BRUSTOLON, Andrea

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 14 (1972)

BRUSTOLON, Andrea

Camillo Semenzato

Nacque da Iacopo e da Maria Auregne il 20 luglio 1662 a Belluno. Il padre (Belluno, 10 nov. 1638 - ivi, 21 giugno 1709), statuario in legno e intagliatore, gli diede i primi insegnamenti nell'arte e lo mandò nel 1677 a Venezia, ove fu allievo di Filippo Parodi. Poco dopo, il B. fece un viaggio a Roma e in Romagna. Tornò quindi a Venezia, e il 25 apr. 1685 firmava a Belluno un contratto per l'esecuzione dell'altare delle Anime in S. Floriano a Pieve di Zoldo. È possibile che lo scultore si sia trattenuto a Venezia, ove eseguiva alcune importanti serie di mobili - per i Venier, i Correr, i Pisani - fino al 1695. In quell'anno tuttavia si trovava a Belluno (e non è improbabile che vi si fosse stabilito già da prima), ove scolpiva un gruppo di Angeli per la chiesa di S. Fermo. Nello stesso anno veniva inviata la Custodia di s.Teodora al convento delle monache agostiniane di Feltre. Nel 1696 presentava un modello per una portella, non realizzata, per la cappella del Tesoro nella chiesa del Santo a Padova (Biasuz, 1963), eseguiva il tabernacolo per la chiesa di S. Giovanni Battista di Forno di Canale e compiva il tabernacolo, oggi perduto, per la chiesa di S. Michele in Valle, a La Valle.

Nel 1699 il B. riscuoteva il saldo per l'altare della S. Croce nella chiesa di S. Valentino di Mareson; due anni dopo eseguiva l'ostensorio e il tabernacolo per la chiesa di Loreto a Belluno e nel 1702 scolpiva un'Assunta per la chiesa del seminario di Feltre. Del 1711 sono gli Angeli portalampada nella sagrestia della chiesa dei Frari a Venezia e nel 1715 veniva portato a Feltre il Reliquiario di s. Innocenza (oggi ad Amburgo). Nel 1722 riceveva un acconto per l'altare dell'Addolorata di Dosoledo che gli veniva saldato l'anno dopo. Ancora nel 1723 si accordava con il conte Andrea Miari per l'esecuzione della pala di S.Francesco Saverio per la soppressa chiesa dei gesuiti a Belluno (oggi in S. Pietro); nel 1724 scolpiva il tabernacolo per l'altare del Rosario nella chiesa di Cortina d'Ampezzo, ed era ospite, al suo ritorno, della famiglia Pampanini di Chiapuzza cui l'anno appresso regalava un Crocifisso; nel 1727 consegnava sei statue allegoriche in bosso al conte Tiopo Piloni, nel 1730 compiva la pala con la Crocifissione per la chiesa dei gesuiti (oggi in S. Pietro) a Belluno e l'anno seguente si impegnava a eseguire l'altare di S. Valentino per la chiesa omonima di Mareson di Zoldo. Il 25 ott. 1732 moriva nella sua casa di via Mezzaterra a Belluno.

Determinante per la formazione del B. fu il suo contatto col Parodi, che gli suggerì una vivacità e un'eleganza compositive rimaste sempre nella sua arte. Ma non mancarono di avere peso, soprattutto nelle fasi più avanzate dell'attività svolta nel Bellunese, anche una certa tradizione culturale tipica di quell'ambiente, ancora intrisa di ricordi gotici, e la presenza di altri artisti, come il pittore Gaspare Diziani, suo amico.

