BUSATI, Andrea

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 15 (1972)

BUSATI (Bussati, Busatti), Andrea

Luigi Menegazzi

Quasi non esistono notizie sulla vita di questo artista: ciò che si conosce di lui è desunto da alcuni documenti elencati dal Cecchetti e pubblicati dal Ludwig. Si ritiene che suo padre, Stefano, si sia trasferito verso la metà del sec. XV da Scutari, paese d'origine, a Venezia, dove un fratello viveva nel convento dei servi di Maria; in atti diversi sono nominati altri due fratelli del B., Luca Antonio e Francesco.

Andrea è citato, sempre in Venezia, con la qualifica di pittore in atti del 1503, 1507, 1509, 1527. Dopo il 1528, anno nel quale, abitando ai SS. Gervasio e Protasio, stila, il 4 agosto, il suo testamento, niente altro si sa di lui (tutti i docc. in Ludwig). La sua attività artistica è documentata da tre dipinti che, sebbene egli si definisca "allievo di Giovanni Bellini", lo qualificano come un mediocre, diligente ripetitore di motivi tratti da Gian Battista Cima da Conegliano: non avverte le inquietudini e i fermenti innovatori della pittura veneziana negli anni intorno al 1500 e attinge al solo Cima, che continuava a lavorare chiuso nel suo limpido mondo quattrocentesco. Il S. Antonio da Padova del Museo civico di Vicenza, firmato "Andreas Bussatis in Venecia pinxit", è derivato dal S. Antonio del polittico di Miglionico (Matera) che, eseguito da Cima nel 1499, si presume sia rimasto nel Veneto - più probabilmente a Venezia - per circa un secolo.

La fonte è stata individuata dal Pallucchini, e il Magagnato osserva nel paesaggio, dietro la figura del santo, riferimenti a quello della Annunciazione di Giovanni Bellini all'Accademia di Venezia. Giustamente giudicato dal Barbieri "copia... probabilmente contemporanea o di ben poco successiva" al polittico di Miglionico, non ha altro valore che quello del documento.

Anche il Compianto sul Cristo morto della National Gallery di Londra, in cui il dolore dei personaggi è rappresentato, ma non sentito, e la descrizione del paesaggio è semplice esercitazione priva di ogni palpito di vita, è imitazione scolastica di quello cimesco al Museo Puškin di Mosca (già coll. Stroganov), inferiore, per il probabile intervento di aiuti, al Compianto della Galleria Estense di Modena, che deve essere considerato, pur nella difficoltà di una datazione precisa, il prototipo. L'inserimento del dipinto nel catalogo delle opere del B. è dovuto al Gronau (in Thieme-Becker) e al Pallucchini: la lettura errata della firma, che è "Andreas busatti f...t do...i ulus Joanne belinu", lo aveva fatto ritenere di Sebastiano del Piombo. Per ragioni stilistiche il Davies lo data intorno al 1510 e lo avvicina al S. Marco in trono tra i santi Andrea e Francesco dell'Accademia di Venezia che, per quanto eseguito circa vent'anni dopo, è anch'esso composizione fredda e impaginata in maniera del tutto convenzionale: il B. continua ad attingere a Cima (S.Marco in trono tra s. Luigi vescovo e la Temperanza,s. Andrea e la Giustizia, Ca' d'Oro di Venezia) e, per la figura di s. Francesco, al Bellini del trittico di Berlino. Il dipinto, assegnato dal Boschini (Le minere della pittura, Venezia 1664, p. 278) ad "Andrea Basaiti" per errore di lettura della firma che è invece "Andrea Busati", fu eseguito, secondo l'usanza del tempo, per tre magistrati dell'Ufficio delle Ragion Vecchie nel palazzo dei Camerlenghi in Venezia, alla cessazione del loro incarico. Tra i vari tentativi di identificazione di costoro sembra più attendibile l'ipotesi del Ludwig, che propone i nomi di Andrea Dandolo, Marc'Antonio Bernardo e Francesco Contarini, in carica dal 1530 al 1532. Il fatto che questa data sia posteriore a quella del testamento prima ricordato non ha importanza, poiché nulla vieta di pensare che il B. sia vissuto ancora alcuni anni dopo averlo redatto.

Un quarto dipinto, danneggiato e ritoccato anche nella scritta che reca il nome del B. e la data 1521, comparso in un'asta inglese nel 1949 come opera di Bonifacio, è ricordato dal Davies.

