LUCCHESI, Andrea

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 66 (2006)

LUCCHESI (Luchesi), Andrea

Silvia Gaddini

Nacque a Motta di Livenza, nel Trevigiano, il 23 maggio 1741. Dal 1757 fu allievo, per la musica operistica, di G. Cocchi, maestro di cappella all'ospedale degli Incurabili di Venezia; per la musica sacra del francescano G. Paolucci, maestro di cappella a S. Maria dei Frari e apprezzato teorico, e di G. Saratelli, maestro di cappella a S. Marco. Il L. fu inizialmente attivo nel campo della musica sacra; scrisse su commissione una serie di lavori e si costruì al contempo una solida fama come virtuoso di organo e di clavicembalo. In quest'ultima veste lo ricorda L. Mozart nel suo diario di viaggio relativo al soggiorno veneziano del 1771, elencandolo fra le conoscenze fatte da lui e da suo figlio nella città (Valder-Knechtges, 1984, p. 82). Tale riconosciuta abilità consentì al L. di collaborare, fin dal 1764, a rappresentazioni operistiche in qualità di maestro al cembalo ed è assai probabile che egli dirigesse dal clavicembalo, com'era costume, anche le sue prime opere, messe in scena a Venezia, grazie anche alla protezione del conte G. Riccati, a partire dal 1765. La sua prima composizione teatrale documentata è L'isola della fortuna, su libretto di G. Bertati, messa in scena nell'autunno del 1765 nel teatro S. Samuele.

È probabile che l'opera fosse rappresentata anche a Vienna, mentre è certo che essa andò in scena a Lisbona, nel reale teatro dell'Ajuda, nell'autunno del 1767. La successiva composizione teatrale fu la cantata giocosa Il marito geloso, su libretto di G. Dolfin, rappresentata a Venezia nell'aprile 1766 per l'Accademia filarmonica di S. Marina. A quella fece seguito una cantata a quattro voci su testo di G. Gozzi, composta in occasione della grande festa data l'11 febbr. 1767 nel teatro S. Benedetto in onore del duca di Württemberg, e interpretata, fra gli altri, dal celebre castrato G. Guadagni. Questi cantò anche nell'opera buffa del L. Le donne sempre donne, su libretto dell'abate P. Chiari, messa in scena nell'autunno 1767 nel teatro Giustiniani di S. Moisè; probabilmente in quell'anno fu rappresentato agli Incurabili anche l'oratorio Sacer trialogus (circa 1767; libretto alla Biblioteca nazionale Marciana di Venezia); nell'ottobre 1771 fu rappresentata un'altra sua opera nel teatro S. Benedetto, Il matrimonio per astuzia.

Al periodo italiano del L. appartengono anche alcune sinfonie, due delle quali sono di fatto identiche alle ouvertures delle opere L'isola della fortuna (1765) e Il matrimonio per astuzia (1771).

Negli ultimi mesi del 1771 il L. partì per Bonn, alla testa di una compagnia operistica itinerante. Nella città tedesca, sede dell'elettore-arcivescovo di Colonia, egli era stato espressamente chiamato - come risulta dalla dedica delle sue sonate op. 1 - forse grazie alla mediazione del cantante veneziano F. Sandali, nello stesso anno al servizio della corte di Bonn.

La prima esecuzione di un'opera del L. a Bonn di cui si abbia notizia è quella di Le donne sempre donne, avvenuta il 27 febbr. 1772: fu molto probabilmente seguita da una ripresa de Il matrimonio per astuzia. Sebbene la compagnia comprendesse almeno tre cantanti, tre danzatori e uno strumentista, è tuttavia documentato che il L. - nell'allestimento dell'opera italiana, interamente affidatogli - lavorò fin dal principio con un gruppo formato sia da elementi italiani sia da membri della locale cappella di corte: così, nell'opera Il mercato di Malmantile di D. Fischietti, che il L. diresse a corte prima del marzo 1772, la lista dei cantanti comprendeva, accanto ai nomi di molti italiani, anche quelli del nonno e del padre di L. van Beethoven (rispettivamente maestro di cappella e cantante nella cappella dell'elettore). Che la direzione fosse totalmente demandata agli italiani è confermato anche da Burney, che nel suo diario di viaggio relativo alla visita a Bonn dell'estate 1772 fa il nome del L., da lui assai stimato, sottolineando anche il fatto che la compagnia italiana non era stata assunta nell'organico della cappella di corte, ma veniva al contrario pagata separatamente dall'elettore: "Sua Altezza mantiene durante l'inverno, a proprie spese, una compagnia per l'esecuzione di opere buffe che si esibisce nel suo palazzo [(] sono tutti italiani".

