FUCIGNA, Andrea

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 50 (1998)

FUCIGNA (Fusina, Fucina), Andrea

Maria Barbara Guerrieri Borsoi

Nacque a Carrara da Pietro tra il 1658 e il 1661 (come si può ricavare dagli Stati delle anime di S. Spirito in Sassia e dal testamento), forse da una famiglia di artigiani o scultori. Si hanno infatti notizie di un Giulio Fucigna attivo nella seconda metà del Seicento nella certosa di Calci, presso Pisa (Thieme - Becker, XII, p. 552).

Il F. arrivò a Roma assai giovane e qui con ogni probabilità avvenne la sua formazione artistica, forse appoggiandosi a qualche scultore della sua stessa città.

Pur con la dovuta prudenza può essere interessante segnalare che il carrarese Giovanni Maria Baratta cita nel proprio testamento del 1676 (Archivio di Stato di Roma, Notai del Tribunale dell'Auditor Camerae, I. Belletus, b. 799, cc. 173 ss.) una zia di nome Maddalena Fucigna; visto il cognome non troppo comune si potrebbe pensare a rapporti di parentela tra le due famiglie.

Il 1° genn. 1681 il F. sposò Giovanna Teresa di Domenico Margoni, cerarolo originario di Sarzana, e si trasferì in casa del suocero, nella parrocchia di S. Spirito in Sassia, convivendo con questa famiglia sino alla morte, senza mai risultare assente in occasione del censimenti annuali della popolazione parrocchiale.

Dalla moglie ebbe numerosi figli, battezzati presso il fonte di S. Pietro in Vaticano, alcuni dei quali morti bambini (documentati tra il 1686 e il 1705: Roma, Archivio storico del Vicariato, Microfilms dei battesimi di S. Pietro in Vaticano, bobina 5 [1688-1713], e Parrocchia di S. Spirito in Sassia, Stati delle anime, 1681-1711).

Una precoce testimonianza dell'attività del F. potrebbe essere un busto maschile apparso sul mercato antiquario, recante l'iscrizione "A. F. Car. F. 1683". Pur evidenziando il carattere arcaizzante dell'opera che la rende simile a sculture della metà del secolo, Visonà (1985) avvicina l'opera ai modi del F., mentre dal punto di visto stilistico la considera di gusto algardiano. Il busto si discosta infatti sensibilmente dalle altre opere note del F. e il carattere arcaizzante si può spiegare pensando a un lavoro di carattere ancora accentuatamente giovanile.

La produzione ritrattistica deve aver comunque costituito una parte importante dell'attività del F., al quale sono stati attribuiti anche il busto di Giovan Battista Cimini (morto nel 1682) e quello della moglie Caterina Raimondi (morta nel 1703), in S. Antonio dei Portoghesi (Ferraris, 1992).

Il busto di G.B. Cimini, assegnato erroneamente ad Andrea Bolgi, detto il Carrarino (Titi [1674-1763], 1987, I, p. 209, già corretto da Pascoli [1736], 1992, pp. 883, 889), deriva, per il taglio dell'immagine e per l'inserimento all'interno di una nicchia della parete priva di monumento funebre, dall'effigie di Gabriele Fonseca di G.L. Bernini. La struggente religiosità del prototipo diventa però appena un'effusione sentimentale compostamente manifestata nel Cimini, i cui tratti sono espressi con moderato realismo. Mentre il busto del Cimini è ben raffrontabile con opere del F. documentate con certezza ai primi anni del Settecento, quale il monumento funebre di Eleonora Boncompagni, quello di Caterina Raimondi, posteriore di circa venti anni, appare stilisticamente assai diverso, molto più rigido e freddo. Entrambi i busti furono attribuiti da L. Bruhns (Das Motiv der ewigen Anbetung in der römischen Grabplastik des 16. und 17. und 18. Jahrhunderts, in Römisches Jahrbuch für Kunstgeschichte, IV [1940], pp. 384 s.) a un anonimo "Maestro dei busti tagliati di netto", con le opere del quale il F. non dimostra di avere contatti.

Alcune fonti contemporanee ricordano anche numerose effigi di pontefici scolpite dal Fucigna. In una lettera del 1696 Carlo Colonna, nel raccomandarlo per i lavori del duomo di Frascati, lo definisce scultore tra i primi di Roma, che "ha fatto diverse statue, et ultimamente quella di N.ro Sig.re al naturale" (Razza, 1979); tale espressione sta a indicare, con ogni probabilità, l'effigie del papa a figura intera (all'epoca Innocenzo XII).

