MORBELLI, Angelo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 76 (2012)

MORBELLI, Angelo

Rossella Canuti

MORBELLI, Angelo. – Nacque il 18 luglio 1853 ad Alessandria da Giovanni, agiato proprietario di terreni vinicoli a La Colma nei dintorni di Rosignano, nel Monferrato, e attivo in ambito burocratico come sostituto segretario d’intendenza, e da Giovannina Ferraris.

Durante la primissima infanzia Morbelli rivelò una spiccata propensione musicale, ma all’età di sette anni, mentre era nel collegio Triverio di Casale, contrasse una mastodite che lo condusse a una sordità progressiva; a causa di questa infermità i genitori lo orientarono allo studio del disegno presso un pittore locale (M. e Barabino, 2004, p. 13; Scotti Tosini, 2007, p. 172; A. M., 1982, p. 175). Nel 1867 il Comune di Alessandria gli concesse una borsa di studio grazie alla quale si trasferì a Milano e si iscrisse all’Accademia di Brera dove, fino al 1876, seguì i corsi regolari di figura, prospettiva, paesaggio, nudo e pittura con i maestri Giuseppe Bertini, Raffaele Casnedi e Luigi Riccardi ottenendo medaglie e riconoscimenti (una medaglia di bronzo per il paesaggio, 1871-72; una medaglia d’argento nel corso di disegno e figura per la copia dalla statua, 1872, e diverse menzioni onorevoli nelle scuole di disegno e figura, prospettiva e nudo). In Accademia, dove conobbe tra i compagni di studio Francesco Filippini, Eugenio Gignous, Gaetano Previati, Giovanni Segantini, Cesare Tallone, Achille Tominetti, Emilio Longoni e Giovanni Sottocornola (stabilendo in particolare con questi ultimi due una solida amicizia), Morbelli espose per la prima volta presentando alla rassegna annuale del 1874 il dipinto Interno del coro del monastero Maggiore in Milano e, l’anno seguente, La galleria Vittorio Emanuele in Milano. Queste prime opere (documentate attraverso i cataloghi dell’epoca: A. M., 1982, p.175), attestano che l’artista si avvalse presto della fotografia per elaborare in modo corretto la prospettiva delle sue composizioni (alle esposizioni braidensi partecipò assiduamente dal 1878 al 1918). Critico nei confronti dell’arte dei suoi maestri, fu precoce sperimentatore di tecniche e materiali nuovi per tentare di superare la tradizione accademica. Avendo iniziato a frequentare l’ambito culturale della capoluogo lombardo (fu membro della Famiglia artistica e della Società degli artisti e divenne amico di letterati quali Giovanni Cena e Corrado Tumiati), cominciò a interessarsi a soggetti che, in linea con quelli prediletti dagli scapigliati milanesi, pur nascendo dall’osservazione diretta del vero o dal contesto storico, producevano un vago senso di mistero e di fantastico intrecciandosi con i temi della letteratura dell’epoca (M. e Barabino, 2004, pp. 14 s.). Nel 1879 partecipò alla Promotrice di Torino (dove tornò ancora: 1892, 1896 e 1912). L’anno seguente, a Brera, presentò il dipinto con Goethe morente (Alessandria, Pinacoteca civica; donato dall’artista alla città di Alessandria in segno di riconoscenza nel 1883).

Impegnativa e di grande formato, l’opera è espressamente ispirata a un testo ottocentesco relativo agli ultimi momenti del poeta (A. M., 1982, p. 161) e, malgrado le aspirazioni antiaccademiche dell’artista, risulta ancora legata agli insegnamenti dei suoi maestri e partecipe di quel genere letterario-storico-romantico dal quale poi si allontanò gradualmente per avvicinarsi all’area positivista che a Milano coincideva con l’ambito letterario rivolto al verismo di Giovanni Verga, Luigi Capuana, ma anche verso la Francia di Émile Zola, Gustave Flaubert, Guy de Maupassant o Honoré de Balzac.