Poco tempo dopo il suo arrivo a Bonn, il L. compose due lavori d'occasione: la cantata encomiastica Il natal di Giove, su testo di P. Metastasio, eseguita il 13 maggio 1772 per il compleanno dell'elettore, e Il giocatore amoroso (già rappresentato a Venezia in un'esecuzione privata nel febbraio del 1769), che C.G. Neefe descrive come un intermezzo per due personaggi (cfr. Valder-Knechtges, 1984, p. 93), forse su un libretto di A. Salvi. Nell'autunno del successivo anno 1773 fu eseguita la nuova opera del L., L'inganno scoperto ovvero Il conte Caramella, dramma giocoso in tre atti su libretto di C. Goldoni. L'ultima opera teatrale composta per la corte di Bonn e lì eseguita verosimilmente nell'inverno 1773-74 fu L'improvisata o sia La galanteria disturbata, rielaborazione de Il marito geloso, trasformata (probabilmente dallo stesso L.) in una "azione comica teatrale" in un atto. Nel 1774 fu invece rappresentato un balletto-pantomima in due atti con musica del L., l'Arlequin déserteur devenu magicien ou Le Docteur mari idéal: lo scenario era opera di V. de Bustis, detto Ravaschiello, il quale faceva parte della compagnia del Lucchesi. Per le opere La sposa fedele e Le serve rivali, rispettivamente di P. Guglielmi e di T. Traetta, che gli furono a lungo erroneamente attribuite, il L. scrisse invece soltanto alcune arie supplementari.

Fin dal 1772 il L. fu inoltre attivo nel campo della musica strumentale. In quell'anno pubblicò a Bonn le Sei sonate per il cembalo con l'accompagnamento di un violino, op. 1, con dedica all'elettore Massimiliano Federico. L'unico esemplare di queste sonate di cui si abbia notizia è stato ritrovato nella Biblioteca del Conservatorio di Venezia nel 1987. Nel 1773 furono inoltre pubblicati, sempre a Bonn, una sonata per strumento a tastiera (definita "trio" nel relativo annuncio pubblicitario in quanto accompagnata da violino e basso), un concerto per pianoforte e tre sinfonie op. 2, ma di queste stampe non resta alcuna traccia.

Il 26 maggio 1774, con un decreto dell'elettore, il L. fu nominato maestro della cappella di corte a Bonn, succedendo al nonno di Beethoven. Nel 1775 sposò Josepha Antonetta d'Anthoin, da cui ebbe cinque figli. La sposa apparteneva a una delle famiglie più importanti della città, essendo figlia del consigliere segreto Franz d'Anthoin; in seguito l'amicizia con il cognato Ferdinand d'Anthoin - membro di quel circolo degli Illuminati che faceva capo a Neefe, organista di corte e più tardi maestro di Beethoven - consentì al L. di entrare in contatto con le correnti progressiste più avanzate della città.

Nel 1774, tuttavia, il teatro di corte fu chiuso e la maggior parte di coloro che facevano parte della compagnia del L. tornarono in Italia. Il 26 nov. 1778, dopo un'interruzione di quattro anni, fu fondato a Bonn un teatro nazionale, nel quale si insediò stabilmente la compagnia tedesca di Grossmann. Direttore musicale ne fu, dall'ottobre 1779, Neefe, rappresentante significativo dell'allora fiorente genere del Singspiel tedesco. Anche nell'ambito della musica strumentale l'importanza del L. a corte fu notevolmente ridimensionata dalla decisione di adottare a Bonn quella prassi - peraltro frequente nelle corti tedesche - della "doppia direzione", che lasciava al maestro di cappella la responsabilità delle esecuzioni di musica vocale e ovviamente da chiesa, mentre la musica strumentale era affidata al primo violino, direttore dell'orchestra di corte. Nonostante queste limitazioni, la posizione del L. - ufficialmente immutata - rimaneva comunque ambita, come attesta tra l'altro una lettera di W.A. Mozart del 1782 nella quale il compositore, facendo riferimento alla stima che nutriva per lui il giovane arciduca Massimiliano Francesco, destinato a succedere a Massimiliano Federico nella carica di elettore di Colonia, non nascondeva la sua speranza di diventare il suo maestro di cappella, subentrando così al L. (Valder-Knechtges, 1984, p. 105).

