ANTICOAGULANTI

Enciclopedia Italiana - II Appendice (1948)

ANTICOAGULANTI

Paolo INTROZZI

. Fattori o sostanze che possono ritardare, inibire o alterare in vario modo il processo della coagulazione del sangue. Fra gli anticoagulanti fisici vi sono la bassa temperatura ed il contatto con pareti o naturali, quali quelle endoteliali dei vasi, purché non alterate, o artificiali, purché non bagnabili, come quelle di collodio, di atrombit ed altre sostanze plastiche, e quelle paraffinate.

Mentre l'azione delle superficie di contatto influisce sulla adesività e disintegrabilità delle piastrine, quella della bassa temperatura è generica. Se si rende il plasma di sangue incoagulabile, ad esempio, mediante ossalato, e lo si tiene per breve tempo ad una temperatura di 54°-64° si inattiva per denaturazione prima il fibrinogeno e successivamente la protrombina, rendendo il plasma incoagulabile.

Azione anticoagulante, fino ad un certo punto reversibile, la esplica una adeguata tensione parziale di CO2 che superi quella fisiologica, in quanto induce modificazioni del mezzo colloidale ematico e indirettamente della agglutinabilità delle piastrine.

Oltre gli anticoagulanti fisici anche numerose sostanze chimiche hanno la proprietà d'influire ostacolando con vario meccanismo il processo della coagulazione. L'ossalato e il citrato di metalli alcalini in vitro esplicano azione anticoagulante in quanto sottraggono in concentrazione adeguata tutto il calcio presente nel sangue, mentre a concentrazione inferiore hanno azione contraria perché contemporaneamente alterano le piastrine rendendole più agglutinabili; così il citrato di sodio iniettato nelle dosi impiegate per la pratica trasfusione esplica per un certo tempo azione favorevole sulla coagulabilità del sangue. Una netta azione anticoagulante in vivo non è peraltro possibile con tali agenti decalcificanti, perché, legando completamente i calcioioni, non sarebbe compatibile con la vita. Il fluoruro di sodio agirebbe non in quanto sottrae calcioioni, ma perché assorbe sierozima. Il trifosfato di calcio, il solfato di bario e l'idrossido di magnesio e di alluminio assorbono pure la protrombina e rendono pertanto il plasma incoagulabile.

Il solfato di magnesio e di sodio e il cloruro di sodio inibiscono pure la coagulazione in vitro se in adeguata concentrazione, perché stabilizzano il fibrinogeno in modo in parte reversibile. Probabilmente sul fibrinogeno si esercita anche l'azione degli arsenobenzoli, della germanina, del blu Chicago e del liquoid.

La cisteina e l'irudina hanno azione sulla trombina formata; alcuni sali di terre rare anche sulla protrombina; azione antitrombocinasica non si è potuta attribuire invece a nessuna sostanza con certezza.

Fra gli anticoagulanti meritano altresì particolare menzione la dicumarina (v. dicumarolo, in questa App.) che ha azione ipoprotrombinemizzante in vivo e l'eparina (v. in questa App.) che insieme col suo cofattore esplica in vivo e in vitro azione sia antiprotrombinica che antitrombinica. Sostanze anticoagulanti sono state riscontrate e variamente definite nel sangue in vivo soltanto nello shock anafilattico e da iniezione endovenosa di peptone, mentre finora molto scarsa è la casistica di diatesi emorragiche, probabilmente attribuibili alla presenza di un anticoagulante in circolo.

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