MAGNANI, Andrea

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 67 (2006)

MAGNANI, Andrea

Paolo Pontari

Nacque a Bologna intorno alla metà del XV secolo. Da una lettera inviata al M. da Antonio Cortesi Urceo, detto Codro, in occasione della morte del padre, si ricava che questi si chiamava Giacomo e che da lui il Codro aveva ricevuto molti favori.

Dalla stessa lettera si evince anche che il giovane M. fu indirizzato agli studi letterari greci e latini; si può supporre che abbia compiuto la sua formazione a Bologna, come sembra confermare anche la Descrittione di tutta Italia di Leandro Alberti, in cui il nome del M. è elencato tra i "dottori in oratoria et poesia" di questa città.

Il M. fu personaggio di rilievo nella Bologna dei Bentivoglio, dove già agli inizi degli anni '70 dovette frequentare la casa del cardinale Pietro Riario, ritrovo di molti umanisti, dal momento che il suo nome compare nei carmi di Paolo Emilio Boccabella tra i familiares del prelato (Venezia, Biblioteca naz. Marciana, Mss. lat., cl. XII, 178 [= 4025], c. 21v). Nell'autunno 1488 doveva trovarsi a Pavia, poiché da questa città il 7 novembre inviò a Gentile Virginio Orsini il trattatello in prosa volgare Se la toga alle armi, o le armi alla toga si deggia preferire, preceduto da un sonetto di dedica e seguito da un ternario e da tre distici elegiaci latini (Firenze, Biblioteca nazionale, Nuovi acquisti, 1175, c. 2v).

Il M. fu in rapporto con numerosi umanisti del tempo, tra cui il già ricordato Codro, che gli indirizzò un epigramma (Ad Andream Magnanimum, cfr. Fantuzzi, V, p. 116; Malagola, p. 309) in occasione dell'epidemia di peste che colpì Bologna negli anni '80 del XV secolo, e lo definì "amico diletto" nella Sylva in principio studii pronunciata (Opera, p. 324) e "amoeni ingenii vir" nell'epistola del 23 nov. 1493 a Battista Palmieri (ibid., pp. 262 s.). Inoltre, Giovanni Sabadino degli Arienti lo ricorda in una lettera a Benedetto Dei del 17 genn. 1490 e nella Gynevera de le clare donne, in cui si compiace di rievocare in lui il personaggio boccacciano di Federigo degli Alberighi in un episodio nel quale narra che, per sopperire alla perdita di un falcone di Francesca Venusta da Polenta, il M. donò alla ricca vedova un altro rapace. Il M. è ricordato anche dal poeta Publio Fausto Andrelini (Ferrara, Biblioteca comunale Ariostea, I 397) e nelle Rime di Antonio Tebaldeo, in un sonetto indirizzato a Gualtiero da Sanvitale ("Al Quercente e al Magnan, fido e leale, / sùbito come sia gionto a Bologna, / te riccomanderò"). Ebbe rapporti con gli intellettuali della corte laurenziana, in modo particolare con Poliziano (A. Ambrogini), al quale fu legato da stretta amicizia. I suoi contatti con l'entourage mediceo furono favoriti anche da Antonio, zio del M., che fu eletto podestà a Firenze il 12 dic. 1490.