Non è escluso che il Colonna faccia riferimento proprio alla statua (perduta) di papa Innocenzo XII, a figura intera benedicente, situata nel salone della Curia innocenziana ed eseguita (secondo la testimonianza del Titi [1674-1763], 1987, I, p. 241), da "cospicuo professore" su commissione di monsignor Giori; quest'ultimo, potrebbe essere identificato con Urbano Giori (morto nel 1715), abitante in vicolo di Regina Coeli, a breve distanza dalla casa studio del Fucigna.

L'Orlandi (1719) ricorda "molti ritratti" di Clemente XI, eseguiti dal F., nessuno dei quali è stato identificato. A significativo riscontro dell'affermazione si noti che nell'inventario dei beni presenti in casa del F. al momento della sua morte (redatto il 15 luglio 1711: Archivio di Stato di Roma, 30 notai capitolini, uff. 28, F. Taddeus, Istrumenti 1711, II parte, cc. 79 s., 125 s.) vengono citati un busto in marmo e uno in gesso di "N.ro Sig.re" e, tra i quadri, uno rappresentante "N.ro S.re da cardinale".

Si ha notizia anche di un'effigie del cardinale Cibo eseguita dal F. intorno alla fine dell'ultimo decennio del sec. XVII: in una lettera datata 9 marzo 1698, Carlo II Cibo Malaspina, duca di Massa, fa richiesta di una copia del busto in marmo raffigurante "Vostra Eminenza" che ha saputo eseguire "similissimo" dal F. (Arch. di Stato di Massa, Archivio del cardinale A. Cybo, vol. 30, c. 9).

Indicato erroneamente dal Campori (1873) come effigie di Carlo Cibo, il busto ritraeva invece Alderano, in quel momento unico porporato della famiglia; uomo potente e famoso, committente e collezionista d'opere d'arte, il cardinale con ogni probabilità favorì la carriera artistica del Fucigna. Secondo le notizie fornite dall'inventario dei beni, al momento della morte il F. aveva in casa un busto in gesso e uno in marmo del porporato, cosicché non è facile comprendere se la copia richiesta fosse quella ancora in casa dello scultore al momento della morte oppure si trattasse di una terza versione. Nell'inventario dei beni di Alderano Cibo (Archivio di Stato di Roma, Notai del Tribunale dell'Auditor Camerae, F. Franceschini, vol. 3231, 1700) non risulta alcun busto che lo raffiguri.

Nel 1702 il F. stipulò il contratto per la realizzazione del monumento funebre di Eleonora Boncompagni, moglie di Giovan Battista Borghese, da erigersi nella chiesa di S. Lucia alle Botteghe Oscure, su disegno di Giovan Battista Contini, per 800 scudi; l'opera venne completata entro il 1704. All'architetto spettò certamente l'ideazione del complesso e anche una definizione di massima delle sculture rappresentanti il busto della defunta e due coppie di angioletti per parte; ma si può ritenere, a differenza di quanto ipotizzato da Hager (1969), che nella realizzazione delle stesse lo scultore abbia avuto un congruo margine di autonomia.

Il busto, documentato, rappresenta un punto fermo per lo studio dello stile dell'artista che si mostra strettamente legato a modelli berniniani, prossimo a certi risultati della scultura di Giuseppe Mazzuoli. Nella cappella ove si trovava originariamente il monumento, ora trasferito nella chiesa dei Ss. Bonifacio e Alessio (la chiesa originaria è andata distrutta), il F. realizzò anche angeli in stucco, unica testimonianza documentata di questo tipo di lavori dello scultore. Sempre nell'ambito dei monumenti funebri, il Vaccondio (1706) attribuisce al F. un angelo eseguito per la tomba di Angelo Altieri in S. Maria in Campitelli, inaugurata nel 1705, ove il Mazzuoli fu affiancato da vari scultori di minor fama; L'attribuzione è sostenuta dal confronto stilistico con i putti del monumento già in S. Lucia e permette di assegnare al F. l'angelo di destra, come notato da Hager (1969) e confermato da Pedroli Bertoni (1987).

Numerosi ritratti sono citati anche nell'inventario dei beni del Fucigna.

Si tratta di una "medaglia rappresentante la contessa Giuliani" (non finita), di un modellino raffigurante "il padre del medico Pauli", di un "busto di marmo rapp.te un homo con la perucca" e di un altro con una "femina", nonché diversi disegni "per far ritratti"; alcuni di questi ritratti furono probabilmente ricavati da prototipi dipinti come farebbe pensare la presenza nella casa dello scultore di tele raffiguranti "un cortigiano", "un capitano", "uno spagnolo". Sono altresì citate lapidi e vasi per depositi a testimonianza di un'intensa attività nel campo delle sepolture.

