BARBAZZA, Andrea

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 6 (1964)

BARBAZZA, Andrea

Nicola De Blasi

Nacque a Bologna tra il 1581 e il 1582 dal conte Bartolomeo. L'estensore della sua biografia nelle Memorie, imprese e ritratti de' Signori Accademici Gelati di Bologna (Bologna 1672, pp.17-19) fissa la sua nascita al 7 nov. 1597, ma è da ritenersi sia incorso in errore, come già fece notare il Mazzuchelli, se si pensa che nel 1607 il B. fu eletto fra gli Anziani della sua città.

Espertissimo di arte cavalleresca, si acquistò gran nome come giudice di campo nelle giostre e nei tomei, e veniva spesso invitato ad esprimere pareri, anche per iscritto, su questioni d'onore. Era intanto fra i protagonisti della vita letteraria della sua città. Ascritto alle Accademie degli Indomiti e della Notte di Bologna, a quella degli Incogniti di Venezia, fu in corrispondenza con i più celebri letterati dell'età sua: Claudio Achillini, Angelico Aprosio, Pietro Della Valle, Giambattista Basile e, sopra tutti, Giambattista Marino, che più volte ospitò nelle sue case di Bologna.

Nel 1611 il B. passò a Mantova, ove fu al servizio del cardinale Ferdinando Gonzaga con il titolo di maestro di camera. Sul finire dell'anno seguì il Gonzaga nel viaggio che questi intraprese in Spagna e in Francia ove fu insignito dell'Ordine dì S. Michele da Maria de' Medici.

Di ritorno da Parigi, nel 1612, il Gonzaga si trattenne per qualche tempo a Torino, alla corte di Carlo Emanuele I, e il B. si prodigò efficacemente per la liberazione del Marino che era in carcere da oltre un anno. Quando nel 1612 Ferdinando Gonzaga rinunciò al cappello cardinalizio per assumere la successione del ducato di Mantova, il B. lo seguì in questa città come primo cameriere e come consigliere intimo. Ma restò a corte solo pochi mesi. Il 26 apr. 1614 sposava a Bologna la contessa Bianca Bentivoglio, nipote di Bianca Cappello, dalla quale ebbe un unico figlio, Ferdinando.

Eletto per la seconda volta fra gli Anziani nel 1616, il B. si trattenne per qualche anno a Bologna, ma nel 1624 era già a Roma alla corte di Urbano VIII. In questa città risiedé fino a tutto il 1632, acquistandosi il favore del pontefice e del cardinale Piermaria Borghese. Partecipava alla attività di varie accademie: degli Intrecciati, dei Fantastici e degli Umoristi - di cui fu anche principe - con pubbliche lezioni e letture di componimenti poetici.

Nel 1627 usciva a Venezia il quarto libro Dell'Occhiale di Tommaso Stigliani nel quale si criticava con asprezza l'Adone del Marino e si attaccava il poeta morto già da due anni. Nella polemica che ne derivò s'inserì anche il B., sotto lo pseudonimo di Robusto Pogommega, con Le Strigliate a Tomaso Stigliano, dedicate al cardinale Piermaria Borghese e pubblicate in Spira (Napoli?) nel 1629. L'opera, in cui criticava lo Stigliani citando direttamente dall'Occhiale e dal Mondo Nuovo, ebbe due successive edizioni, nel 1638 e nel 1649, anch'esse con luoghi di stampa fittizi.

Il soggiorno romano del B. fu interrotto due volte: nel 1628, per la sua terza elezione fra gli Anziani di Bologna, e nel 1629 per la morte di Bianca Bentivoglio. In questa occasione il B. scrisse una Canzone in morte della contessa Bianca Bentivoglj, pubblicata a Bologna nel 1631, che, pur nel generale manierismo, esprime in forma convincente gli affettuosi sentimenti del poeta.

Nel 1642 il B., tornato definitivamente a Bologna, entrò a far parte con il nome di Ritroso dell'Accademia dei Gelati. Intanto veniva componendo azioni sceniche ed intermezzi per musica. Già erano stati eseguiti nel 1634 il suo Apollo e Dafne e nel 1640 Il rapimento di Proserpina con intermezzi di G. Lucca, pavese, opere mai stampate ed oggi perdute. Nel 1646 uscivano a Bologna La costanza amorosa,una favola tragicomica boschereccia in prosa recitata nel 1643 forse in casa dell'autore, e l'Armidoro, una favola pastorale.

Fu nominato senatore nel 1646 e gonfaloniere di giustizia nel 1651. Nel 1648 aveva sposato in seconde nozze la contessa Silvia Boccaferri, dalla quale ebbe due figli, Filippo e Bartolomeo.

Morì a Bologna il 7 ag. 1656, lasciando numerose opere, mai pubblicate ed oggi perdute, fra cui una raccolta di Rime varie e un volume di Lezioni accademiche.

Fonti e Bibl.: L. Allacci, Apes Urbanae sive de viris illustribus qui ab anno MDCXXX per fotum MDCXXXII Romae adfuerunt, Romae 1633, p. 257; Le glorie degli Incogniti o vero gli huomini illustri dell'Accademia de' Signori Incogniti in Venetia, Venetia 1647, pp. 22-25; A. Aprosio, La Biblioteca Aprosiana, Bologna 1673, pp. 324-330; G. Cinelli Calvoli, Biblioteca volante, I, Venezia 1734, p. 93; L. Allacci, Drammaturgia accresciuta e continuata fino all'anno 1755, Venezia 1755, coll. 76, 98, 114, 223, 658; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 1, Brescia 1758, pp. 287-289; G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, I, Bologna 1781, pp. 354-358; IX, ibid. 1794, p. 37; A. Bertolotti, Artisti in relazione coi Gonzaga Signori di Mantova, Modena 1885, pp. 59 s.; C. Ricci, I teatri di Bologna nei secc. XVII e XVIII, Bologna 1888, pp. 243, 327-329; A. Albertazzi, Parvenze e sembianze, Bologna 1892, pp. 26-51; Id., Seicento tragico, in Nuova Antologia, 10 genn. 1906, pp. 93-98; Lirici marinisti, a cura di B. Croce, Bari 1910, pp. 200, 533; A. Albertazzi, Il cav. B. poeta e marito, in Il secolo XX, XXII, 6 (1923), pp. 410-414; A. Belloni, Il Seicento, Milano 1947, p. 63.

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