AMSTERDAM

Enciclopedia Italiana (1929)

AMSTERDAM (A. T., 44)

W. E. Boerman
Gino LUZZATTO
G. I. HOOGEWERFF
Johannes Lodewijk WALCH

Detta anticamente Amstelredamme, Amsteldam; lat. Amstelodamum, cioè "argine dell'Amstel", dal fiume che sbocca nell'antico lago Het IJ, è la capitale effettiva dei Paesi Bassi, essendo l'Aia soltanto residenza della famiglia reale e sede del governo. Situata su di un braccio di mare e sul corso canalizzato dell'Amstel, ha forma circolare; numerosi canali la dividono in molti gruppi di isole, riunite le une alle altre da centinaia di ponti. Perciò Amsterdam è detta la Venezia del Nord. Tutte le costruzioni poggiano su palafitte, alte spesso 18 m., le quali attraversano strati di terra torbosa sino a arggiungere i banchi di sabbia sottostanti. Salvo pochissime eccezioni, le case sono costruite in mattoni. La parte più antica è quanto mai pittoresca, mentre i quartieri moderni spiccano per l'originalità della loro architettura di sapore futurista. Ordini più o meno ampî di bastioni, e antichi canali, attestano dei successivi ingrandimenti della città; di essi i più importanti si ebbero nel 1482, nel 1585, nel 1593, nel 1612 e nel 1638; a partire dal 1830 si nota un incremento continuo.

Amsterdam è favorita da un clima piuttosto mite, poiché, d'inverno le nevicate e il gelo sono relativamente rari, e, d'estate, il caldo non è eccessivo. La temperatura media oscilla attorno ai 10°, con massimi di 34°8, e minimi di −16°6. La pressione atmosferica media è di 761,2 mm.

La popolazione presenta, etnicamente, un tipo di evidente origine franca-frisone mescolato ad altri tipi. Numerosissimi, oltre 125.000, sono gli Ebrei. Nel 1830 Amsterdam contava 202.364 ab., saliti per successivi aumenti (1849: 224.035; 1869: 264.494; 1889: 408.061; 1909: 566.131; 1920: 647.427) a 718.046 nel 1925. In maggioranza sono protestanti; circa 125.000 sono cattolici.

Amsterdam è città eminentemente industriale e commerciale, ed il movimento del suo porto, per quanto inferiore a quello di Rotterdam, è rilevantissimo, soprattutto per il commercio dei prodotti coloniali in genere, e per quello del caffè e del tabacco in modo speciale. Gli articoli più importanti, trattati sul mercato di Amsterdam, sono: il cacao, le pelli, le gomme, la chinina, il legname, il petrolio e suoi derivati, la copra, ecc. Gli arrivi in legname salirono da quintali 3.650.880 nel 1922 a 5.563.220 nel 1925; così arrivarono, nel 1924, 1.173.230 quintali di copra. Il tè rappresenta un movimento da 218.160 a 281.040 quintali; il tabacco venduto sul mercato di Amsterdam ammonta a un valore di oltre 125 milioni di fiorini. Ma il caffè rappresenta l'elemento più caratteristico nel commercio della città di Amsterdam: le quantità in arrivo, quasi un milione di quintali, superano l'importazione tedesca, rappresentano il doppio delle importazioni del Belgio, e il triplo di quella inglese; una gran parte poi del caffè è riesportata, e in questo campo Amsterdam supera ogni altro mercato d'Europa.

Principali industrie di Amsterdam sono le costruzioni navali, la lavorazione del cacao e della carta, oltre a quella, famosissima, del taglio dei diamanti. Questa industria, che si considera quale una specialità, occupa 10.000 persone, per la maggior parte Ebrei, e quasi tutti operai abili ed intelligenti e assai ricercati. Ad Amsterdam furono tagliati quasi tutti i diamanti più celebri (il Victoria, il President Reitz, il Cullinan, ecc.), mentre il famoso Kōh-i nūr venne tagliato a Londra, ma da un operaio di Amsterdam. L'esportazione di diamanti lavorati è rivolta verso tutti i mercati della terra; il solo commercio con gli Stati Uniti raggiunge i 12 milioni di dollari all'anno. Ad Amsterdam è anche abbastanza importante il commercio di oggetti artistici, soprattutto di quadri; soltanto Londra ha, in questo campo, un movimento più attivo. Grande importanza ha la borsa che, per il commercio dei titoli, degli effetti e delle valute, occupa il terzo posto dopo Londra e New York.

Amsterdam, per quanto lontana dall'antico splendore, che durante il sec. XVII l'aveva resa il porto più importante del mondo, è sempre un centro marittimo di prim'ordine, il secondo dei Paesi Bassii. Un tempo le navi seguivano, per raggiungere il porto di Amsterdam, la via dello Zuider Zee; ma, divenuta essa impraticabile, fu aperto nel 1825 un nuovo canale da Amsterdam a Helder, punto più settentrionale della provincia. Divenuto anche questo insufficiente, se ne costrusse, nel 1876, un altro, detto Canale del Mare del Nord, il quale collega Amsterdam ad IJmuiden. Il canale è difeso, al suo sbocco in mare, da due frangiflutti che si spingono in mare per un chilometro e mezzo; due grandi fari ne illuminano l'entrata; è fornito di due immense chiuse, azionate elettricamente, di gran lunga superiori a quelle dello stesso canale di Panamá e del canale di Kiel; esse servono a difendere il porto dalle tempeste e dall'alta marea. Si stanno ora costruendo porte ancor più grandi, lunghe 400 m., e dello spessore di 45. Il passaggio della chiusa è gratuito. Al di là comincia il porto di Amsterdam, per quanto il bacino più vicino è ancora distante oltre 19 km. Le navi che possono frequentare il porto di Amsterdam non debbono per ora sorpassare la lunghezza di 220 m., né esser più larghe di 24, e pescare più di 9,20. Terminati i lavori in corso, la profondità del canale raggiungerà i 15 m. e la larghezza minima sarà di 100 m. L'attrezzatura del porto è modernissima. Nel 1925 vi entrarono 2999 navi, con un tonnellaggio di 18.625 tonn.; nel 1926, 3199 navi, con 19.792 tonn.; nel 1927, 3318 navi, con 21.997 tonnellate.

