CAMASSEI, Andrea

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 17 (1974)

CAMASSEI, Andrea

Sandra Vasco

Nato a Bevagna (Perugia) da Lorenzo, modesto conciatore di canapa, e da Angelina Angeli, fu battezzato il 1º dic. 1602 (Presenzini, p. 220). Sulla base di una notizia dell'Alberti (p. 129), il Presenzini (pp. 6-8)afferma che il ragazzo iniziò a dipingere sotto la guida del conterraneo Ascensidonio Spacca, detto il Fantino di Bevagna, mediocre esponente del tardo manierismo umbro; mancando tuttavia opere di questo primo periodo, i suoi rapporti con il Fantino restano vaghi e non avvalorati da prove dirette (Di Domenico Cortese, p. 281). Per la Pasqua del 1626il C. è documentato in Roma per la prima volta; dagli Stati d'anime della parrocchia di S. Andrea delle Fratte risulta dimorante in via Paolina (Sutherland, p. 68). Secondo il Pascoli che ne scrive una dettagliata biografia, il C. fu introdotto da un amico del padre nella bottega del Domemchino, dove fece propri gli ideali artistici e lo stile del pittore e si dedicò allo studio del Correggio e di Raffaello (p. 38). Probabilmente a quest'anno risaliva l'affresco nel refettorio dei predicatori a Bevagna, raschiato attorno al 1965, raffigurante S. Domenico miracolosamente nutrito dai corvi (il dipinto recava la data 1626, che però secondo il Presenzini, p. 64, poteva essere stata aggiunta in un secondo tempo). Il Passeri (p. 158) e il Pascoli (p. 41) riferiscono che il C. poco dopo l'arrivo a Roma, per interessamento del pittore Filippo Napoletano (Angeli), aveva ottenuto dal marchese E. Bentivoglio la commissione di un affresco su una volta nella galleria del palazzo Bentivoglio (ora Rospigliosi-Pallavicini) di Montecavallo; l'opera, perduta, collocata dalla Sutherland (p. 49) tra il 1625 ed il 1630, rappresentava le Nozze di Amore e Psiche. Il dipinto riscosse la generale approvazione ed il Bentivoglio ne fu tanto soddisfatto da raccomandare il pittore a don Taddeo Barberini. Il principe, in segno di benevolenza, concesse al C. come abitazione alcune stanze in un edificio di sua proprietà in via delle Quattro Fontane dove in seguito l'artista teneva conferenze e dava lezioni (Passeri). Databili forse al 1627 sono sei piccole tele con Episodi della vita di s. Filippo Neri eseguiti per la chiesa di S. Margherita a Bevagna: la Sutherland (pp. 51 s.) attribuisce al C. anche la pala d'altare conservata nella stessa chiesa, che è copia del S. Filippo Neri di G. Reni nella Chiesa Nuova a Roma.

L'anno seguente furono pagati al pittore 25 scudi per un mese di lavoro nella galleria del casale Sacchetti a Castelfusano; è impossibile però riconoscere gli effettivi interventi del C. poiché si tratta di un'opera in collaborazione con A. Sacchi, sotto le direttive di Pietro da Cortona e per giunta assai ridipinta (G. Incisa della Rocchetta, Notizie ined. su A. Sacchi, in L'Arte, XXVII[1924], pp. 60 s.). Del 1628-29 sono gli affreschi nella cappella della Madonna del Carmine nella chiesa di S. Michele Arcangelo a Bevagna.

In gran parte oggi illegibili, raffigurano nei pennacchi gli Evangelisti, ispirati a quelli del Domenichino in S. Andrea della Valle, in diverse fasce del soffitto Sante e santi carmelitani e nei sottarchi Paesaggini che rimandano alle lunette Aldobrandini dei Carracci (Roma, Gall. Doria-Pamphilj). Nonostante l'affermazione contraria del Pascoli (p. 39), per la Sutherland (p. 52) anche l'Adorazione dei Magi e l'Adorazione dei pastori nel transetto appartengono alla stessa mano.

