FALCONIO, Angelo Raffaele

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 44 (1994)

FALCONIO, Angelo Raffaele

Matteo Sanfilippo

Nacque a Pescocostanzo (L'Aquila) il 20 sett. 1842 da Donato e da Maria Giacinta Buccigrossi.

Non sappiamo nulla della sua vita prima dell'ingresso nell'Ordine dei frati minori riformati il 2 sett. 1860, quando prese il nome di Diomede da Pescocostanzo. Quando ebbe terminato il noviziato nel 1865, gli fu chiesto di recarsi negli Stati Uniti, presso la casa madre di Allegany, nello Stato di New York. Ivi fu ordinato sacerdote il 4 genn. 1866 da John Timon, vescovo di Buffalo. Nello stesso anno fu nominato professore di filosofia e vicerettore del St. Bonaventure's College di Allegany. L'anno seguente passò all'insegnamento della teologia, sempre nello stesso collegio, e divenne segretario della locale provincia francescana. Nel 1868 fu infine designato rettore del collegio e del seminario di St. Bonaventure.

Il 29 nov. 1871 fu inviato in Terranova su richiesta di Enrico Carfagnini, vescovo di Harbour Grace. In questa diocesi fu rettore della cattedrale e svolse le mansioni di segretario e cancelliere diocesano per undici anni.

La lunga permanenza in Terranova non presenta episodi di rilievo sino alle dimissioni del Carfagnini, offerte nel 1880 dopo un violento scontro con la Benevolent Irish Society, fieramente avversa a una conduzione ecclesiastica prevalentemente italiana. Il clero diocesano si rivolse invece alla congregazione di Propaganda Fide per chiedere che il F. fosse il nuovo ordinario della diocesi. La Benevolent Irish Society concentrò allora i suoi attacchi contro il F., al quale fu infine ordinato dai suoi superiori di rientrare negli Stati Uniti. Da New York egli scrisse un memoriale a Propaganda Fide nel 1882, mentre il clero di Harbour Grace inviava a quella stessa congregazione una protesta ufficiale contro le manovre dell'Irish Benevolent Society. Il ritorno del F. in Terranova fu più volte richiesto, ma i suoi superiori preferirono evitare ulteriori tensioni e, dopo un soggiorno di alcuni mesi ad Allegany, lo richiamarono in Italia.

Rientrato nella sua terra natale, il F. fu eletto nel 1883 provinciale dei minori riformati della provincia degli Abruzzi. Tre anni dopo fu confermato alla stessa carica e, quindi, nominato in rapida successione commissario e visitatore generale della provincia di Napoli, esaminatore sinodale della diocesi dell'Aquila, commissario e visitatore generale della provincia di Puglia e delle suore stimmatine della provincia romana.

Nell'ottobre del 1889 il F. fu eletto procuratore generale dell'Ordine. Nei tre anni successivi fu inoltre commissario e visitatore di alcune province francescane riformate. Nel luglio del 1892, mentre si apprestava a visitare le province francesi, fu improvvisamente preconizzato vescovo di Lacedonia (od. provincia d'Avellino) e, consacrato il 17 luglio a Roma dal cardinale R. Monaco La Valletta, il 2 febbr. 1893 entrò nella sua diocesi. Il 29 nov. 1895 fu trasferito all'arcidiocesi di Acerenza e Matera, dove promosse attivamente l'insegnamento religioso e si dedicò a studi teologici e storici, che dovevano essere raccolti in volume alcuni anni più tardi.

A 53 anni il F. era apparentemente al culmine della sua carriera ecclesiastica; in realtà era appena alle soglie di incarichi più importanti. Egli non aveva infatti interrotto i contatti con l'attività missionaria nell'America settentrionale, né con gli ambienti vaticani che a questa si interessavano. Tanto è vero che era stato consacrato vescovo dal cardinale Monaco La Valletta, referente romano dei Carfagnini e molto interessato agli affari della Chiesa canadese. Quando Leone XIII decise di creare la delegazione apostolica permanente del Canada, il F. fu considerato il candidato naturale a tale posto. Un breve apostolico del 3 ag. 1899 lo designò così primo delegato in Canada. Fu immediatamente consacrato arcivescovo titolare di Larissa e partì per Québec, dove giunse il 10 ottobre.

