ANNA Stuart, regina d'Inghilterra

Enciclopedia Italiana (1929)

ANNA Stuart, regina d'Inghilterra

Florence M. G. Higham

Secondogenita di Giacomo, duca di York (poi Giacomo II) e di Anna Hyde, nacque il 16 febbraio 1665. La madre morì quando ella era ancora bambina; e nel 1673 Giacomo sposò Maria di Modena, per la quale Anna concepì un'avversione che influì grandemente sulla sua condotta nella crisi del 1688. Dopo aver peregrinato con la famiglia fra l'Olanda e la Scozia, negli anni 1678-1681, A. sposò, nel 1683, Giorgio di Danimarca: matrimonio impopolare, perché si sospettò dovuto ad influenze francesi, ma felice per A., la quale poté finalmente trovare libero sfogo alla sua affettività. Costituiva questa insieme con l'ostinazione, il tratto fondamentale e caratteristico di A., simile in ciò al nonno Carlo I. Le sue simpatie ed antipatie, mantenute con tenacia e basate più sull'istinto che sul ragionamento, ebbero importanti conseguenze, poiché ella se ne lasciò dominare anche nel campo politico, sacrificando loro e la convenienza politica e il suo stesso benessere. Un forte legame di amicizia la unì, in quel primo periodo, con una delle sue dame, Sarah Churchill, che, violenta e autoritaria, acquistò grandissimo influsso su di lei.

Il primo periodo della vita di A., sino al suo avvento al trono, fu contrassegnato dalle non liete vicende famigliari. Nacque morto il primo figlio; due figlie morirono in tenerissima età; due aborti seguirono nello spazio di due anni: prove terribili che influirono sul carattere di A., rendendolo più chiuso. Sopravvenne la crisi politica del 1688: cacciata di Giacomo II, ascesa di Guglielmo d'Orange (Guglielmo III) al trono d'Inghilterra. In quei frangenti, A. dimostrò scarso interesse politico, pur palesando la sua poca simpatia verso il padre, Giacomo II. Allontanatasi anch'essa da Londra, il 27 novembre, con la Churchill, A. vi tornò in trionfo a rivoluzione compiuta. Se non che si crearono subito motivi di attrito nel seno della nuova famiglia reale: Guglielmo III mancò di riguardo al principe Giorgio; Maria, sua moglie e sorella di A., gaia e loquace, era annoiata dal carattere taciturno e triste di A. La rottura aperta avvenne nel 1692, quando Churchill, divenuto duca di Marlborough fu licenziato dal re perché accusato d'intrighi a favore di Giacomo II; e fallirono i tentativi di riconciliazione, benché dopo la morte di Maria, nel 1694, Guglielmo riprendesse relazioni formali con A. D'altra parte, si aggravava ancora la tragedia famigliare di A. Il piccolo duca di Gloucester, natole nel 1689, moriva nel luglio 1700. "Ella sopportò la sua morte, dice Burnet, con rassegnazione e con pietà veramente singolari". Un anno dopo, le morì il padre; e il riconoscimento del figlio di lui come re d'Inghilterra, col nome di Giacomo III, da parte di Luigi XIV, rese inevitabile la guerra tra Inghilterra e Francia, che dominò tutto il regno di A.

L'8 marzo 1702 moriva infatti Guglielmo III ed A. gli succedeva. Rimase sul trono dodici anni, che segnarono un momento glorioso nella storia d'Inghilterra: non tanto per le qualità personali della regina, quanto per gli eventi politici che in quel periodo diedero inizio al predominio inglese sull'Europa, e, nell'interno del regno, aprirono la via a nuovi svolgimenti costituzionali e politici; e inoltre, per la intensa vita culturale che fiorì allora in Inghilterra e che permise a questa nazione di esercitare una così profonda influenza sullo sviluppo spirituale dell'Europa, nella prima metà del '700. In quegli anni, da una parte, l'Inghilterra combatteva contro la Francia nella guerra di successione di Spagna, ricevendone, infine, grandissimi vantaggi, materiali e morali (v. successione di spagna, guerra di, e gran bretagna: Storia). Dall'altra, si sistemò la questione dei rapporti con la Scozia; nel 1702 si nominarono dei commissarî per discutere le possibilità dell'unione; e nel 1707 gli Atti d'Unione erano definitivamente approvati. Non mancarono contrasti: al partito unionista scozzese, capitanato dal duca di Queensberry, si contrapponeva un partito d'opposizione, capeggiato dal duca di Hamilton, giacobita, e da Fletcher di Saltoun, del partito del "covenant"; indecisi, finché non poterono valutare gli effetti dell'unione sul loro potere, furono i grandi proprietarî terrieri, che dimostravano la loro pretesa superiorità culturale qualificandosi, con frase italiana, "squadrone volante". Si ebbero anche violenti dibattiti nel parlamento inglese, dopo che quello scozzese, nel 1704, ebbe approvata la legge sulla sicurezza dello stato (act of security), che escludeva dal trono di Scozia il successore di Anna in Inghilterra. Ma, tuttavia, l'unione era ormai col 1707 un fatto compiuto.

