MAZZOLDI, Angelo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 72 (2008)

MAZZOLDI, Angelo

Antonio Carrannante

– Nacque a Montichiari, presso Brescia, il 20 ag. 1799, da Antonio e Angela Grassi.

La data di nascita, diversa da quella riportata da vari dizionari ed enciclopedie, si ricava dalle Schede Valentini della Biblioteca civica Queriniana di Brescia.

Al liceo di Brescia si distinse come studente meritevole di premi e medaglie. Si laureò in legge a Pavia, facendo le prime esperienze di pratica forense a Brescia, nello studio di G. Saleri, illustre avvocato e attivo filantropo, oltre che fondatore, sul modello di F. Aporti, dei primi asili nido di Brescia.

All’attività professionale il M. affiancò presto quella di ricercatore di memorie del luogo natio. Dopo alcuni discorsi in occasione di esequie di uomini illustri della sua città, la prima opera autonoma del M. fu una breve narrazione storica – non priva d’efficacia, al di là del linguaggio drammatico e dell’inclinazione al patetico – su un fatto accaduto a Montichiari nel gennaio 1705, quando tre giovani del posto furono ingiustamente passati per le armi perché ritenuti responsabili della morte di alcuni soldati francesi: I tre innocenti da Montechiaro. Narrazione storica… (Milano 1835).

Il M. dichiarò d’essersi deciso a narrare brevemente quella vicenda dolorosa «affinché la immanità e prepotenza di quei barbari, non sia sempre senza il dovuto castigo, almeno nella memoria dei posteri» (ibid., p. 3). L’opera ebbe una fortuna solo locale, ma sicura e duratura, anche perché trasformata dapprima in dramma e poi in una specie di ballata popolare (rappresentata a Montichiari ancora nel Novecento).

L’opera più impegnativa e apprezzata del M., ma anche la più discussa, apparve qualche anno dopo: Delle origini italiche e della diffusione dell’incivilimento italiano all’Egitto, alla Fenicia, alla Grecia e a tutte le nazioni asiatiche poste sul Mediterraneo (Milano 1840). Vi era sostenuta la tesi secondo cui «l’incivilimento non si propagò già dall’oriente all’occidente come finora si credette, ma ben piuttosto dall’occidente all’oriente» (p. 17). Non persuaso da tali argomentazioni, Aurelio Bianchi-Giovini (Angelo Bianchi) intervenne con uno scritto, Sulle origini italiche di A. M.: osservazioni (Milano 1841), al quale il M. replicò con una Risposta alle osservazioni di A. Bianchi-Giovini sulle origini italiche (Milano 1842). La discussione si chiuse con una controreplica di Bianchi-Giovini: Ultime osservazioni sopra le opinioni del signor A. M. intorno alle origini italiche (Milano 1842).

Il M. non limitò i suoi interessi alla storia, ma rivolse la propria attenzione alla progettata costruzione di strade ferrate, a nozioni tecnico-scientifiche in campo agrario (Il gelso, il filugello e la seta nei vari tempi e sui vari punti del globo. Memoria, Brescia 1853). Scrisse anche la memoria Sul volgare parlare e grammatico d’Italia e sulle sue vicende e particolare struttura unisillaba delle sue parole cardinali, letta all’Ateneo di Brescia (di cui il M. era socio onorario dal 1840), «nella quale l’autore assume di provare la primitività e perpetuità inalterata del nostro volgare dalle primissime origini italiche fino a noi» (Commentari dell’Ateneo di Brescia…, 1847, p. 361).

Nel 1848 il M., dopo aver manifestato in più occasioni i propri sentimenti patriottici, «lasciò foro e clienti, corse in più luoghi ad aiutar quali partiti più incalzassero alla fuga il nemico, venne a Brescia, s’aggiunse segretario al Comitato di guerra del Governo Provvisorio» (Gallia, p. 83). Dopo le Cinque giornate di Milano organizzò e diresse, contro l’esercito austriaco in ritirata, le opere di difesa di Montichiari.

