MOLES, Annibale

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 75 (2011)

MOLES, Annibale

Marco Nicola Miletti

MOLES, Annibale. – Nacque a Gravina di Puglia, nella prima metà del secolo XVI, secondogenito di Francesco e di Beatrice Tolosa (d’incerta nazionalità).

La famiglia, originaria di Girona, in Spagna, aveva annoverato nel secolo XV il cardinale Giovanni, diplomatico, e all’inizio del Cinquecento un Bartolomeo, medico di fama nonché lettore di metafisica nello Studio napoletano dal 1518 al 1521. Il padre, giunto nel Regno nella prima metà degli anni dieci del Cinquecento, era stato insignito da Carlo V d’una carica pubblica (questore ai boschi o corriere maggiore), e divenne poi percettore della provincia di Bari; nel 1541 e nel 1552 fu portolano a Barletta; non è chiaro se fu anche presidente della regia Camera della Sommaria dal 1556. Nel 1546 comprò la terra di Turi, presso Bari, per 17.000 ducati. Alla sua morte, nel 1563, feudo e titolo passarono al nipote Gabriele. Oltre al M., Francesco e la moglie ebbero Marcantonio, che partecipò a varie imprese militari sotto la bandiera spagnola, inclusa la battaglia di Lepanto (1571), fu maggiordomo dell’Arsenale di Napoli dal 21 febbr. 1594 e morí il 30 dic. 1619; e Giulio, arciprete di Altamura, che fu protagonista nel 1584-85, d’una disputa giurisdizionale che coinvolse i vertici del governo spagnolo e morí nel 1608.

Il M. sposò Giovanna Ortega Carrion, da cui ebbe Federico (morto fanciullo), Maurizio e Tommaso. Questi scrisse delle aggiunte alle Decisiones paterne, come segnala l’editio princeps del 1670 (p. 1); fu uditore di Principato Citra dal 16 ott. 1607 e giudice di Vicaria dal dicembre dello stesso anno sino alla morte, avvenuta nel 1609.

Dopo aver praticato l’avvocatura, il M. fu nominato giudice di Vicaria civile il 22 nov. 1557, passando il 18 sett. 1564 alla Ruota criminale, dove probabilmente era già transitato (nel 1558-59, secondo Toppi, Catalogus, p. 47). Durante la visita di Gaspar de Quiroga fu posto sotto inchiesta in qualità di giudice civile.

Da giudice di Vicaria, fu inviato in Calabria per stroncare l’eresia dei valdesi. Il viceré Perafán de Ribera, duca d'Alcalá, esperiti invano i canali ordinari del vicariato di Cosenza, conferí al M., con lettera del 16 sett. 1561, le prerogative della Magna Curia e lo autorizzò a condannare a morte gli eretici e confiscarne i beni. Arrivato in Calabria il 19 settembre, il M. fu «mal ricevuto»: i valdesi gli contrapposero un piccolo «esercito [e] vigorosamente gli resisterono». L’Alcalá dovette allora ricorrere a Scipione Spinelli, «signore della Guardia», che ingaggiò una «battaglia campale per dissiparli» (Giannone, p. 65, parafrasato da Cantú e Tamburini). Il 24 nov. 1561 il M. rese conto del proprio operato. Ai documenti raccolti dal Chioccarelli, Amabile aggiunge una lettera del duca di Alcalá, datata 12 dicembre. In essa il viceré autorizzava alcune procedure avviate dal M.; raccomandava di usare misure energiche contro i chierici che avessero commesso «delitti enormi»; ricordava che la missione consisteva soltanto nel «ricuperare le robbe de heretici, et procedere contra» i ricettatori; ma sospendeva i poteri della Vicaria e vietava di «impedire le cause de la Regia provintiale audientia, atteso como vi doveti recordare detta commissione vi fu data per auctorità et reputatione solo» (p. 256).

