FIORÉ, Andrea Stefano

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 48 (1997)

FIORÉ, Andrea Stefano

Paola Rosa

Figlio di Angelo Maria, nacque a Milano nel 1686.

Il padre AngeloMaria, nato a Torino nel 1660, visse e lavorò a lungo nella sua città alla corte del duca di Savoia in qualità di primo violoncello. A questo incarico, retribuito con lo stipendio annuo di 1500 lire, alternò periodi di lavoro presso altre istituzioni musicali: risulta infatti iscritto all'Accademia filarmonica di Bologna e attivo a Milano nel 1686 (anno della nascita del figlio), alla corte di Parma dal 1° maggio 1688 al 13 febbr. 1695 e presso la chiesa di S. Maria della Steccata di Parma dal 1689 al 15sett. 1692. Soggiornò a Parigi tra il 1704 e il 1705, al seguito dell'ambasciatore del duca di Savoia.

Considerato per le sue capacità di interprete e di esecutore il fondatore della scuola violoncellistica piemontese, si dedicò anche alla composizione. Il suo nome figura nell'elenco dei diciannove compositori scelti per contribuire alla rappresentazione della festa teatrale Etna festivo eseguita a Milano nel 1696.

Compose inoltre i Trattenimenti da camera a 2 stromenti violoncello e cimbalo o violino e violoncello dedicati a Giovanni Battista Lodovisi, principe di Piombino e Venosa, che furono pubblicati a Lucca nel 1696. Si tratta di quattordici composizioni di cui dieci per violino e quattro per violoncello. Morì a Torino il 4 giugno 1723.

Il F. fu probabilmente allievo del padre alla corte di Torino e rivelò precocemente il suo talento musicale. Nel 1699, a soli tredici anni, aveva gia composto e pubblicato a Torino un volume di cinque Sinfonie da chiesa a tre per 2 violini, violoncello con il suo basso continuo per organo, dedicate a Vittorio Amedeo II. Il talento del ragazzo non passò inosservato e il duca gli accordò tra il 1703 e il 1705 un assegno che gli permise di completare la formazione musicale a Roma, dove poté fra l'altro conoscere Arcangelo Corelli.

Nel 1707 venne nominato ufficialmente maestro di cappella della corte di Torino, carica che conservò fino alla morte. L'orchestra di cui egli poteva disporre, costituita da un organico di trentasei elementi, gli consentiva di affrontare qualsiasi partitura del tempo e di eseguire i diversi tipi di musica da lui composta in relazione agli incarichi ricevuti a corte.

I compiti affidatigli variavano dalla composizione di opere di circostanza alla riorganizzazione della cappella reale (ordinata nel 1718 da Vittorio Amedeo II), alla sorveglianza della costruzione dell'organo della basilica di Superga. Sempre per incarico di corte compose musiche di genere sacro, per soli coro e orchestra, che venivano eseguite in occasione delle celebrazioni per la festa del S. Sudatio, probabilmente dall'orchestra della cappella reale, dato che il duomo di Torino non disponeva di un vero complesso musicale. Della produzione - probabilmente abbondante - destinata alla celebrazione di questa ricorrenza sono pervenuti due soli inni a quattro voci con strumento.

L'attività che maggiormente lo occupò fu, comunque, quella legata alla produzione di opere teatrali: per l'elenco completo se ne veda il catalogo pubblicato in The New Grove Dict. of opera. Si ricordano in particolare: La casta Penelope, libretto di P. Pariati, Milano, R. Ducal teatro, carnevale 1708; La svanvita, libretto di P. Pariati, ibid., carnevale 1708; Engelberta, libretto di E. Zeno e P. Pariati, ibid., carnevale 1708; Atenaide, libretto di A. Zeno, Vienna, Hoftheater, carnevale 1709, di cui compose il primo atto, mentre il secondo venne musicato da A. Caldara e il terzo da F. Gasperini; Sesostri re d'Egitto, libretto di P. Pariati e A. Zeno, Torino, teatro Carignano, carnevale 1717; Il trionfo di Lucilla, libretto di A. Zeno, Torino, teatro Regio, carnevale 1718; L'innocenza difesa, libr. di F. Silvani, ibid., 1722; Ariodante, libretto di A. Salvi, Milano, R. Ducal teatro, 26 dic. 1722; Elena, libretto di C.N. Stampa, ibid., gennaio 1723. Gli ultimi lavori furono scritti invece in collaborazione con A. Giay: I veri amici, libretto di F. Silvani e D. Lalli, Torino, teatro Regio, carnevale 1728; Siroe re di Persia, libretto di P. Metastasio, ibid., 26 dic. 1729. Oltre questi lavori teatrali, Bouquet segnala sei cantate, una messa a 8 voci e strumenti, due litanie a più voci e strumenti, nove fra mottetti e inni, sempre per più voci e strumenti, oltre alle già citate Dodici sinfonie da chiesa a tre.