La parte della vita inglese di quel tempo più direttamente collegata con l'azione personale di A. è però quella dei rapporti politici e costituzionali interni. Per renderci conto di essi, occorre tener presente che il governo di partito, benché fosse solo embrionale, pure si stava costituendo come l'unico modo efficace per far funzionare il sistema parlamentare. Ma, in teoria, molti non l'accettavano: per Anna stessa, come per altri, era sufficiente che tutte le opinioni fossero rappresentate nel Consiglio della Corona, per mezzo del quale ella governava. A. odiava l'idea di un governo di partito, specialmente perché le circostanze della guerra sul continente la costrinsero a fare sempre più assegnamento sui Whig, i quali tentarono di imporle lo stretto governo di partito, mentre tutte le sue simpatie erano per i Tory. Né va dimenticato che A. aveva un concetto prettamente "stuardo" della regalità: ciò si palesò pienamente nei tentativi che fece, il 1704, assistendo ai dibattiti della Camera dei Pari, di mitigare gli attacchi contro il ministro del Tesoro Godolphin; e altresì nell'uso del diritto di veto, e nel ravvivamento del carattere taumaturgico del re (sanare gli infermi di scrofola col toccarli). Si aggiunga, ancora, l'influenza dei Marlborough prima, della signora Masham, una Tory, poi, e l'antipatia di A. per il Whig Sunderland. Tutte le tergiversazioni di A. si spiegano in questo modo.

L'influenza di Marlborough era, agli inizî del regno, grandissima, siccome dimostrava la scelta di Godolphin (v.) come ministro del Tesoro: giacché i due uomini lavoravano in stretta alleanza, a mezza via tra Whig e Tory. A. dava tuttavia chiaramente ad intendere le sue predilezioni per i Tory, allontanando i capi Whig, Somers e Halifax, dal Consiglio della Corona. Intanto, nel primo parlamento di A., tra la Camera dei Comuni, ove predominavano i Tory, e la Camera dei Lords, in maggioranza Whig, venivano determinandosi violenti attriti, specie in occasione della votazione dell'Occasional Conformity Bill. Lo scopo di questo era di dichiarare illegale la pratica di passare alla comunione anglicana, per ottenere l'eleggibilità a uffici di stato o municipali, tornando poi al culto non conformista: ma il progetto, presentato tre volte, finì col cadere nel novembre 1704. Lo zelo religioso di A., che, educata nelle dottrine anglicane per ordine di Carlo II, era assai devota, trovò la sua espressione proprio in quell'anno, quando ella concedette alla Chiesa le sue rendite sulle decime e i "primi frutti", che la Corona aveva incamerati al tempo della Riforma. Ancor oggi, il "Fondo della regina Anna" serve per aumentare, occorrendo, gli emolumenti per la cura d'anime. La guerra in Europa, intanto, continuava: la febbre bellicosa era penetrata nel sangue della nazione, e la regina, che si recava alla cattedrale di San Paolo, adorna dei suoi gioielli, per render grazie dopo la vittoria di Marlborough e del principe Eugenio sui Franco-Bavaresi a Blenheim (12 agosto 1704) vi poneva altrettanto fervore quanto i suoi sudditi. Discordi erano i pareri sulla condotta delle operazioni tra Whig e Tory; né la ferma determinazione della Spagna di non accettare il candidato austriaco fu convenientemente valutata dagli statisti inglesi. Ma importanti furono i riflessi della guerra sul giuoco interno dei partiti. Al Tory Nottingham, dimessosi nell'aprile 1704 (primo segno di allontanamento di A. dai Tory), era successo, come segretario di stato, Roberto Harley (v.), membro dell'aristocrazia terriera, discendente di antichi puritani, il quale fondava le sue dottrine politiche sull'idea di devozione personale alla Corona. Egli considerava i due partiti come mezzi per raggiungere il potere, anziché come associazioni alle quali si debba fedeltà. Un simile atteggiamento era stato sino allora condiviso da Marlborough e da Godolphin: ma le necessità della guerra li costringevano a rivolgersi ai Whig, e sotto la loro pressione, dopo un anno di resistenza, A. nominò guardasigilli il Whig Newcastle. Era la vittoria dei Whig, verso i quali A. si avvicinava ancor più, dopo che nel novembre essi respinsero una mozione dei Tory, i quali avevano proposto di invitare l'elettrice di Hannover, Sofia, in Inghilterra; sebbene poi i Whig, nella stessa sessione parlamentare, proponessero la legge sulla reggenza (Regency Act) per facilitare la successione della casa di Hannover al trono inglese e facessero creare duca di Cambridge il principe elettore di Hannover.