Per quanto il soggiorno veneziano e la conoscenza diretta dell'arte allora dominante gli avessero imposto una concezione monumentale della statuaria, rifluiva tuttavia in lui, anche attraverso la tradizione artigianale della scultura in legno, un gusto decorativo che lo portò a dedicare una parte notevole della sua attività all'esecuzione di mobili, cornici e altri arredi che gli procurarono fama e un generoso, duraturo consenso critico. Così avvenne che i grandi complessi eseguiti per i Correr (seggioloni, portavasi, ecc.), oggi a Ca' Rezzonico a Venezia, e per i Pisani (seggioloni in bosso con i simboli dei mesi), oggi al Quirinale, vadano posti tra le sue opere più rappresentative. A essi va aggiunto un ciclo statuario, con Allegorie sopra piedistalli con bassorilievi, eseguito per il conte Piloni (oggi a Feltre nella raccolta Zugni Tauro). Per quanto distanziate nel tempo, queste opere testimoniano una costante vena illustrativa ricca di spunti edonistici e di fermenti grotteschi che si fondono in un discorso molto agile e fantasioso. Ad esse vanno aggiunte anche, per la qualità elevata, alcune statue isolate, come la Maddalena penitente del Museo Correr di Venezia, o alcuni arredi religiosi, come l'altare delle Anime per la chiesa di S. Floriano a Pieve di Zoldo, gli Angeli portalampada della sagrestia dei Frari, il tabernacolo di Cortina, ecc. Invece nelle pale lignee, come quelle della chiesa di S. Pietro di Belluno con la Morte di s. Francesco Saverio e con la Crocifissione, la ricerca di effetti imitativi prevale sulla sua più genuina ispirazione. Non è sempre facile distinguere nel grande numero di opere minori attribuito al B. ciò che effettivamente spetta a lui e alla sua bottega. I numerosi disegni conservati presso il Museo Civico di Belluno, oltre ad essere intrinsecamente validi, mostrano sovente relazioni con opere eseguite e ci permettono di cogliere anche taluni aspetti del suo processo espressivo sempre ricco di fantasia.

Insieme con Francesco Pianta e Giacomo Piazzetta, il B. primeggia tra gli scultori in legno del barocco veneziano e si caratterizza per la sottigliezza e la disponibilità del suo virtuosismo, pronto ad assecondare con vivacità e fecondità inesauribile le esigenze di un genere che oscillava ai limiti di una retorica decorativa.

Dei numerosi fratelli del B. fu scultore anche Paolo (Belluno, 12 nov. 1664 - forse 1734), che collaborò con il fratello dal quale, insieme con la sorella Francesca, ereditò parte dei beni.

Fonti e Bibl.: Tutti i doc. sono pubblicati in G. Biasuz-M. G. Buttignon, A. B., Padova 1969. Vedi anche: A. Agosti, Elogio di A. B., Padova 1833; D. Zasso, Di A. B., Venezia 1880; R. Bratti, A. B., in Emporium, XXVIII (1908), pp. 17-31; A. Protti, A. B., ibid., pp. 383-390; O. Kutschera Woborsky, Ein Skizzenbuch des A. B. im Museo Civico zu Belluno, in Kunst und Kunsthandwerk, III-IV(1919), pp. 152 ss.; G. Biasuz-E. Lacchin, A. B., Venezia 1928; G. Mariacher, Nuovi appunti su B. a Ca' Rezzonico e al Museo Correr, in Boll. dei Musei Civici veneziani, X (1965), pp. 25-43; G. Biasuz, A. B. a Padova, in Arch. stor. di Belluno Feltro e Cadore, XXIX (1958), n. 143, pp. 72 s.; Id., Nuovi docc. sui rapporti di A. B. con l'Arca del Santo a Padova,ibid., XXXVIV (1963), n. 165, pp. 142-145; A.Coleridge, A. B., some additions…, in Apollo, LXXVII (1963), n. 13, pp. 209-212 (lo stesso in Boll. dei musei civici venez., VIII [1963], n. 4, pp. 18-24); C. Someda de Marco, I dossali del presbiterio del duomo di Udine, in Atti dell'Accad. di scienze,lettere e arti di Udine, s. 7, V (1963-66), pp. 132, 143-149; C. Semenzato, La scultura veneta del Seicento e del Settecento, Venezia 1967, ad Indicem; U.Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, pp. 150 s.; Encicl. Ital., VII, pp. 991 s.

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