Nel 1629 il C. eseguì un quadro con S. Gaetano da Thiene per S. Andrea della Valle, opera perduta e già rovinata nel 1671 quando L. Bernasconi vi dipinse intorno un giro di fiori (Pascoli, p. 39, Presenzini, p. 74). Datato 1630 è un disegno raffigurante un Antico mosaico pavimentale di Bevagna (Pietrangeli, p. 81), già nelle Collezioni reali di Windsor. Nello stesso anno il C. realizzò la Vergine del Carmelo con i ss. Giuseppe e Simone Stok per S. Egidio in Trastevere (G. Carandente, Mostra dei restauri 1969, Roma 1970, p. 26), e il 7 novembre ricevette un pagamento per l'affresco sopraporta con S.Pietro che battezza i ss. Processo e Martiniano per la basilica di S. Pietro, saldatogli nel dicembre del 1635 (Pollak, II, p. 574).

Di questo lavoro, distrutto nella seconda metà del XVIII sec., rimangono tre bozzetti stilisticamente assai vicini al Sacchi (Parigi, coll. J. Petit Horry; Pinacoteca Vaticana; Enstone, Oxfordshire, Ditchley Foundation) e un disegno preparatorio (Düsseldorf, Kunstmuseum) attribuitogli dalla Di Domenico Cortese (p. 286).

Sino alla morte di Urbano VIII il C. lavorò intensamente per i Barberini che furono i suoi principali mecenati: su ordinazione del cardinale Antonio dipinse il Compianto sul Cristo deposto tuttora nella chiesa di S. Maria della Concezione ai Cappuccini (databile al 1630-31: disegni preparatori nell'Albertina di Vienna e nelle Collezioni reali di Windsor). Il 9 luglio 1631 il C. venne pagato per la decorazione a chiaroscuro di un "camerino" e per la pittura di un Angelo custode nelpalazzo Barberini (opere perdute: Pollak, I, p. 330). L'anno dopo vi dipinse al piano terreno Apolloe le Muse sul Parnaso (opera perduta agli inizi del XX secolo; a Windsor esiste uno studio preparatorio per la figura di Apollo) e nella sala del piano nobile la Creazione degli angeli, tuttora in loco (Pollak, I, p. 330).

Gli affreschi sono descritti e riprodotti ad incisione nelle Aedes Barberinae diG. Teti del 1642, il cui frontespizio è tratto da un disegno del C. inciso da J. F. Greuter. Il Passeri riferisce che si pensò di affidare al C. la decorazione della volta nella galleria per la quale venne successivamente scelto Pietro da Cortona, senza che quest'episodio turbasse gli amichevoli rapporti tra i due artisti. In occasione dell'allestimento, nel teatro domestico dei Barberini, dell'Erminia sul Giordano (melodramma di monsignor Rospigliosi su testo di M. A. Rossi del Violino), il C. dal febbraio del 1633 fu impegnato a disegnare costumi e scenari (Passeri). Il melodramma venne rappresentato nel carnevale dello stesso anno, e quando nel 1637 se ne pubblicò la partitura, il frontespizio e le cinque illustrazioni furono tratte dai disegni del C. (riguardo ai disegni originali del C., peraltro non identificati, vedi Sutherland, pp. 56 s.). Urbano VIII gli commissionò per la chiesa di S. Caio (distrutta) una Apparizione della Vergine a S.Bernardo (pagatatra il 1634 e il 1635: Pollai, I, p. 35, già ai tempi del Pascoli, p. 40, non era più in loco). Nel 1634, attraverso il cardinale Francesco Barberini, il C. ebbe il titolo di custode della cappella Sistina che perse con la morte di Urbano VIII (Pascoli, p. 42). Documenti dell'archivio Barberini relativi all'anno 1635 attestano altre commissioni (ritratti, cartoni per tappezzerie, quadri di soggetto religioso, ecc.) affidate in quel tempo al C.; ma ancora nessuna delle opere che avrebbero dovuto essere realizzate è stata identificata (Aronberg Lavin).

