AMEDEO di Savoia, signore del Piemonte e principe di Acaia

Enciclopedia Italiana (1929)

AMEDEO di Savoia, signore del Piemonte e principe di Acaia

Francesco Cognasso

Figlio di Giacomo di Savoia e della seconda sposa di questo, Margherita di Beaujeu, nacque a Pinerolo nel 1363 e successe al padre nella signoria di Piemonte nel 1366, in virtù del testamento paterno, che diseredava il figlio di primo letto, Filippo. Assunse la tutela sua e del fratello Ludovico il conte di Savoia, Amedeo VI, che vigilò l'educazione dei due cugini, mentre costringeva a vita monastica la madre Margherita. Divenuto nel 1377 maggiorenne, e giurata fedeltà al conte di Savoia, secondo i patti che il padre suo Giacomo aveva accettato nel 1362, A. fu rimesso nel feudo. Sposò il 1380 Caterina dei conti del Genevese, pure vassalli, ora, di Savoia; nel 1383, accompagnò solennemente, attraverso le sue terre, la salma di Amedeo VI proveniente dal Molise. Fu fedele esecutore e rappresentante della politica sabauda in Piemonte, lottando d'accordo col cugino Amedeo VII contro i marchesi di Saluzzo e di Monferrato e contro Gian Galeazzo Visconti. Solo nel 1391, morto Amedeo VII, cercò durante i disordini della corte sabauda, di costringere la reggente Bona di Borbone ad annullare gli obblighi imposti da Amedeo VI ai Savoia-Acaia. Diresse il processo contro i supposti avvelenatori del Conte Rosso, ma non riuscì ad attuare le sue ambizioni sulla Contea, perché i duchi di Berry e di Borgogna lo costrinsero a disinteressarsi della Savoia, anzi gli vietarono l'accesso alla corte sabauda. Ebbe tuttavia rapporti quasi cordiali col giovane Amedeo VIII, e sostenne gl'interessi sabaudi in Piemonte contro i marchesi di Saluzzo e di Monferrato, spalleggiati sempre dal duca di Milano. Nel 1394, sconfisse a Monasterolo Tommaso III di Saluzzo, lo fece prigioniero e lo liberò solo a patto di una pace umiliante; nel 1396, tolse Mondovì a Teodoro II di Monferrato e la difese tenacemente; costretto nel 1398 ad accettare l'arbitrato di Gian Galeazzo Visconti, contrario ai Savoia, A. riprese la lotta d'accordo con Amedeo VIII. Verso il 1387, cercò di far riconoscere i suoi diritti sul principato di Morea con l'appoggio del papa avignonese, Clemente VII, suo congiunto; e trattò a lungo col despota greco di Mistra, coi capi della Compagnia navarrese, coi Veneziani. Ma la spedizione, organizzata nel 1391, andò a vuoto per la morte di Amedeo VII e la successiva crisi sabauda. Morì il 7 maggio 1402 a Pinerolo, e ivi fu sepolto in San Francesco. Raccolse la successione il fratello più giovane di A., Ludovico d'Acaia.

Bibl.: Datta, Storia dei principi di Savoia del ramo d'Acaia, Torino 1832; Saraceno, Regesto dei principi di Casa d'Acaia, in Miscellanea di storia italiana, XX (1881); F. Gabotto, Gli ultimi principi d'Acaia, Pinerolo 1892; id., Documenti inediti sulla storia del Piemonte, ecc., in Miscell. di storia ital. serie 3ª, III (1896); F. Cognasso, in Mélanges d'archéol. et d'hist., XXXV (1916); per la questione del Principato, v. R. Cessi, A. di Acaia e la rivendicazione dei domini sabaudi in Oriente, in Nuovo archivio ven., n. s. XXXVII (1919).

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