BALDANI, Antonio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 5 (1963)

BALDANI, Antonio

Luigi Moretti

Nacque nel 1691 a Roma, ove da poco il padre, famiglio degli Albani, si era trasferito da Soanne (oggi nel comune di Pennabilli, nel Montefeltro): alla casa Albani, e in particolare al cardinale Alessandro, il B. restò sempre legato ricevendone protezione e largo aiuto. Avviato allo stato ecclesiastico, si addottorò in filosofia, teologia e in utroque iure,ma coltivò soprattutto le discipline antiquarie e la botanica. Iniziò la sua carriera ecclesiastica sotto Clemente XI (che era un Albani) dal quale fu chiamato, ancor giovane, nella famiglia pontificia; Benedetto XIII lo nominò canonico di S. Maria ad Martyres (Pantheon); Benedetto XIV lo volle suo cappellano, poi per un quindicennio segretario dell'Accademia di storia romana e antichità, da lui fondata nel 1740, infine segretario della Congregazione delle acque (1757). Al tempo di Clemente XIII fu anche cameriere segreto pontificio e addetto al tribunale della Segnatura. Morì in Roma il 20 ag. 1765 e fu sepolto nel Pantheon (V. Forcella, Iscr. delle chiese... di Roma,I, Roma 1869, p. 306, n. 1166).

Il B. possedette una cospicua biblioteca di oltre seimila volumi e un museo di storia naturale che fu poi venduto alla sua morte (lettere di G. C. Amaduzzi a G. B. Bianchi: Vatic. Ferraioli 415, passim);tenne anche rapporti epistolari con dotti del tempo tra cui A. Olivieri e A. F. Gori. Ma la sua attività scientifica personale fu piuttosto modesta, e anche nell'Accademia di storia romana non presentò mai propri contributi, limitandosi a leggere, come segretario, quelli degli accademici infermi o assenti. Di lui, a stampa, non si conoscono che una breve Cantata da recitarsi nel Palazzo Apostolico la notte del SS, Natale dell'anno MDCCXVI,con musica di F. Gasparini (Roma 1716) e alcune poesie, secondo il gusto del tempo, pubblicate nel X volume delle Rime degli Arcadi, Roma 1747, pp. 285-302. Appena da ricordare sono due suoi manoscritti riguardanti la biblioteca Albani, di cui il B. fu bibliotecario dopo G. C. Battelli (Indice de' libri che non si sono potuti trovare nel nuovo catalogo della Biblioteca Albana d'Urbino [1719],Cod. Vatic. 10477, ff. 116 ss.; il catalogo dei libri passati dalla bibl. Veterani alla Albani, ora a Washington, ms. 197 della Catholic Univ. of America), e l'edizione commentata del Liber sacramentorum Romanae Ecclesiae ex vetusto codice membranaceo SS. basilicae S. Mariae ad Martyres,conservata alla biblioteca Angelica di Roma. L'Amaduzzi ricorda ancora che tra le carte lasciate dal B. furono trovate Adversaria plantarum e Hortus Nereidum in quattro volumi.

Questa modesta attività, le umili origini dell'uomo, e di contro la gran fama di studioso e la stessa stima e protezione che gli accordavano dotti e potenti di Roma, dovettero suscitare invidie e risentimenti contro il B., di cui s'avverte l'eco in una feroce "pasquinata" che corse per Roma durante il conclave del 1758 cui il B. partecipò come uditore del cardinale Albani (Vatic. Ferraioli 533, 9; 540, 232).

Ma queste critiche sembrano doversi spuntare contro il giudizio del Winckelmann il quale, pur così severo di solito verso gli archeologi italiani suoi contemporanei, non esitava a considerare il B. il più fine archeologo romano del tempo, sollecitandone i pareri e le critiche. In particolare il Winckelmann si professò grato al B. per le critiche che questi aveva mosso a singole parti dei Monumenti antichi inediti,e per avere, durante l'anno 1763, esaminato e censurato attentamente l'intera Geschichte der Kunst des Altertums. Risulta anche che il B. fu largo di consigli e di aiuti a molti: aiutò F. Ficoroni nella pubblicazione de Le maschere sceniche... (Roma 1736); dedicò inoltre lunghi anni ai lavori preparatori della celebre pianta di Roma di G. B. Nolli (1748), pur rifiutandosi assolutamente di pubblicare il testo esplicativo di essa; collaborò infine all'edizione delle Gemmae antiquae litteratae... che il Ficoroni aveva lasciato ai gesuiti e che furono poi pubblicate da N. Galeotti (Roma 1757).

Fonti e Bibl.: Lettere del B. all'Olivieri sono a Pesaro, v. G. Mazzatinti, Inventari dei manoscritti delle Bibl. d'Italia,XXXIII, p. 127. Le schede d'iscrizioni comunicate al Gori sono alla Bibl. Marucelliana di Firenze (A 6); altre sono tra le carte del Marini (Cod. Vatic. 9126, f. 308; 9127, f. 191): ma il B. è epigrafista mediocrissimo. Cfr. inoltre G. C. Amaduzzi, in Novelle letterarie di Firenze, XXVII (1766), coll. 35-38; J. J. WinckeImann, Opere,ed. ital., Prato 1830-34, Vol. I, IX, X, passim; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 1, Brescia 1758, pp. 94 s.; E. Narducci, Giunte al... Mazzuchelli,in Mem. d. Acc. dei Lincei, s. 3, XII (1884), p. 49; C. Justi, Winckelmann und seine Zeitgenossen,Leipzig 1923, II-III, passim;J. J. Winckelmann, Briefe,I-IV, Berlin 1952-1957, passim.

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