Anche

Enciclopedia Dantesca (1970)

anche (anco)

Freya Anceschi

Le due forme si alternano nel lessico dantesco senza apparente differenziazione di funzione o di significato, in prosa e in poesia, in rima e no, anteposte o posposte agli elementi della frase cui si riferiscono, o separate da essi con interposizione di altre parole, all'inizio del periodo o in posiziòne intermedia, precedute spesso dalla congiunzione ‛ e ', talvolta in inciso: sempre secondo un'intuizione, o una scelta, stilistica. Ricorrono con abbondanza di esempi come congiunzione che riprende o continua un discorso, aggiungendo altre cose a quanto già detto, cioè col valore di " inoltre ", " pure ": L'angoscia, che non cape dentro, spira / fuor de la bocca... / e anche a li occhi lor merito rende (Rime CXVI 30); E non siano li miseri volgari anche di questo vocabulo ingannati (Cv II X 7); E questa cotale figura in rettorica è molto laudabile, e anco necessaria (III X 6); Priscian sen va con quella turba grama, / e Francesco d'Accorso anche (If XV 110), dov'è da rilevare la particolare energia che dà alla frase la posizione posposta e finale dell'a. (nell'ediz. del '21, la diversità d'interpunzione - e Francesco d'Accorso; anche vedervi / ... colui potei - modifica il significato della frase, ma non altera il valore della congiunzione); e anco quest'ho caro / perché 'l discerni rimirando in Dio (Pd VIII 89); Ma elle non fur anche dispittose (Fiore XCV 6).

Altri esempi in Vn XV 3, XIX 16, XXIV 5, XXXVI 3; CV II II 4, VI 9,XIII 5,III V 12 (due esempi), V 20, IX 12, XIII 5, IV V 5, IX 3 e 7, XIV 2, XXII 15, XXV 11, XXVIII 11 e 14; If VII 33 e 117, XII 2, XVIII 96, XXII 73 e 86, XXVIII 77 e 106, Pg VII 124, XII 60, XXIX 69, XXXIII 76, Pd XI 34, XXIX 43, XXXII 47; Fiore LXXXIII 10). Nell'oscuro passo di Cv IV XV 9 [de li quali] le sentenze anco [non] sono in contro, non si riesce a riconoscere se abbia questo valore, o non piuttosto quello di " ancora " (cfr. il commento di Busnelli-Vandelli).

Con il significato di " per di più ", " oltre a ciò ", " in aggiunta ", non dissimile quindi dal precedente, si trova spesso in principio di periodo o di frase, o è comunque riferito non a un singolo elemento della proposizione ma a tutta la frase, o almeno al verbo, assumendo in tali casi un particolare valore rafforzativo, come in Vn XXV 2 Dico anche di lui che ridea; Cv I XIII 6 Anche, è stato meco d'uno medesimo studio, e ciò posso così mostrare; Pg III 144 Vedi oggimai se tu mi puoi far lieto, / revelando... / come m'hai visto, e anco esto divieto; Pd XIX 10 io vidi e anche udi' parlar lo rostro; XXIV 129 tu vuo' ch'io manifesti / la forma qui del pronto creder mio, / e anche la cagion di lui chiedesti. Fiore CCXIII 7 Paura quello stormo ebbe vincuto, / e anche un altro, se vi fosse essuto; cfr. inoltre Vn XV 8, XXIV 4, XXV 2, XXVI 9; Cv I II 17, VII 13, XIII 8, II IV 7, X 7, III II 11, V 18 (Conviene anche che lo cerchio...), X 9, XI 8 (2 volte), XIII 14, IV XXVII 10, 12 e 16; Pd XXI 31; Fiore LIII 4, CLII 7.

Un unico esempio di costrutto contrappositivo è documentato in Pd XXIV 135 a tal credere non ho io pur prove / fisice e metafisice, ma dalmi / anche la verità che quinci piove / per Moïsè, per profeti e per salmi.

In due luoghi del Fiore, preceduto dall'avverbio ‛ non ', acquista il valore di " neanche ", " neppure ": a ben far non fu anche conoscente (CXCIII 7), e' non fece anche oltraggio (CXCVII 12).

Preceduto dal verbo ‛ potere ', ne rafforza il valore concessivo in Cv III IX 13 Però puote anche parere così per l'organo visivo, cioè l'occhio, e IX 15 E però puote anche la stella parere turbata.

