EMO, Angelo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 42 (1993)

EMO, Angelo

Paolo Preto

Nato a Venezia il 3 genn. 1731 da Giovanni di Gabriele, del ramo di S. Simeon Piccolo, e Lucia Lombardo, studiò nel collegio dei gesuiti di Brescia e poi nella città natale sotto la guida del consultore in iure Giovanni Billesimo, di Iacopo Stellini e di padre Carlo Lodoli. Iniziata la carriera politica nel 1752 con la carica di nobile di nave, nel 1755 si segnalò come governatore di nave nella protezione dei convogli dagli assalti dei pirati; nel 1758, incaricato dal Senato di guidare una spedizione navale in Ponente, al di là di Gibilterra, per raccogliere e scortare in patria i legni mercantili veneziani e trattare nuovi accordi commerciali con il Regno di Portogallo, incappo in una furiosa tempesta di due mesi che lo sbatté sulle coste e ne rivelò le straordinarie doti di marinaio e comandante: al suo ritorno a Venezia nell'agosto 1759 ottenne l'universale plauso del governo. Tra il 1761 e il 1762, in qualità di savio ed esecutore alle Acque, curò la redazione di una nuova mappa della laguna veneta, tutt'oggi preziosa per la conoscenza storica dei problemi idrografici di Venezia; nel 1763, eletto patrono delle navi, perlustrò il golfo dell'Adriatico, nel 1765 venne nominato almirante delle navi, nel 1767-68 costrinse con una dimostrazione di forza il bey di Algeri a confermare la pace con la Repubblica veneta e venne elevato alla carica di capitano delle navi (12 giugno 1768).

Nel 1770-71 partecipò alla campagna navale per l'eliminazione dei pirati dulcignotti dalle isole di Zante, Corfú, Cerigo, ma in seguito ad una tempesta la sua flotta subi gravi perdite; eletto varie volte censore, si adoperò per ravvivare la produzione e il commercio del vetro di Murano e nel 1776-78, come savio alle Acque, guidò numerosi lavori di arginatura e manutenzione in laguna, sul Brenta, il Terraglio, il canale della Cava. Nel 1778 i Barbareschi di Tripoli, violando gli accordi stipulati alcuni anni prima, operarono numerose azioni di pirateria cui Venezia rispose con una aperta dichiarazione di guerra: eletto nuovamente il 18 luglio 1778 capitano delle navi, comparve davanti a Tripoli con un'imponente esibizione di forza e indusse il sovrano nordafricano a nuove trattative di pace. Nel 1779, come savio alla Mercanzia, promosse una riduzione delle tasse sulla seta e una nuova convenzione tra i produttori, favori l'apertura di nuove case commerciali a Sebenico e trasferi il consolato veneziano in Egitto dal Cairo ad Alessandria; nel 1780, provveditore ai Beni inculti, progettò il prosciugamento delle valli veronesi, ma i lavori non furono eseguiti per mancanza di fondi. Tra il 1782 e il 1784 come inquisitore all'Arsenale cercò di riportare ordine ed efficienza in quell'importante istituzione, già vanto della Repubblica e ora caduta in profonda decadenza: fece venire dalla Francia e dall'Inghilterra nuovi modelli di navi da guerra, introdusse l'uso delle carenature in rame, che aumentavano la velocità di navigazione e preservavano gli scafi dall'umidità, migliorò i metodi di fabbricazione delle gomene e del sartiame, aumentò gli stipendi degli ufficiali non patrizi.

Il 6 marzo 1784 fu nominato capitano straordinario della flotta inviata contro Tunisi, che aveva dichiarato guerra alla Repubblica per la bruciatura di una nave veneziana carica di merci barbaresche, infetta di peste, ad opera della Reggenza di Malta: il 5 ottobre attaccò Susa, nell'aprile 1785 ripeté l'assalto per tre notti consecutive, dal 15 al 17 agosto bombardò Sfax e poi, nei giorni 1, 3, 5, 9 ottobre, avvalendosi inoltre delle famose batterie galleggianti di sua invenzione, anche La Goletta; dopo nuovi furiosi bombardamenti su Sfax, del 6, 18, 22 marzo, 30 aprile e 4 maggio 1786, la flotta veneziana dal 30 maggio al 10 agosto attaccò Biserta e, per la terza volta, dal 26 settembre al 6 ottobre, Susa, con gravissimi danni al porto e alle abitazioni civili. Dopo due anni di reiterati cannoneggiamenti il bey di-Tunisi si piegò ad una pace di compromesso per cui il dazio sulle merci importate ed esportate dalle navi veneziane scendeva dal 7 al 4%, anche se la Repubblica si impegnava a versare un donativo di 40.000 zecchini. Rientrato con la flotta a Corfú, l'E., che nel frattempo (28 maggio 1786) era stato eletto procuratore di S. Marco de ultra, fuimpegnato in una spedizione a Zante, che era stata assalita da una flottiglia di pirati; il bey di Tunisi, ansioso di rivincita, riprese le ostilità, e ancora una volta la flotta dell'E. fu incaricata di operare immediate rappresaglie. Giunto Malta, dove contava di attendere il resto della flotta, l'E. vi mori dopo rapida malattia il 1º marzo 1792.

