PETRONI, Andrea Antonio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 82 (2015)

PETRONI, Andrea Antonio

Mariadelaide Cuozzo

– Nacque a Venosa (Potenza) l’8 luglio 1863 da Francesco, falegname, e Maria Nicola Palmieri, terzo di cinque fratelli e sorelle. Compì gli studi elementari nella sua città, dove giovanissimo, nel 1874, trovò lavoro come copista presso l’ufficio del registro del Comune. Come risulta dai documenti conservati presso gli archivi del Comune di Venosa e dell’Accademia di belle arti di Napoli, frequentò la scuola del Seminario di Venosa e successivamente, avendo mostrato una spiccata propensione per il disegno, ottenne dalla Provincia di Basilicata una pensione destinata al mantenimento agli studi fuori dalla regione di giovani meritevoli provenienti da famiglie poco abbienti. Nel 1880 poté dunque trasferirsi a Napoli, iscrivendosi al Real Istituto di belle arti, dove nel 1881 il pittore orientalista Vincenzo Marinelli, anch’egli lucano come Petroni, sostituì Domenico Morelli alla cattedra di pittura. Contemporaneamente, per riempire le lacune nella sua istruzione, Petroni prese lezioni private di materie letterarie. La Deputazione provinciale di Basilicata gli elargì nel 1885 e nel 1888 altre due borse di studio che gli consentirono di proseguire gli studi di pittura presso l’Accademia napoletana.

Fra le prime prove artistiche di Petroni si annoverano due tele appartenenti al Comune di Venosa: Folklore locale (1882) e Preghiera al tramonto (1884): opere di tono e contenuto diverso che evidenziano come, fin dagli esordi, il pittore si mostrasse in certa misura incerto nella scelta fra la via del “vero” e quella del “simbolo”. Se infatti la prima, raffigurante un umile interno contadino, è caratterizzata da un verismo folklorico attento alla descrizione minuta di ogni dettaglio d’ambiente, la seconda, avente a soggetto una donna in preghiera in un cimitero, è invece connotata da un intimismo psicologico venato di una malinconia crepuscolare. La medesima oscillazione è riscontrabile in alcuni dipinti successivi, anch’essi appartenenti al Comune di Venosa: Barca con vela (1885), affine alle visioni simboliste di Dalbono e prossimo alla pennellata frantumata e ai preziosismi formali di Mariano Fortuny e Francesco Paolo Michetti; Processione (1886) e Ritratto di donna (1889), che riecheggiano i soggetti folklorici di Giacomo Di Chirico, pittore di una generazione precedente, anch’egli venosino. Nel 1884, con il dipinto di soggetto storico-patriottico Luigi La Vista morto sulle barricate, Petroni partecipò per la prima volta a una mostra della Società Promotrice ‘Salvator Rosa’ di Napoli, dove sarebbe ripetutamente tornato a esporre fino al 1911; nel 1888 e nel 1890 vi presentò due pastelli, tecnica che riscoprì anche grazie alla sua amicizia con il pastellista salentino Giuseppe Casciaro: Vorrei e La mia modella, che vennero entrambi acquistati dal re Umberto I.

Petroni fu artista versatile, padrone di tecniche diverse; di non secondaria importanza fu infatti anche la sua attività di decoratore e illustratore. Nell’ultimo decennio del secolo sue illustrazioni dall’accurato tratto naturalistico apparvero su riviste napoletane come La tavola rotonda e Napoli-Eden e su fascicoli dedicati alla festa canora di Piedigrotta. La sua attività di illustratore proseguì nel primo Novecento recependo influssi della grafica Liberty, ad esempio nel manifesto per l’Esposizione di Igiene del 1900 e nelle copertine realizzate fra il 1924 e il 1925 per la rivista La Basilicata nel mondo. Con il pannello di gusto floreale umbertino Figura femminile con colombe, prese parte nei primi anni Novanta al ciclo decorativo per il Caffè Gambrinus di Napoli, portato a termine nel 1893, cui collaborarono vari fra i migliori artisti di scuola napoletana e che costituì uno dei casi più riusciti di cooperazione fra architettura, decorazione e arti figurative della Belle époque italiana. Due studi preparatori per il pannello, uno dei quali fu donato da Petroni all’amico scultore Giuseppe Renda, sono conservati in collezione privata napoletana.

In questi anni l’attività espositiva di Petroni crebbe sia sul piano quantitativo che su quello qualitativo, ampliandosi a livello nazionale e internazionale: oltre che alle mostre della Promotrice napoletana, dove nel 1896 espose l’opera Ninnella, partecipò nel 1895 a Roma alla LXVI Esposizione Nazionale della Società amatori e cultori di belle arti con Gli amici, ripresentato l’anno seguente alla I Esposizione Triennale di Torino; nel 1897 presentò a Milano, alla III Esposizione Triennale della Reale Accademia di belle arti di Brera, il dipinto d’impronta veristico-sociale Istruzione obbligatoria; nel 1899 prese parte con il pastello Prima dell’assalto all’Esposizione Internazionale di belle arti del Principato di Monaco.