Dal 1881 al 1884, mentre suoi contemporanei come Giuseppe Pellizza da Volpedo prendevano come protagonisti dei loro dipinti membri del proletariato e sottoproletariato, Morbelli rivolse la sua attenzione a temi contadini e popolari meno coinvolti dalle questioni sociali, temi che esprimono la tendenza socialista moderata del pittore e trovano le radici principalmente nella letteratura verista (Lo spaccalegna, 1881-1884; Ritorno alla stalla, 1882, coll. priv.) e ancora, in qualche caso, in quella romantica (Pianto sulla tomba, o Bambina piangente, 1882, coll. priv.). I soggetti affrontati, che risultano pervasi da un intimo pessimismo, espressione della partecipazione di Morbelli al dolore di giovani e anziani e della sua sincera attenzione verso l’umanità sofferente e impotente, gli consentivano inoltre, sul piano tecnico, di esplorare i problemi del colore e della luce legati alla pittura stessa. Nel 1883 Giorni ultimi (Milano, Civica Galleria d’arte moderna), il primo dipinto della serie realizzata prendendo a soggetto gli ospiti del Pio Albergo Trivulzio di Milano, vinse a Brera il premio Fumagalli e, nel 1889, la medaglia d’oro all’Esposizione universale di Parigi. Dopo il viaggio nella capitale francese Morbelli abbandonò gli esperimenti sui materiali per adottare oli e tempere industriali, conservando la tensione sperimentale nella metodologia esecutiva del colore (P. Plebani, in Il colore dei divisionisti..., 2007, p. 191).

Durante tutto il corso della sua attività, elaborò più versioni dei soggetti trattati indagandoli con variazioni tecnico-cromatiche e operando, talvolta, slittamenti di significato. Del 1884 è la prima versione di Venduta (Milano, Civica Galleria d’arte moderna). Il dipinto a tempera dai toni scuri stesi a larghe pennellate, nacque come ritratto di una giovane malata di tisi (M. e Barabino, 2004, p.14; A. M., 1982, pp.161 s.). Nel 1888, in occasione della Italian Exibition organizzata a Londra da Vittore Grubicy (artista, critico e mercante che legò a sé il pittore con un contratto fino alla metà dell’ultimo decennio del secolo), Morbelli, tra le molte opere presentate, elaborò una versione a olio dello stesso soggetto con il titolo mutato in A Pall Mall Gazette subject, in relazione a un articolo sulla prostituzione giovanile apparso sul giornale londinese. Riprese ancora il medesimo tema nel 1897 in occasione della seconda Esposizione internazionale d’arte della città di Venezia, modificando l’inquadratura e adottando la tecnica divisionista (coll. priv.). Nel catalogo delle opere della mostra del 1888 Grubicy mise in rilievo l’attività di ricerca di Morbelli ponendo l’accento sulla brillantezza dei colori ottenuti mediante il ricorso a vernici e mestiche di sua invenzione, che rendevano trasparenti i toni scuri, e mediante l’accostamento di tacche di colori puri (Scotti Tosini, 2007, p. 12).

Nel 1890 Morbelli vinse una seconda medaglia d’oro esponendo Il viatico (Roma, Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea) alla Società amatori e cultori di Roma (l’artista tornò nuovamente alla mostra romana nel 1895 e vi espose regolarmente dal 1906 al 1917). La prima Triennale di Brera, nel 1891, lo vide partecipe con Parlatorio del luogo Pio Trivulzio (ubicazione sconosciuta) e Alba (Barcellona, Museu nacional d’art de Catalunya), opera acquistata nel 1894 dal Museo della città di Barcellona in occasione della seconda Esposizione generale di belle arti e che, dipinta con disciplinata tecnica divisionista, costituì, insieme ai quadri di Previati e Segantini esposti alla stessa mostra, l’esordio ufficiale del divisionismo italiano.