Grande vantaggio ha tratto il paese di Jimuiden dall'apertura del canale, diventando il porto peschereccio più importante dell'Europa continentale.

Amsterdam è poi sede di numerose compagnie di navigazione, che gestiscono linee dirette per i porti della Germania, degli stati scandinavi e baltici, della Gran Bretagna, della Francia, del Portogallo, della Spagna, dell'Italia e del Levante; delle Americhe, dell'Africa, dell'Asia e dell'Australia. Amsterdam è anche centro importantissimo per i servizî aerei, e tiene, per l'intensità del traffico, il primato in Europa. Le principali linee conducono in Germania, in Danimarca, in Norvegia, nel Belgio, in Francia, in Inghilterra, in Polonia e in Russia; sarà anche istituita una linea per il Cairo e un'altra per Batavia. Oltre al trasporto di passeggieri, di bagaglio e della posta, il servizio aereo serve specialmente per l'esportazione dei fiori freschi, per il trasporto dell'oro e dei giornali inglesi in Germania, Svezia, Danimarca e Norvegia.

Storia. - Le origini della città, che già nel sec. XV ha assunto una posizione di prim'ordine fra i porti del Mare del Nord e che alla metà del sec. XVI, a detta di Leonardo Guicciardini, occupa il secondo posto, dopo Anversa, fra le città dei Paesi Bassi, sono relativamente recenti ed assai modeste e oscure. Non se ne incontra mai il nome prima del sec. XIII, quando essa doveva essere poco più di un semplice villaggio di pescatori. Soltanto nel 1318 essa ottiene i diritti municipali e diventa oggetto di larghi favori da parte dei conti di Olanda, che se ne fanno uno strumento per le loro lotte contro la nobiltà. S'iniziano da allora i suoi rapidi progressi: alla pesca ed al commercio del pesce salato, si aggiunge presto il commercio dei cereali, che essa importa in quantità sempre più considerevoli dalle coste del Baltico, per cui si mette in rapporti assai intimi e frequenti con le città della lega anseatica, e per cui al principio del Cinquecento sostiene una lotta vittoriosa contro la Lega, nell'intento di assicurarsi il libero accesso in quel mare. A rendere attivo il suo mercato, oltre al pesce ed ai cereali, concorrevano i prodotti dell'industria locale, soprattutto della tessitura di lino, e cotone e lana, sviluppatasi nel sec. XV a Leida, ad Amsterdam stessa e in altre città dell'interno. Nel 1452, in occasione di un incendio che distrusse gran parte della città, il duca di Borgogna la chiama "il più grande emporio commerciale" dell'Olanda.

Dopo l'incendio, non solo essa riacquista presto le vecchie posizioni, ma si ingrandisce in modo che, secondo un calcolo molto prudente, nel 1514 raggiungeva già i 40.000 abitanti. Ma la spinta decisiva alla trasformazione di Amsterdam in una grande città mercantile e industriale fu data dalle lotte di religione e dalla guerra d'indipendenza contro il dominio spagnuolo. Fra il 1530, quando il protestantesimo comincia a farsi strada, specialmente nella classe borghese, ed il 1578, quando esso riporta completa vittoria, Amsterdam è teatro di aspre lotte, poiché il governo municipale rimane fedele al cattolicismo ed al governo spagnuolo, e presta a questo man forte per la repressione dell'eresia. Finalmente il 25 maggio 1578 il popolo, ribellatosi, con l'aiuto delle truppe di Guglielmo il Taciturno poté espellere dalla città il borgomastro e tutti i membri del governo municipale; e da allora, non solo Amsterdam si unì alle provincie già staccate dal dominio spagnuolo, ma ne diventò il centro principale. Nonostante le persecuzioni subite al tempo del duca d'Alba, non si ebbe allora alcuna rappresaglia: per la borghesia olandese, che aveva accolto la confessione di Calvino, il principio della libertà e della tolleranza religiosa era un dogma. Per essa la libertà civile e religiosa era indissolubilmente legata con la prosperità del commercio e dell'industria. A questo principio, costantemente professato, Amsterdam è in parte debitrice del rapidissimo aumento della sua popolazione, della sua attività commerciale e della sua ricchezza dopo gli ultimi decennî del sec. XVI. Sicuri di trovarvi non solo un asilo, ma la più completa libertà, vi si stabilirono allora, in gran parte emigrati da Anversa, un grosso gruppo di mercanti italiani, molti ricchi ebrei, e molti profughi, per ragioni politiche e religiose, dai Paesi Bassi meridionali, dall'Inghilterra e dalla Scozia. Ma, oltre a questi elementi che vi prendevano stabile domicilio, v'era costantemente, aiutato anche dai servizî postali assai numerosi per via di terra, e dai servizî marittimi periodici, di cui l'Olantda dà il primo esempio, istituiti fra Amsterdam e Rouen, Amburgo, Londra, un intenso movimento di forestieri, che dava alla città un carattere cosmopolitico, quale non l'aveva allora alcun'altra città d'Europa. Il numero degli abitanti si moltiplica con rapidità del tutto insolita a quei tempi: dai 40.000 del 1514 si sale a 104.000 nel 1622, a 145.000 nel 1637, a 185.000 nel 1685.

Se durante questo periodo una parte considerevole di quella popolazione vive dell'industria manifatturiera che vi prospera in tutti i suoi rami, dalle industrie alimentari a quelle dei panni, delle tele di lino e della seta, dalle fabbriche di sigari alla lavorazione dei diamanti, l'attività principale e la fonte massima della ricchezza cittadina sono sempre offerte dal commercio e dalle due industrie che ad esso si collegano, dei trasporti marittimi e della pesca. Accanto ai prodotti tropicali, che essa riceve principalmente dal ricco impero coloniale, Amsterdam importa periodicamente in quantità note voli prodotti di prima necessità e di volume rilevante, come i cereali, il legname, i metalli, ed altre materie prime, che in parte son destinate al rifornimento di tutti i Paesi Bassi e della regione renana. Nello stesso tempo essa diventa la sede di armamento di moltissime imprese di navigazione, che esercitano l'industria dei trasporti, anche per conto di stranieri, lungo tutte le coste europee. Vi hanno la loro sede, oltre la potente Compagnia delle Indie Orientali e quella delle Indie Occidentali, anche altri enti per il commercio in paesi lontani, e vi fanno capo numerose vie di trasporti fluviali, che l'uniscono al delta del Reno. Perciò, lungo i suoi canali, nelle sue piazze, nelle sue vie v'è un movimento continuo e intenso, che desta l'ammirazione di tutti i visitatori stranieri. Il commercio e l'industria dei trasporti dànno vita e agiatezza, non solo a quelli che l'esercitano direttamente, ma a un grandissimo numero d'intermediarî, sensali, spedizionieri, mediatori di noli e così via.

