GHINOSI, Andrea

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 53 (2000)

GHINOSI, Andrea

Giuseppe Sircana

Nacque a Ostiglia, in provincia di Mantova, il 4 dic. 1835, da Bernardino, veterinario e assistente alla cattedra di anatomia a Milano, e da Eugenia Crivellenti. Compì gli studi a Pavia, dove si laureò in giurisprudenza, intraprendendo quindi l'attività forense. Animato da ideali patriottici, nel 1859, allo scoppio della guerra contro l'Austria, il G. fu membro del comitato che a Milano promuoveva l'emigrazione dei volontari in Piemonte e si arruolò egli stesso nell'esercito sardo. Dopo l'armistizio di Villafranca (8-11 luglio 1859) si dedicò ai prediletti studi sociali, ma nel 1866 fu ancora pronto ad accorrere volontario nelle file garibaldine in Trentino, dove svolse le funzioni di segretario di G. Chiassi. Nel 1867-68 fu consigliere provinciale di Mantova, mandato che tornò a ricoprire dal 1875 al 1877.

Trasferitosi a Milano, il G. era intanto divenuto collaboratore del Gazzettino rosa, il battagliero giornale milanese fondato nel 1867 da A. Bizzoni, che, dopo aver dato voce alla più vivace scapigliatura lombarda, divenne espressione di una variegata opposizione nella quale si ritrovavano garibaldinismo, bakuninismo, umanitarismo democratico, repubblicanismo violento. "In mezzo a quella spensierata baraonda" il G. apparve a F. Giarelli, giornalista del Gazzettino e memorialista, come "la testa politica più equilibrata" (Galante Garrone, 1976, p. 137). Nel 1867 fu eletto deputato nel collegio di Gonzaga nella tornata del 10 e 17 marzo.

Proprio la partecipazione alle elezioni fu al centro di una vivace polemica all'interno del Gazzettino tra astensionisti, come il direttore Bizzoni, e quanti come il G. erano invece favorevoli a condurre le loro battaglie politiche anche in Parlamento. Con un intervento nel Gazzettino del 4 marzo 1869 il G. difese con pacatezza la sua scelta: "Indubbiamente, noi abbiamo comune lo scopo, comuni le convinzioni e comuni anche, in gran parte, i mezzi che dovranno condurci al fine desiderato; lo screzio che attualmente ci divide, non basta a rompere i vincoli di solidarietà e di amicizia che ci uniscono; la tolleranza, è ottima cosa cominciare a praticarla in famiglia. Tutto il dissidio, del resto, si riduce a sapere, se valga meglio aver fede nella ragione della forza o nella forza della ragione; io, Tivaroni, Billia e Cavallotti, crediamo in quest'ultima, e, a tutt'oggi, non ci fu dimostrato che siamo nell'errore; permetteteci di perseverare" (ibid., p. 242).

Divisi sulla partecipazione alle elezioni, nel 1868 Bizzoni, A. Billia, Cavallotti e il G. condivisero tre mesi di detenzione nel carcere di Bormida, nei pressi di Alessandria, per reati di stampa connessi alla contestata cessione del Monopolio dei tabacchi a una società privata. Riconfermato nel seggio parlamentare per il medesimo collegio nelle elezioni del 20-27 nov. 1870, il G. collaborò a Il Lombardo, il foglio diretto dal Cavallotti che ebbe vita breve, dal gennaio all'aprile 1871. Nel 1874 riuscì eletto anche nel collegio della nativa Ostiglia, ma optò per la rappresentanza di Gonzaga che gli venne confermata nelle successive elezioni del 1876. Alla Camera sedette sempre sui banchi dell'estrema sinistra, partecipando assiduamente ai lavori parlamentari e conquistandosi la stima degli amici, primo tra i quali fu B. Cairoli, e degli avversari. Insieme con G. Zanardelli, A. Bertani, Cavallotti e G. Mussi il G. fu uno dei parlamentari di spicco della cosiddetta "opposizione lombarda".