In quegli anni l’artista approfondì l’amicizia con Pellizza da Volpedo, con il quale ebbe un’intensa corrispondenza, scambiandosi riviste (Vita moderna e Critica sociale) e libri e condividendo alcune tematiche sociali nonché i problemi posti dalla tecnica divisionista (Archivi del divisionismo, 1969, pp. 121-163, 171-242 e passim; A. M., 1982, pp. 42-48, 63-70). Il dipinto Per 80 centesimi (Vercelli, Civico Museo Borgogna), che ritrae le mondine di spalle intente al lavoro nei campi solcati da luminosi canali d’acqua, fu realizzato, come molte delle opere di Morbelli, in un arco di tempo piuttosto lungo (1894-1896) durante il quale l’artista, meditando insoddisfatto sui risultati raggiunti, scambiava opinioni con Grubicy, suo referente per il mercato artistico, e con Pellizza, dal quale era criticato per il ricorso al mezzo fotografico. Morbelli però rivendicava l’ortodossia di tale metodo affermando l’impossibilità di fissare velocemente la variabilità della luce e delle situazioni umane con la tecnica divisionista che richiedeva invece una laboriosa e lunga gestazione. Il tema, come quello degli ospiti del Pio Albergo Trivulzio, è apertamente sociale e il titolo rimanda al duro sfruttamento delle condizioni salariali legato alla crisi che in quegli anni comportò una vertiginosa caduta del prezzo del riso. Per questo dipinto, presentato nel 1897 all’Esposizione internazionale di Dresda insieme a S’avanza (Verona, Galleria d’arte moderna, Palazzo Forti), opera di sapore simbolista ugualmente realizzata in tempi lunghi (1892- 1896), Morbelli vinse una medaglia d’oro.

Nel 1896, insieme a Pellizza, cercò di promuovere un movimento divisionista italiano, coinvolgendo Giuseppe Casciaro, Plinio Nomellini, Lorenzo Peretti junior, Longoni e Segantini. Il tentativo si rivelò fallimentare e si chiuse quando si riscontrò l’impossibilità di organizzare nel 1897 una sorta di Salon des réfusés divisionista in vista della Triennale di Milano del 1900. L’anno che aprì il millennio fu importante per Morbelli che a Parigi ricevette un’altra medaglia d’oro e il conferimento della Legion d’onore per Giorno di festa, dipinto ambientato al Pio Albergo Trivulzio, acquistato in quell’occasione dal Municipio della città per il Musée du Luxembourg (Parigi, Musée d’Orsay).

Per dedicarsi maggiormente alla meditazione sul destino dell’uomo, sulla vecchiaia e sulla morte, tra il 1902 e il 1903 Morbelli allestì uno studio nei locali dell’ospizio e qui realizzò Il Natale dei rimasti (Venezia, Ca’ Pesaro - Galleria internazionale d’arte moderna), presentato nel 1903 alla V Biennale di Venezia con altri dipinti, in un ciclo dal titolo Il poema della vecchiaia: l’uso sapiente della prospettiva e della luce accentua il vuoto del salone e amplifica la solitudine dei cinque uomini rimasti a occupare i numerosi banchi sgombri, in parte illuminati da un sole che non riesce a scaldare l’ambiente.

Talvolta Morbelli, fuse insieme soggetti simbolisti e sociali in un unico tema come in Sogno e realtà o in Le parche (dipinti al Pio Albergo Trivulzio, coll. priv.) presentati alla VI Biennale di Venezia nel 1905, anno in cui espose anche alla V Internazionale d’arte di Barcellona e alla Internationale Kunstausstellung di Monaco, dove vinse una medaglia d’oro per Vecchie calzette, che ritrae le ospiti del reparto femminile del Trivulzio, riprese al lavoro da distanza ravvicinata (coll. priv.).

Le tematiche simboliste, insieme allo studio del paesaggio, assunsero un ruolo importante negli ultimi vent’anni di attività, come in Era già l’ora che volge al desìo del 1906 (intitolato anche Nube o Nuvola e presentato a Brera nel 1910), rielaborazione di S’avanza: qui l’elemento atmosferico incombe con forme inquietanti su una giovane donna giacente su una poltrona a sdraio posta al limite di una terrazza affacciata sul vuoto di un paesaggio lacustre, uno dei molti dipinti dall’artista – che tutti gli anni in estate tornava nella sua villa alla Colma – ricorrendo, come d’abitudine, a schizzi e foto.