Nel 1706, anche per i felici successi bellici sul continente, i Whig finalmente trionfano: nel dicembre, sebbene con riluttanza, A. acconsentì a che Sunderland sostituisse Hedges come segretario di stato; Nottingham, Rochester e altri Tory furono esclusi dal Consiglio della Corona. Così A. aveva finito con l'accettare il governo di partito, ma a malincuore. Anzi, per reagire contro la duchessa di Marlborough, che patrocinava i Whig, trasferì il suo affetto ad un'altra dama, Abigail Hill, maritata Masham, ch'era in stretti rapporti con Harley. Tuttavia le non liete vicende della guerra nel 1707, cui s'aggiungevano le ristrettezze finanziarie, spinsero Marlborough e Godolphin a ricercare sempre più l'appoggio concorde dei Whig, i quali soltanto avrebbero potuto impedire la loro rovina, minacciata dal malcontento: sì che, rompendo ogni legame con i moderati, essi imposero alla regina di scegliere fra loro e Harley, che, nel febbraio 1708, insisté nelle sue dimissioni. Forti della loro maggioranza nel terzo parlamento di A.; rinvigoriti, anche di fronte all'opinione pubblica, dalla vittoria riportata da Marlborough sui Francesi a Oudenarde (1708); approfittando infine della morte del principe Giorgio (28 ottobre 1708), che abbatté assai A. e la indusse, per un momento, a lasciar via libera ai politicanti, i Whig riuscirono ad imporre Somers come presidente del consiglio, Wharton come lord luogotenente d'Islanda e Oxford come primo commissario dell'ammiragliato.

Ma il trionfo whig non doveva essere duraturo. A. era sempre più urtata, nelle sue idee stuarde di prerogativa regia, dalle idee dei suoi ministri whig; le sue relazioni con essi peggioravano, e Godolphin, che faceva da mediatore, dichiarava: "la vita di uno schiavo nelle galere è un paradiso a paragone della mia". Al tempo stesso, A. si era posta in urto aperto con la duchessa di Marlborough: fu bensì cordiale col duca, quando questi tornò in Inghilterra al principio del 1710; ma la duchessa venne licenziata, e nel gennaio 1711 dimessa dal suo incarico. La situazione politica mutava. Harley e il suo brillante luogotenente, Enrico St. John, stavano organizzando i Tory come partito; e A. si preparava a volgersi nuovamente verso i suoi antichi amici. Il processo del predicatore tory Sachaverell, nella primavera del 1710, segnò l'inizio della crisi. A. s'interessò all'esposizione che i Whig facevano delle dottrine implicite nella rivoluzione del 1688; ma, quando fu pronunziata la sentenza, così lieve da equivalere ad un'assoluzione, A. condivise l'allegrezza generale, e si decise a colpire i Whig, provando loro che e popolo e regina erano stanchi di loro e della guerra. Venne licenziato, nel giugno, Sunderland; poi Godolphin, a dispetto delle proteste degli alleati all'estero e, in Inghilterra, degli uomini della finanza: il pretesto fu la mancanza di rispetto ad A. e l'incomprensione fra essi. Somers, nel settembre, fu sostituito da Rochester; Harley divenne cancelliere dello scacchiere.

Si instaurava così il governo del partito tory; giacché il nuovo parlamento del 1710 era in maggioranza tory, e Harley, nonostante il suo ideale di un governo all'infuori dei partiti, si trovò a capo di un partito. E si palesava intanto la rivalità tra lui, divenuto nel maggio 1711 conte di Oxford, e St. John, il quale si pose a capo dei Tory più accesi (il Club di Ottobre), disgustati dalla moderazione di Harley. Gli attriti politici si aggravarono ancora, al momento dei preliminari della pace di Utrecht. Un tentativo dei Whig, accordatisi con Marlborough e Nottingham, per ostacolare la conclusione della pace, fallì; Marlborough fu licenziato, il 31 dicembre 1712, sotto l'accusa di peculato; e i Tory estremisti, capeggiati da St. John, trionfarono. Ma St. John stesso, offeso per essere stato nominato solo visconte di Bolingbroke, e non conte com'egli voleva, ruppe con Harley; e inutilmente Anna, piangendo, li implorò di riconciliarsi.