La prima testimonianza certa di questo sodalizio è una lettera a Poliziano che il M. scrisse per congratularsi con lui della pubblicazione della Miscellaneorum centuria prima, lettera perduta, ma ricostruibile attraverso la risposta di Poliziano del 16 genn. 1489. Nel giugno del 1491 i due si incontrarono a Bologna: Poliziano, infatti, si trovava di passaggio nella città in compagnia di Giovanni Pico della Mirandola, entrambi inviati da Lorenzo de' Medici in cerca di manoscritti greci. In quella occasione, proprio grazie all'aiuto del M., Poliziano poté consultare nella biblioteca del convento di S. Stefano un codice del De officiis di Cicerone che, collazionato con altri due esemplari in suo possesso, gli consentì di operare un'emendatio al testo ciceroniano, come si legge nella Centuria secunda (14) a proposito della lezione corrotta. Negli appunti di viaggio di Poliziano (Monaco, Bayerische Staatsbibliothek, Clm, 807) il M. è ricordato tra le persone incontrate il giorno stesso dell'arrivo a Bologna (c. 83v); ma anche nei giorni seguenti, durante i quali pare abbia mostrato all'amico la sua collezione di monete (c. 85v: "Vidi nomismata Andreae Magnanimi"). È possibile che, proprio durante i giorni trascorsi insieme a Bologna, il M. abbia chiesto a Poliziano di fargli dono delle sue poesie volgari, che questi gli inviò in seguito tramite Zanobi Masolini da Prato (cfr. Firenze, Biblioteca Riccardiana, Mss., 771; le cc. 27r-30v di questo codice contengono la missiva, tre poesie latine e cinque in volgare, indirizzate "Generoso ac strenuo militi domino meo colendissimo domino Andree Magnanimo" [c. 28v], e un'iscrizione romana, forse anch'essa richiesta dal M., appassionato collezionista di antichità). Proprio per il tramite del M., probabilmente, due poesie volgari di Poliziano (Che fai tu Ecco e Non potrà mai dire) confluirono in calce alla stampa bolognese delle Stanze e dell'Orfeo, curata da Francesco Benedetti detto Platone. L'episodio più noto e significativo del rapporto tra i due umanisti è legato all'edizione bolognese della traduzione latina di Erodiano, commissionata a Poliziano da Innocenzo VIII nel 1484. Come si evince da una lettera al M., scritta a Fiesole il 6 maggio 1493, Poliziano fece trascrivere alla svelta, sotto dettatura, un manoscritto della sua traduzione (Biblioteca Medicea Laurenziana, Rinuccini, 20, in parte autografo del Poliziano), che venne copiato e consegnato al papa il 22 luglio 1487 tramite l'ambasciatore fiorentino Giovanni Lanfredini (esemplare di dedica: Roma, Biblioteca nazionale, Fondo Vittorio Emanuele, 1005). Solo qualche anno più tardi, il 20 giugno 1493, la traduzione fu per la prima volta stampata a Roma (Indice generale degli incunaboli [IGI], 4689), ma un mese prima, nella ricordata lettera al M., Poliziano gli aveva chiesto di curare la stampa della sua traduzione a Bologna ed esprimeva il desiderio che Alessandro Sarti, letterato bolognese e amico intimo del M., attendesse insieme con lui alla correzione della stampa. Del resto, il M. e Sarti avevano già contribuito un anno prima alla stampa di un altro testo di Poliziano, l'Epistola [a Iacopo Antiquari] de obitu Laurentii: gli umanisti bolognesi avevano consegnato il testo dell'epistola al patrocinatore dell'edizione, forse Panfilo Sasso; il 18 maggio 1492 la lettera fu pubblicata per i tipi di Francesco Benedetti. Il 31 ag. 1493 la traduzione di Erodiano venne stampata a Bologna dal Benedetti con la dedica a papa Innocenzo VIII (IGI, 4690) e con la lettera sopra ricordata di Poliziano al Magnani.

Nel 1494 il M. tradusse in volgare, per Giovanni (II) Bentivoglio, il Testamento di Ciro di Senofonte (Ciropedia, VIII, 7), che fu stampato per la prima volta a Bologna dallo stesso Benedetti nel 1494.

Secondo Fantuzzi (V, p. 115), nel 1498, durante il gonfalonierato bolognese di Giacomo Marsili, il M. venne nominato alla magistratura degli Anziani. Era ancora vivo nei primissimi anni del Cinquecento, ma morì certamente prima del 1504, poiché nel Tyrocinio de le cose vulgari di Diomede Guidalotti, stampato in quell'anno, è pubblicato un sonetto Ne la morte de m. A. Magnanimo. Fantuzzi pubblicò (p. 116) l'epitaffio LXXXV di Girolamo Pandolfi detto Casio (Per m. A. de M.), non datato.

