AMBROSIA

Enciclopedia dell' Arte Antica (1958)

AMBROSIA (᾿Αμβροσία)

G. Bermond Montanari

Una delle ninfe Hyadi, figlia di Atlante e di Pleione, detta anche ninfa dodonia e come tale una delle allevatrici di Dioniso. Una leggenda mette A. nel thìasos di Dioniso: la ninfa è inseguita con le compagne da Licurgo (v.) e da lui è afferrata ed uccisa con la bipenne, ma miracolosamente A. è trasformata in una vite che avviluppa le gambe di Licurgo e lo rende inerme alla vendetta di Dioniso. Si ha nell'arte romana un iconografia ben stabilita dell'uccisione di A. ma non ne conosciamo possibili antecedenti nell'arte greca. Questa scena mostra in genere A. a terra che cerca di difendersi da Licurgo raffigurato nell'atto di vibrare la scure con ambo le mani; nello sfondo si vedono una pianta di vite e Dioniso che compare col seguito. Così in due sarcofagi romani, sul rilievo di un'anfora marmorea in Vaticano, su un bicchiere di vetro, in alcune pitture romane, in un mosaico romano del Museo Naz. di Napoli (la figura femminile che vi compare è stata interpretata erroneamente come Ampela), ed infine nel mosaico pavimentale dell'abside S della villa di Piazza Armerina.

Monumenti considerati. - Sarcofagi romani: Matz-Duhn, Antike Bildwerke in Rom, Lipsia 1882, n. 2269 (Frascati, Villa Taverna); Müller-Wieseler, Denkmäler der antiken Kunst, 2, 37, 441 (Villa Borghese); anfora romana in Vaticano: W. Helbig, Führer durch Sammiungen klassischer Altertümer in Rom, Lipsia 1912, I, n. 333; bicchiere di vetro: J. De Witte, in Ann. Inst., 1845, 17, p. 114, n. 7; mosaico del museo di Napoli: M. Bieber, The History of the Greek and Roman Theater, Princeton 1939, p. 39, fig. 48; mosaico di Piazza Armerina: B. Pace, I mosaici di Piazza Armerina, Roma 1955, fig. 8; pitture romane: S. Reinach, Rép. Peint., p. 196, 3-6; di significato incerto: rilievo dal Museo delle Terme: W. Helbig, op. cit., ii, n. 1391.

Bibl: W. H. Roscher, in Roscher, I, cc. 282-283, s. v., n. 2; K. Wernicke, in Pauly-Wissowa, I, c. 1809 s. v., n. 1; E. Séchan, Études sur la tragédie grecque dans ses rapports avec la céramique, Parigi 1926, pp. 63-79.