Alla fine del secolo Petroni era bene inserito nell’ambiente artistico e culturale partenopeo, fra istanze veriste e simboliste, orientamenti realistico-sociali e insorgenti tendenze di gusto Liberty. Il suo studio aveva sede sulla collina del Vomero, allora un’oasi rurale ai margini del centro cittadino che veniva scelta da diversi artisti, come lo stesso Casciaro. Di particolare importanza furono i rapporti che Petroni strinse con il celebre meridionalista Giustino Fortunato, il quale influì non poco sugli sviluppi della sua ricerca in direzione sociale e umanitaria, lungo la linea introdotta in Italia, nell’ultimo ventennio dell’Ottocento, da artisti come Teofilo Patini, Achille D’Orsi e Vincenzo Vela. Fortunato fu anche suo collezionista: gli appartennero, ad esempio, i dipinti Ingresso alla villa (1901, coll. privata; Padula, 2002, p. 44), che reca una dedica allo studioso, e Tra Accettura e Stigliano, esposto alla Promotrice napoletana del 1911 insieme a un altro paesaggio lucano, Nel bosco di San Cataldo. Questi soggetti lucani segnalano una svolta nella produzione del pittore, seguita a un suo soggiorno in Basilicata nel 1903. Dopo quel viaggio e molto probabilmente sotto l’influenza del pensiero di Fortunato, Petroni iniziò infatti a dedicare all’ambiente naturale e all’umile popolazione contadina della propria terra di origine, diverse opere che espose nel 1904 presso il Circolo Artistico Politecnico di Napoli e nel 1906 alla Mostra Internazionale di belle arti di Milano, dove presentò anche un dipinto di soggetto diverso: Inaugurazione del nuovo valico del Sempione, celebrativo dell’apertura del traforo, avvenuta in quell’anno. I titoli di vari dipinti esposti in queste mostre sono eloquenti: Impressioni presso StiglianoIn Basilicata, Contadino di AviglianoLa valle dell’AgriContadini di LagonegroIl ritornoImpressione in Basilicata. Fra le opere esposte a Napoli nel 1904, I randagi (successivamente intitolato Dove?), venne donata a Vittorio Emanuele III, mentre Riposo nella Val d’Agri, dipinta nel 1903 e una cui replica autografa del 1933 è conservata presso la Pinacoteca Provinciale di Potenza, era dedicata al ministro Giuseppe Zanardelli a ricordo del suo viaggio in Basilicata del 1902.

In quest’ultima tela, raffigurante un contadino lucano che spezza un tozzo di pane sullo sfondo di un arioso panorama della Val d’Agri, la figura del contadino appare evidentemente ispirata a quella presente nel dipinto A mezzodì di Nicola Parisi (Napoli, Museo di Capodimonte).

Nel 1905 venne pubblicata sulla rivista milanese Natura ed arte una recensione di Lucio Lucilio su Petroni molto elogiativa, in cui egli appariva come un artista affermato, il che comportò la soppressione del sussidio di cui aveva usufruito fino a quel momento; l’artista concorse allora, vincendola, a una nuova borsa di studio bandita dalla Provincia di Potenza, ma tre mesi dopo anche questa gli venne revocata. Fra gli ultimi dipinti a carattere folklorico di Petroni di cui si ha notizia, ricordiamo Funerale in Basilicata (1907) e La festa di Pierno in Basilicata, presentato all’Esposizione Internazionale d’arte di Buenos Aires del 1910. Dopo avere realizzato alcuni ritratti di stampo realistico-accademico, fra cui quattro tondi del 1909 commissionatigli dalla Provincia di Potenza per celebrare uomini illustri appartenenti alla storia della Basilicata (Orazio FlaccoLuigi La VistaNicola SoleMario Pagano; Potenza, Pinacoteca Provinciale), dal 1910 Petroni iniziò a dedicarsi anche a soggetti ispirati alla storia antica della Basilicata, in dipinti come Dove fu Heraclea, acquistato dalla regina Margherita, e Magna Grecia, con i quali partecipò alla IX Biennale di Venezia.

Nei primi anni Dieci Petroni si trasferì a Roma, dove avrebbe trascorso i suoi ultimi trent’anni di vita. Nella capitale, percorsa da correnti di rinnovamento secessioniste e futuriste, compì le opere più impegnative e notevoli della sua carriera: due cicli decorativi per edifici pubblici, commissionatigli l’uno dal ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio mentre era in carica come ministro il lucano Francesco Saverio Nitti, e l’altro dall’Istituto Superiore delle scienze economiche e commerciali. Questi lavori ebbero ampia risonanza, dandogli maggiore notorietà e portandolo a contatto con il vivace ambiente artistico romano.