Le sue imprese navali avevano destato a Venezia grande entusiasmo e la sua scomparsa fu vissuta come una perdita irreparabile per la declinante Repubblica; la sua salma, imbalsamata e condotta a Venezia sulla nave "La Fama", ebbe il 17 aprile solenni esequie in S. Marco e fu poi tumulata nella chiesa dei servi: il Senato lo onorò con un busto in marmo in palazzo ducale e con un monumento, realizzato da Antonio Canova, nella sala d'armi dell'Arsenale.

Alcuni storici dell'Ottocento, protesi a creare il "mito" di Venezia, hanno steso un alone di epopea sulle sue spedizioni navali: Girolamo Dandolo parla dell'"ultimo ruggito mandato dal Lion di S. Marco sul mare" (Lacaduta della Repubblica, p. 38), mentre Samuele Romanin considera l'E. "uno di quegli eroi che avrebbero potuto ancora scuoterla dal funesto abbandono a cui aveala tratta la lunga pace, ed inspirarle quella forza e quell'energia che sciaguratamente le mancarono nei grandi avvenimenti che si andavano preparando" e constata amaramente che "con lui si spense l'ultimo dei grandi capitani della Repubblica, può anzi dirsi scendesse ella stessa con lui nel sepolcro; venne con lui a mancare l'ultimo suo eroe, la grandezza veneziana sul mare si estinse affatto, come svanita era da lungo tempo nelle guerre terrestri" (Storiadocumentata di Venezia, pp. 288 s.). Sulla sua morte calò pure un tocco di mistero e di dramma perché G. Dandolo sostenne che era stato avvelenato per ordine di Tommaso Condulmer, il viceammiraglio ambizioso di succedergli e poi firmatario di una pace coi cantoni barbareschi da molti ritenuta poco onorevole, ma la sua asserzione è stata smentita di recente con convincenti argomentazioni da Alvise Zorzi (Testimonianze, p. 59); in ogni caso della grande eco delle sue imprese navali e del sincero rimpianto dell'opinione pubblica per la sua prematura scomparsa è testimonianza la grande fioritura di elogi e di poesie commemorative.

Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Venezia, Misc. codd., I, St. veneta 19: M. Barbaro-A. M. Tasca, Arbori de' patritii veneti, III, p. 400; Senato. Terra, reg. 360, c. 22; Mar, reg. 221, c. 90v; reg. 229, c. 101; Deliberazioni, Costantinopoli, filza 81, Arsenal, b. 46; Corti, filza 302; Dispacci, Spagna, filza 170, disp. 13; Provveditori generali da Terra e da Mar, filza 98, disp. 37; filza 99, disp. 47, 49, 51, 56, 71; filza 100, disp. 10, 11, 14; filza 101, disp. 54; filza 106, disp. 109; filza 107, disp. 33; filza 108, disp. 60, 74; filza 109, disp. 95, 102; filza 110, disp. 108, 115; filza 111, disp. 8, 17; filza 112, disp. 55; filza 113, disp. 70; filza 114, disp. 87, 99; filza 115, disp. 138; filza 116, disp. 12, 30; filza 117, disp. 43, 51; filza 118, disp. 92, 104; Inquisitori di Stato, b. 570; Censori, b. 29; Provveditori generali in Dalmazia, filza 211, disp. 19 apr. 1775; Cinque savi alla Mercanzia, reg. 200, cc. 140, 143, 150, 156; reg. 202, c. 48; Savi ed esecutori alle Acque, filze 10, 11, relaz. 23 marzo 1763; Venezia, Bibl. del Civico Museo Correr, Mss. Cicogna 251, 305 8; Descriz. dei bombardamenti fatti dal generale A. E. della Goletta nel 1785, di Biserta nel 1786, di Susa nel 1786, di Sfax nel 1786, s. l. [ma Venezia] 1785-86; Annuale veneto istruttivo e dilettevole per l'anno 1786-87, Venezia 1786; Giorn. stor. del viaggio in Africa della veneta squadra comandata dall'ecc.mo kav. e proc. di S. Marco A. E., Venezia 1787; Relaz. al provveditore generale da Mare su una burrasca sofferta nel 1772 dal cavaliere A. E…. (Per nozze Peregalli-Albrizzi), Venezia 1856; A. Emo, Dispaccio sul commercio veneto cogli Stati barbareschi e col Portogallo (30 gennaio 1767) (Per nozze Emo Capodilista-Venier), Venezia 1867; P. Mocenigo, Elogio di A. E. …, Venezia 1792; M. Barbaro, Elogio di A. E. , Venezia 1792; Elogio del fu n. h. mess. A. E. , Venezia 1792; S. Palazzol Scordilli, Elogio di A. E. , Venezia 1792; G. Parma, Discorso funebre recitato in Malta li 19 apr. 1792 in occasione di trasportar le spoglie del cav. A. E…., Venezia 1792; Iltempio della gloria, poemetto in occasione de' funerali di A. E. , s. l. 1792; Relaz. delle cerimonie funebri fatte in Malta nell'aprile 1792 in occasione dell'imbarco sulla nave da guerra "La Fama" dell'illustre spoglia dell'eccellentiss. cav. proc. mess. A. E. , Venezia 1792; Poesie in morte di A. E. , s. l. né d. (ma Venezia 1792); Lagrime delle Muse sulla tomba di A. E. , Venezia 1792; A. Rubbi, Il genio nautico e militare. Ottave alla memoria di A. E. , s. l. (ma Venezia) 1792; Relazione che dà distinto ragguaglio della mancanza tra vivi dell'eccellentissimo A. E. , s. l. (ma Venezia) 1792; [V. M.] Ilvalore conosciuto o intera descrizione delle gloriose gesta di A. E. …, Venezia 1792; F. V. Castelli di Torremuzza, Fasti di A. E. , Siracusa 1792; [V. Barzoni] Un solitario alla tomba di A. E. …, Venezia 1792, in Raccolta di varie carte del Barzoni col quadro delle imprese del principe Carlo, ibid. 1798, e in Opere diverse, Milano 1821; U. Bregolin, Oratio in funere di A. E. …, Venezia 1792; [V. Formaleoni] Elogio del Cane Tabacchino morto al caffè del ponte dell'Angelo il di 27 apr. 1792, Venezia 1792; Sulle glorie di s.e. il cav. A. E. … Componimenti poetici recitati nel collegio di Lattisana, Venezia 1795; G. G. de' Rossi, Lettera sopra un monumento recentemente modellato da A. Canova, Bassano 1795; V. Barzoni, Lettera al professor Stratico, 13ag. 1795, intorno al monumento di A. E., opera del Canova, in Id., Prose, Venezia 1798; S. Castelli, A. E., in Biografia universale antica e moderna, XVIII, Venezia 1824, pp. 102-108; G. A. Miolovich, Emeide, Venezia 1828; A. Meneghelli, Di A. E. e delle sue gesta, Padova 1836; Memorie relative al monumento Emo esistente nell'Arsenale di Venezia, Venezia 1844; E. A. Cicogna, Bibliografia veneziana, Venezia 1847, pp. 148 s., 300, 4165 s., 644, 690; G. Dandolo, La caduta della Repubblica di Venezia ed i suoi ultimi cinquant'anni…, Venezia 1855, pp. 34-40, 110 ss.; S. Romanin, Storia documentata di Venezia, VIII, Venezia 1859, pp. 288-299; Documenti sul monumento ad A. E. diAntonio Canova … (per nozze Emo Capodilista-Venier), Venezia 1867; V. Marchesi, Tunisi e la Repubblica di Venezia nel sec. XVIII, Venezia 1882, pp. 36-80; G. Soranzo, Bibliografia veneziana, Venezia 1885, pp. 170, 248, 252, 391, 617; V. Marchese, Relazione degli onori compartiti in Malta dal Sag. Ord. Gen. al cadavere del nobil uomo A. E . …. Malta1894; Urbani de Gheltof, Bollettino di arti e curiosità veneziane e delle conservazioni dei monumenti, Venezia 1895, pp. 44 s.; E. Pesenti, A. E. e la marineria veneta del suo tempo, Venezia 1899; G. D. O., L'ultimo grande ammiraglio della Serenissima A. E., in Rivista marittima, 1907, n. 4, pp. 47-77; C. C. Manfroni, La campagna navale russo turca (1770-1771). Relazioni inedite di A. E., ibid., dicembre 1913; A. Marpicati, A. E. cavaliere della stola d'oro…, Firenze 1918; R. Bratti, A. 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