Andropausa

Dizionario di Medicina (2010)

andropausa

Francesco Romanelli
Giorgio Fattorini

Il complesso dei fenomeni fisiologici, ed eventualmente psichici, che vengono riferiti al declino dell’attività funzionale del testicolo. Nell’uomo il declino delle concentrazioni sieriche di androgeni correlato all’avanzare dell’età è un fenomeno scientificamente dimostrato, evidenziabile già a partire dai 30 anni di età. È lentamente progressivo ed è caratterizzato da un’ampia variabilità interindividuale, che tuttavia soltanto in una ridotta percentuale di soggetti configura un quadro patologico di ipogonadismo. Tali modificazioni ormonali risultano pertanto differenti da quelle osservabili durante la menopausa femminile, che si accompagna di contro alla perdita definitiva e repentina della funzione ovarica. Al termine a., viene talvolta preferita la locuzione ipogonadismo ad esordio tardivo, definito dall’ISSAM (International Society for the Study of the Aging Male) come una sindrome clinica e biochimica associata all’invecchiamento, caratterizzata da sintomi tipici e da una riduzione dei livelli sierici di testosterone, che può portare a una significativa alterazione della qualità della vita e compromettere la funzionalità di numerosi organi e apparati. Sintomi. I segni e i sintomi più comuni rispecchiano le diverse azioni biologiche del principale androgeno, il testosterone, e possono comprendere: diminuzione della libido e disfunzione erettile, riduzione della massa corporea magra con proporzionale riduzione del volume e della forza muscolare, riduzione della densità ossea fino a configurare quadri di osteoporosi, obesità tipicamente centripeta (da aumento del grasso viscerale), anemia, vertigini, alterazioni nell’orientamento spazio-temporale, disturbi dell’umore, turbe della memoria e dell’apprendimento e, infine, alterazioni del metabolismo glicolipidico. L’insieme di questi sintomi concorre a determinare uno scadimento generale della qualità della vita del paziente.

Diagnosi e terapia

La diagnosi deve essere confermata da esami di laboratorio adeguati, rappresentati in prima istanza dal dosaggio ematico dei livelli mattutini di testosterone; risulta utile, inoltre, la determinazione dei livelli plasmatici di altri ormoni, quali in particolare LH, prolattina, volta ad escludere le più comuni cause secondarie di ipogonadismo. Qualora si confermasse un tasso di testosterone al di sotto dei limiti di norma, può essere intrapreso un trattamento ormonale sostitutivo, volto a ripristinare la funzionalità sessuale e a correggere le alterazioni metaboliche sopradescritte, mirando, in definitiva, al miglioramento della qualità di vita. Prima di intraprendere il trattamento è necessario verificare l’assenza di controindicazioni assolute (carcinoma della prostata o della mammella) e a correggere le eventuali condizioni morbose preesistenti per le quali la somministrazione di androgeni potrebbe rappresentare un fattore aggravante (policitemia, insufficienza cardiaca congestizia severa, sindrome delle apnee notturne, severa ostruzione del basso tratto urinario).

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