Il F. morì a Torino il 6 ott. 1732.

Dall'inventario dei suoi beni, pubblicato dalla Bouquet (1972), sappiamo che godeva di una invidiabile posizione nell'ambiente della corte piemontese. Alla sua morte lasciava ai quattro figli, avuti dalla prima mogli Caterina De Caroli, e alla figlia Rosa, avuta dalla seconda moglie Vittoria Vilver, oltre a una rendita, ai mobili, all'appartamento nel quale la famiglia viveva a Torino, anche una villa in collina con annessa cappella, dove la famiglia si recava per trascorrere le vacanze, nonché quadri, preziosi strumenti musicali, una collezione di tabacchiere. Un patrimonio consistente, quindi, a cui va aggiunta una non disprezzabile biblioteca, ricca di oltre 400 volumi costituiti non solo da opere e da trattati di teoria musicale, antichi e contemporanei, ma anche da testi sacri, di letteratura e di filosofia greca e latina, di storia, diritto, grammatica, matematica e opere di letteratura italiana e francese.

L'elenco senza dubbio più interessante è quello che riguarda i titoli delle opere musicali. Il catalogo è in questo senso molto vario: si passa da opere didattiche, come dizionari e trattati di armonia e contrappunto, a titoli di opere molto rare che evidenziano nel F. non solo l'attento lettore, ma anche il bibliofilo e il collezionista. Monteverdi, Palestrina, Benedetto Marcello e Lully sono fra i compositori più presenti e probabilmente più studiati che ci aiutano a capire le sue preferenze e gusti musicali.

Musicista molto apprezzato, era noto a Vienna e probabilmente in Spagna. I contatti con i musicisti a lui contemporanei, oltre a quelli con A. Corelli e G.B. Somis, non sono molti, ma significativi: conobbe e lavorò con Marc-Roger Normand, organista e cugino primo di F. Couperin le Grand, che faceva parte dell'organico della cappella di corte. Va inoltre ricordato l'interesse mostrato da J:J. Quantz per le sue opere giovanili e i probabili contatti avuti con Benedetto Marcello. Ricordato soprattutto come autore di lavori teatrali, nella produzione di questo genere non si discostò molto dagli stereotipi del tempo.

Fonti e Bibl.: G. Roberti, La cappella regia di Torino 1505-1870, Torino 1880, pp. 28 s.; G. Sacerdote, Teatro Regio di Torino, Torino, 1892, pp. 44-50; L. Fiorino, Il violoncello, Milano 1905, p. 371; G. Sartori, Bibliografia della musica strumentale italiana stampata in Italia fino al '700, Firenze 1952, pp. 603-609; M.-T. Bouquet, Un maúre de chapelle à la court de Turin, in Studi piemontesi, I(1972), pp. 40-56; Storia del teatro Regio di Torino, a cura di A. Basso, I, M. T. Bouquet, Il teatro di corte, Torino 1976, pp. 96-99, 103, 125, 127 s., 130, 251; M.-T. Bouquet, Itinerari musicali della Sindone, in Centro di studi piemontesi, Torino 1981, pp. 17-24; Ead., in Diz. encicl. univers. della musica e dei musicisti, II, Le biografie, II, Torino 1985, pp. 767 s.; F.J. Fétis, Biogr. univ. des musiciens, III, pp. 256 s.; R. Eimer, Lexikon der Musiker, III, pp. 458 s.; C. Schmidl, Diz. univers. dei musicisti, II, pp. 458 s.; U. Manferrari, Diz. univer. delle opere melodrammatiche, I, pp. 389 s.; Die Musik in Geschichte und Gegenwart, IV, coll. 255 ss.; The New Grove Dict. of opera, II, pp. 216 s.

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