Le opere del M. a noi giunte, oltre alla ricordata traduzione volgare del Testamento di Ciro e al citato trattatello Se la toga alle armi, sono, nel complesso, omaggi poetici cortigiani di modesta qualità: un sonetto per Ginevra Sforza Bentivoglio (S'io potessi madona in queste carte); un capitolo ternario inedito (Receputa ho una tua facunda letra); due ottave scritte nel 1487 in occasione delle nozze di Annibale Bentivoglio e Lucrezia d'Este; due sonetti per Giovanni Bentivoglio (Duolmi illustre signor, caro idol mio e La marzial virtù che in te s'avviva); altri due sonetti dedicati al marchese Francesco II Gonzaga per la vittoria di un suo cavallo a un palio di Firenze (Illustre divo e singular signore e Di gaudio colmo e di maraviglia pieno), un Epitaphium Ludovici Morbioli; un sonetto consolatorio, indirizzato nel dicembre del 1489, ad Andrea Bentivoglio, per la morte di Ulisse, secondogenito del conte, che morì all'età di 22 anni (Qual fato adverso fu, qual cruda stella). Esiste poi, secondo Fantuzzi (V, pp. 116 s.), un'altra opera del M., forse perduta, che egli evince da una notizia della Bononia illustrata di Nicolò Burzio, in cui il M. è ricordato perché "rithmorum iuncturas syllabasque facili dictamine ad votum connectit".

Manoscritti: Bologna, Biblioteca universitaria, Mss., 2618, cc. 103-104: Receputa ho una tua facunda letra; 165: Duolmi illustre signor, caro idol mio; Firenze, Biblioteca nazionale, Nuovi acquisti, 1175 (possibile esemplare di dedica del trattatello a G.V. Orsini); Mantova, Biblioteca comunale, Mss., A.IV.30, c. 69v: Illustre divo e singular signore; Di gaudio colmo e di maraviglia pieno; Parma, Biblioteca Palatina, Pal., 557, c. 225r: Epitaphium Ludovici Morbioli. Per Andream Magnaninum: Sepulto iace in questo sacro loco; Parm., 1295, c. 1v: S'io potessi madona in queste carte.

Edizioni: Testamento di Ciro, Bologna, Platone de' Benedetti, 1494, p. 422 (ristampato a Venezia presso Bindoni nel 1520 e presso Sessa nel 1531); ottave scritte per le nozze di Annibale Bentivoglio e Lucrezia d'Este, in Zannoni; il sonetto per Ginevra Sforza è confluito a stampa nella prefazione a G.S. de li Arienti, Gynevera, pp. 50 s.; i sonetti a Giovanni (II) e Ulisse Bentivoglio in Frati, pp. 8-11; i tre sonetti contenuti nei mss. di Mantova e di Parma in Delcorno Branca, 1975, pp. 86-88.

