CARCASSONA, Antonio Angelo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 19 (1976)

CARCASSONA, Antonio Angelo

Giampaolo Pisu

Primogenito di quattro figli di Bernardo, discendente da antica famiglia ebraica, ma convertitosi per sfuggire ai rigori del bando di espulsione degli ebrei del 1492, il C. nacque ai primi del secolo XVI in Alghero, luogo di insediamento, a partire dal secolo XIII, di una florida comunità ebraica. La posizione sociale elevata e la solida situazione finanziaria di Bernardo, che era saliniere maggiore e addetto alla riscossione dei tributi pagati per le merci importate dai mercanti genovesi in Alghero, permisero al C. di frequentare le scuole cittadine e di seguire corsi di grammatica e di retorica. Quindi studiò giurisprudenza e filosofia aristotelica a Cagliari, non senza dimostrare insofferenza per la rigidità e l'arcaicità dei metodi di insegnamento.

Accolto nel 1549 nel bolognese collegio Albornoz come membro della "natio hispana", il C. frequentò assiduamente le lezioni di diritto civile di Mariano Socini iunior, insieme con altri giovani sardi, poi famosi cultori della scienza giuridica, quali Gavino Sugner, Gavino Sanibigucci e in seguito Giovanni Francesco Fara: fra questi e altri sardi che dimoravano nel collegio Albornoz pare che il C. emergesse per la sua solida preparazione nel campo della giurisprudenza consulente.

Nel periodo in cui il C. frequenta l'università di Bologna, l'umanesimo giuridico volge al tramonto e quella profonda intuizione, che fu propria dei commentatori, di intendere la fenomenologia del fatto giuridico nella dimensione storico-sociale e di arricchire l'analisi filologica del testo giustinianeo don l'analisi degli istituti visti nel loro sorgere e perire, fu del tutto estranea alla sua formazione culturale. Infatti la Lectura super titulo de Actionibus in Institutiones Iustiniani (Lione 1554), che segue il commento di Giason del Maino, un volgarizzatore più che un originale interprete dei testi, dimostra capacità di analisi puntuale e per certi versi penetrante, sia pure in uno stile non sempre limpido e chiaro, aliena però da una visione sistematica e teorica del fondamento del fatto giuridico e rifacentesi più al metodo dei glossatori che al metodo inaugurato dallo umanesimo giuridico. Così pure nelle Additiones al commento di Giason del Maiano l'emendazione e la correzione, specie nel titolo "ex maleficiis", rivelano acutezza e penetrazione, conoscenza delle Istituzioni di Giustiniano, ma non tale da permettergli di sollevarsi a una chiarificazione sistematica e teorica paragonabile ai giuristi della scuola dei commentatori.

La glossa puntuale e precisa è il metodo del C., che attinge spesso per l'annotazione a un criterio prettamente induttivo con continui riferimenti a fatti e costumi della sua Sardegna: la qualifica di "sardus", apposta quasi sempre alla sua correzione, vuole significare non tanto la sua origine, quanto l'attingere per il chiarimento a fatti e motivi presenti alla sua memoria di uomo pratico, inserito nell'ambiente della ricca borghesia isolana.

Pur con questi limiti metodologici, le Additiones sono meritatamente famose sol che si pensi che le sue glosse accompagnarono sempre il trattato di Giason del Maino nelle sue varie edizioni, di cui una prima a Lione nel 1554 e altre a Venezia nel 1574 e a Francoforte sul Meno nel 1609 dedicate con sempre confermata ammirazione al suo maestro Socini il Giovane. Di altre glosse, quali "soluto matrimonio" e "conclusiones XXIV in iure civili" non sembra restar traccia.