Le necessità del commercio internazionale, sempre più intenso e più vario, determinano la creazione di istituti commerciali, che precorrono e preparano gl'istituti del grande capitalismo contemporaneo. Un francese, che descrive minutamente l'organizzazione commerciale di Amsterdam alla fine del Seicento, dice che il porto può contenere 4000 navi, fra grandi e piccole; che vi sono quartieri interi costituiti da grandi fabbricati, di 5 ad 8 piani, destinati a servire da magazzini; ma che tuttavia questi sono ancora insufficienti. La maggior parte degli affari si conclude nella Borsa: grande sala costruita fra il 1608 ed il 1611, la quale, con la galleria che la circonda tutt'intorno, può contenere 4500 persone, ed è tutti i giorni affollata di mercanti e sensali (più di 1000), specializzati secondo i varî affari che vi vengono trattati: in cambî, rendite, obbligazioni, vini e liquori, droghe, spezie, caffè, tè, cacao, panni, tele, gioie, metalli e pietre preziose, navi ed ogni altro genere di mercanzie.

Oltre alla borsa generale, vi è la borsa dei grani, in cui le riunioni si tengono tre volte la settimana, e si concludono grossissimi contratti su campioni. "A giudicare dagli affari che io stesso ho fatto in questa borsa, scrive il Ricard, io credo che vi si negozino più grani che in qualunque altro luogo del mondo, ed ho ammirato più di una volta che la città di Amsterdam, attorno alla quale non cresce un chicco di grano, ne fornisse, in tempo di carestia, ai paesi stessi che ne producono ordinariamente in grande abbondanza". Fra le ragioni che spiegano la fortuna di Amsterdam, diventata il mercato delle quattro parti del mondo, egli pone, oltre la mitezza dei noli, l'abbondanza di danaro, per cui gli stranieri che vi importano merci sono sempre sicuri di poterle vendere a pronti contanti, o di poter ottenere anticipazioni sulla merce in magazzino.

Un'altra caratteristica particolare del commercio di Amsterdam è quella delle vendite della maggior parte delle merci all'asta, fatta pubblicamente da un pubblico funzionario. Frequentissimi vi sono pure i contratti a termine, che dànno vita a un vero giuoco di borsa con acquisti e vendite allo scoperto, e semplice pagamento delle differenze alla scadenza del termine. Strettamente connessa con la speculazione e col grande sviluppo dell'industria dei trasporti marittimi, è l'enorme importanza che assumono ad Amsterdam le imprese d'assicurazione: "senza esagerare - scrive sempre il Ricard - non v'è alcuna città al mondo dove si facciano tante assicurazioni come ad Amsterdam, poiché la maggior parte dei negozianti d'Europa preferiscono farsi assicurare in questa città piuttostoché nel loro paese; e ciò per la correttezza e la puntualità degli assicuratori". Ad agevolare un movimento commerciale così intenso e complesso, fu istituita nel gennaio 1609 la banca di Amsterdam, destinata a compiere operazioni di deposito, di giro e di cambio, che emetteva una moneta di banca, coperta dai depositi e universalmente accolta con piena fiducia. Il primato che in tal modo Amsterdam si è conquistato, fin dal principio del sec. XVII, fra tutte le maggiori città mercantili del mondo, dura incontrastato fino alla prima metà del secolo successivo. Il lunghissimo periodo delle guerre contro Luigi XIV, se ha recato gravi danni all'Olanda e se l'ha posta in condizione di non poter contrastare i rapidi progressi della potenza marittima dell'Inghilterra, non ha distrutto le basi della floridezza commerciale di Amsterdam, che peggiora invece dopo il 1740 per le lotte interne e per le guerre contro gl'Inglesi; la decadenza si fa addirittura disastrosa fra il 1792 ed il 1814 per l'occupazione francese. Dopo la caduta di Napoleone e la fondazione del regno dei Paesi Bassi, la fortuna di Amsterdam risorge, sebbene essa non possa più riprendere l'antica posizione. Staccato nel 1830 il Belgio dall'Olanda e aperta la Schelda alla navigazione internazionale, Amsterdam deve sostenere la risorta concorrenza di Anversa. Ma, soprattutto nei tempi più recenti le mutate necessità dei trasporti marittimi e fluviali la mettono in condizione di grave inferiorità di fronte a Rotterdam, che è diventato il primo porto dell'Olanda e di tutto il delta renano. Chiusa completamente al grande traffico dalla parte dello Zuider Zee, Amsterdam riesce a riacquistare una parte dell'antico movimento marittimo in virtù del nuovo grande canale che la collega direttamente al Mare del Nord (v. sopra) e conserva sempre il primo posto in Olanda come grande mercato internazionale, soprattutto per i prodotti coloniali.