Fonti e Bibl.: A. Cortesi Urceo, Opera, Basileae 1540, pp. 262 s., 273, 309, 324; L. Alberti, Descrittione di tutta Italia, Venezia 1568, p. 335; G.S. de li Arienti, Gynevera de le clare donne, a cura di C. Ricci - A. Bacchi Della Lega, Bologna 1888, pp. 50 s., 68; A. Tebaldeo, Rime, a cura di J.J. Marchand, III, 2, Modena 1992, p. 1111; C. James, The letters of Giovanni Sabadino degli Arienti (1481-1510), Firenze 2002, p. 115; P.S. Dolfi, Cronologia delle famiglie bolognesi, Bologna 1670, p. 481; G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, V, Bologna 1786, pp. 115-117; IX, ibid. 1794, pp. 142 s.; G. Gozzadini, Memorie per la vita di Giovanni II Bentivoglio, Bologna 1839, pp. 94, 172, 199; C. Malagola, Della vita e delle opere di Antonio Urceo detto Codro, Bologna 1878, pp. 77, 225 s., 263, 309; G. Zannoni, Una rappresentazione allegorica a Bologna nel 1487, Roma 1891, p. 422; L. Frati, I Bentivoglio nella poesia contemporanea, in Giorn. stor. della letteratura italiana, XLV (1905), pp. 8-11; A. Sorbelli, Storia della Università di Bologna, I, Il Medioevo (secc. XI-XV), Bologna 1940, p. 264; Mostra del Poliziano nella Biblioteca Medicea Laurenziana. Manoscritti, libri rari, autografi e documenti (catal.), a cura di A. Perosa, Firenze 1955, pp. 64, 89, 91-93, 118, 181; R. Pendleton Oliver, Era plagiario Poliziano nelle sue traduzioni di Epitteto e di Erodiano?, in Il Poliziano e il suo tempo. Atti del IV Convegno internazionale di studi sul Rinascimento, 1954, Firenze 1957, p. 262; M.E. Cosenza, Biographical and bibliographical dictionary of the Italian humanists, Boston 1962, pp. 2074 s.; J. Hill Cotton, Alessandro Sarti e il Poliziano, in La Bibliofilia, LXIV (1962), p. 227 n.; I. Maïer, Ange Politien. La formation d'un poète humaniste (1469-1480), Genève 1966, pp. 392 n., 431, 435; C. Ady, The Bentivoglio of Bologna, Oxford 1969, pp. 144, 174 n.; A. Poliziano, Opera omnia, a cura di I. Maïer, I, Torino 1971, pp. 57 s.; D. Delcorno Branca, Note sulla tradizione delle "Rime" del Poliziano, in Rinascimento, XXV (1975), pp. 74-82, 86-88; A. Poliziano, Miscellaneorum centuria secunda, a cura di V. Branca - M. Pastore Stocchi, Firenze 1978, p. 27; D. Delcorno Branca, Sulla tradizione delle Rime del Poliziano, Firenze 1979, pp. 16, 18-23, 25-27, 30, 77, 126; G.S. de li Arienti, Le Porretane, a cura di B. Basile, Roma 1981, p. 386; V. Branca, Poliziano e l'umanesimo della parola, Torino 1983, pp. 7, 136, 163 s., 178; F. Pezzarossa, "Ad honore et laude del nome Bentivoglio". La letteratura della festa nella Bologna del secondo Quattrocento, in Bentivolorum magnificentia. Principe e cultura a Bologna nel Rinascimento, a cura di B. Basile, Roma 1984, p. 66; B. Bentivogli, La poesia in volgare. Appunti sulla tradizione manoscritta, ibid., pp. 178 n., 180 n.; P. Vecchi Galli, Il ms. 165 della Biblioteca universitaria di Bologna (con inediti di Sabadino degli Arienti), ibid., pp. 225, 227 n., 230, 232 n., 233, 235 e n., 237 s., 239 e n.; A. Tissoni Benvenuti, L'Orfeo del Poliziano, Padova 1986, pp. 19 n., 30 n., 48, 55; E. Raimondi, Codro e l'umanesimo a Bologna, Bologna 1987, pp. 289, 297; M. Minutelli, "La miraculosa aqua". Lettura delle Porretane Novelle, Firenze 1990, pp. 74-76; C. James, Giovanni Sabadino degli Arienti. A literary career, Firenze 1996, pp. 50, 101; P. Supino, La scrittura di Angelo Poliziano, in Agnolo Poliziano poeta scrittore filologo. Atti del Convegno internazionale di studi, Montepulciano, 1994, Firenze 1998, p. 235 n.; D. Gionta, Pomponio Leto e l'"Erodiano" del Poliziano, ibid., pp. 436 e n., 439 n., 440 e n.; A. Poliziano, Liber epigrammatum graecarum, a cura di F. Pontani, Roma 2002, p. XXVII; L. Ferrari, Onomasticon, p. 425; P.O. Kristeller, Iter Italicum, I, pp. 56, 200, 272; II, pp. 37, 260, 353, 439; III, p. 434; V, pp. 497, 598; VI, pp. 135, 383.

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