Un'altra questione si poneva ora: quella della successione, resa di più immediato interesse da una malattia di A., nel dicembre 1713. A. doveva naturalmente, nella sua vecchiaia, esser tratta verso la sua famiglia, specialmente dopo che era cessata l'influenza antigiacobita del principe consorte Giorgio; e sebbene ella avesse una volta chiamato il suo fratellastro, Giacomo (III), "un pretendente papista, allevato nei principî del governo più arbitrario" tuttavia nel 1710 si erano intavolate trattative con lui. Ma egli aveva rifiutato allora di prendere in considerazione la conversione religiosa (con sorpresa degli uomini politici inglesi che lo avvicinarono); e A. era ritornata all'idea della successione hannoveriana. A corte, spirava tuttavia aria giacobita; e quando, nell'aprile 1714, il rappresentante della casa di Hannover, istigato dai Whig, chiese per il principe di Hannover l'autorizzazione a sedere nella Camera dei Lords, quale duca di Cambridge, A. scrisse all'elettrice Sofia e al principe in termini tali che quest'ultimo accortamente rifiutò di accettare il decreto, e l'emozione affrettò la morte dell'elettrice, avvenuta pochi giorni dopo. In fondo, tuttavia, l'atteggiamento di A. verso gli Hannover obbediva più a motivi personali che non politici; giacché contemporaneamente ella richiedeva a Luigi XIV di espellere il pretendente Giacomo dalla Lorena.

Intanto, i Tory estremisti trionfavano, forti dell'appoggio di A.; la quale, prorogando il parlamento al 9 luglio, lo ammonì (ultime parole di una Stuart a un parlamento inglese) ad avere "lo stesso riguardo per le sue giuste prerogative... che io ho sempre espresso per i diritti del mio popolo". Oxford presentò le sue dimissioni in giugno; A. prima le respinse; ma poi, il 27 luglio, lo licenziò durante un consiglio, rinfacciandogli la sua mancanza di riguardo e di cortesia. Si era all'estremo: nello stesso consiglio, continuato sino a tardissima ora, per discutere il problema della successione, A. venne meno. Il 30 luglio, il Consiglio si convocò nuovamente a Kensington, dove la regina giaceva. Ad esso si unirono i moderati, Somerset e Argyll, benché non fossero più ministri. Questa pronta azione assicurò il funzionamento regolare del Regency Act, alla morte di Anna, e rese infruttuosi gli intrighi giacobiti di Bolingbroke. A. morì il 1° agosto, di domenica, la mattina presto, finalmente salva dagli intrighi politici: semplice e scialba donna, il cui solo fascino consisteva nella voce dolce e nelle mani adorabili, ella restò fuori dalla meravigliosa vita scientifica e letteraria del suo tempo, ma fu, più che alcun altro Stuart, all'unisono con la massa della nazione inglese.

Bibl.: v. G. Davies, Bibliography of British History, Stuart Period, 1603-1714, Oxford 1928. V. specialmente E. Stanhope, History of England comprising the reign of Queen Anne until the peace of Utrecht, 1701-1713, 4ª ed., voll. 2, Londra 1872; O. Klopp, Der Fall des Hauses Stuart und die Succession des Hauses Hannover, voll. 14, Vienna 1875-1888; F. W. Wyon, The History of Great Britain during the reign of Queen Anne, voll. 2, Londra 1876; I. B. Leadam, The History of England 1702-1760, Londra 1909; H. W. Paul, Queen Anne, 2ª edizione, Londra 1912.

Su questioni particolari: F. Salomon, Geschichte des letzten Ministeriums Königin Annas von England (1710-1711) und der englischen Thronfolgefrage, Gotha 1894; W. F. Lord, The development of political parties during the reign of Queen Anne, in Trans. of Royal Hist. Soc., n. s., XIV (1900); J. S. Corbett, Queen Anne's defence committee, in Monthly Review, maggio 1904, pp. 55-65; W. T. Morgan, English political parties and leaders in the reign of Queen Anne, 1702-1710, New Haven 1920; id., The ministerial revolution of 1710 in England, in Political Science Quarterly, XXXVI (1921); id., An 18th century Election in England (1710), ibidem, XXXVII (1922); K. Feiling, A history of the tory party, 1640-1714, Oxford 1924.

TAG

Guerra di successione di spagna

Cattedrale di san paolo

Giacomo, duca di york

Giorgio di danimarca

Sistema parlamentare