La missione calabrese si concluse il 25 apr. 1562. Grazie alle confische eseguite ai danni dei valdesi durante oltre sette mesi di permanenza, il M. incassò dal Fisco un premio di 484 ducati.  Nel gennaio 1569 il viceré scrisse alla Sommaria che quanto prescritto al M. non era «stato in tutto o in parte eseguito», ossia che i beni degli eretici non risultavano interamente venduti (Amabile, p. 257). Da altri documenti (citati da Amabile de relato) risulterebbe che i beni sequestrati, pari a 5000 ducati, furono donati da Filippo II alla Confraternita della Redenzione dei captivi, e che questa nel 1567 li vendette al marchese di Fuscaldo, suscitando le proteste delle popolazioni locali.

Il M. fu nominato presidente della regia Camera della Sommaria nel novembre 1566, insieme con Alfonso Salazar (poi reggente di Cancelleria) e Francesco Antonio David. Nella regia Camera rimase per tredici anni, sino al novembre 1579. Tra il 1573 e il 1574 svolse anche le funzioni di luogotenente.

Nel 1573 fu inviato presso la Dogana di Foggia «per riordinare gli sconcertati affari della medesima» (Giustiniani, p. 267). Nonostante il suo impegno, «non furono intieramente corretti i disordini, e gli abusi». Sicché il viceré A. Perrenot de Granvelle, richiamata la famiglia de Sangro, «proprietaria dell’officio di doganiere», istituí nel 1574 una giunta presieduta dal reggente Francisco Reverter e composta dal presidente M., dal fiscale Marcello de Mauro e da Fabrizio de Sangro perché «trovasse gli espedienti piú propri per buon regolamento di quello ricco ramo del Real Patrimonio» (ibid.). I ministri suggerirono l’emanazione d’un bando, datato 19 giugno 1574 (poi rifluito nella prammatica del 30 luglio), che proibí l’esportazione delle greggi e confermò le prerogative di pascolo.

Il 15 nov. 1579 il M. fu nominato ventitreesimo reggente del Supremo consiglio d’Italia, in luogo del defunto Scipione Cutinario: prese possesso della piazza recandosi a Madrid l’anno seguente. A suo vantaggio giocò forse il responso che proprio quell’anno, ancora da presidente della Sommaria, aveva elaborato a favore della successione di Filippo II sul trono di Portogallo.

Nominato reggente di Cancelleria con privilegio del 7 marzo 1585, grazie a una «ayuda de costa» di duemila ducati rientrò a Napoli il 19 luglio, subentrando al deceduto Tommaso Aniello Salernitano.

Nello stesso 1585 entrò a far parte della giunta istituita dal viceré Pedro Téllez-Girón, duca di Ossuna, per sedare i tumulti conseguiti all’omicidio dell’eletto Starace. La repressione fu spietata: «in tre, o quattro notti furono imprigionate 490 persone», furono istruiti 820 processi catalogati in 12 volumi, 30 rivoltosi «furono fatti crudelmente morire, 58 ne furono condannati al remo, molti in esilio»; i resti dei giustiziati furono esposti «ad esempio degli altri» (Parrino, I, pp. 373 s.). Un nuovo momento di tensione si registrò quando, in occasione del Parlamento generale celebrato dal viceré Juan de Zúñiga, conte di Miranda, il 20 genn. 1589, i deputati della Città si dichiararono «molto mal soddisfatti» perché il M. aveva richiesto alcune grazie in qualità di procuratore dei baroni, mentre la prassi prevedeva che simili istanze fossero presentate dal plenum del Parlamento. Il 22 gennaio il M. fu costretto a chiarire con voto scritto che aveva inteso avanzare la richiesta (relativa alla conferma del viceré) da parte della  «Fedelissima Città di Napoli, Baronaggio, e Regno, e da essa Città prima, e con questo ordine» (Privilegi).

In qualità di reggente di Cancelleria, il M. si occupò di rilevanti questioni giurisdizionali.