Ai legami mantenuti dal L. con il circolo di Neefe, nel quale si raccoglievano gli esponenti del pensiero innovatore e delle nuove aspirazioni nazionali, si deve quasi certamente la composizione della musica per un prologo intitolato Die Liebe für das Vaterland: segue il modello della cantata encomiastica e fu eseguito a Francoforte sul Meno il 22 apr. 1783, probabilmente nell'ambito di una rappresentazione della compagnia teatrale di Neefe. Il 14 maggio, in occasione dei festeggiamenti per il compleanno dell'elettore, fu eseguito a Bonn il prologo con arie e cori Die Belohnung der Vaterlandsliebe (Valder-Knechtges, 1990, p. 35).

Con istanza del 26 apr. 1783 il L. chiese e ottenne il permesso di assentarsi per un viaggio in Italia della durata di un anno circa. Il motivo ufficiale addotto era la necessità di sbrigare alcuni affari familiari, ma è assai probabile che il temporaneo ritorno a Venezia fosse legato al progetto di far eseguire la sua opera seria Ademira, che fu in effetti rappresentata il 2 maggio 1784 presso il teatro S. Benedetto, nel corso della fiera dell'Ascensione, per un pubblico che comprendeva il re di Svezia Gustavo III. Sembra che, in occasione di quell'ultimo soggiorno veneziano, al L. venisse anche conferito il titolo di direttore dell'Accademia musicale dei Tedeschi.

Durante la sua assenza da Bonn, la funzione di organista di corte fu assunta dal quattordicenne Beethoven, che sostituiva a sua volta il proprio maestro Neefe, al quale era stata temporaneamente affidata la direzione della musica sacra. La notizia della morte dell'elettore di Colonia Massimiliano Federico von Königsberg, avvenuta nell'aprile 1784, indusse verosimilmente il L. ad anticipare il suo rientro a Bonn, avvenuto in tempo per presiedere all'organizzazione musicale delle esequie. In occasione delle feste per la consacrazione vescovile del giovane arciduca Massimiliano Francesco d'Asburgo, avvenuta l'8 maggio 1785, fu eseguita a corte - probabilmente il 9 maggio, nel corso di un'accademia di musica - la cantata del L. per soprano, contralto e orchestra, il cui testo era stato tradotto in tedesco da Neefe.

Nell'ambito della riorganizzazione della cappella musicale di corte voluta dal nuovo elettore - fratello minore di Giuseppe II, di cui condivideva l'orientamento progressista e illuminato - il L. mantenne la posizione di maestro di cappella, ma gli fu diminuito lo stipendio, che passò da 1000 a 600 fiorini, divenendo così leggermente inferiore a quello del nuovo direttore dell'orchestra di corte, J. Reicha, rappresentante di spicco di quel nuovo stile strumentale che era prediletto dall'elettore. Nondimeno, al L. fu conferito nel 1787 il titolo di consigliere di corte: ancora nel 1794 - dopo la fuga dell'elettore di fronte all'avanzata delle truppe francesi - gli fu inoltre affidato il progetto di un nuovo ordinamento della cappella nell'eventualità di un ritorno della corte a Bonn, eventualità vanificata dal precipitare degli eventi. Fra le esperienze memorabili di quegli ultimi anni di carriera la più importante fu certamente, per il L., la visita di F.J. Haydn a Bonn, nel Natale 1790. Il compositore, che era in viaggio alla volta dell'Inghilterra, era accompagnato da J.P. Salomon, violinista e organizzatore di concerti, originario di Bonn e amico del Lucchesi. Furono certamente Salomon e il L. a organizzare in quell'occasione un'improvvisata giacché, durante la messa solenne di Natale, fu eseguita a sorpresa proprio una messa di Haydn.

Nel maggio 1794 fu eseguita a Passau una breve opera buffa del L., L'amore e la misericordia guadagnano il giuoco, su libretto di D. Friggeri: si tratta probabilmente della sua ultima composizione. Dopo l'occupazione francese della Renania e la conseguente fuga dell'elettore e della corte nell'ottobre 1794, la cappella di corte fu sciolta e il L. perse tutte le sue fonti di reddito.

Il L. morì a Bonn nel 1801.

La parte più consistente della produzione del L. era ancora sostanzialmente destinata a un ambiente di corte: fa eccezione la musica strumentale a stampa, che si rivolgeva espressamente a un pubblico più ampio. Nell'Ademira, unica opera seria, la successione di arie collegate da recitativi secchi che caratterizza il tradizionale modello del genere è movimentata dalla contaminazione, peraltro frequente in quegli anni, con elementi tipici dell'opera buffa. Anche le opere comiche del L. appartengono a uno stadio di transizione: si tratta perlopiù di tipici drammi giocosi in cui l'alternarsi di serio e di faceto consente - segnatamente in alcune arie, nei pezzi d'insieme e nei finali d'atto - una caratterizzazione musicale più raffinata e soprattutto l'introduzione di quell'elemento sentimentale che era imprescindibile nello stile vocale dell'epoca.

