AVOGADRO, Amedeo

Enciclopedia Italiana (1930)

AVOGADRO, Amedeo

A. Mi.
E. F.

Chimico e fisico; nato a Torino il 9 agosto 1776 da Filippo e da Anna Vercellone. Studiò dapprima, secondo una vecchia tradizione di famiglia, giurisprudenza e diritto ecclesiastico, e praticò l'avvocatura per qualche anno, ma, attratto dagli studî di matematica e di fisica, vi si dedicò a cominciare dal 1800. per darsi poi ad essi completamente. Nel 1809 ebbe il posto di professore di fisica nel Reale Collegio di Vercelli, e nel 1820 ebbe la cattedra di fisica sublime (matematica) allora creata nell'università di Torino. Ma ragioni politiche determinarono nel 1822 l'abolizione di questa e di altre cattedre, e l'Avogadro ricevette il titolo di professore emerito e una meschina pensione. Solo nel 1832 la cattedra fu ristabilita, ma data al Cauchy, che però la tenne solo per due anni, dopo di che essa venne nuovamente affidata all'Avogadro, che l'occupò fino al 1850. Ritiratosi già assai vecchio, morì il 9 luglio 1856.

Il nome dell'Avogadro è collegato alla sua famosa legge. Ma questa venne riconosciuta nel suo pieno valore (dal Cannizzaro, che fondò su di essa la sua definitiva teoria atomico-molecolare) solo dopo un cinquantennio da che era stata enunciata, e per lungo tempo non ne venne apprezzata la parte veramente originale. L'enunciazione, fatta nel 1811, contiene una prima ipotesi o legge, che, cioè, gas in eguali condizioni di temperatura e pressione contengono in eguali volumi eguale numero di molecole (legge di Avogadro); inoltre l'ammissione, scientificamente e storicamente di molto maggiore importanza, che le. molecole delle quali si tratta nella prima legge, e che Avogadro denomina "molecole integranti", non sono le ultime particelle della materia, ma divisibili ulteriormente in "molecole elementari" (dette oggi atomi). In tal modo era possibile trovare un accordo fra la teoria atomica quale era stata stabilita dal Dalton e la legge dei volumi enunciata dal Gay Lussac (con simboli moderni: HH + ClCl = HCl + HCl, un volume d'idrogeno e uno di cloro dànno due volumi di acido cloridrico; HH + HH + OO = HOH + HOH, due volumi d'idrogeno e uno di ossigeno dànno due volumi di vapor d'acqua). Avogadro tornò molte volte sulla sua teoria, anche in pubblicazioni ulteriori (1818, ecc.); gli scienziati però non vi prestarono allora attenzione. Solo l'Ampère, in una classica lettera del 1814 al Berthollet, emise un'opinione simile, certamente derivata dalla memoria già pubblicata dall'Avogadro in un diffuso periodico (il Journal de Physique).

L'Avogadro si occupò anche di molte altre questioni di chimica e di fisica (alcalinità ed acidità, elementi galvanici e serie elettrochimica dei metalli, ecc.) in lavori pubblicati in gran parte negli Atti dell'Accademia delle scienze di Torino della quale era socio. Pubblicò poi un grosso trattato, Fisica de' corpi ponderabili ossia Trattato della costituzione generale dei corpi, voll. 4, Torino 1837-41, che è ricco di parecchi studî ed è per i suoi tempi di notevole valore. Opere scelte di A. A. furono pubblicate dall'Accademia delle scienze di Torino nel 1911; e ad esse è premesso un importante Discorso storico-critico d' Icilio Guareschi, al quale si rimanda per più diffuse notizie.

Numero di Avogadro. - È il numero di molecole contenuto in una grammi-molecola di una sostanza; tale numero è lo stesso per tutte le sostanze, e il suo valore effettivo, secondo le ultime misure di Millikan, è di 6,06•1023. Conoscendo il numero di Avogadro si può dedurre la massa di una singola molecola, dividendo il peso molecolare della sostanza per il numero di A.

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