ANDREA di Scozia, santo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 3 (1961)

ANDREA di Scozia, santo

Arnaldo D'Addario

Nato nel secolo IX, di origine incerta (scozzese o irlandese), ebbe come maestro di filosofia il monaco Donato, che lo volle seco in un pellegrinaggio a Roma. Durante il viaggio, a Fiesole, Donato, eletto vescovo a voce di popolo, accettò la carica e trattenne presso di sé il discepolo, che nominò arcidiacono. Della lunga opera svolta in quella diocesi fino alla morte è ricordata in modo particolare la cura avuta per il restauro della chiesa di S. Martino a Mensola, già distrutta dagli Ungheri, e l'edificazione di un monastero in cui, poi, visse a lungo e santamente, operando numerosi miracoli. Questi furono, in seguito, anche i luoghi ove più viva restò la venerazione per la sua santità. Morì verso la fine del secolo IX, assistito dalla sorella, s. Brigida, la quale al momento del trapasso sarebbe stata portata miracolosamente dalla terra di origine al capezzale del fratello.

La biografia di A. propone numerosi problemi. L'unica fonte di essa è una Vita et miracula S. Andreae de Scotia, scritta vetusto Italico idiomate per Philippum Villanum, dedicata Leonardo de Iacopo Buonafedi, extracta seu exscripta ex vetusto codice manuscripto monasterii Sancti Martini de Maiana, ordinis monachorum nigrorum Sancti Benedicti prope Faesulas, pubblicata dai bollandisti negli Acta Sanctorum Augusti, IV, pp. 541-548. Il Cuypers, nell'introduzione alla Vita, mostra - e a ragione - di non credere che il Filippo Villani, che ne è detto autore, sia il cronista fiorentino (come, invece, affermerà il Tiraboschi), non ritenendo possibile che egli, vissuto nel sec. XIV, fosse lo stesso che, nel sec. XVI, dedicò la Vita al vescovo Buonafede, presule di Cortona. La Vita del Villani non dà neppure indicazioni utili per accertare se A. fosse scozzese o irlandese, e il Cuypers preferisce non affrontare la questione. Né essa offre elementi sufficienti per affermare che il santo appartenne all'Ordine benedettino, come, invece, fa il Puccinelli suo biografo, non seguito dal Mabillon. Altrettanto incerta è la data della morte, la cui conoscenza èsubordinata alla soluzione del problema posto dalla biografia di s. Donato e dalla posizione di quest'ultimo nella serie dei presuli fiesolani, I bollandisti, dissentendo dall'Ugheri, datano la morte di A. verso la fine del secolo IX (cfr. vita di s. Brigida, in Acta Sanctorum Februarii, I, pp.244 ss.); egli morì certamente dopo il suo maestro, in età più giovane di lui, ma già "venerandus senex". Alcune fonti (citate dal Cuypers in Acta Sanctorum Augusti, IV, p. 539) ricordano il 4 e il 22 agosto come i giorni dedicati alla celebrazione della sua festa; la seconda data, però, è quella più frequentemente ricordata nella tradizione liturgica fiesolana e fiorentina. La Vita del Villani accenna solo di sfuggita alla data della canonizzazione; forse essa non ebbe mai luogo e A. fu santo a "voce di popolo". Fu sepolto in s. Martino a Mensola, ove, nel 1285, ne fu ritrovata la tomba in circostanze che parvero miracolose.

Fonti e Bibl.: Tra quelli citati da U. Chevalier, Répertoire des sources historiques du Moyen Age, Bio-bibliographie, I, Paris 1905, col. 221, lo scritto più notevole perché criticamente condotto è quello contenuto negli Acta Sanctorum Augusti, IV, Antverpiae 1739, pp. 539-548, e dovuto ai bollandisti G. Pien e G. Cuypers; essi, a loro volta, citano e discutono le fonti manoscritte e, a stampa, tra le quali importantissima la Vita del Villani. Una copiosa raccolta di notizie sulla devozione tradizionale dell'Ordine benedettino nei riguardi di s. A. è l'opera del padre P. Puccinelli, Vita et actioni del b. A. di Scotia, diacono di S. Donato, vescovo di Fiesole, archidiacono di detta cattedrale, abate e fondatore di S. Martino a Mensola, diocesi di Fiorenza, Milano 1645 e Firenze 1676. Tra le biografie più recenti, ma necessariamente legate alle fonti manoscritte e a stampa e alle opere già ricordate, sono quelle compilate da G. Colgan, Acta Sanctorum Hiberniae, I, Lovanii 1645, p. 238, da W. Stokes, Six months in the Appennines, London 1892, pp. 227-296. e le voci pubblicate nel Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., II, col.1615, e nella Encicl. Ital., III, p. 208. Si vedano anche F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, III,Venetiis 1718, coll. 213 s., e G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, V, 2, Firenze 1807, p. 412.

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