CALLISTO III, antipapa

Enciclopedia dei Papi (2000)

Callisto III, antipapa

Karl Jordan

Sappiamo ben poco della vita e dell'attività di questo antipapa eletto in contrapposizione ad Alessandro III. Si chiamava Giovanni ed entrò in giovane età come monaco nel monastero di Struma, dell'Ordine di Vallombrosa, situato nella valle dell'Arno nei pressi di Arezzo, del quale divenne successivamente abate. Già allora fu tra i più ardenti sostenitori in Toscana dell'imperatore Federico I, che, nel novembre 1158, assunse l'Ordine di Vallombrosa sotto la sua protezione.

Dopo la morte del papa Adriano IV, quando le elezioni di Alessandro III e di Vittore IV provocarono, nel 1159, uno scisma nella Curia romana, Giovanni di Struma riconobbe Vittore IV. Ora sappiamo che già Vittore IV lo aveva creato cardinale vescovo di Albano. Egli tuttavia non fu consacrato vescovo, e rimase anche in seguito abate di Struma. Alla morte, avvenuta il 20 settembre 1168, dell'antipapa Pasquale III i suoi sostenitori a Roma elessero, sempre nello stesso mese, Giovanni come successore. Egli assunse il nome di Callisto III. L'elezione fu poco dopo riconosciuta dall'imperatore Federico I.

Nella primavera del 1169 C. inviò in Germania una legazione guidata dal cardinale prete Umfredo di S. Susanna, che alla Dieta di Bamberga del giugno 1169 chiese a Federico I di venire in suo aiuto. L'imperatore si dichiarò disposto a scendere con un esercito in Italia l'anno successivo per ristabilire l'unità della Chiesa. Ma d'altra parte proseguì nelle sue trattative con Alessandro III, intavolate con la mediazione degli abati di Cîteaux e di Clairvaux.

Così, alla fine del 1169, C. inviò di nuovo il cardinale Umfredo e il cardinal vescovo Sigewin di Viterbo come legati in Germania e questi forse consegnarono, in nome del loro papa, il pallio al neoarcivescovo di Brema, Baldoino. Federico ordinò in effetti una colletta in Germania per soccorrere finanziariamente C., ma non attuò la spedizione in Italia da lui prospettata.

C. non era una forte personalità e senza l'aiuto dell'imperatore non era in grado di svolgere in Italia un'attività di maggior rilievo. Soltanto Roma e alcune zone dello Stato della Chiesa e della Toscana lo riconoscevano come papa. Risiedeva prevalentemente a Viterbo. In Germania apparteneva alla sua obbedienza soprattutto la regione del Basso Reno, ma anche alcuni monasteri dell'Alto Reno ottennero privilegi da lui e dai suoi legati.

Nel 1173 inviò come legato in Germania il proprio cancelliere, il cardinale vescovo Martino di Tuscolo. Questi prese anche parte, in veste di mediatore, alle trattative in vista di un'alleanza allora in corso tra l'imperatore Federico I e il re di Francia Luigi VII. Nulla sappiamo dell'attività di C. nel corso degli anni seguenti. Quando con l'accordo di Anagni del novembre 1176 Federico I stipulò i preliminari di pace con Alessandro III, l'imperatore lo abbandonò. Secondo le clausole dell'accordo, a C. doveva essere concessa un'abbazia; i cardinali da lui creati dovevano essere ristabiliti nei loro precedenti uffici. Queste disposizioni furono confermate nella pace definitiva conclusa a Venezia nel luglio del 1177.

Quando all'inizio dell'anno 1178 l'arcivescovo Cristiano I di Magonza su incarico dell'imperatore riportò Alessandro III a Roma e ne ristabilì l'autorità nello Stato della Chiesa, C. non poté più restare a Viterbo e in un primo tempo trovò rifugio nel borgo di Monte Albano presso Mentana. Il 29 agosto 1178, a Tuscolo, si sottomise ad Alessandro III e rinunziò alla dignità papale. In cambio Alessandro III gli conferì la carica di rettore di Benevento, e in questa qualità viene ancora ricordato in un istrumento del 1180.

La data della morte di C. non è nota: nell'anno 1184 a Benevento era già in carica un nuovo rettore, ed egli dovette perciò morire prima di questa data.

Fonti e Bibliografia

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