Il 15 dic. 1875 il G. e gli altri parlamentari radicali lombardi, con l'appoggio della Società democratica e dell'Associazione progressista nonché dell'imprenditore serico G. Galbiati, fondarono a Milano il quotidiano La Ragione. Il nome scelto per la testata, "più conveniente a giornale filosofico che politico-quotidiano", non convinceva del tutto il G. al quale sembrava che "un periodico intitolato Il Vespero, "giornale della democrazia lombarda", o Eco di Lombardia, avesse a trovare più facilmente accesso nelle famiglie e presso i molti, che fino ad oggi, desideravano invano, fra noi, un giornale serio, onesto, liberale, e scritto con qualche vivacità" (lettera al Cavallotti del 29 nov. 1875, in L'Italia radicale…, p. 160).

L'iniziativa editoriale, che ebbe il viatico di G. Garibaldi, si proponeva di svolgere una funzione politica di "raccordo tra i settori più avanzati della sinistra specialmente lombarda (Cairoli, Zanardelli) e l'estrema radicale, anch'essa in prevalenza lombarda (Mussi, Ghinosi, Cavallotti, e altri), raccolti intorno alla figura dominante di Bertani, ma sotto la spinta animatrice di Cavallotti" (Galante Garrone, 1976, p. 339). Ben presto i rapporti tra i tre condirettori - il Cavallotti, il Mussi e il G. - si incrinarono e particolarmente aspro, per ragioni di carattere politico e personale, divenne il contrasto tra gli ultimi due, che si accusarono reciprocamente di volersi impadronire del giornale. Il G. lasciò La Ragione poco prima che il foglio, nel 1877, con l'avvento alla direzione di A. Luzzatto al posto del Cavallotti, assumesse un orientamento assai più moderato.

Sempre nel 1877 il G. fu in predicato di assumere la carica di segretario generale del ministero dell'Interno, ma la nomina non poté concretizzarsi a causa del mortale incidente occorsogli mentre viaggiava su una carrozza a cavalli. Il violento impatto con il terreno gli provocò una commozione cerebrale in seguito alla quale morì a Ostiglia il 28 ott. 1877. Ai funerali venne commemorato dal Cavallotti e da G. Cadenazzi, e qualche giorno più tardi, alla Camera, dal Cairoli e da F. Crispi.

Fonti e Bibl.: Atti del Parlamento italiano, Camera dei deputati, Discussioni, XIII legislatura, sessione del 1876-77, V, tornata del 23 nov. 1877, discorsi commemorativi di F. Crispi, pp. 4517-4519, e di B. Cairoli, p. 4520; M. Macchi, Annuario istorico italiano, XI (1878), pp. 656 s.; E. Croci, Luigi Ghinosi, in Rass. stor. del Risorgimento, XXIV (1937), pp. 1815 s.; L'Italia radicale. Carteggi di Felice Cavallotti: 1867-1898, a cura di L. Dalle Nogare - S. Merli, Milano 1959, ad indicem; V. Santini, Felice Cavallotti ed il "Gazzettino rosa", in Rass. di politica e storia, VII (1961), 77, pp. 26, 28 s.; 78, pp. 22, 26, 28, 31; R. Colapietra, Felice Cavallotti e la democrazia radicale in Italia, Brescia 1966, ad indicem; R. Salvadori, Dalla congiura di Belfiore alla fine della seconda guerra mondiale, in Mantova. La storia, III, Mantova 1967, ad indicem; V. Castronovo, La stampa ital. dall'Unità al fascismo, Roma-Bari 1973, ad indicem; A. Galante Garrone, I radicali in Italia (1849-1925), Milano 1973, ad indicem; Id., Felice Cavallotti, Torino 1976, ad indicem; V. Castronovo - L. Giachieri Fossati - N. Tranfaglia, La stampa italiana nell'età liberale, Roma-Bari 1979, ad indicem; M. Gabrieli, I parlamentari mantovani dal 1848 al 1943, Gazoldo degli Ippoliti 1995, ad indicem; T. Sarti, Il Parlamento subalpino e nazionale, Terni 1890, p. 510; I periodici di Milano, I, 1860-1904, Milano 1956, ad indicem; Enc. biogr. e bibliogr. "Italiana", A. Malatesta, Ministri, deputati, senatori dal 1848 al 1922, II, s.v.; Diz. del Risorgimento nazionale, III, sub voce.

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