Dal 1912 Morbelli iniziò a scrivere, in forma di diario privato, La via crucis del divisionismo (Archivi, 1969, pp. 142-154), nella cui redazione fu impegnato fino al 1919 (A. M., 1982, p. 62). Già Previati, tra il 1905 e il 1913, si era dedicato alla redazione e alla pubblicazione di un trattato sulla tecnica divisionista legato alla diffusione commerciale delle opere. Morbelli contrappose all’impostazione di Previati quell’atteggiamento critico e analitico sul proprio operare adottato fin dagli esordi, corredando lo scritto da commenti che definiscono il metodo: «Il divisionismo è la prospettiva dell’aria» o «il divisionismo dà, o dovrebbe dare, la sensazione dell’evidenza» e da trascrizioni di frasi e pensieri di artisti, scrittori e musicisti quali Jacques-Louis David («Soyons vrais d’abord, nous serons beaux ensuite»), Lawrence Alma-Tadema, William Turner, Voltaire o Giuseppe Verdi, scelti di volta in volta per enfatizzare il ruolo dell’artista o chiarire alcune riflessioni sul proprio operare (Archivi del Divisionismo, pp. 121-163).

Nei primi due decenni del Novecento, saturi di estremi rivolgimenti politici, sociali e artistici che portarono alla prima guerra mondiale e all’avvento delle avanguardie artistiche e del futurismo, il pubblico andava rivolgendo l’interesse verso nuove forme d’arte ma Morbelli continuò ad approfondire con metodo e tenacia le proprie ricerche tecniche di riproduzione del vero e della natura. Ancora nel 1914 sottolineava con slancio l’importanza della teoria del divisionismo in quanto prospettiva dell’aria e dell’evidenza (Roma, Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea, Archivio storico, Corrispondenza Morbelli - Ojetti 1909-1914) e andava ampliando i soggetti domestici con vedute marine e montane. Nel 1913 espose alla Società amatori e cultori di Roma il dipinto Angolo di giardino (Roma, Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea), che ritrae uno scorcio della sua proprietà alla Colma e in cui la vibrante profondità luminosa del paesaggio è ottenuta mediante il ricorso ai colori puri stesi con rapidi tocchi di pennello. Sempre alla Colma dipinse Il capitello (coll. priv.), esposto nel 1919 alla Promotrice di Torino. In alcune delle ultime vedute di montagna, realizzate tra il 1914 e 1919 nella valle di Usseglio, l’artista tornò a utilizzare una tecnica a impasto a larghe pennellate che però, nei rapporti di colore e nel fare compendiario, continuava a tener conto dei principi divisionisti.

Morì a Milano, di polmonite, il 7 novembre 1919.

Fonti e Bibl.: Archivi del divisionismo, a cura di T. Fiori, con introd. di F. Bellonzi, I, Roma 1969, pp. 121-163, 171-242, 421-424 e passim; A. Mensi, A. M. (1853 - 1919), Alessandria 1970; M. Poggialini Tominetti, A. M. Il primo divisionismo nella sua opera e nelle lettere a Pellizza da Volpedo, Milano 1971; L. Caramel - C. Pirovano, Galleria d’arte moderna, Milano. Opere dell’Ottocento, II, Milano 1975; R. De Grada, Omaggio ad A. M., Milano 1980; A. M. (1853- 1919) (catal., Alessandria-Roma), a cura di L. Caramel et al., Milano 1982; G. Ginex, Fotografia e pittura nel laboratorio divisionista, in L’età del divisionismo, a cura di G. Belli - F. Rella, Milano 1990, pp. 232-295; G. Ginex,M. A., in La pittura in Italia. L’Ottocento, a cura di E. Castelnuovo, Milano 1991, II, p. 928; Galleria civica d’arte moderna e contemporanea, Torino. L’Ottocento. Catalogo delle opere esposte, a cura di R. Maggio Serra,Torino 1993, pp. 338, 345 s., 414; A. Scotti Tosini, A. M. Tra realismo e divisionismo (catal.), Torino 2001; M. e Barabino. Dalla poetica della natura all’impegno del sociale (catal., Alessandria), a cura di R. De Grada, Milano 2004; Il colore dei divisionisti: tecnica e teoria, analisi e prospettive di ricerca, Atti del Convegno internazionale di studio, Tortona-Volpedo… 2005, a cura di A. Scotti Tosini, Volpedo 2007, pp. 64-68, 155-182, 191- 231.

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