Nel dicembre 1587 il vicario apostolico di Lecce, su ordine dell’inquisitore generale cardinale Giacomo Savelli, chiese all’udienza di Terra d’Otranto la carcerazione del laico G.A. Stromeo «per causa di religione». Il viceré Zúñiga rimproverò l’udienza che aveva eseguito l’ordine e le intimò, per il futuro, di attendere la preventiva autorizzazione vicereale. Su richiesta di Zúñiga, il M. stilò una consulta, datata 8 apr. 1588, nella quale spiegava che il viceré aveva agito «per il servitio di Sua Santità, e del Santo Officio, essendo conveniente, che simili casi di captura di persone per cause d’heresia debbiano caminare con lo secreto, che si conviene, et con il calore, et braccio di V.E. solamente senza confidarlo ad altri ministri inferiori» (Napoli, Biblioteca nazionale, Mss. Branc., III.B.10). L’anticurialismo del M. sembra comprovato anche dal fatto che il suo nominativo, insieme con quello del reggente Francesco Antonio Villano, compare sul dorso di un grosso volume (Ibid., Società napoletana di storia patria, Biblioteca,  XXI.B.29) dedicato ai «casi misti». Il tomo si apre (cc. 1r-8v) con la relazione commissionata intorno al 1570 dal viceré Alcalá a Villano: il documento passava in rassegna le «molte sessioni, et capi» del Tridentino che pregiudicavano «la giurisditione di Sua Maestà» e che avevano impedito nel Regno il rilascio dell’exequatur. La figura del M. rimase perciò associata al giurisdizionalismo «togato». In quest’ottica la evocava una relazione di Serafino Biscardi nel Consiglio collaterale, del 1702, che ribadiva il costante rifiuto dei ministri napoletani di applicare la bolla Cum alias di Gregorio XIV (1591) concernente l’estrazione dei rifugiati dalle chiese (Granito, p. 15).

Sempre nel periodo in cui era reggente di Cancelleria, il M., durante un soggiorno a Innsbruck presso la regia corte, contribuí alla vittoria della città di Matera nella causa intrapresa contro gli Orsini per la permanenza in demanio. Come ricorda la Cronica cittadina redatta nel 1596 da Eustachio Verricelli, egli «già era stato in Matera per l’informattione a tempo si fe’ del regio demanio et informato de tutti li privilegi antiqui et servicij prestiti alli Re aragonesi» (Gattini, pp. 110 s.).

Negli ultimi anni di vita il M., che, ad avviso di Ageta (1692, I, p. 78), ricoprí pro tempore la carica di viceprotonotaro, assurse al rango di notabile (gliene rende atto Giannone, p. 254).

Significativi riconoscimenti gli arrivarono dall’ambiente letterario. Un epigramma di Berardino Rota (trascritto nella Biblioteca di Toppi) lo definiva aequissimus. Il 12 dic. 1581 Orazio Salviano, futuro stampatore di Bernardino Telesio e Della Porta, gli dedicò un’edizione della Gerusalemme liberata (Napoli 1582, cc. 2r-4v n.n.), auspicando che «infiamma[ss]e il petto del piú possente principe della Terra a cui ministra consigli fedeli, con l’essempio di Gottifredo, e d’altri heroi pietosi». Nel giugno del 1587 un’altra dedica gli provenne dal calabrese Niccolò Antonio Blasco in apertura della Silva memorabilium iuris, seu conclusionum illustrium (Napoli, eredi M. Cancer, 1588, cc. n.n.ma 2r-3v ). Il 15 luglio 1590 Nicolò de Bottis affidava alla tutela del M., che paragonava a un novello Pier delle Vigne, una riedizione filologicamente accurata delle Constitutiones, Capitula, Ritus et Pragmaticae del Regno. Anche il giurista modenese Baldassarre Benedella gli indirizzò il Tractatus iuris prothimiseos sive congrui (Venezia, B. Barezzi, 1591), forse (ipotizza Tiraboschi) in occasione d’un soggiorno napoletano. Nel 1588 accompagnò Scipione Mazzella a visitare l’antro della Sibilla a Pozzuoli, probabilmente in compagnia di Telesio e Giambattista Crispo (cosí il brano di Mazzella, 1606, è interpretato da Sanchez).

Il M. morì a Napoli il 12 genn. 1595 e fu sepolto nella chiesa dei padri predicatori di S. Spirito di Palazzo.

Chioccarelli ipotizzò che il M. fosse morto nel 1607, equivocando il senso della lapide apposta nella chiesa di S. Spirito dal fratello Giulio. La fonte piú attendibile apparve a Giustiniani (p. 268) Ageta, le cui due edizioni delle Annotationes fissano però la scomparsa al 12 gennaio di due anni diversi: 1595 (1692, I, p. 140) e 1591 (1736, I, p. 78). La prima ipotesi appare piú credibile, anche perché Giovan Francesco de Ponte, successore nella piazza di reggente di Cancelleria lasciata vacante dal M., ricevette il privilegio di nomina il 2 giugno 1595.

