Anglicanesimo

Enciclopedia on line

Complesso dei principi dogmatici e organizzativi della Chiesa e della Comunione anglicana.

Chiesa anglicana

La Chiesa d’Inghilterra, costituita dalle province ecclesiastiche di Canterbury e York. Suo ‘supremo governatore visibile’ è il sovrano d’Inghilterra, che all’atto dell’incoronazione giura di mantenerne e difenderne la dottrina e l’organizzazione. Il distacco della Chiesa anglicana dalla cattolica avvenne quando Enrico VIII, fatto pronunciare dall’arcivescovo Th. Cranmer l’annullamento del matrimonio con Caterina d’Aragona, fece approvare dal Parlamento (1533) una serie di misure che rompevano le relazioni dei fedeli inglesi con la Santa Sede e sottomettevano interamente il clero alla corona. Sotto Enrico VIII non si ebbero notevoli innovazioni dottrinali; dottrine protestanti, specie calviniste, furono invece accolte sotto Edoardo VI. Alla reazione cattolica sotto Maria, seguì la controreazione di Elisabetta, con la proclamazione della supremazia regia e i ‘39 articoli’ del 1571, con i quali la Chiesa anglicana accoglieva principi calvinisti, pur conservando l’episcopato e parte della liturgia cattolica. Sotto Giacomo I i ‘puritani’, aderenti al calvinismo stretto, ottennero che fosse tradotta in inglese la Bibbia secondo il canone protestante, ma con questo re e con Carlo I prevalsero tra i teologi e nella gerarchia tendenze cattolicizzanti. Durante la Rivoluzione di O. Cromwell i puritani trionfarono: la Chiesa anglicana fu calvinista e presbiteriana. La restaurazione ristabilì poi il vecchio anglicanesimo. All’inizio del sec. 18° si delineavano tre tendenze: dell’Alta Chiesa, conservatrice, della Chiesa bassa, filocalvinista, e della Chiesa lata (Broad Church; latitudinarismo), che prevalse con una maggiore tolleranza nell’interpretazione e nelle applicazioni della legge morale. All’indifferenza religiosa, rafforzata dalle tendenze razionalistiche della cultura, si opposero vari movimenti (i fratelli John e Charles Wesley e George Whithefield, da cui le due correnti del metodismo, Ch. Simeon, D. Wilson, J. Milner, S. Wilberforce, nel senso ‘evangelico’ o della Chiesa bassa). Nel sec. 19° la reazione alla sottomissione al potere politico, insieme al rinato fervore religioso nel clima culturale del romanticismo, diede vita al ‘movimento di Oxford’; alcuni dei suoi capi (per es.J.H. Newman) si convertirono al cattolicesimo, altri (per es. E.B. Pusey) si fecero sostenitori dell’anglocattolicesimo con la ‘dottrina dei tre rami’, secondo la quale la Chiesa anglicana, le Chiese greco-ortodosse e la Chiesa cattolica romana formerebbero la vera Chiesa di Cristo: unite dall’aver conservato l’episcopato, divise solo in punti di dottrina secondari (ma la comunione anglicana riconosce due soli sacramenti istituiti da Gesù Cristo, il battesimo e l’eucaristia). Nel Novecento il latitudinarismo, sotto l’influsso della critica biblica indipendente, del modernismo cattolico e di altri indirizzi filosofici e teologici si è trasformato in modernismo.

I vescovi anglicani sono generalmente eletti dai capitoli delle diocesi e, dopo il regio assenso, consacrati dagli arcivescovi. L’unità fondamentale è la parrocchia, con il parroco (parson: rector se gode in pieno di tutti i diritti e benefici della parrocchia, vicar se ne gode in parte). Ognuna delle due province ecclesiastiche ha la sua Convocation, o assemblea generale, composta di due camere: alta (dei vescovi) e bassa (decani capitolari, due arcidiaconi per diocesi, delegati del clero eletti secondo un sistema proporzionale). Nel 1919 l’Enabling Act istituì l’Assemblea nazionale (dal 1970 Sinodo generale) della Chiesa d’Inghilterra, composta delle camere, dei vescovi, del clero e dei laici (elettiva): essa esamina e propone progetti di legge per tutto ciò che riguarda la Chiesa anglicana, ma in base alla supremazia regia e al diritto costituzionale l’ultima parola spetta al Parlamento. Alla provincia di Canterbury fa capo la diocesi di Europa, fondata nel 1980, con un suo vescovo.

Comunione anglicana

Federazione delle Chiese che derivano dall’a.: Chiese anglicane di Inghilterra, Galles, Irlanda, Africa centrale, America Centrale, America Meridionale, Australia, Bangladesh, Burundi, Canada, Corea, Giappone, Hong Kong, Kenya, India, Indie Occidentali, Isole Falkland, Melanesia, Messico, Myanmar, Nigeria, Nuova Zelanda e Polinesia, Pakistan, Papua-Nuova Guinea, Province dell’Africa meridionale, Province dell’Africa occidentale, Province dell’Asia sud-orientale, Province dell’Oceano Indiano, Sri Lanka, Tanzania, Uganda; Chiese episcopali di Scozia, Brasile, Cuba, Filippine, Gerusalemme e Medio Oriente, Ruanda, Sudan; Chiesa evangelica lusitana; Chiesa protestante episcopale americana (nella quale si organizzarono le parrocchie a., dopo l’indipendenza degli Stati Uniti); Chiesa riformata episcopale di Spagna. Si tratta di un «consorzio (fellowship), entro l’Una Santa Chiesa cattolica e apostolica, di quelle diocesi, province e chiese regionali debitamente costituite, che mantengono e propagano la fede e la disciplina cattolica e apostolica, quali sono generalmente esposte nel Book of Common Prayer, così come è autorizzato in ciascuna». Il consiglio comune dei vescovi si riunisce nella conferenza decennale di Lambeth, presieduta dall’arcivescovo di Canterbury, cui si riconosce un primato d’onore.

A partire dagli anni 1960 le tendenze ecumeniche si sono rafforzate in seno alla Comunione anglicana. Il dialogo è particolarmente vivo con la Chiesa cattolica. Di portata storica sono state le visite degli arcivescovi di Canterbury a Giovanni XXIII (G.F. Fisher, 1960), a Paolo VI (M. Ramsey, 1966; D. Coggan, 1977), a Giovanni Paolo II (R. Runcie, 1989; G.L. Carey, 1992, 1996), a Benedetto XVI (R. Williams, 2006), e quella di Giovanni Paolo II a Canterbury (1982). Un problema per il dialogo è posto dall’ordinazione sacerdotale delle donne, non accettata dalla Chiesa cattolica né da quelle ortodosse ma approvata dal Sinodo generale della Chiesa d’Inghilterra (1994). Per quanto riguarda le altre Chiese cristiane, nel 1996 è stato raggiunto l’accordo di Porvoo (dal nome della città finlandese dove già nel 1992 anglicani e luterani avevano celebrato insieme l’Eucaristia), che prevede la piena comunione tra la Chiesa anglicana del Regno Unito e le Chiese luterane di Estonia, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia.

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