Nel 1632 il C., in cambio di certi privilegi che aveva fatto ottenere al suo paese dalla Curia di Roma, benché assente da Bevagna, fu nominato console per il bimestre luglio-agosto: la, carica fu rinnovata per il bimestre novembre-dicembre nel 1635 (Presenzini, p. 272). Al 1633 si riferisce il pagamento di una Historia di S. Sebastiano con otto figure da collocarsi nella chiesa di S. Sebastiano in Campo Vaccino (Pollak, I, p. 195).Ilnome del C. compare il 6 genn. 1633 nei registri dell'Accademia di S. Luca, allorché l'artista venne proposto per il principato (K. Noehles, La chiesa dei SS. Luca e Martina..., Roma 1969, doc. 163, ma vedi anche doc. 47);e per altri dieci anni ricorre spesso con la qualifica di "stimatore" (Sutherland, pp. 50 s.).Per l'oratorio dei Re Magi nel palazzo di Propaganda Fide, in data 20 ott. 1634, il C. ottenne la commissione del quadro (ora perduto) con Cristo e i ss. Pietro e Andrea, copia del dipinto del Vasari nella chiesa di Badia (SS. Flora e Lucilla) in Arezzo (Sutherland, p. 56):il lavoro fu saldato con pagamento del 22 sett. 1635 (Pollak, I, p. 217).

Tra il '35 ed il '36 il pittore sposò Giovanna Baratella (Barattella o Barat[t]elli) figlia di Pietro "spedizioniere di grido", da cui ricevette una cospicua dote (Pascoli, p. 41); nella Pasqua del '36 la coppia risulta abitante in via Ferratina (l'odierna Frattina) assieme con Vincenzo Camassei, fratello del C., e nella stessa casa risulta ancora per vari anni (Sutherland, pp. 68 s.). Il 19 sett. 1636 venne battezzato in S. Marcello il loro figlio Francesco Bonaventura che ebbe per padrino e madrina Taddeo e Costanza Barberini (Roma, Arch. stor. del Vicariato, Liber Baptizatorum, XIII, S. Marcello, 1634-37, f. 114r).

Un dipinto raffigurante l'Assunta, già posto nel 1638 sulprimo altare a sinistra nel Pantheon, è ora conservato in una stanza sul retro. Variazioni di questo soggetto si riscontrano nell'affresco di S. Maria in Via Lata del 1642(Hess, p. 172 n. 2), nel quadro per la cappella di S. Maria di S. Marco a palazzo Venezia e nella pala della parrocchiale di Cave, opera firmata ma di mediocre livello artistico (Di Domenico Cortese, p. 294).

Nel 1639 il C. acquistò una proprietà nel suo paese; ed intorno a questo periodo o di poco successive sono da considerare alcune opere compiute a Bevagna, difficilmente reperibili ed alquanto scadenti: la migliore è forse il Martirio di S. Margherita per l'altare maggiore della chiesa omonima in Bevagna (Di Domenico Cortese, p. 295).

Quando nel 1640 F. Ubaldini curò l'edizione dei Documenti d'Amore di Francesco da Barberino dedicata a Maffeo e a Nicolò Barberini, il C. eseguì l'incisione del frontespizio con il Putto e le api araldiche ela scena con il Trionfo dell'amore divino (ne esiste un disegno preparatorio al British Museum attribuito al C. dal Vitzthum, pp. 262 s.).

Nel 1639 Urbano VIII aveva incaricato A. Sacchi delle pitture nel battistero lateranense (Pollak, I, p. 142): al C. fu affidata la scena con il Trionfo di Costantino (il 24 luglio 1644 riscosse 25 scudi; Pollak, I, p. 143). Nello stesso mese, con la morte di Urbano VIII, il C. perse il suo protettore più importante; la Sutherland (p. 51) ritiene quindi che tutti i lavori ricordati negli inventari Barberini fossero terminati per tale data. Nel 1648 il C. terminò nel battistero di S. Giovanni l'affresco che rappresenta la Battaglia di ponte Milvio, assegnatogli dal Sacchi dopo la rinuncia di F. Romanelli che ne aveva avuto precedentemente l'incarico.

Le due scene del battistero lateranense sono tipiche dell'ultima produzione dell'artista: le reminiscenze raffaellesche si fondono alla lezione di Pietro da Cortona e di N. Poussin in un'atmosfera classica alquanto semplificata e convenzionale. Il 2 apr. 1648 furono versati al pittore da don Flavio Ruffo, 130 scudi per un quadro (ora perduto) raffigurante il Tempo che sta per volare ed un amorino che lo minaccia con due donne ed altre figure grandi al naturale (Ruffo, p. 39).