Appena sbarcato in Canada, dovette decidere dove stabilire la sede della sua delegazione. Dopo aver sostato a Québec e a Montréal, decise infine di recarsi a Ottawa, dove risiedette presso la locale università cattolica, in attesa che i vescovi canadesi provvedessero all'acquisto di una residenza ufficiale. Tale questione fu causa di notevoli frizioni con una gerarchia ecclesiastica non soltanto restia a spese considerate esorbitanti, ma da tempo timorosa dell'ingerenza romana negli affari canadesi. La situazione era inoltre resa più difficile dalla scarsa chiarezza delle istruzioni al delegato e dalla mancata definizione delle sue prerogative.

Il F., forse memore dell'esperienza in Terranova, decise di proporsi come mediatore tra la Chiesa canadese e il Vaticano e di tentare di sopire i contrasti nel seno della Chiesa canadese stessa. In entrambi i casi si trattava di affrontare lo stesso problema: la divisione della gerarchia ecclesiastica canadese in due gruppi, uno di lingua francese e l'altro di lingua inglese, uniti soltanto dal rifiuto di riconoscere i diritti, anche linguistici, delle altre comunità etniche, recentemente immigrate in Canada.

Il F. si trovò così coinvolto in una serie di conflitti che talvolta travalicavano la semplice divisione tra le due lingue ufficiali del Canada. Se infatti lo scontro predominante era quello dovuto alle differenze di lingua, accadeva anche che il clero di origine scozzese si opponesse a quello di origine irlandese nelle province atlantiche, mentre nel Québec era in corso una vigorosa campagna dei vescovi francocanadesi contro i missionari belgi, che pure erano francofoni. Il delegato non riuscì a risolvere questi conflitti, anche se ottenne qualche risultato in alcuni casi specifici. Soprattutto preservò il carattere francese dell'università di Ottawa, molto appetita dai cattolici di origine irlandese, e assicurò agli immigrati italiani, ruteni e tedeschi missionari della loro lingua.

Il suo maggiore insuccesso è invece da ricercarsi nella cosiddetta questione del Manitoba, ovvero nel parziale fallimento della difesa dei diritti linguistici e scolastici della popolazione cattolica nelle province delle grandi praterie. Si trattava di una questione importante, che non soltanto contrapponeva il clero di lingua inglese a quello di lingua francese, ma minacciava da anni di scavare un solco fra il governo federale e la popolazione cattolica. Il F., il cui invio in Canada era fondamentalmente motivato dalla speranza che riuscisse a risolvere quell'annoso problema, cercò di assicurare l'appoggio del governo alla minoranza cattolica delle province occidentali, ma non riuscì a far garantire completamente i diritti scolastici dei cattolici, in particolare di quelli di lingua francese.

Le continue scaramucce linguistiche minarono più volte l'autorità del F., che si rese inoltre inviso a molti vescovi per la sua difesa dei diritti degli immigrati e del basso clero contro le pretese dell'alta gerarchia ecclesiastica locale. Tuttavia la condotta del delegato non dispiacque a Roma, dove furono particolarmente apprezzate le sue inchieste sul sistema scolastico canadese e sulla propaganda protestante, nonché la promozione di un concilio plenario della Chiesa canadese, che si sarebbe, però, tenuto soltanto nel 1909. Di conseguenza il 30 sett. 1902 il F. fu promosso alla più prestigiosa sede degli Stati Uniti. Nel Canada lasciò nonostante tutto un buon ricordo, soprattutto tra coloro che aveva difeso e che continuarono a scrivergli per chiedere consiglio e appoggio.