Bibl.: J. I. Pontanus, Rerum et urbis A. historia, Amsterdam 1611; M. Fokkens, Beschrijving van Amsterdam (Descrizione di A.), Amsterdam 1662; O. Dapper, Historische Beschrijving van A., Amsterdam 1663; Casparus Commelin, Beschrijving van Amsterdam, 2 voll. in-fol., Amsterdam 1693 (altre ed., 1693-94 e 1726); I. P. Ricard, Le négoce d'Amsterdam, 3ª ed., Amsterdam 1722; Guide d'Amsterdam, Amsterdam 1801 (altre ed. 1701, 1709, 1720, 1722); Guide ou nouvelle description d'A., Amsterdam 1734 (altre ed. 1753, 1772); Jan Wagenaar, Amsterdam in zijne opkomst, aanwas, geschiedenissen, ecc. (Amsterdam nella sua origine, sviluppo, storia, ecc.), voll. 3 in-fol., 1760-67 con un quarto vol. aggiunto da altro scrittore presso altro editore nel 1788 (altra ed. 1760-1801); J. ter Gouw, Geschiedenis van Amsterdam (Storia d'Amsterdam), Amsterdam 1879; J. ter Gouw, Amstelodamiana, voll. 2, 1877-78; D. C. Meijer Jr., Groei en Bloei der Stad (Sviluppo della città) e G. W. Kernkamp, Regeering en Historie (Governo e storia), in Amsterdam in de zeventiende eeuw (Amsterdam nel secolo XVII), I, L'Aja 1897; P. J. Blok, Geschikte der Niederlände (tradotto dall'olandese), voll. 6, Gotha 1902-18; W. van Ravesteyn, Onderzoekingen over de economische en sociale ontwikkeling van Amsterdam gedurende de 16de en het eerste kwart der 17 de eeuw (Ricerche sullo sviluppo economico e sociale di Amsterdam nel sec. XVI e nel primo quarto del secolo XVII), Amsterdam 1906; H. J. Smit, De opkomst van den handel van Amsterdam (Il sorgere del commercio di Amsterdam), Amsterdam 1914; Baatsch, Holländische Wirtschaftsgeschichte, Iena 1928.

L'arte e la cultura. - Dei monumenti medievali d'Amsterdam rimane ben poco. Solo due torrioni delle antiche mura della città sono conservati: Schreierstoren e Montalbaanstoren, ambedue del sec. XV, ma più tardi modificati. L'antica porta di S. Antonio, costruita nel 1488, fu trasformata nel 1617 in una pesa pubblica: è di bell'effetto pittoresco. La presente Munttoren è l'avanzo di un'altra porta di città, detta la Reguliers-poort (porta dei regolari); fu adattata al nuovo uso di zecca municipale nel 1620 dal famoso architetto e scultore Hendrick de Keyser.

La più antica chiesa della città è la chiesa vecchia (Oude Kerk), originariamente dedicata a S. Nicola da Bari. Esisteva già nel 1306, ma fu ingrandita considerevolmente nei secoli successivi. Il bel campanile, aggiunto nel 1565, è opera dell'architetto Joost Jansz Bilhamer. La chiesa ha vetrate grandiose (1555), su cartoni di Pieter Aertsen (un'altra vetrata fu dedicata alla pace di Vestfalia nel 1648). L'edificio passò al culto protestante nel 1578, ma all'interno si vedono tuttora gli stalli corali riccamente scolpiti in rovere, lavoro del principio del Cinquecento. Nella chiesa si trovano parecchie tombe monumentali, fra cui quella dell'ammiraglio Jacob van Heemskerck, opera di Hendrick de Keyser (1607), e due dovute allo scultore Rombout Verhulst (1670 e 1674). Belle sono le cancellate secentesche che chiudono il coro e l'antica cappella battesimale: questa è del 1648 sui disegni di Jacob van Campen. Essendo questa chiesa passata ai protestanti, i cattolici dapprima non potevano riunirsi per il loro culto che clandestinamente. Fu soltanto nel 1663 che essi trasformarono due piani di una casa privata in una chiesa. Questa chiesa fu tollerata dall'autorità ed ebbe dal popolino il nome di "Nostro Signore in soffitta". La chiesuola, dedicata pur essa come la chiesa grande a S. Nicola, servì al culto fino al 1886, quando fu sostituita dalla nuova chiesa cattolica di S. Nicola di fronte alla stazione centrale, opera dell'architetto A. C. Cleyes. L'antica chiesa fu lasciata intatta ed è fra i ricordi più notevoli di Amsterdam (Museum Amstelkring). La seconda chiesa della metropoli (Nieuwe Kerk), dedicata alla Vergine e a S. Caterina d'Alessandria, fu fondata fra il 1408 ed il 1414, ma finita non prima del 1536. Passò anch'essa ai protestanti nel 1578 e fu ampliata da loro dieci anni dopo. Ora è di stile gotico tardo e misto, con un campanile incompiuto. È ricchissima la cancellata del coro, in ottone, nello stile del Rinascimento. Nel coro si ammira la tomba dell'ammiraglio Michiel de Ruyter "immensi tremor Oceani". Il sepolcro è opera degli scultori Rombout Verhulst e Willem de Keyser. Nel transetto è la tomba dell'ammiraglio Jan van Galen (m. 1653), lavoro dei medesimi artisti. Il bel pulpito fu scolpito da Albertus Vinchenbrinck nel 1649. L'architettura dell'organo grande è di Jacob van Campen. Fra le altre chiese è da ricordare la Chiesa del sud (Zuiderkerk), la prima eretta pel culto protestante fra il 1603 ed il 1611 sui disegni di Hendrick de Keyser. È famoso il campanile, finito nel 1614, per le sue linee snelle e graziose. Importanti sono anche la Chiesa del nord (Noorderkerk) e la Chiesa dell'ovest (Westerkerk), ambedue cominciate nel 1620, pure su progetti di Hendrick de Keyser. L'ultima fu ornata nel 1630 da due portali scolpiti e da un pulpito. Ha anche un bel campanile, di cui la parte superiore fu disegnata nel 1638 da Jacob van Campen. Qui nel 1669 fu sepolto Rembrandt. Meno importante è la Chiesa dell'est (Oosterkerk), compiuta nel 1671, secondo il progetto di Daniël Stalpert. L'antica chiesa vallone, già degli Eremitani, fu fondata nel 1409 e ingrandita nel 1661. Esistono poi in Amsterdam due chiese monumentali dei luterani, la più antica del 1632, opera di Pieter de Keyser, l'altra a cupola, del 1670, opera di Adriaan Dorsman (restaurata nel 1823). Gli ebrei avevano ad Amsterdam una sinagoga dal 1595 circa. Nel corso del Seicento n'esistevano due, una degli Ebrei detti tedeschi, l'altra degli Ebrei portoghesi. Specialmente l'ultima, opera dell'architetto Elias Bouman (1675), contiene una suppellettile artistica e storica di gran pregio.

La città di Amsterdam fu sempre celebre per le sue istituzioni di cura sociale e di beneficenza pubblica. Il primo ospedale, dedicato allo Spirito Santo e a S. Elisabetta, fu fondato nel 1361; nell'antico edificio fu trasferito nel 1581 l'Orfanotrofio municipale, fondato nel 1520 (bel cortile del 1633 e stanza storica dei reggenti con mobilio antico e quadri importanti).