Il primo dei due cicli venne realizzato fra il 1914 e il 1918, in pieno conflitto bellico, all’interno del cosiddetto ‘Parlamentino’ del palazzo dell’Agricoltura, allora di recente costruzione. Comprende due fregi a fasce orizzontali che percorrono la parte superiore delle pareti dell’ampia sala a emiciclo, dei pannelli posti più in basso e due pitture a soffitto. Gli affreschi, che valsero al pittore l’apprezzamento di Gabriele D’Annunzio, raffigurano con raffinato simbolismo di gusto decorativo Liberty allegorie dell’agricoltura, della caccia, della pesca, del commercio e dell’industria. Sul soffitto semicircolare la figura possente di un seminatore che percorre i campi arati è dotata di un dinamismo plastico memore di Millet e forse già al corrente delle innovazioni boccioniane. Il prestigioso incarico permise a Petroni di conoscere vari artisti italiani coinvolti negli apparati decorativi dell’edificio, fra cui Duilio Cambellotti.

Nel 1927 Petroni realizzò nell’aula magna dell’Istituto Superiore delle scienze economiche e commerciali, oggi sede della Facoltà di architettura ‘Ludovico Quaroni’, un secondo ciclo di pitture a carattere allegorico, riferito a temi legati agli studi di Economia e intitolato Scienze, Vita, Politica. Le raffigurazioni, svolte su tonalità dorate ed elegantemente sagomate sulle pareti così da integrarsi alle partiture architettoniche, mostrano un’ulteriore maturazione del linguaggio dell’artista in direzione di un simbolismo tardo-Liberty venato di classicismo e michelangiolismo, in cui influssi stilistici di Sartorio e Cambellotti convivono con soluzioni linearistiche e geometrizzanti dalla tenue eco futurista.

Successivamente alle due imprese decorative, non si hanno più notizie dell’attività artistica di Petroni. Nonostante le sue ripetute richieste, non gli venne concessa la pensione di vecchiaia.

Morì in un ospizio di Civita Castellana il 25 agosto 1943, dopo essere stato investito da un’automobile nel centro di Roma.

Fonti e Bibl.: L. Lucilio, Pittori e illustratori: Andrea P., in Natura ed arte, Milano 1904-1905, pp. 153-160; P. De Luca, Un caffè artistico, ibid., Milano 1905-1906, pp. 119-127; Id., Note critiche sulla esposizione internazionale d’arte in Venezia, ibid., Milano 1905, pp. 153-167; A. Tripepi, Dove fu Heraclea e Magna Grecia di P. all’esposizione di Venezia, in Il Lucano, 1910; T. Sillani, Andrea P., in Vita di Roma, Roma 22 dicembre 1912; E. Giannelli, Artisti napoletani viventi. Pittori, scultori ed architetti, Napoli 1916, s.v.La decorazione di Andrea P. alla “Sala delle adunanze” al Ministero dell’Agricoltura, in Regina, XVII (ottobre 1920); A.M. Comanducci, I pittori italiani dell’Ottocento, Milano 1934, s.v.; N. Palleggiano, 5 artisti lucani, in Quaderni lucani, Napoli 1958, pp. 39-42; N. Palleggiano, Andrea P., in Aspetti letterari. Lucania d’oggi, VI (1959), p. 51; A. Cipriani et al.Il palazzo dell’Agricoltura, Roma 1982, pp. 57-62; F. Noviello, Storiografia dell’arte pittorica popolare in Lucania e nella Basilicata, Venosa 1986, pp. 146-148; S. Padula, Andrea P., in Pittori lucani dell’800 e dei primi del ’900 (catal., Potenza), a cura di S. Abita, Matera 2002, pp. 43-46; M. Cuozzo, Illustrazione e grafica nella stampa periodica napoletana dalla Belle Époque al fascismo, Napoli 2005, pp. 46-48 e 55 nota 89; F. Bardati, Piazza Borghese, in La Facoltà di Economia. Cento anni di storia: 1906-2006, a cura di R. Cagiano de Azevedo, Roma 2006, pp. 91-101; I. Valente, Presenze di artisti lucani nella cultura figurativa napoletana, in Potenza Capoluogo 1806-2006, II, Spazio, economia, cultura, a cura di L. Calabrese, A. D’Andria, R. Piro, L. Restaino, Santa Maria Capua Vetere 2008, pp. 952-953; M. Cuozzo, Dentro e oltre il “luogo”. Tracce per una storia dell’arte in Basilicata nel Novecento, ibid., p. 956 e nota 5.

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