Dall'esperienza canadese il F. trasse alcuni insegnamenti, in particolare per quanto concerneva i diritti delle minoranze linguistiche, che applicò con fermezza negli Stati Uniti. Nei nove anni di permanenza a Washington (1902-1911) Sostenne quindi le richieste di quelle comunità immigrate che richiedevano sacerdoti della loro lingua. Talvolta intervenne duramente per imporre la scelta di vescovi o coadiutori diocesani che appartenessero a gruppi etnici, particolarmente cospicui in determinate diocesi: i Polacchi nell'arcidiocesi di Chicago o i Francocanadesi nella diocesi di Manchester (New Hampshire). In altre occasioni manovrò in modo che il vescovo eletto, pur essendo di origine irlandese o americana, parlasse anche le altre lingue di uso comune tra i suoi fedeli.

Negli Stati Uniti il F. rivelò una forte autonomia dalle strategie elaborate a Roma. Più volte intralciò l'azione del coadiutore arcivescovile di Boston, William O'Connell, amico e protetto del cardinale Raffaele Merry del Val - allora segretario di Stato di Pio X - e come questo fautore della completa anglicizzazione della Chiesa statunitense. Inoltre sin dal suo primo anno a Washington polemizzò con Propaganda Fide riguardo la nomina a segretario della delegazione di un prelato romano. Dopo un lungo scambio epistolare (aprile 1903-gennaio 1904) il F. convinse i suoi superiori della necessità di scegliere un prelato che non soltanto fosse di madrelingua inglese, ma che soprattutto conoscesse a fondo la situazione locale.

Il F. era stato infatti incaricato da Propaganda Fide di sollecitare l'osservanza della disciplina da parte di una Chiesa ancora divisa dallo scontro sull'americanismo e di trattare con il governo statunitense per la restituzione dei beni ecclesiastici nelle Filippine e a Cuba. Egli volle quindi l'ausilio di un segretario che lo aiutasse a porre un freno all'ostilità dei vescovi di origine irlandese e che gli permettesse di intrattenere relazioni cordiali con le autorità governative. Entrambi gli obiettivi furono in gran parte raggiunti: il primo grazie all'alleanza con l'ala meno retriva dell'episcopato statunitense; il secondo grazie a una certa familiarità con il ministro della Guerra, e più tardi presidente degli Stati Uniti, William H. Taft. I rapporti con il presidente Theodore Roosevelt, sebbene inizialmente buoni, si deteriorarono invece quando il delegato iniziò a sospettare che quegli cercasse il voto cattolico senza voler offrire nulla in cambio. Il contrastò, lentamente maturato, venne alla luce nel 1910, quando Roosevelt, sconfitto alle elezioni presidenziali, si recò a Roma e si vide negare l'udienza del pontefice, su consiglio del F., appoggiato da tutta la gerarchia cattolica statunitense.

Nel 1911 il F. fu richiamato a Roma, dove il 27 novembre fu elevato alla dignità cardinalizia e fu ascritto alle congregazioni di Propaganda Fide e degli Affari di Rito orientale. Gli furono inoltre concesse varie commendatizie, fra le quali la protettoria della Chiesa e del capitolo di Troia e quella di numerosi conventi femminili nel Colorado, Illinois, Iowa, New York, Ohio, Texas. Nei primi anni di permanenza romana ebbe anche modo di ritornare agli studi e di terminare una storia dei minori riformati negli Abruzzi, che era restata a livello di abbozzo dal 1899 al 1911. Le sue velleità culturali furono tuttavia nuovamente frustrate nel 1914, quando fu promosso cardinale vescovo di Velletri. Nel giro di pochi mesi, nonostante l'età, entrò allora a far parte della commissione cardinalizia per la preservazione della fede e fu ascritto alle congregazioni del Concistoro e dei Sacramenti. Divenne inoltre protettore dell'Opera pia di S. Michele Arcangelo ai Corridori, dell'Arciconfraternita degli Agonizzanti e delle suore terziarie cappuccine. Nel 1916 fu infine designato prefetto della congregazione dei Religiosi, ma morì a Roma meno di un anno dopo, l'8 febbr. 1917.

Opere: Quelques lettres pastorales de son excellence monseigneur D. F. archevêque de Larisse délégué apostolique au Canada, Ottawa 1900; I minori riformati negli Abbruzzi, Roma 1913.

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