L'università municipale - Athenaeum illustre - venne fondata nel 1632. Pure Amsterdam possiede il suo beghinaggio, la cui chiesa, restaurata nel 1665, è ora proprietà della comunità presbiteriana inglese. Vi si vede ancora una facciata in legno di stile cinquecentesco (un'altra simile, alla Zeedijk).

Un altro monumento importante è l'antico arsenale (Tuighuis) sullo Spui, finito da Hendrick de Keyser nel 1606 e da annoverarsi fra i suoi capolavori. Il medesimo architetto cominciò, subito dopo, la costruzione della sede della "camera" di Amsterdam della Compagnia delle Indie Orientali (Oost-Indisch Huis), compiuta nel 1658 da Hendrick de Keyser figlio. De Keyser padre, come architetto municipale, fu incaricato anche nel 1614 di sistemare l'edificio destinato al Monte di Pietà (Bank van Leening) e vi aggiunse uno di quei portali di squisita bellezza che tanto hanno contribuito alla sua fama. Altri di quei portali o portoncelli, da lui ideati, sussistono ancora al Tuchthuis e allo Spinhuis, una volta carceri rispettivamente degli uomini e delle donne.

Il più grande architetto olandese della generazione dopo quella di De Keyser fu Jacob van Campen, già ricordato. A lui nel 1648 fu affidata la costruzione del nuovo Palazzo municipale, ora Palazzo reale sul Dam. Borgomastri e Consiglio della città votarono l'erezione di questa mole in memoria perpetua della pace di Vestfalia, che pose fine alla guerra degli Ottant'anni contro gli Spagnoli e consacrò l'indipendenza delle Provincie Unite. Nell'edificio di stile classico e pesante, non più "nazionale" come quello di De Keyser, ebbe la sua sede anche il Banco di cambio. La costruzione fu finita nel 1665; la decorazione interna nel 1704. I rilievi nei grandiosi timpani delle due facciate principali sono opera di Artus Quellinus. Nell'interno vi sono, tra le altre, due sale di dimensioni imponenti, quella del consiglio e quella della giustizia. Grandiosa è pure la sala della cittadinanza (Burgerzaal), coi suoi trofei gloriosi. Anche l'antica stanza dei quattro borgomastri reggenti e quella degli scabini sono degne di nota. Numerose opere d'arte ancora adornano queste sale. Il palazzo ha sofferto molto da quando nel 1808 cambiò destinazione.

Contemporaneo di J. van Campen fu l'architetto Philip Vingboons. Di lui è, fra altro, una fila di case private sul Heerengracht (nn. 364-370), del 1662; ma la sua opera più nota è la casa eretta nel 1663 per i fratelli Trip, commercianti, ora sede della Reale Accademia delle scienze. Daniël Stalpert fu l'architetto del vasto magazzino navale annesso ai cantieri e compiuto nel 1656. Egli fece poi il progetto per la casa dell'Ammiragliato, ora Palazzo municipale (compiuto nel 1661). Poi nel Settecento la città fu ancora ornata da varî edifici pubblici, ma soprattutto da case private di aspetto nobile ed elegante.

Per l'Ottocento le costruzioni architettoniche più notevoli sono quelle di P. J. H. Cuypers: la stazione centrale, che disgraziatamente toglie la vista, una volta superba, sull'IJ, e soprattutto il Museo nazionale (Riiksmuseum, 1877-1885). L'architettura contemporanea, che ad Amsterdam ebbe uno sviluppo considerevole sotto più punti di vista, cominciò con la fabbrica della nuova Borsa su progetto dell'architetto H. P. Berlage (v.) inaugurata nel 1900. Seguirono la Casa della navigazione (Scheepvaarthuis), architettura di J. M. van der Mey, finita nel 1916, e il Palazzo della società commerciale (Handelmaatschappij), architettura di K. P. C. de Bazel, 1927. Varî ponti monumentali in stile moderno furono costruiti negli ultimi tempi dopo i lavori di sistemazione e di allargamento delle principali arterie. Ma la cosa più notevole in fatto d'architettura e d'urbanistica consiste nella creazione, alla periferia della città, d'interi quartieri pensati e costruiti nel nuovo stile, sotto gli auspicî delle autorità municipali, aprendo prospettive grandiose e alzando fabbriche armoniche e razionali in un contrasto quanto mai interessante coi vecchi quartieri, pittoreschi ma spesso luridi, come p. es. il Jordaan e i dintorni del Nieuwmarkt.

Non meno importante dello sviluppo architettonico di Amsterdam fu la storia della sua pittura, mentre la scultura manteneva sempre un carattere piuttosto decorativo (salvo le tombe funerarie e pochi busti conservati nel museo). Amsterdam, che durante il Medioevo rimase dietro ad Haarlem o a Leida, non ebbe prima del '500 una pittura propria e singolare. I primi maestri pei quali si può parlare di scuola di Amsterdam, furono i fratelli Jacob Cornelisz, detto van Oostsaanen, e Cornelis Cornelisz detto Buys. Nella generazione seguente questi pittori sono già più numerosi, e anche artisti di fuori trovano nella giovane metropoli un impiego rimunerativo. Fra i ritrattisti della scuola appartenenti alla prima metà di quel secolo furono Dirk Jacobsz e Cornelis Teunisz, a cui seguivano Dirk Barentsz formatosi a Venezia sotto l'influsso del Veronese; Cornelis Ketel, Pieter Isaäcsz, e Aert Pietersz. Tutti questi maestri si dedicano a quadri con ritratti di molti personaggi, quadri commemorativi di milizie o di sodalizî urbani. Questo genere di pittura prese un grande sviluppo nel secolo seguente, tanto che qui possiamo ricordare solo gli artisti più rinomati: C. van der Woorst, W. van Valckert, Eliasz Th. de Keyser, B. van der Helst, e su tutti Rembrandt, seguito dai discepoli G. Flinck, F. Bol, N. Maes (v. olanda: Arte, e le singole voci).