Rientrato in Sardegna in un momento di rottura della pacifica convivenza di ebrei e cristiani e nell'intollerante clima controriformista indotto dall'attacco sferrato dell'arcivescovo di Cagliari Antonio Parragues de Castillejo contro luterani e calvinisti il C., che il 6 marzo 1554 aveva ricevuto il canonicato con prebenda della chiesa di Arborea assieme con benefici di altre chiese, fu accusato nel 1561 di aver rapporti con persone non ortodosse, o di essere in comunicazione, fatto ancora non documentato, col rabbino della sinagoga di Cracovia, di essere discendente da una famiglia non cristiana, di aver predicato e divulgato dottrine ebraiche e di aver dato interpretazioni della Bibbia discordanti dalla esegesi cattolica. Queste accuse spinsero il tribunale del S. Uffizio di Sassari a iniziare il processo inquisitoriale con l'invito a dimorare nel convento di S. Pietro dietro cauzione di 1.000 scudi; in seguito il C., per il suo atteggiamento intollerante e ostile nei confronti del tribunale dell'Inquisizione, fu rinchiuso in carcere e subì anche la conseguente confisca dei beni.

Fuggito dal carcere, non fidando nella imparzialità del tribunale isolano, il C. riparò a Roma e spontaneamente si presentò al tribunale del S. Uffizio romano chiedendo un onesto e spassionato processo e la restituzione dei beni confiscati, richiesta che il tribunale accolse motivandola, con lettera al tribunale di Sassari, con la presenza spontanea del C. a Roma.

Il tribunale dell'Inquisizione dell'isola nella corrispondenza scambiata col tribunale dell'Inquisizione di Roma precisa le accuse al C.: affermazione del privilegio e della nobiltà del popolo ebraico rispetto agli altri popoli; interpretazione della Bibbia non conforme a quella cattolica per la parte relativa alla vicenda del popolo ebraico; tentativo di divulgazione di tale interpretazione; atteggiamento ostile verso i familiari dell'Inquisizione; critiche mordaci contro l'arcivescovo di Toledo ritenuto indegno di ricoprire l'alta carica per aver predicato il divieto ai discendenti degli ebrei di entrare nelle chiese cristiane; comportamento irreligioso per essere convissuto con una donna dalla quale sarebbero nati alcuni figli; esercizio dell'attività forense in contrasto con la formazione sacerdotale; aver continuato a celebrare messa e a somministrare i sacramenti benché scomunicato nel 1583.

La corrispondenza, se mette in luce lo spirito anticonformistico e insofferente del C., rivela altresì l'acuirsi dei rapporti tra il tribunale dell'Inquisizione isolano e quello di Roma e il manifestarsi di un grave conflitto di competenza fra i due organi dell'Inquisizione: in altra lettera il tribunale dell'Inquisizione di Sassari richiede espressamente l'intervento dell'Inquisizione di Spagna perché avochi a sé direttamente la causa di eresia intentata al C., che da quella legittimamente dipendeva in quanto suddito spagnolo. Per tale conflitto la vicenda processuale del C. non era ancora conclusa ai primi del 1586, data alla quale risalgono le ultime notizie di lui.

Fonti e Bibl.: D. G. A. Massala, Dissert. sul progresso delle scienze in Sardegna, Sassari 1803, p. 11; G. F. Simon, Lettera al cav. don Tommaso de Quesada sugli ill. coltivatori della giurisprud. in Sardegna fino alla metà del sec. XVIII, Cagliari 1807, p. 22; P. Martini, Biogr. sarda, I, Cagliari 1837, pp. 274, 280; P. Tola, Diz. biogr. degli uomini ill. di Sardegna, I, Torino 1837, pp. 180, 182; G. S. Pintor, Storia lett. di Sardegna, Cagliari 1843, I, p. 161; A. Mocci, A. A. C., giureconsulto sardo del sec. XVI, Palermo 1909 (rec. di A. Solmi, in Arch. stor. Sardo, V [1909], p. 165; di G. D. A., in Arch. stor. ital., s. 5, XLVII [1911], p. 491); G. Sorgia, A. A. C. e l'Inquisizione, in Studi sulla Inquis. in Sardegna, Palermo 1964, pp. 69-83.

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata

CATEGORIE