BO, Angelo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 10 (1968)

BO, Angelo

Narciso Nada

Nato il 21 maggio 1801 a Sestri Levante da Giovanni Battista e da Chiara Ricci, iniziò gli studi di medicina a Parma e li proseguì a Bologna alla scuola del Tommasini, conseguendo la laurea nel 1824. Tornato a Genova, fu aggregato alla facoltà di medicina e chirurgia di quella università il 26 apr. 1827. Prestò quindi la sua opera nell'ospedale di Pammatone ed in quello degli Incurabili e mentecatti. Si distinse nel 1835 nella lotta contro il cholera morbus, che a Genova infierì con particolare violenza. Su quella malattia e sui metodi di cura adottati negli ospedali genovesi pubblicò nel dicembre 1835 una accurata e dotta Relazione. In quello stesso anno fu chiamato ad insegnare patologia generale nell'università reggendo quella cattedra (che in seguito al regolamento del 6 ag. 1847 fu chiamata per qualche tempo "di istituzioni medico-chirurgiche") per quasi quarant'anni. Nel 1841 fu nominato membro della Commissione provinciale di statistica, nel 1845 del Magistrato di sanità; nel 1853 gli fu affidata la direzione della Sanità marittima del regno.

In qualità di presidente della Società di scienze mediche, fisiche e naturali di Genova, partecipò all'VIII Congresso degli scienziati che si tenne nel capoluogo ligure nel 1846. Come delegato degli Stati sardi partecipò nel 1851 al Congresso internazionale di Parigi, riunitosi per studiare la preparazione di un codice ufficiale sanitario del Mediterraneo. Sui lavori svoltisi nel congresso parigino tenne un discorso per l'inaugurazione dell'Accademia di scienze mediche e naturali di Genova, che sostituì la precedente Società di scienze mediche, fisiche e naturali, e di cui gli fu egualmente affidata la presidenza (il testo del discorso venne pubblicato sotto forma di opuscolo a Genova nel 1852).

Nelle elezioni del dicembre 1853 il collegio di Sestri Levante lo inviò alla Camera subalpina come proprio rappresentante, mandato che gli fu confermato nelle elezioni del novembre 1857 - nonostante l'opposizione dei clericali che in quelle elezioni ottennero, soprattutto in Liguria, notevoli successi -, e ancora del marzo 1860. Nelle elezioni per l'VIII legislatura (gennaio 1861), soppresso il collegio di Sestri Levante, fu mandato alla Camera dal collegio di Levanto. Sorteggiato per eccedenza nel numero dei pubblici funzionari facenti parte della Camera, dovette abbandonare l'attività parlamentare nel maggio 1861. Il 9 nov. 1872 fu nominato senatore.

Nella sua attività parlamentare il B. fece parte della maggioranza cavouriana, distinguendosi particolarmente nei dibattiti sui problemi sanitari o concernenti l'organizzazione del servizio sanitario. A questo proposito prese posizione contro le teorie dei "contagionisti" di fronte al colera del 1854-55, e quindi appoggiò, anche sotto questo punto di vista, la politica del Cavour, il quale era contrario al sistema delle quarantene, che considerava estremamente dannoso per il commercio ed inutile invece per fronteggiare la diffusione del male. In un primo tempo il B. era stato di parere diverso (vedi in proposito il suo opuscolo Sugli attuali novatori in fatto di quarantene..., Genova 1844), ma in seguito, pur senza accettare le dottrine degli "epidemisti" - ossia di coloro i quali ritenevano che il colera, la peste, ecc., avessero origine nel luogo dove si diffondevano -, si era schierato contro il sistema delle quarantene. Secondo il suo parere (che suffragava richiamandosi al giudizio di numerosi ed eminenti studiosi stranieri e che era condiviso, pur fra molte esitazioni e polemiche, da altri scienziati subalpini, come il Timermans), le quarantene - applicate indiscriminatamente a tutte le navi provenienti dal Levante, dall'Africa e dalle Americhe - producevano soltanto gravi danni al commercio marittimo senza offrire sufficienti garanzie contro il diffondersi delle malattie; egli riteneva invece che risultati molto più concreti si sarebbero potuti ottenere con l'applicazione di severe norme igieniche sulle navi durante il loro tragitto. Fra i suoi scritti più significativi su questo argomento ricordiamo: Sulle quarantene e sul modo di riformarle (Genova 1849), Sulla peste,le epidemie,i contagi... (ibid. 1864; ristampato postumo a Roma nel 1885 col titolo La peste e la pubblica preservazione).

Il B. morì a Genova il 17 dic. 1874, in conseguenza di febbri intermittenti da cui era stato colpito dopo aver compiuto una visita ai lazzaretti di Brindisi e di Venezia (sulla visita a Brindisi aveva pubblicato un saggio dal titolo Raffronti storici sui provvedimenti sanitari antichi e nuovi nel porto di Brindisi, Genova 1872).

Fonti e Bibl.: Lettere ed. ed ined. di C. Cavour, a cura di L. Chiala, II, Torino 1883, pp. 303 s.; VI, ibid. 1887, pp. 90 s.; T. Sarti, I rappresen. del Piemonte e d'Italia nelle tredici legislature del Regno, Roma 1880, p. 172; V. Paoletti, Sestri Levante. Nuovi appunti storici, Milano 1903, pp. 19-22; L. C. Bollea, C. Cavour e il colera del 1854-55, in Boll. stor. bibliogr. subalpino, XVI (1911), pp. 257-285 (con not. sulle polemiche dell'epoca fra "contagionisti" ed "epidemisti"); G. M. Baldi, I parlamentari medici dal 1848 al 1922, Roma 1966, pp. 51 -52; Diz. del Risorgimento nazionale, II, pp. 310 s.

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