La pittura sacra e di genere fiorì ad Amsterdam nella seconda metà del '500 con l'arte vigorosa di Pieter Aertsen; e anche quando, dopo il 1578, quadri d'altare non furono più ordinati, la pittura continuò ad avere un carattere devoto e spesso religioso. I quadri di Pieter Lastman, di Jan Pynas e Claes Moeyaert sono quasi sempre di soggetto sacro, e l'arte dello stesso Rembrandt è penetrata dalla fede cristiana. Venuto da Leida a stabilirsi definitivamente ad Amsterdam nel 1631, abitava dal 1639 fino al 1658 la bella casa nella Joden-Breestraat che, restaurata all'interno, è tra i monumenti più cari all'Olanda. Dopo dimorò sulla Rozengracht, in condizioni meno prospere, fino alla sua morte avvenuta nel 1669. Oltre i maestri già nominati, erano fra i suoi scolari i fratelli C. e B. Fabritius, G. van den Eeckhout, Jan Victors, Salomon Koninck, Aert de Gelder. Ritrattisti di grande merito che hanno lavorato ad Amsterdam verso la fine del Seicento sono A. van den Tempel e J. Ovens. Il paesaggio non fu trattato ad A. con la stessa predilezione che a Haarlem, ma H. Seghers e M. Hobbema bastano alla loro città nativa. J. van Ruysdael lavorò dal 1653 fno al 1681. Aert van der Neer venne a stabilirsi da Alkmaar ad Amsterdam nel 1640. P. Potter, il più celebre pittore d'animali della scuola olandese, visse ad Amsterdam dal 1631 al 1640. M. d'Hondecoeter vi lavorò dal 1663 fino alla morte, nel 1695. Suo zio J. B. Weenix e suo cugino J. Weenix vi nacquero e, benché abbiano lavorato anche altrove, appartengono alla scuola di Amsterdam. Dei numerosi pittori di nature morte ricordiamo J. J. Treclt (1606-53), W. Kalff (1621-93) e W. van Aelst venuto a stabilirsi in Amsterdam nel 1657. Da fuori venne anche J. van der Heyden (morto nel 1712) i cui nitidi quadri e disegni ci fanno conoscere così bene l'aspetto che aveva allora la città. Emanuel de Witte (morto nel 1692) gode fama per i suoi solenni interni di chiesa.

Ebbe pure Amsterdam il suo gruppo di artisti che si vantarono di aver lavorato sotto il cielo italiano e di essere stati a Roma per perfezionarsi nella loro arte. Tra loro erano J. Asselijn, C. Dujardin e J. Hackaert. Dei pittori più famosi della vita intima olandese G. Metsu venne a stabilirsi ad A. verso il 1650; P. de Hoogh vi scelse la sua dimora verso il 1668. W. Duyster e Simon Kick dipinsero, di preferenza, interni con soldati o cacciatori in riposo. Gloria di Amsterdam sono pure i pittori di marine, come W. van de Velde il vecchio e suo figlio W. van de Velde il giovane, che vi lavorarono dal 1635 al 1673, poi si recarono in Inghilterra. Adriaan, il figlio minore del vecchio Van de Velde (1636-72) dopo un viaggio in Italia si dilettò di pitture "arcadiche" come J. van der Does (1623-73). Altri pittori di marine, fra i molti, furono S. de Vlieger, J. van de Cappelle e Ludolf Bakhuysen.

Dopo la decadenza settecentesca, nel risveglio della seconda metà del secolo scorso, Amsterdam ebbe una parte attivissima. nella quale sono da ricordare sopra tutti: I. Israëls, G. H. Breitner, I. van Looy, I. Voeman, I. Veth, H. Havermann, A. Derkinderen, W. Witsen, R. N. R. Holst (v. olanda: Arte, e le singole voci).

Negli ultimi cinquant'anni il rinnovamento generale si manifesta anche fra i soci dell'associazione Arti et Amicitiae. Le frequenti esposizioni ne sono la prova. Nel grande Museo municipale d'arte moderna gli artisti delle ultime generazioni sono ottimamente rappresentati e anche nel reparto moderno del Rijksmuseum le loro opere non mancano (V. tavv. III a X).

Anche nella letteratura e nella musica, intorno al 1885 una nuova corrente si fece strada, e Amsterdam ne fu il centro. Già in autori come De Genestet (morto nel 1861), Potgieter (morto nel 1875) ed Eduard Douwes Dekker (Multatuli, morto nel 1887), tutti vissuti ad Amsterdam, la tendenza rigeneratrice si fa sentire, ma l'anno 1885 porta una vera e propria rivoluzione letteraria. Veth e Van Looy erano amici intimi di Frederik van Eeden, Albert Verwey e Lodeviik van Deyssel e fra i primi contributori alla rivista "De Nieuwe Gids", fondata ad Amsterdam nel 1885, libero organo dei giovani. Anche l'atchitetto Berlage faceva parte di questo gruppo, col grande compositore Alfons Diepenbrock. Il teatro ad Amsterdam aveva già dal Seicento una tradizione gloriosa (la fondazione dell'Amsterdamsche Schouwburg è del 1637); i più famosi poeti del secolo classico come Vondel, Hooft e Brederoo erano cittadini di Amsterdam, e ognuno nel suo genere (tragico, eroico o comico) drammaturghi di prim'ordine. Soprattutto fiorì la commedia, e bastano i nomi di Thomas Asseljin, Pieter Bernagie e Pieter Langendijk. Quest'ultimo, detto il Goldoni olandese, morì nel 1756. Più di recente Herman Heijermans col verismo dei suoi drammi ha portato sulla scena anche la vita tetra dei ceti popolari in una metropoli moderna.

La vita musicale di Amsterdam, importantissima nel Seicento (Jan Pietersz Sweelinck, compositore ed organista, 1562-1621; Jan Harmensz Krul, fondatore della Muzielkkamer, 1602-1644.) è oggidì giunta un'altra volta a un'altezza considerevole. I concerti sinfonici sotto la direzione di Willem Mengelberg godono fama anche oltre i confini dell'Olanda.