La produzione del M. è interamente postuma. Il primo scritto vide la luce per l’impegno del figlio Tommaso, che pubblicò il parere reso dal padre nel 1579 a favore di Filippo II per la successione al trono di Portogallo (De legitima successione in Portugalliae Regnum. Pro Rege Catholico, et de successione Ducatus Brittanniae. Pro Serenissima Infanta, Napoli 1608). Titolo e dedica preannunciavano un secondo responso, risalente al 1589 e concernente le aspettative ereditarie dell’infanta Elisabetta sul Ducato di Bretagna: ma quest’ultimo testo vide la luce soltanto nelle Annotationes di Ageta (1692, IV, Mantissa, pp. 20-25, di seguito al primo responso repubblicato ibid., pp. 3-19). Entrambi i responsi, argomentati in punto di diritto, erano corredati da additiones di Tommaso Moles; quello pro Infanta recava anche un’annotazione di Ageta (ibid., pp. 27-29), nella quale si ricordava che i due temi erano stati oggetto di altrettanti responsa di Francisco Álvarez de Ribera, editi (Madrid 1620) con additiones di Tapia. Erra invece Giustiniani (pp. 269 s.) quando attribuisce al M. due miscellanee contenute nella stessa Mantissa di Ageta: vale a dire una serie di anonime relazioni sulla dogana di Foggia (precedute da una storia della medesima, scritta da un autore che conosceva personalmente il M.) e una Notitia chronologica sui pedaggi del Regno.

L’opera piú nota del M. è la raccolta di Decisiones della regia Camera della Sommaria, che circolò a lungo manoscritta. Giustiniani (p. 269) dichiara d’averne visionato, presso la biblioteca di Vincenzo Ambrogio Galdi (che lo aveva acquisito dall’avvocato Salvatore Ciavarella), un esemplare di 318 pagina risalente al 1618, dal titolo (che egli reputa originale) De Regalibus Regni Neapolis Tractatus, in quo innumerae decisiones R. Camerae Summariae, et Collateralis Consilii in praxi et foro versantibus summopere necessarie reperiuntur. La copia cui accenna Giustiniani non può identificarsi né con il volume conservato oggi presso la Biblioteca nazionale di Napoli,  Branc., I.D.9, di pp. 329 (che reca sul dorso il titolo Decisiones et Origine de tribunali R. Camerae Summariae); né con il codice cartaceo (segnalato da Panetta) conservato presso la Biblioteca Casanatense di Roma (XV.V.20 [2171]), intitolato Quaestiones examinatae, et auctae per Thomam Moles cum suis decisionibus actitatibus suis temporibus in Regia Camera Summariae.

Intanto i giuristi del primo Seicento auspicavano la pubblicazione delle Decisiones del M. (cosí il reggente Fulvio Costanzo nel commentario ai Tres Libri, come rammenta Ageta, 1692, I, c. 11v); o ne trascrivevano interi brani (è il caso della Collectanea di Riccio del 1628, che riportava fedelmente la decisio [rectius, quaestio] VI riguardante il rapporto tra immunità e hospitium). Nelle Controversiae del 1636 Fabio Capece Galeota, professando devozione filiale verso il M., ne discute la tesi sulle sorti della cittadinanza (anche agli effetti fiscali) in caso di trasferimento di domicilio (tesi espressa dal M. in Decisiones, 1670, § VIII, quaest. I, nn. 7-9, p. 122).