Ta il 1647 e il 1648 l'artista, avendo fatto bastonare un uomo a Bevagna, sarebbe stato imprigionato, pur dopo essersi rifugiato a Roma, ma fu liberato grazie ad Olimpia Maidalchini (Pascoli, p. 42), che nel '48 gli commissionò il fregio con le Storie di Bacco ed Arianna nella "Stanza grande verso la Piazza, dov'è la Ringhiera" di palazzo Pamphili in piazza Navona.

Per questo lavoro furono versati al C. solo 50 scudi, mentre il saldo di 250 scudi toccò al suo figlio ed erede Giuseppe il 31 gennaio del 1654 (Redig de Campos; Garms, anche per altri lavori nello stesso palazzo e per un documento, dal quale risulta che l'artista lavorò pure nella villa oggi Doria Pamphili).

Nella Pasqua del 1649 il pittore abitava in casa della suocera, Baratelli, nella parrocchia di S. Maria in Posterula insieme con la moglie, il figlio Giuseppe e le figlie Maddalena e Claudia (Sutherland, p. 69).

Secondo il Pascoli (pp. 42 s.), il C. pur avendo molte ordinazioni per quasi tutti i paesi d'Europa, "moltiplicando fuor di modo i disgusti, particolarmente quegli, che riceveva dalli parenti, che erano i più sensibili, non potendo più resistere col primier coraggio, diede in fiera malinconia, s'avvilì, e quasi presago del fin de' suoi dì, non guari stette a terminarli"; e lo stesso autore riferisce dicerie secondo le quali il C. sarebbe stato addirittura ucciso da "traditrice, e fratricida mano". Il C. morì il 18 ag. 1649 e il giorno successivo fu sepolto nella chiesa di S. Agostino a Roma; sei giorni più tardi morì anche la moglie (Sutherland, p. 69).

Per i beni del C. furono redatti due inventari: il primo, del 24 ag. 1649, comprendeva calchi in gesso, quadri, studi, bozzetti, copie e disegni tra cui i ritratti incompiuti dei Barberini; il secondo, del 17 febbr. 1650, riguardava le proprietà immobiliari (Sutherland, pp. 69 s.).

Dopo la morte del C., i Camassei non risultano più domiciliati né a S. Lorenzo in Lucina né a S. Maria in Posterula; in quest'ultima parrocchia dal 1662 risulta un nuovo nucleo della famiglia Camassei, il cui capo è Giuseppe figlio del C. che è sposato con una Giulia, ha due figli, Andrea e Girolamo; con loro vive un sacerdote, Sebastiano Camassei, che diventerà capofamiglia dopo la morte di Giuseppe, nel 1664 (Stati d'anime, 1661-1671, pp. 19v, 29v, 41r, 65r., 77v, 100v).

Il C. ebbe una vasta produzione, in parte ora dispersa (Di Domenico Cortese, p. 298, Sutherland, p. 66).Suoi committenti furono, tra gli altri, i Colonna (Catalogo dei quadri... esistenti... casa Colonna, Roma 1783, n. 579), i Rondinini (L. Salerno, Pal. Rondinini, Roma 1964, p. 288), gli Altieri (A. Schiavo, Pal. Altieri, Roma s. d., p. 76), iCaraccioloSantobuono, nel cui palazzo (ora Braschi) affrescò un fregio con la Storia di Giosuè e i Gaboniti (staccato nel 1792, già nella collezione Gualandi a Bologna, è oggi disperso: Sutherland, p. 68).Delle opere rimaste ricordiamo: la Caccia di Diana e la Strage dei Niobidi (a Roma, Galleria naz.) del 1630c.; all'incirca dello stesso periodo della S. Eufemia (ibid.: disegno prep. agli Uffizi), S. Luca che dipinge la Vergine e la Natività (ambedue a Roma, Gall. Pallavicini) e il Presepio (Spello, S. Lorenzo) che presenta caratteri di bottega.