La vita intellettuale di A. fu ed è attivissima. Già nel sec. XVI l'umanesimo era diffuso in A. (Alardus Amstelredamus, amico di Erasmo di Rotterdam). L'antico Athenaeum illustre, fondato nel 1632, fu promosso ad università municipale e riorganizzato nel 1877. Seguì nel 1880 la fondazione dell'università libera (dei protestanti riformati) e nel 1927 quella del grandioso istituto coloniale con l'annesso museo. Il giardino botanico (dell'università) e il giardino zoologico (ente privato) rispondono alle più severe esigenze della scienza. Istituzioni che poi contribuiscono molto all'educazione pubblica sono il Museo dell'istruzione e il Museo di incolumità, ambedue di recente fondazione. Principali giornali: Het Algemeen Handelsblad (liberale), De Telegraaf (neutro), De Tijd (cattolico), De Standaard (calvinista-antirivoluzionario), Het Volk (socialista).

Bibl.: Jan Wagenaar, Amsterdam beschreven (voll. 3 in-folio), 1760-67; J. ter Gouw, Geschiedenis van Amsterdam, 1879-85, voll. 8; Diversi autori, Amsterdam in de zeventiende eeuw, 1897-1904, voll. 3 in-folio; C. G. 't Hooft, Het ontstaan van Amsterdam, 1917; J. F. M. Sterck, De Heilige Stede in de Geschiedenis van Amsterdam, 1928; H. Brugmans, Opkomst en Bloei van Amsterdam, 1911: id., De Geschiedenis van Amsterdam van 1759 tot op heden; H. Brugmans e A. W. Weissman, Het Stadhuis van Amsterdam, 1914; H. Brugmans e A. Loosjes, Amsterdam in Beeld, 1925 (raccolta di riproduzioni); Oud-Amsterdam, 1600-1790, atlante di riproduzioni, 1925; Wenkebach, Oud-Amsterdam in het laatst van de negentiende eeuw (200 disegni); J. E. Elias, Geschiedenis van het Amsterdamsch regenten-patriciaat; S. R. de Miranda, Amsterdam en zijn bevolking in de negentiende eeuw, 1921; G. H. Marius, De Hollandsche Schilderkunst in de negentiende eeuw, 2ª ed., 1920, cap. XII: De reactie der Amsterdamsche Jongeren.

Il teatro di Amsterdam. - Il teatro d'Amsterdam ha la sua origine dalle Camere di Retorica. Al principio del sec. XVI esisteva ad Amsterdam la Camera di Retorica chiamata In Liefde Bloeijende (Fiorente nell'Amore) col blasone de Egelantier, un rosaio selvatico, il tronco del quale si biforcava in alto, formando una croce dalla quale pendeva Cristo. Accanto a questa Camera, e in rapporti di amicízia con essa, esisteva la Camera Brabanzona 't Wit Lavendel (il Fiore di Lavanda bianco), della quale facevano parte profughi fiamminghi, e fra questi anche Vondel. Le condizioni fiorenti del Rosaio selvatico tuttavia non tardarono ad essere compromesse dalla mancanza di serietà da parte di molti soci (un antico proverbio olandese dice: Rederiers kannekijkers, Retore -buon bevitore) e dall'invidia che nutrivano l'uno verso l'altro. Per questa ragione molti fra i soci migliori ne uscirono (fra gli altri Hooft e Brederoo) nel 1617 sotto la guida del dott. Samuel Coster, un medico il quale faceva anche il commediografo, e che prese l'iniziativa della fondazione di una nuova società: la Nederduytsche Academie. L'intenzione era stata dapprima di farne contemporaneamente un'università con insegnamento in lingua nazionale, invece che in latino, come si usava a Leida. Ma se ne fece poco. In breve tempo l'Accademia si limitò nuovamente all'arte del teatro, diventando di fatto una terza camera di retorica. Una caratteristica di queste camere - dove i soci erano gli attori e formavano anche il pubblico - era che il denaro raccolto con le rappresentazioni, veniva destinato a scopo di beneficenza. La Camera Vecchia, come veniva chiamato ormai il Rosaio Selvatico, recitava a benefizio del Ricovero per i vecchi, l'Accademia invece per l'Orfanotrofio.

La Camera Vecchia si trovava allora sotto la direzione di Teodoro Rodenburg, autore di commedie romantiche insignificanti. Essendosi questi nel 1621 trasferito a Bruxelles, la camera stentava a reggersi, in modo che nel 1635 si unì all'Accademia. Tale unione diede origine, nel 1637, alla fondazione del primo eatro d'Amsterdam, inaugurato il 3 gennaio 1638 con la rappresentazione del Gysbreght van Aemstel del Vondel, manifestazione di patriottismo locale del poeta. In ricordo di questo avvenimento, si recita sempre questa tragedia nel teatro d'Amsterdam nella prima settimana di gennaio. Il Vondel aveva anche fornito otto iscrizioni per il fabbricato, fra le quali la più conosciuta è questa: "Il mondo è un teatro. Ognuno recita la sua parte e riceve ciò che gli spetta".

De weereld is een speeltooneel,

Elck speelt zijn rol en kryght zyn deel.

Il teatro si trovava sul lato occidentale del Keizersgracht ed era stato costruito in mattoni, in sostituzione della baracca di legno nella quale l'Accademia aveva fin, allora dato le sue rappresentazioni, ed era anche un po' più grande di questa. Le spese erano state pagate dalla reggenza dell'Orfanotrofio per 2/3, mentre per 1/3 aveva contribuito il Ricovero per i vecchi. I progetti erano stati fatti da Jacob van Campen, il quale si era ispirato al palladiano Teatro Olimpico di Vicenza.