La prima effettiva (ma parziale) apparizione a stampa delle Decisiones del M. si registra nel trattato De iure adohae di Andrea Capano: l’edizione napoletana del 1636, come annuncia il frontespizio, contiene in calce alcune Decisiones manuscriptae in argomento, stilate da Francisco Reverter e dal Moles. Queste ultime, introdotte da un titoletto interno (De iure Adohae. Cum suis decisionibus per extensum, de quibus in hoc tractatu fecimus mentionem, pp. 335-349), si occupano di profili fiscali connessi al feudo, ma in versione ridotta rispetto ai corrispondenti passi dell’edizione completa (su cui cfr. Decisiones, 1670, De iure adohae, pp. 61-77). Sei anni dopo, con analoga selezione «tematica», Capano pubblicò altre decisiones ancora di Reverter e del M. – oltre che di Pietro de Gregorio – a chiusura del trattato De vita et militia (Napoli 1642): quelle del M. erano intitolate Decisiones aliquot Manuscriptae circa Vitam, et Militiam, quae passim sic circumferuntur. In Relevio an deducenda sit Vita, et Militia, quae solvitur secundogenitis (pp. 239-244; corrispondono a Decisiones, ed. 1670, § XXI, quaestt. V-VI, pp. 239-244). Nonostante le anticipazioni, la silloge restava però largamente inedita. La pubblicazione integrale si deve al pronipote Francesco, allora giudice di Vicaria criminale, che a Napoli, nel 1670 (gli imprimatur risalgono al 1668), diede alle stampe le Decisiones supremi tribunalis R. Camerae Summariae Regni Neapolis superiori saeculo exaratae per DD. A.M. .... Quaeque per omnium manus calamo scriptae ferebantur. Nunc vero in lucem edita per D. F. M. ... Authoris pronepotem ..., dedicandole al reggente Pietro Valero. Il testo fu sistemato entro ventinove paragrafi monografici, suddivisi in questioni: il frontespizio interno usa perciò a proposito la denominazione Quaestiones, precisando che esse erano state auctae da Tommaso Moles (ibid., p. 1). Anche Francesco integrò le decisioni del bisnonno con notae e additiones (come egli stesso ammise ivi, c. 4r): tanto che Giustiniani (p. 268) gli rimproverò d’aver «corre[tto], e mutila[t]o diversi luoghi con mutarne finanche il titolo».