Lo Heinemann attribuisce dubitativamente al B. un Compianto sul Cristo morto con cinque santi e i due donatori della collezione Benwick y Alba di Madrid e un S. Sebastiano della Pinacoteca di Arezzo. La costante attenzione che il B. rivolge a opere di Cima da Conegliano e la constatazione di scadimenti e pesantezze di esecuzione che si notano talvolta in dipinti di quest'ultimo fanno supporre che il B. abbia con lui collaborato (Madonna col Bambino tra s. Paolo e s. Francesco della National Gallery di Londra; Leone di s. Marco con i santi Giovanni Battista,Giovanni Evangelista,Maddalena e Girolamo della Ca' d'Oro di Venezia).

Il fratello LucaAntonio aveva iniziato (doc. del 1510 in Rigoni) la pala d'altare oggi nella cappella di S. Sebastiano nella chiesa del Santo a Padova, finita poi, da Girolamo del Santo. Egli è probabilmente l'autore della Deposizione dalla Croce del Ringling Museum of Art di Sarasota, che reca la firma mutila "Lucha... us / Bussca..." e risulta commissionato da Giovanni Antonio Moni per la propria cappella in S. Domenico di Faenza, il 31 ottobre 1514. Un Luca Antonio Buscatti è dunque attivo a Faenza dal 1514 al 1516 e la sua pittura assomiglia molto a quella di Andrea (una maggiore precisione nel disegno può essere spiegata con l'influenza esercitata dalle incisioni di Andrea Mantegna). Di questo artista null'altro sappiamo, se non che è ricordato in Venezia dal 1523 al 1539 (Ludwig, 1905), anno in cui viene redatto un inventario di oggetti a lui appartenenti.

Il terzo fratello Francesco, pure pittore, è citato nel testamento dell'orefice Nicolosa di Gregorio nel 1513 e ricordato in un atto del 1542 (Ludwig, 1905).

Bibl.: G. M. Valgimigli, L. A. Buscatti..., in Atti e mem. d. R. Dep. di st. patria per le prov. di Romagna, IV (1866), pp. 84 ss.; B. Cecchetti, Saggio di cognomi ed autogr. di artisti in Veneziasecc. XIV-XVI, in Arch. veneto, XXXIII(1887), p. 402; XXXIV (1887), p. 205; G. Ludwig, Bonifazio di Pitati da Verona,Eine archival. Untersuchung, in Jahrb. der kön. preusz. Kunstsamml., XXIII (1902), p. 54; Id., Archival. Beiträge zur Gesch. der venezian. Malerei,ibid., XXVI(1905), pp. 98-102; C. Grigioni, La pittura faentina..., in Valdilamone, XV (1935), 4, pp. 19-22 (Luca Antonio Buscatti); R. Van Marle, The Development of the Italian Schools of Painting, XVII, The Hague 1935, pp. 471 s.; W. Suida, Three newly identified Paintings in the Ringling Museum, in Art in America, XXXII(1944), pp. 5 s.; Id., A Catal. of Paintings in the John and Mable Ringling Museum of Art, Sarasota 1949, n. 56, pp. 56 ss.; F. Barbieri-R. Cavese-L. Magagnato, Guida di Vicenza, Vicenza 1953, p. 175; S. Moschini Marconi, Gallerie dell'Accademia di Venezia. Opere d'arte dei secc. XIV e XV, Roma 1955, pp. 95 s. (con completa bibl. del dipinto); B. Berenson, Pitture ital. del Rinascimento. La scuola veneta, Londra-Firenze 1958, p. 53; L. Coletti, Cima da Conegliano, Venezia 1959, pp. 67, 98; National Gallery Catalogues, M. Davies, The Earlier Italian School, London 1961, pp. 129 s. (con completa bibl. del dipinto); F. Barbieri, Il Museo Civico di Vicenza. Dipinti e sculture dal XIV al XV secolo, Venezia 1962, pp. 110 s. (con completa bibl. del dipinto); L. Menegazzi, Cima da Conegliano (catal.), Venezia 1962, pp. 69 s.; R. Pallucchini, Appunti alla Mostra di Cima da Conegliano, in Arte veneta, XVI (1962), p. 227; F. Heinemann, G. Bellini e i belliniani, Venezia 1963, pp. 53, 250; L. Puppi, Giovanni Buonconsiglio detto Marescalco, in Riv. d. Ist. naz. di arch. e st. dell'arte, 1964-1965, pp. 356, 373 (nota 111); U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, pp. 277 s., 279 (per Luca Antonio Buscatti).

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