Con la funzione di avverbio, è sinonimo di " ancora ", in Vn XVII 6 E poi che alquanto ebbero parlato tra loro, anche mi disse questa donna che m'avea prima parlato, queste parole; Cv III V 18 e poi, quando è tornato [lo sole], va sotto la Libra, e anche si parte e va ver Lucia; If XXII 31 I' vidi, e anco il cor me n'accapriccia; Pg VIII 43 E Sordello anco: " Or avalliamo ornai / tra le grandi ombre... "; altri esempi in Vn XVI 1, XXI 1, XXII 4, Cv IV VIII 7, If VII 67, XVII 67, XXII 92.

In costrutto negativo è presente in Vn XL 2 Questi peregrini mi paiono di lontana parte, e non credo che anche udissero parlare di questa donna; Pg X 28 Là sù non eran mossi i piè nostri anco, / quand'io conobbi intorno quella ripa; Pd XIV 91 E non er'anco del mio petto essausto / l'ardor del sacrificio, e anche Rime XCIII 9 Ma s'ella è donna che porti anco vetta, dove la negazione è sottintesa.

All'anco di Pg XXX 56 Dante, perché Virgilio se ne vada, / non pianger anco, non piangere ancora; / ché pianger ti conven per altra spada, la maggior parte degli interpreti dà il valore di " ancora ", e la ripetizione dell'avverbio ancora, unita a quella del verbo piangere, è quanto mai efficace nelle prime parole, di rimprovero, che Beatrice rivolge all'innamorato non sempre rimasto a lei fedele: rivedendo lei, avrebbe avuto piuttosto motivo di piangere di vergogna per i propri trascorsi, pianto che a Beatrice pareva più opportuno, e sarebbe anche stato più gradito, del pianto per l'abbandono di Virgilio. Ma forse ancor più convincente è la spiegazione del Cesari: " ‛ Non avere tanta fretta di piangere per codesto: altro, altro ti aspetta '. Ed ecco qui l'ancora usato per ‛ così tosto ' ". Inoltre, riprendendo subito dopo il discorso (v. 73) con accorata concitazione, Beatrice di nuovo rafforza le parole col ripeterle: Guardaci ben! Ben son, ben son Beatrice. Altri commentatori vedono nel costrutto anco... ancora una sospensione del discorso e quindi la sua ripresa (Lombardi), oppure preferiscono dare ad anco il valore di " anche ", " per di più ", " in aggiunta ", che sottolinea l'inopportunità, in quel momento, di quel pianto, e vedono in ancora l'esortazione perentoria a smettere (Mattalia).

In alcuni esempi equivale più precisamente a " di nuovo " " un'altra volta ": E però dimorando ancora nel medesimo luogo, donne anche passaro presso di me (Vn XXII 5); E quando se' con lui un poco stato, / anche 'l risalutrai (Rime LXIII 6); e avanti che sien [le anime] di là discese, / anche di qua nuova schiera s'auna (If III 120); volse la testa ov'elli avea le zanche, / e aggrappossi al pel com'om che sale, / sì che 'n inferno i' credea tornar anche (XXXIV 81); Finitolo [l'inno] anco gridavano (Pg XXV 130).

In If XXI 39 Mettetel sotto, ch'i' torno per anche / a quella terra, che n'è ben fornita, la locuzione ‛ per a. ' intensifica il valore dell'espressione; ad essa anzi alcuni commentatori (Guido da Pisa, Andreoli e la Crusca5) danno il valore del pronome " altro ", intendendo: torno per prendere ancora altri barattieri.

Altre volte equivale a " pure ", " ugualmente ", " allo stesso modo ": e però dico che ivi lo cuore anche intendo per l'appetito (Vn XXXVIII 6); Che se lo figlio del villano è pur villano, e lo figlio fia pur figlio di villano e così fia anche villano, e anche suo figlio, e così sempre (Cv IV XIV 4); un'altra [anima] " I' sono Oreste " / passò gridando, e anco non s'affisse (Pg XIII 33); cfr. inoltre Cv I XI 4, II VIII 12, III XI 8, XV 8, IV XXV 3.

In Pd XXX 76 così mi disse il sol de li occhi miei. / Anche soggiunse: " Il fiume e li topazi... ", ha il valore semantico di " quindi ", " poi ".

Col significato di " anzi " è presente in Rime XCI 53 e anche più ch'a torto / mi par di servidor nome tenere; Cv III XV 9 Avrebbelo [il desiderio naturale] anco la Natura fatto indarno, però che non sarebbe ad alcuno fine ordinato.

In Rime CI 29 io l'ho chesta in un bel prato d'erba / innamorata, com'anco fu donna, significa " mai ", secondo l'uso provenzale.