Per la verità, il raffronto tra il manoscritto (Napoli, Biblioteca nazionale, Mss. Branc., I.D.9) e la versione a stampa denota marcate corrispondenze ma anche delle discrasie. Per esempio, alla fine dell’opera, l’elenco dei luogotenenti della Sommaria si conclude, nel testo edito, con Ferrante Fornaro, designato nel 1593 (Decisiones, 1670, § XXIX, p. 323); nel ms. Branc., I.D.9, p. 320 si arresta invece a Bernardino Santacroce, decano nel 1579; circostanza che indurrebbe a procrastinare al 1595 la data di morte dell’autore. Sbaglia tuttavia Giustiniani (p. 268) allorché, travisandone un brano (Decisiones, 1670, § I, n. 103, p. 17), suppone che la silloge avesse richiesto otto anni di lavoro, dal 1561 al 1569. In realtà le Decisiones, non disposte cronologicamente e compilate per la maggior parte negli anni Settanta, coprono un arco prolungato, anche successivo al soggiorno dell’autore nel Consejo de Italia (per es. ibid., § XVI, quaest. III, n. 10, p. 194). L’opera consta d’una serie di brevi trattati indipendenti che affrontano in forma piana e talora didascalica i diversi versanti della tematica tributaria traendo spunto da casi concreti passati al vaglio della giurisprudenza della Sommaria. Il M. annovera le funzioni fiscali tra le regalie, sulla scorta d’una lettura filo-monarchica (promossa da autori come Soto e Covarrubias) della lex regia de imperio (ibid., De regiis fiscalibus, § I, nn. 1-4, p. 3). Da simili premesse diventa inevitabile sposare le ragioni dell’erario (cfr. per es. ibid., § III, quaest. I, pp. 37 s.). Ma il M. non disdegna di valutare misure di alleggerimento del carico, se consone pro servitio Regiae Maiestatis in perquirendis pecunijs, come la proposta di ridurre l’importo dell’adoa per incoraggiare la vendita dei feudi: tesi recepita nel 1571 dal Collaterale, relatore il M. (ibid., § IV, quaest. III, pp. 70-74), sulla base d’una consulta manoscritta della Sommaria – da lui cofirmata – nella quale si sottolineava l’«urgentissima necessità» finanziaria del Regno (Napoli, Biblioteca nazionale, Branc., III.B.10, cc. 74r-75v). Analogamente, nell’individuare i criteri di attribuzione della cittadinanza napoletana, tradizionale fonte di esenzione, il M. segnala come la Sommaria avesse riconosciuto per due volte (nel 1569 e nel 1570) la civilitas all’infedele battezzato, reputandolo ri-nato respectu Patriae (Decisiones, 1670, § VIII, quaest. I, pp. 121-124). Netta è la rivendicazione dell’autonomia del Regno. Quando, nel 1572, la Sommaria respinse la richiesta, avanzata ai baroni regnicoli da don Giovanni d’Austria, di finanziare le triremi della flotta spagnola, il M. spiegò che l’unità dinastica non comportava che il Regnum Apuleae andasse considerato né aggregatumunitum alla Spagna, perché – per dirla con Baldo – la iurisdictio inerisce al territorio come la nebbia alla palude. Dalla diversità di ordinamenti discendeva la differente destinazione dei rispettivi patrimoni: sicchè – concludeva la quaestio – i baroni meridionali non erano tenuti a prestare servizi extra Regnum (ibid., § V, quaest. un., nn. 4-15, pp. 81 s.). Il M. ammetteva che le università non vantavano un pieno diritto ad demanium, ma finiva di fatto per riconoscerlo attraverso il meccanismo della prelazione, nonché facendo leva sull’aspirazione dei vassalli alla libertà e sull’interesse del fisco – enunciato da Carlo V nel 1535 – all’incremento delle terre demaniali (ibid., § 24, quaest. I, nn. 18-42, pp. 288-289). Motivazioni altrettanto pragmatiche, all’inverso, lo inducevano a giustificare la vendita degli offici non giudiziari (ibid., § XVI, quaest. IV, nn. 3 e 15, p. 195). Le Decisiones veicolavano alcune opzioni «corporativistiche» della Sommaria, come la tesi della totale immunità fiscale dei giudici superiori (ibid., § II, quaest. IV, nn. 1-17, pp. 23 s.). Il favor non si estendeva però ai semplici doctores, in considerazione della pletora di laureati nel Regno (ibid., quaest. VII, nn. 41-42, p. 33). Interrogandosi sul controverso quesito se il principe potesse rimuovere ad nutum l’officiale, il M. rammentava che, durante il soggiorno a Madrid, aveva constatato come il re di Spagna propendesse per l’amovibilità soltanto in presenza di giusta causa, accertabile anche extra ordinem: ad esempio, mediante l’impiego di visitatori segreti (ibid., § XVI, quast. III, nn. 10-13, p. 194). All’interno delle Decisiones specifici approfondimenti riguardano la dogana delle pecore di Foggia (ibid., pp. 165-180); e la ricostruzione della storia della Sommaria sino alle istruzioni del 1559, cui segue una puntigliosa rivendicazione dei privilegi spettanti ai suoi ministri (ibid., De origine Tribunalis Regiae Camerae Summariae, §§ XXVII-XXIX, pp. 312-323). Nonostante le peculiarità stilistiche, le Decisiones, che proiettarono il M. tra le indiscusse autorità del Regno in materia fiscale, rientrano in quel genere casistico che nel Mezzogiorno, proprio nel secolo XVII, si ampliò alla giurisprudenza della Sommaria, dapprima trascurata. Il M., d’altronde, teorizzava la prevalenza della decisio giudiziale sull’opinione comune contraria (cfr. quaest. addita in Capano, 1642, n. 3, p. 241).

Alla silloge, le Annotationes di Ageta, pubblicate a Napoli nel 1692 e divise in quattro parti, arrecarono un significativo apporto, integrandola con undici quaestiones inedite (l’elenco è in Ageta, 1692, I, c. 27v n.n.). Le Annotationes conobbero nel 1736 una seconda edizione, integrata dalle Animadversiones di D. Albarella.

La fortuna del M. nella dottrina napoletana è riassunta dagli innumerevoli Testimonia Encomiastica elencati da Ageta (ibid., I, cc. n.n.ma 11r-15r).