Ulteriori notizie sull'attività del F. riguardano l'esecuzione di statue in travertino utilizzate per l'ornamentazione di strutture architettoniche. Nel 1696 ebbe l'incarico di realizzare alcune delle statue della facciata del duomo di Frascati, costruita su progetto di Girolamo Fontana, per la quale eseguirà le figure dei Ss. Pietro e Paolo dell'ordine superiore, con pagamento di 260 scudi (Hager, 1977; Razza, 1979).

Tra il gennaio 1702 e il maggio 1703 il F. realizzò la statua di S. Paolomartire per i bracci diritti del colonnato di S. Pietro, pagata 80 scudi (Santa Maria, 1987, p. 121; diversamente identificata da Contardi, in Titi, II, 1987, pp. 40 n. 99, 44 n. 123). Nel 1701 venne prescelto dal conte Roberto Orsini per il completamento della facciata di S. Marcello, eretta da Carlo Fontana, realizzando entro il 1703, per 520 scudi, le statue del beato Francesco Patrizi e del beato Gioacchino Piccolomini, nonché la Speranza e la Fede sopra il portale, come ha ricostruito Hager (1978), correggendo la tradizionale attribuzione in favore di Francesco Cavallini, autore delle sculture inferiori della facciata.

L'inventario dei beni dà ancora notizia dell'esistenza nello studio dell'artista di tre modelli per un S. Filippo Neri e dell'attività di restauratore svolta dal F., come quasi tutti gli scultori del tempo: erano presenti nello studio, tra l'altro, "due statue per restaurare del S. Duca Salviati". Nel suo complesso l'inventario non mostra uno stato di particolare agiatezza; ma un certo decoro della casa può essere attestato dalla trentina di quadri che la ornavano, compresi i ritratti del cardinal Cibo, del cardinale G.F. Albani (poi Clemente XI) e di Alessandro VIII.

Il F. morì a Roma il 10 apr. 1711.

Nel testamento, redatto il 9 apr. 1711, è dichiarata erede la moglie e sono citate le figlie Angela, sposata, Maria Teresa, Margherita e Caterina ancora nubili. Testimone di quest'atto fu Paolo Campi, scultore, anch'egli nativo di Carrara e attivo, come il F., per il colonnato di S. Pietro in Vaticano.

Fonti e Bibl.: Roma, Archivio storico del Vicariato, Parrocchia di S. Spirito in Sassia, Libro dei matrimoni, 1662-1681, c. 139v; Licenze matrimoniali, 1680-1699, c. 2546; Morti 1704-1730, c. 33v; Archivio di Stato di Roma, 30 notai capitolini, uff. 28, F. Taddeus, Testamenti, 1704-15, cc. 284, 307; F. Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma (1674-1763), a cura di B. Contardi - S. Romano, Firenze 1987, I, pp. 16, 239, 242, 244; II, figg. 99, 123, 636, 1143-1146; G.B. Vaccondio, I pregi dell'architettura, Roma 1706, p. 14 (Fusina); P.A. Orlandi, Abcedario pittorico, Bologna 1719, p. 64 (Fusina); L. Pascoli, Vite… (1736), Perugia 1992, ad Indicem; G. Campori, Memorie biografiche degli scultori… nativi di Carrara e… della provincia di Massa, Modena 1873, p. 319 (s.v. Fusina); L. Mussi, Il cardinale Alderano dei principi Cybo Malaspina, Massa 1935, p. 17; A. Schiavo, Palazzo Altieri, Roma 1964, pp. 193 s.; H. Hager, Il monumento alla principessa Eleonora Borghese opera di G.B. Contini e A. F., in Commentari, XX (1969), pp. 109-124; Id., Girolamo Fontana e la facciata della cattedrale di S. Pietro a Frascati, ibid., XXVIII (1977), p. 285; Id., A proposito della costruzione della facciata di S. Marcello al Corso e delle traversie collegate al compimento della decorazione scultorea dovuta ad A. F., ibid., XXIX (1978), pp. 201-216; L. Razza, La basilica cattedrale di Frascati, Frascati 1979, p. 119; M. Visonà, in G.L. Mellini, Sculture barocche di ritratto, Firenze 1985, pp. 27-29; P. Santa Maria, in Le statue berniniane del colonnato di S. Pietro, a cura di V. Martinelli, Roma 1987, pp. 121, 212, 293 n. 11 (con ulteriore bibl.); M. Pedroli Bertoni, S. Maria in Campitelli, Roma 1987, p. 111; P. Ferraris, in S. Antonio dei Portoghesi, a cura di G. Borghini - S. Vasco Rocca, Roma 1992, pp. 101, 107 s.; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XII, p. 607 (s.v. Fusina).

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