ANANAS

Enciclopedia Italiana (1929)

ANANAS

Domenico LANZA

. Dal nome brasiliano nana i Portoghesi fecero ananaz, nome accolto in italiano, in francese e in tedesco; gli Spagnoli lo chiamarono piña, per la somiglianza del frutto ad una pina, che pure dette origine al nome inglese pine apple. Con questo nome si indica tanto la pianta quanto il frutto dell'Ananas sativus Schult. (Bromelia Ananas L.), pianta della famiglia delle Bromeliacee, perenne, acaule, costituita da un ciuffo di foglie radicali lineari lunghe fin oltre un metro, divergenti e curvate in fuori, coperte di una polvere glauca, generalmente armate ai margini di spine. Dal mezzo del cespo sorge lo scapo portante l'infiorescenza oblunga, formata da molti fiori sessili fittamente stipati, lunghi 2-3 cm., di color violaceo, all'ascella ciascuno di una brattea. Il frutto è un sincarpio della forma all'ingrosso di una pina, costituito dall'insieme dei singoli fruttini saldati fra di loro, con l'asse e con le brattee, delle quali restano libere e sporgenti soltanto le estremità, e sormontato da un ciuffo di foglie (corona); la sua polpa è succosa, subacida e zuccherina, dotata di un profumo speciale gratissimo; i semi generalmente abortiscono; talvolta se ne trova qualcuno nella parte basale del frutto.

L'ananas è originario dell'America tropicale, dove è coltivato da antichissimo tempo e dove si incontra anche allo stato spontaneo. Il frutto per la sua strana bellezza e per la sua bontà destò subito l'ammirazione dei conquistatori europei. Tutti i primi scrittori sull'America ne parlano; uno ne fu portato a Carlo V, il quale però ne diffidò e non volle assaggiarlo. La pianta fu ben presto trasportata nelle Indie orientali, ed ora la sua coltivazione è diffusa nella zona tropicale di tutto il globo, dove in varî luoghi è anche inselvatichita. Una volta la coltura in serra dell'ananas fu assai praticata in Europa, principalmente in Inghilterra, in Francia, nel Belgio: si producevano in tal modo magnifici frutti per il consumo locale, ma di costo elevatissimo; oggi, grazie ai perfezionati mezzi di trasporto, questi, come altri frutti tropicali, sono importati in grandissima quantità nelle regioni temperate dalle calde, per talune delle quali essi costituiscono una delle principali risorse. I paesi maggiormente esportatori sono la Florida, le isole Bahama, le Antille, le Azzorre, Singapore, le isole Hawaii.

Come di ogni pianta coltivata da secoli e in contrade diverse, il numero delle varietà è adesso grandissimo; differiscono per le foglie spinose o no (le razze senza spine sono in molti luoghi preferite per la facilità di trattamento colturale e di raccolta), per la grandezza del frutto (1-5 kg. e più), per la forma di esso, più o meno ovale-conico, per il colore giallo, rossastro, violaceo, bianco, per il sapore più o meno dolce e più o meno acido, per la serbevolezza. Fra le varietà più apprezzate si citano: Abacà, Black e Red Jamaica, Cayenne con spine, Cayenne senza spine, Green e Red Ripley, Porto Rico, Red Spanish.

Si coltiva l'ananas in taluni paesi al livello del mare, in altri sino a considerevoli altezze: non importa neanche che il terreno non sia ricco e profondo, poiché le sue radici sono superficiali, ma è essenziale che il clima sia costantemente caldo e non soffra abbassamenti di temperatura, che il terreno sia perfettamente permeabile, sicché l'acqua possa filtrare facilmente, giacchè l'umidità stagnante fa marcire le radici. Si moltiplica per mezzo dei rigetti che ogni pianta produce alla base o dei germogli della corona del frutto; essi si piantano in filari a 50-75 cm. l'uno dall'altro, lasciando un maggiore spazio tra i filari. Poche sono le cure colturali che richiede, potendo considerarsi fra le piante dei paesi tropicali come pianta rustica: basta nettare il terreno dalle erbe; è necessario irrigarlo nella stagione secca; gli giova una mezza ombra; non ha neanche molto bisogno di concimazione.

La prima raccolta dei frutti si ha 15-20 mesi dopo la piantagione e si ripete per cinque, sei o più anni mediante i polloni che nascono al piede delle piante che hanno fruttificato; dopo bisogna rinnovare la piantagione, destinando per qualche anno il terreno ad altra coltura. La raccolta è fatta da operai, muniti di forti guanti e gambali per difendersi dalle spine, che tagliano o stroncano il frutto con circa 10 cm. di gambo. Per l'esportazione le ananasse si raccolgono a mezza maturità, ed essendo frutti di natura delicatissima, bisogna scegliere solo quelli integerrimi, evitare qualunque ammaccatura, che porterebbe rapidamente all'infracidimento, e imballarli con somma cura.

Oltre che al consumo locale ed al commercio dei frutti freschi, una gran parte del raccolto è destinato alla conservazione in scatole: si fanno perciò bollire i frutti nel succo di ananasse stesse, o s'immergono, tagliati a fette, in sciroppi, ecc.

Alle Azzorre gli ananas si coltivano in grande sotto ripari di vetro. In alcuni luoghi della Spagna si coltivano all'aria aperta, ma dànno frutti scadenti. Le foglie degli ananas selvatici (i cui frutti non sono eduli), ed anche di quelli coltivati, sono usate per la produzione di fibra, la quale, secondo la qualità, si impiega per la fabbricazione di cordami e di tessuti. Principalmente alle Filippine se ne produce in grande quantità, lunga, sottilissima, tenacissima e lucida come la seta; di essa si fabbricano tessuti leggieri e finissimi, più fini della batista di lino (batista di ananas, nipis piña).

Bibl.: A. De Candolle, Origine des plantes cultivées, Parigi 1883; P. Hubert, Ananas, Parigi 1908; H. Jumelle, Les cultures coloniales: légumes et fruits, Parigi 1913; E. O. Fenzi, Frutti tropicali e semitropicali, Firenze 1916.

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