Di rilievo appare anche la sua produzione strumentale, quasi tutta stampata a Bonn. Le sue sinfonie - non solo quelle che coincidono con le ouvertures, ma anche le altre - evidenziano tratti nettamente operistici e mostrano il palese influsso di quelle di B. Galuppi. Esse, secondo quanto riferisce La Borde, erano molto apprezzate in Germania, dove la musica strumentale, com'è noto, godeva in quegli anni di particolare favore. L'influenza di Galuppi è ancor più evidente nelle numerose sonate per clavicembalo e per organo del periodo veneziano. Anche le sonate per violino e clavicembalo op. 1 (1772) - si tratta della prima musica a stampa del L. pubblicata a Bonn - furono composte al più tardi nel primissimo periodo di permanenza presso la corte tedesca e in almeno un caso è dimostrato che il compositore si servì di materiale preesistente. Le sonate op. 1, tutte in tonalità maggiori, evidenziano il cosiddetto "secondo stile galante" - spensierato, cantabile e talora sentimentale - tipico degli anni successivi al 1760: il violino, ove presente, ha una funzione affatto secondaria, finalizzata all'accompagnamento e all'arricchimento timbrico. Esse tuttavia - contrariamente alle sonate per organo, ancora in due movimenti, quando non in uno solo - sono in tre movimenti, e quattro su sei adottano già la classica successione dei tempi veloce-lento-veloce. Accanto ai caratteristici movimenti di danza e a quelli in forma di rondò o di variazione, inoltre, il L. adopera già prevalentemente il movimento in forma sonata, anche quello tripartito, in cui si distinguono chiaramente esposizione, sviluppo e ripresa, sebbene quest'ultima si presenti in forma ancora schematica e abbreviata. In più casi si evidenziano inoltre due temi nettamente distinti: in questo caso lo sviluppo si riallaccia al secondo tema o ad altri motivi.

Le sonate e le altre opere strumentali del L. potrebbero aver influito sul giovane Mozart, che, come s'è visto, lo aveva conosciuto a Venezia già nel 1771. In particolare uno dei due concerti per pianoforte del L., probabilmente quello in fa maggiore pubblicato a Bonn nel 1773, occupava un posto importante nel repertorio didattico di L. Mozart. In una lettera del 17 dic. 1774, infatti, egli consiglia alla figlia Nannerl lo studio del concerto del L., mentre l'11 giugno 1778 riferisce che la sua allieva, la signorina Lodron, suonava lo stesso concerto in modo incomparabile (Valder-Knechtges, 1984, p. 100). Il concerto, in tre movimenti, è affine, per lo "stile galante" e il carattere melodico, ai concerti per tastiera di J.Chr. Bach, con i quali condivide anche elementi quali il ruolo subordinato dell'orchestra e l'uso di elementi strutturali tipici della forma sonata.

Sebbene il L., allievo del contrappuntista Paolucci, a sua volta allievo di padre G.B. Martini, fosse stato nel periodo italiano molto vicino ai principali teorici della rinascita dello "stile antico" - il suo contrappunto fu giudicato da Neefe più limpido di quello della maggior parte dei suoi connazionali - tuttavia egli si servì nella sua musica sacra perlopiù di quello "stile misto" che corrispondeva all'ideale del suo tempo e che alternava passaggi contrappuntistici a elementi tipici dello stile teatrale, quali le arie solistiche. Ai due estremi troviamo da un lato semplici canti liturgici a cappella per voci maschili, dall'altro l'oratorio La Passione di Gesù Cristo (Modena, Biblioteca Estense universitaria) - sul notissimo libretto di Metastasio - che evidenzia aspetti manifestamente teatrali.

A partire dall'estate 1782 il giovane Beethoven fece parte della cappella di corte diretta dal L., dapprima come organista in sostituzione del suo maestro Neefe, poi come clavicembalista e violista. La produzione del L. per la cappella di corte avrebbe avuto, secondo Henseler, un influsso particolarmente forte sui passaggi contrappuntistici della musica sacra di Beethoven; Valder-Knechtges, invece, ritiene che l'influsso del L. abbia contribuito in modo determinante all'assimilazione, da parte di Beethoven, di quell'elemento "italianizzante" che è stato riconosciuto nelle sue primissime opere strumentali (Valder-Knechtges, 1990, p. 54). Oltre alle opere citate si segnalano le seguenti.

