44; S. Tognetti, «Fra li compagni palesi et li ladri occulti». Banchieri senesi del Quattrocento, in Nuova Rivista storica, LXXXVIII (2004), pp. 27-102; F. Nevola, A. S.’s “Bella Casa”: creating site and setting in Quattrocento Sienese architecture, in Renaissance Siena. Art in context, a cura di L.A. Jenkens, Kirksville 2005, pp. 139-154; D. Carl, Benedetto da Maiano, I, Regensburg 2006, pp. 160-167, 305-319; D. Igual Luis, Los banqueros del papa: A. S. y sus herederos (1450-1504), in De València a Roma a través dels Borja. Congrés conmemoratiu del 500 aniversari de l’any jubilar d’Alexandre VI, Valencia... 2000, a cura di P. Iradiel - J. M. Cruselles Gòmez, Valencia 2006, pp. 147-182; I. Ait, Aspetti dell’attività mercantile-finanziaria della compagnia di A. S. a Roma (1445-1478), in Bullettino senese di storia patria, CXIII (2007a), pp. 91-129; Ead., Da banchieri a imprenditori: gli Spannocchi a Roma nel tardo medioevo, in L’ultimo secolo della repubblica di Siena. Politica e istituzioni, economia e società, a cura di M. Ascheri - F. Nevola, Siena 2007b, pp. 297-332; A. Esch, Economia, cultura materiale ed arte nella Roma del Rinascimento. Studi sui registri doganali romani. 1445-1485, Roma 2007, ad ind.; M.E. Soldani, Uomini d’affari e mercanti toscani nella Barcellona del Quattrocento, Barcelona 2010, pp. 123, 288, 520 s.; I. Ait, La clientela del banco Spannocchi di Roma da un inedito ‘conto corrente’ (fine XV - inizi XVI secolo), in Uomini paesaggi storie. Studi di storia medievale per Giovanni Cherubini, a cura di D. Balestracci, I, Siena 2011, pp. 15-32; B. Weber, Lutter contre les Turcs: les formes nouvelles de la croisade pontificale au XVe siècle, Roma 2013, ad indicem.

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