Quando, nell’agosto 1850, la Val Trompia fu colpita da una disastrosa inondazione che causò gravi danni e numerose vittime, il M. pubblicò un opuscolo intitolato Della Valtrompia e della inondazione del Mella nella notte del quattordici agosto 1850. Memorie storiche… (Brescia 1850), in cui mise in risalto l’opera di soccorso e di ricostruzione coordinata da un comitato presieduto da C. Benso conte di Cavour e finanziata con aiuti provenienti da tutta l’Italia.

Il M. si cimentò anche nel teatro, componendo due tragedie di argomento storico rimaste allora inedite: la Lucrezia (1857) e I feudatari del vicariato di Montechiaro, in cinque atti, rappresentata nel 1858 senza successo di pubblico.

Nel giugno 1859, dopo la liberazione della Lombardia dal dominio austriaco, il M., che si era distinto per le sue idee e per l’attività patriottica (ma anche per il sostanziale moderatismo), fu nominato commissario all’amministrazione comunale di Montichiari e nella VII legislatura (1860-61) fu eletto al Parlamento nel gruppo dei cavouriani. Proprio per volontà di Cavour gli fu conferita, nel 1859, la cattedra di storia italiana all’Università di Torino, ma, a causa di «una fiera malattia», poté soltanto anticipare quelle che sarebbero state le sue lezioni, con un discorso di Introduzione al nuovo corso di storia italiana (Milano 1860) tenuto nell’aula magna dell’ateneo torinese il 16 maggio 1860.

Sperando in un miglioramento del suo stato di salute, ottenne il trasferimento da Torino a Parma (e dalla cattedra universitaria all’ufficio di provveditore agli studi) e, subito dopo, il passaggio a Piacenza in qualità di preside del liceo cittadino (suo fu il discorso di Inaugurazione del r. liceo di Piacenza, ibid. 1861).

Ritiratosi nella sua casa di Montichiari, vi morì il 5 giugno 1864.

Fonti e Bibl.: G. Gallia, Necr. di A. M., letto all’Ateneo di Brescia, nella seduta del 26 marzo 1876, poi in Commentari dell’Ateneo di Brescia…, 1876, pp. 82-84. Un ms. del M., intitolato Brescia. Le sue memorie, il suo Museo, i suoi monumenti (1851), conservato nell’Archivio storico dell’Ateneo di Brescia, è oggi consultabile presso l’Arch. di Stato di Brescia (Fondo Ateneo, b. 214). Brescia, Biblioteca civica Queriniana, Schede Valentini (manoscritte, con notizie sulla vita e sulle opere del M.); Autografi, Aut. 172, f. 1.3; Aut. 173, f. 1. Si vedano inoltre: Commentari dell’Ateneo di Brescia…, 1852, pp. 23-37; ibid., 1859, pp. 301 s., 306-308; C. Cocchetti, Del movimento intellettuale nella provincia di Brescia dai tempi antichi ai nostri, memorie, Brescia 1880, p. 143; A. Guerzoni, A. M., in La Sentinella bresciana, 30 nov. 1899, p. 1; B. Croce, Storia della storiografia italiana nel secolo decimonono, I, Bari 1930, pp. 53 s.; O. Foffa, Note di storia di Montichiari e biografie di Monteclarensi dall’anno 1167 al 1949, Milano 1949, pp. 202 s.; U. Vaglia, Della tragedia bresciana, Brescia 1956, p. 71; A. Fappani, Beneficenza e assistenza nei secoli XIX e XX, in Storia di Brescia…, IV, Dalla Repubblica bresciana ai giorni nostri (1797-1963), Brescia 1964, p. 706; S. Timpanaro, Classicismo e Illuminismo nell’Ottocento italiano, Pisa 1988, pp. 266 s.; S. Stefano, Ne «I tre innocenti» il dramma popolare, in Il Giornale di Brescia, 30 luglio 1996; A. Chiarini, Montechiaro 1404. L’eccidio dei Mezzani. Una tragica pagina di storia, Montichiari 1997 (pp. 73-140: I feudatari del vicariato di Montechiari. Tragedia); A. Fappani, Enc. bresciana, IX, Brescia 1992, sub voce.