Questo edificio, diventato il centro della vita teatrale olandese nel sec. XVII, dove si recitavano le opere del sommo Vondel, come quelle del suo confratello romantico Jan Vos, le cui scene assai movimentate davano maggiore soddisfazione ai gusti del pubblico, subì una trasformazione nel 1664. Oltre le compagnie olandesi vi recitarono anche, nel sec. XVIII, e specialmente durante la stagione estiva, altre compagnie; fra queste, anche una compagnia fiamminga, che vi diede una recita l'11 maggio 1772, con Il disertore di Mercier (musica di P. A. Monsigny). Nel secondo atto, dove la scena rappresenta una prigione oscura, si era provveduto a spegnere la luce in un modo poco prudente e scoppiò un incendio. Il teatro fu interamente distrutto e diciotto persone trovarono la morte nelle fiamme. I predicatori calvinisti ortodossi, i quali per tutto il periodo del '600 e del '700 avevano violentemente combattuto il teatro riuscendo a far proibire, almeno provvisoriamente, la rappresentazione di più di un'opera importante, come del Gysbreght e del Lucifero di Vondel, interpretarono la catastrofe come un castigo del cielo, insistendo perché il teatro non fosse più ricostruito. Dal loro punto di vista, la pretesa era perfettamente giustificata; anche quando le dighe, che difendono il paese dal mare, si trovarono minacciate dal paalworm, un insetto che le rodeva, gli stessi predicatori, interpretando anche questa minaccia come un segno dell'ira di Dio, avevano avanzato con lo stesso pretesto la stessa pretesa. Tuttavia il governo della città non si lasciò impressionare e si costruì sul Leidsche Plein un teatro in legno, nell'identico posto dove si trova l'attuale Teatro comunale. Nel 1795, quando la Repubblica delle Provincie Unite fu trasformata in Repubblica Batava, sul modello della Repubblica Francese, il teatro passò addirittura al comune; le due istituzioni di beneficenza, che da venti anni non avevano più avuto alcun profitto dal teatro, non ebbero difficoltà a cedere i loro diritti diventati senza valore. Il periodo dal 1795 al 1820 fu di grande prosperità per il teatro, non tanto per merito del repertorio, quanto per la bontà degli attori: Ward Bingley, la signora Ziesenis Wattier, Snoeck, Jelgerhuis, Dirk Sardet, Th. Johann Majofski ed altri. Seguì un mezzo secolo di decadenza, causata in gran parte dalla cattiva amministrazione dei commissarî del comune. Erano sorti intanto anche teatri concorrenti. Il teatro lirico specialmente (opera, opera comica e operetta) al quale si dedicavano, verso la fine del sec. XVIII, anche gli attori del Teatro comunale, veniva coltivato ad Amsterdam anche su altre scene.

Così, per es., nel 1784, venne fondata la Compagnia tedesca ebraica. Si trattava di dilettanti i quali davano opere tedesche, oppure tradotte in tedesco. Non tardarono a procurarsi per le loro esecuzioni una baracca di legno sul Joden Houtmarkt (mercato di legname degli ebrei). Chiesero invano il permesso di poter dare, durante l'estate, qualche esecuzione nel Teatro comunale. Tuttavia, fu loro concesso di cantare due volte la settimana nell'Operahuis (Casa dell'opera) nell'Amstelstraat. Essi eseguivano di preferenza Mozart. Una compagnia italiana li sostituì nell'Operahuis nel 1808, godendo la protezione speciale di re Luigi Bonaparte, il quale assisteva spesso alle rappresentazioni (direzione Stefanini). Ma la prosperità fu di breve durata: la compagnia lasciò l'Olanda prima ancora della partenza di re Luigi (1810).

Nella seconda metà del sec. XVIII, esistette ad Amsterdam anche una compagnia lirica francese, il Collège dramatique et lyrique che prima cantava in un albergo (De Gouden Bal "La palla d'oro") ma ebbe in seguito una baracca decente sul Leidsche Plein, sul lato SE. del teatro. Direttori erano Dalainval e Fleuremont. Ebbero spesso cantanti illustri, appositamente chiamati da Parigi. Nel 1788 la compagnia si trasferì all'Erwtenmarkt (mercato dei piselli), dove nel 1788 venne inaugurato un piccolo ma elegante Théâtre Français. Con la rivoluzione la compagnia si sciolse, e fu sostiuita, sotto la Repubblica Batava, da un'altra compagnia.

Seguì un periodo di decadenza per il Teatro comunale (1820-1872), durante il quale i concorrenti si moltiplicarono. Nel 1852 i sigg. Schoemer e Van Lier aprirono il loro Grand Théâtre des Variétés, ove recitarono spesso compagnie straniere; durante la guerra franco-prussiana del 1870, quando a Parigi tutti i teatri erano chiusi, vi recitarono sempre compagnie francesi. Dopo molte vicissitudini, il Théâtre Français fu venduto per debiti nel 1855.

Oggi la vita teatrale è fiorente. Il teatro provvisorio del Leidsche Plein è stato sostituito nel 1874 da un bellissimo teatro stabile, gestito dal comune e dato in affitto a una compagnia stabile, il Vereenigd Tooneel (Teatro unito) diretta da Verbeek e Verkade, mentre alcune volte vi recitano anche altre compagnie importanti, come Het Schouwtooneel (direzione Van der Horst e Musch) e la compagnia Rotterdamsch-IIofstad-Tooneel (teatro della Residenza) de L'Aia. Esistono poi anche il Paleis voor Volksvlijt (palazzo per l'industria popolare), già destinato a sede di esposizioni, e in seguito adattato al nuovo uso), il Hollandsche Schouwburg (teatro olandese) ed il Rika-Hopper-Schouwburg (teatro Rika-Hopper), sebbene soltanto l'ultimo abbia una compagnia stabile. Il teatro di prosa gode in Olanda di una maggiore popolarità che non il teatro lirico. I più grandi attori dell'ultimo tempo sono Louis Bonwomeester e Willen Royaards. Accanto all'Opera Francese a L'Aja, che deve la sua conservazione più che altro al desiderio di favorire il corpo diplomatico e che dà esecuzioni anche ad Amsterdam, i teatri lirici principali sono l'Opera Olandese e quella Italiana (Co-Opera-tie, "Cooperazione") che si dànno il turno ad Amsterdam, a Rotterdam e a L'Aia.

Bibl.: N. C. Wybrands, Het Amsterdamsche Toonel 1617-1772, Utrecht 1873; Dott. J. A. Worp, Geschiedenis van het drama en van het Toneel i Nederland (storia del dramma e del teatro in Olanda), Groninga 1904-1907; idem, Geschiedenis van den Amsterdamschen Schouwburg 1496-1772 (storia del teatro d'Amsterdam), ediz. completata fino al 1872 dal dott. J. F. W. Sterck, Amsterdam 1920; J. H. Rossing, Het Toneel (il teatro), in Een halve eeuw (un mezzo secolo), album commemorativo del giornale Nieuws van den Dag (1898); J. Fransen, Les Comédiens français en Hollande au XVII et au XVIII siècles, Parigi 1925.

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