Composizioni sacre: vespri per doppio coro (Venezia, Incurabili, circa 1765-67; perduti); Salve Regina in mi bemolle maggiore (ibid., circa 1765-67; perduto); Te Deum per soprano, contralto e orchestra (circa 1768); messa e vespro per la Concezione di Maria Vergine (Verona 1770; perduto); Requiem per la sepoltura del duca di Montealegre, ambasciatore spagnolo a Venezia (Venezia 1771); messa per S. Lorenzo (ibid., prima del 1772; perduta); messa per S. Rocco (ibid., prima del 1772; perduta); 4 messe (do maggiore, fa maggiore, re maggiore, do maggiore, 1775); 8 salmi per soli, coro e orchestra (Miserere, Confitebor, Dixit, Beatus vir, Laudate pueri, In exitu, Nisi Dominus, Lauda Ierusalem). Per l'elenco completo delle composizioni sacre manoscritte, la maggior parte delle quali è conservata presso la Biblioteca Estense universitaria di Modena si veda Die Musik in Geschichte und Gegenwart e The New Grove Dict. of music and musicians.

Composizioni strumentali: 4 quartetti con pianoforte (perduti); sonata in do magg. (Leipzig, circa 1784; attribuzione incerta); 34 brani per clavicembalo od organo (che costituiscono sonate in uno o due movimenti). Numerose altre composizioni manoscritte si trovano a Parigi (Bibliothèque nationale), Napoli (Biblioteca del Conservatorio), Venezia (Biblioteca nazionale Marciana e Biblioteca del conservatorio), Bergamo (Biblioteca civica), Washington (Library of Congress), Praga (Museo nazionale), Ratisbona (Fürst Thurn und Taxis Hofbibliothek), Mantova (Archivio musicale dell'Accademia nazionale virgiliana), Dresda (Sächsische Landesbibliothek), Stoccolma (Biblioteca statale di musica), Louisville, KY (Dwight Anderson Music Library of the University of Louisville).

Fonti e Bibl.: Ch. Burney, The present state of music in Germany, the Netherlands and the United Provinces, London 1775 (trad. it., Viaggio musicale in Germania e Paesi Bassi, a cura di E. Fubini, Torino 1986, p. 29); J.-B. de La Borde, Essai sur la musique ancienne et moderne, III, Paris 1780, p. 199; C.G. Neefe, Nachricht von der churfürstlich-cöllnischen Hofcapelle zu Bonn, in C.F. Cramer, Magazin der Musik, I, Hamburg 1783, pp. 377-380; E.L. Gerber, Historisch-Biographisches Lexikon (1812-14), Graz 1977, I, coll. 825 s.; A. Henseler, A. L., der letzte Bonner Hofkapellmeister zur Zeit des jungen Beethoven, in Bonner Geschichtsblätter, I (1937), pp. 225-364; N. Jers, Luchesi, A., in Rheinische Musiker, VII, a cura di D. Kämper et al., Köln 1972; C. Valder-Knechtges, Die Kirchenmusik A. Luchesis (1741-1801): Studien zu Leben und Werk des letztes kurkölnischen Hofkapellmeisters, Berlin 1983; Id., Die weltlichen Werke A. Luchesis (1741-1801), in Bonner Geschichtsblätter, XXXVI (1984), pp. 79-118; Id., A. Luchesi: Verzeichnis der Instrumentalwerke, in Mitteilungen der Arbeitsgemeinschaft für rheinische Musikgeschichte, LXXVI (1989), pp. 95-105; Id., Ein Jahrhundert der Musik in Bonn, in Bonn als kurkölnische Haupt-und Residenzstadt: 1597-1794 (Geschichte der Stadt Bonn, III), a cura di D. Höroldt, Bonn 1989, pp. 471-515; Id., A. Luchesi: ein Italiener im Umkreis des jungen Beethoven, in Bonner Geschichtsblätter, XL (1990), pp. 29-56; G. Taboga, A. L.: l'ora della verità, Treviso 1994; R. Eitner, Quellen-Lexikon, VI, p. 235; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, IV, p. 510; The New Grove Dict. of music and musicians (ed. 2001), XV, pp. 269-271; Die Musik in Geschichte und Gegenwart (ed. 2004), Personenteil, XI, coll. 543-545.

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