Fonti e Bibl.: Archivio di Stato Napoli, Mss. genealogici Serra di Gerace, VI, p. 1931; Napoli, Biblioteca nazionale, Branc., III.B.10: A. M., Copia di consulta fatta a Sua Ecc.za sopra la carceratione di Giov. Antonio Stromeo ad instantia del Rev.do Vicario di Lecce di ordine del Inquisitione generale di Roma, 8 apr. 1588, c. 87; Ibid., Società napoletana di storia patria, Biblioteca, XXI.B.29: Villano e Moles – Concordia Iurisdictionis Caesareae, et Pontificiae cum divisione casuum ad utramque Iurisdictionem spectantium pro bono Regnorum, regimine, ac status quiete et pacifica administratione et gubernatione, cc. 1-343; Vtriusque Siciliae Constitutiones, Capitula, Ritus, et Pragmaticae, Doctissimis Andreae de Isernia, Bartholomaei de Capua, et aliorum Illustrium Iurisconsultorum, quorum nomina sequens pagina indicabit, Commentarijs illustrata..., Venezia, N. De Bottis, 1590, c. 2 n.n.; Simancas, Archivo General, Nápoles, Visita de D. Gaspar de Quiroga [años 1559-64], leg. 8, n. 2; Gran corte de la Vicaria, n. 2: Sumario de la Visita de los Regentes y Juezes de la Gran Corte de la Vicaria; ibid., leg. 8, n. 8 (Defensiones). Su tali documenti cfr. Inventario Visitas de Italia (siglos XVI y XVII), a cura di A. de la Plaza Bores - A. de la Plaza Santiago, Valladolid 1982, pp. 13, 77, 110. Altri atti di descargos sono contenuti nel leg. 77, n. 9, Defensiones de A. M., regente de la Vicaria: ibid., p. 77; S. Mazzella, Descrittione del Regno di Napoli..., Napoli 1601, p. 794; Id., Sito, ed antichità della città di Pozzuolo, e del suo amenissimo distretto...,  Napoli 1606, p. 177; C. d’Engenio Caracciolo, Napoli sacra ..., Napoli 1623, pp. 547 s.; F. Costanzo, In aliquot trium posteriorum librorum Codicis titulos Commentaria, Neapoli 1626, comm. a C.10.7.1, n. 26; C. Tapia, Decisiones Sacri Neapolitani Concilii, Napoli 1629, dec. I, pp. 1-17; G.C. Capaccio, Il Forastiero dialogi..., Napoli 1634, p. 579; G.L. Riccio, Collectanea Decisionum..., Coloniae Allobrogum 1635, pars VII, p. 541; A. Capano, De iure adohae..., Napoli 1636; Id., De vita et militia..., Napoli 1642; N. Toppi, De origine tribunalium Nunc in Castro Capuano Fidelissimae Civitatis Neapolis existentium Libri Quinque, Pars Secunda ..., Napoli 1659, p. 430; Id., Catalogus Cunctorum Regentium, et Iudicum Magnae Curiae Vicariae..., Napoli 1666, n. 114, pp. 7, 19, 26, 47 s., 56, 61-65, 111-115, 161-163; T. Almagiore [B. Altimari], Raccolta di varie notitie historiche, non meno appartenenti all’Historia del Summonte, che curiose..., Napoli 1675, pp. 114 s.; N. Toppi, Biblioteca Napoletana...,  Napoli 1678, p. 22; L. Nicodemo, Addizioni copiose ... alla Biblioteca Napoletana del dottor Niccolo Toppi, Napoli 1683, pp. 140 s.; N.G. Ageta, Annotationes pro Regio Aerario ad Supremi Regiae Camerae Summariae Senatus Regni Neapolis Decisiones per luculentos tractatus..., Napoli 1692, passim; G. Recco, Notizie di famiglie nobili, ed illustri della Città, e Regno di Napoli…, Napoli 1717, p. 205; Privilegj e Capitoli con altre grazie concedute alla fedelissima città, e Regno di Napoli dalli Serenissimi Re Filippo II, Filippo III, Filippo IV e Carlo II. Con altre nuove grazie concedute, confirmate e concesse dall’augustissimo Imperadore Carlo VI D.G. sino all’anno 1719…, Milano 1719, p. 14; V. De Franchis, Decisiones Sacri Regii Consilii Neapolitani ..., Venezia 