Politkovskaja, Anna Stepanovna

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Giornalista russa (New York 1958 - Mosca 2006). Si è laureata in giornalismo all’univ. di Mosca e ha scritto per il quotidiano “Izvestija” (1982-93) e per la “Obščaja Gazeta”(1994-99); qui è stata responsabile della sezione emergenze e incidenti, nonché assistente del direttore. Nel 1999 si è unita al giornale indipendente “Novaja Gazeta” e ha condotto una significativa opera di denuncia contro la violazione dei diritti umani in Russia e in Cecenia, e contro le scelte politiche di V. Putin e A. Kadyrov. Autrice di saggi e report giornalistici quali A small corner of hell. Dispatches from Chechnya (2003; trad. it. 2008), Putin’s Russia (2004; trad. it. 2005). Il suo giornalismo critico le è valso il Global Award di Amnesty International (2001) e il premio dell’Osce per il giornalismo e la democrazia (2003). Nel 2001 è stata costretta a fuggire a Vienna a causa delle ripetute minacce ricevute da S. Lapin, un ufficiale di polizia da lei accusato di crimini contro la popolazione civile in Cecenia. Un anno più tardi ha ricoperto il ruolo di mediatrice durante l’assedio al teatro Dubrovka di Mosca. Nel 2004 ha tentato di raggiungere Beslan per trattare la liberazione degli ostaggi, ma ha perso conoscenza durante il volo, probabilmente a causa di un tentativo di avvelenamento.Uccisa nell'ottobre 2006 nell’ascensore del suo palazzo con cinque colpi di pistola, la sua morte ha causato commozione e sdegno nella comunità internazionale; nel maggio 2011 è stato arrestato in Cecenia il presunto assassino, R. Makhmoudov. Una dettagliata ricostruzione del percorso umano e professionale della giornalista è stata pubblicata in Italia dalla figlia Vera sotto il titolo Mia madre l'avrebbe chiamata guerra (con S. Giudice, 2023).

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