Il C. fu anche incisore e disegnatore come attestano l'incisione raffigurante il Riposo durante la fuga in Egitto (Londra, British Museum), siglata "A. C.", ed i numerosi disegni tra cui l'Allegoria del pontificato di Urbano VIII (Leningrado, Ermitage), la Gara tra Nettuno e Minerva (Darmstadt, Hessisches Landesmuseum) e la Scena allegorica con uno stregone (Parigi, Louvre, Cabinet des Dessins).

Fonti e Bibl.: G. Teti, Aedes Barberinae ad Quirinalem..., Romae 1642, pp. 17, 102-106, 109 s., 150 s.; G. B. Mola, Roma l'anno 1663, a cura di K. Noehles, Berlin 1966, ad Indicem;P. J.Mariette, Les grands peintres [1717], I, Ecoles d'Italie, Paris 1969, p. 548; Bibl. Apost. Vat., cod. Capponi 257: N. Pio, Le vite di pittori scultori et architetti..., Roma 1724, pp. 3 s.;L. Pascoli, Vite de' pittori, scultori ed architetti moderni..., Roma 1730, I, pp. 38-44; F. Baldinucci, Notizie de' professori del disegno..., XV, Firenze 1772, pp. 154-163; G. B. Passeri, Vite de' pittori scultori ed architetti... [1772], a cura di J. Hess, Leipzig-Wien 1934, pp. 168-173, 406; F. Alberti, Notizie antiche e moderne riguardanti Bevagna..., II, in Raccolta ferrarese di opuscoli, XX, Venezia 1788, pp. 129 s.; O. Pollak, Die Kunsttätigkeit unter Urban VIII., I, Wien-Augsburg-Köln 1927, pp. 35, 143, 190, 195, 217, 266, 305, 330, 337; II, Wien 1931, pp. 55, 58, 573 s.; Quellen aus dem ArchivDoria-Pamphilj zur Kunsttätigkeit in Rom unter Innocenz X, a cura di J. Garms, Rom-Wien 1972, ad Ind.;Ch. Le Blanc, Manuel de l'amateur d'estampes, I, Paris 1854, pp. 378 nn. 216-217, 572 nn. 1-2; A. Presenzini, Vita ed opere del pittore A. C., Assisi 1880; Id., Discorso per le onoranze tributate al pittore A. C. nel III centenario della sua nascita, Bevagna 1904; V. Ruffo, Galleria Ruffo nel secolo XVII in Messina..., in Boll. d'arte, X (1916), pp. 32, 39, 40, 315; XIII (1919), pp. 43, 45; A. Bartsch, Le peintre graveur, XIX, Würzburg 1920, p. 41; E. K. Waterhouse, Baroque Painting in Rome..., London 1937, pp. 51 s.; C. Pietrangeli, Mevania, Roma 1953, p. 81; F. Zeri, La Galleria Pallavicini in Roma..., Firenze 1959, pp. 65 s.; A. Blunt-H. Lester Cooke, The Roman Drawings of the XVII and XVIII centuries..., London 1960, pp. 29 s.; G. Briganti, Pietro da Cortona o della pittura barocca, Firenze 1962, pp. 82, 101, 179, 195, 197, 198; W. Vitzthum, Poussin illustrateur des Documenti d'Amore, in Artde France, Paris1962, pp. 262 s.; A. Sutherland Harris-E. Schaar, Die Handzeichnungen von A.Sacchi und C. Maratta, Düsseldorf 1967, ad Indicem;J. Hess, Kunstgeschichtliche Studien, I, Roma 1967, pp. 13, 15 s., 31, 52, 338, 370; G. Di Domenico Cortese, La vicenda artistica di A. C., in Commentari, XIX (1968), pp. 281-298; R. Roli, I disegni italiani del Seicento..., Treviso 1969, pp. LIX, 96 s.; D. Redig de Campos, Piazza Navona..., Roma 1970, pp. 166 s.; A. Sutherland Harris, AContribution to A. C.Studies, in The Art Bulletin, LII (1970), 1, pp. 49-70; M. Aronberg Lavin, ASeventeenth Century Painter's Supplies: Document of Payment to A. C., ibid., 2, pp. 192-194; E. Schleier, Quelques tableaux inconnus de F. Perrier à Rome, in Revue de l'art, 1972, 18, pp. 39-41 (per le affinità tra Perrier e il C.); U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, pp. 425 s.; Encicl. Ital., VIII, p. 497.

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