1720, I, dec. CXLIV, pr. e nn. 1-2, p. 320; B. Chioccarelli, Archivio della Reggia giurisdizione del Regno di Napoli ristretto in indice compendioso ..., Venezia 1721, VII, pp. 130 s.; F. Capece Galeota, Controversiarum juris illustriorum usuque frequentiorum ... Cum eorumdem Tribunalium Decisionibus, ac Notis rerum judicatarum ..., Napoli 1724, controv. XVII, n. 17, pp. 91 s.; D.A. Parrino, Teatro eroico, e politico de’ Governi de’ Viceré del Regno di Napoli..., Napoli 1730, I, pp. 373 s.; II, p. 203; N.A. Ageta, Annotationes pro Regio Aerario ...  Nunc vero subnectuntur quaedam Animadversiones U.J.D. D. Dominici Albarellae, Napoli 1736, I, annot. ad § I, n. 1, p. 78; S. Rovito, Luculenta Commentaria in singulas Regni Neapolitani Pragmaticas Sanctiones..., Napoli 1742, super pragm. XI de feudis, Allegationes pro Marco Antonio Moles contra D. Thomam Moles U.J.D., pp. 272-278, spec. nn. 82 e 122; C.G. Jöcher, Allgemeines Gelehrten-Lexicon, III, Leipzig 1751, p. 156; G. Origlia Paolino, Istoria dello Studio di Napoli..., Napoli 1754, II, p. 173; F. De Fortis, Governo politico del giureconsulto, Napoli 1755, cons. III, n. 177, p. 92; V. Ariani, Commentarius de claris jureconsultis neapolitanis, ac de iis praesertim, qui superiore saeculo, et hac nostra aetate floruerunt ..., Napoli 1769, p. XIX; B. Chioccarelli, De illustribus scriptoribus qui in Civitate et Regno Neapolis ab orbe condito ad annum usque MDCXXXXVI floruerunt..., Napoli 1780, p. 46; F.N. De Dominicis, Lo stato politico ed economico della dogana della Mena delle pecore di Puglia esposto alla maestà di Ferdinando IV..., Napoli 1781, I, pp. 311-313, 363; II, p. 13; G. Tiraboschi, Biblioteca modenese o notizie della vita e delle opere degli scrittori ..., I, Modena 1781, p. 214; N. Antonio, Bibliotheca Hispana nova sive Hispanorum Scriptorum qui ab anno MD ad MDCLXXXVI floruere Notitia ... Tomus secundus, Madrid 1787, Appendices, p. 376; L. Giustiniani, Memorie istoriche degli scrittori legali del Regno di Napoli, Napoli 1787, II, pp. 267-270; F.P. Volpe, Memorie storiche, profane e religiose su la città di Matera, Napoli 1818, p. 173; G. Sanchez, La Campania sotterranea e brevi notizie degli edificii scavati entro roccia nelle Due Sicilie ed in altre regioni, I, Napoli 1833, p. 140, n. 10; C. Minieri Riccio, Memorie storiche degli scrittori nati nel Regno di Napoli, Napoli 1844, p. 225; G. Bugni, Compendio di storia patria ovvero fatti principali della storia del Regno di Napoli ..., Napoli 1854, p. 316; F. Ceva Grimaldi, Della città di Napoli dal tempo della sua fondazione sino al presente... Memorie storiche, Napoli 1857, p. 338; A. Granito di Belmonte, Storia della congiura del Principe di Macchia e della occupazione fatta dalle armi austriache del Regno di Napoli nel 1707 ..., Napoli 1861, II, Annotazioni e documenti, n. III al l. III, p. 15; C. Cantú, Gli eretici d’Italia. Discorsi storici, II, Torino 1866, p. 330; P. Tamburini, Storia generale dell’Inquisizione corredata da rarissimi documenti ..., III, Milano-Napoli 1866, p. 489; D. Andreotti, Storia dei cosentini, II, Napoli 1869, p. 243; G. Gattini, Note storiche sulla città di Matera, Napoli 1882, pp. 110 s.; L. Amabile, Il Santo Officio della Inquisizione in Napoli. Narrazione con molti documenti inediti ..., Città di Castello 1892, pp. 256 s.; C. 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