BERTALI, Antonio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 9 (1967)

BERTALI (Bartali, Berthali), Antonio

Raoul Meloncelli

Nato a Verona nel marzo 1605,come si deduce da una iscrizione posta sotto un suo ritratto, si hanno scarse notizie sulla sua prima giovinezza. In una lettera di A. Liberati a O. Persapegi viene citato come ottimo musicista, discepolo di S. Bernardi. Dedicatosi giovanissimo allo studio del violino, raggiunse presto una eccezionale padronanza dello strumento, tanto che la fama del suo talento si diffuse oltre i confini della sua città. Sembra che nel 1623 egli giungesse a Vienna; un anno dopo dovette iniziare la sua attività presso la corte: da una Resolution del 17 luglio 1666 risulta che era stato al servizio della casa d'Austria per quarantadue anni; nello Status particularis Reg. S. C. Maiestatis Ferdinandi II de anno 1636-67 è indicato col nome "Bertalay" al quarto posto dei "musici strumentales" per la sua attività di esecutore di strumenti ad arco, e forse anche a tastiera (Liess). Il 1° apr. 1637 egli entrò sicuramente come strumentista nella Hofkapelle di Vienna; nel 1641 sembra che sia stato nominato vice maestro della cappella imperiale, succedendo a P. Verdina. Il 1° ott. 1649 fu chiamato a succedere a G. Valentini nella carica di maestro di cappella con lo stipendio di 1200 fiorini. Risale sicuramente a questo periodo la sua più significativa attività di compositore di corte, tanto che nel 1652 l'imperatore, per attestargli la sua stima, lo inviò per una missione a Dresda. Il favore di cui godeva presso la corte fa costante e duraturo e gli permise di dominare il teatro viennese fino alla sua morte, avvenuta a Vienna il 1° apr. 1669.

Compositore versatile e fecondissimo, il B. si dedicò al genere profano e a quello religioso, ma la sua fama è legata soprattutto alla creazione di quel genere spettacolare di opera di corte che raggiungerà il suo culmine con A. Cesti e A. Draghi. La sua produzione fu copiosissima: circa seicento opere, in gran parte perdute, per lo più cantate, oratori, composizioni religiose e strumentali, oltre a numerose opere drammatiche composte ed eseguite per la corte austriaca. Nella Distinta Spezificatione dell'Archivio Musicale per il servicio della Cappella e Camera… di Leopoldo I (citata dal Liess) figurano moltissime musiche sacre per varie festività liturgiche, oltre a undici Sonate con trombe solenni, dodici Sonate da camera a 3, 5 e 8 [voci], quaranta Composizioni morali e spirituali per la camera a voce sola (e a più voci, fino a 6) con diversi instrumenti e centotrentaquattro Composizioni amorose a 1-8 voci. Fra le composizioni celebrative sono da ricordare il melodramma Le allegrezze del mondo (libretto di P. Bonarelli, Vienna, Teatro di corte, 21 genn. 1631) per le nozze di Ferdinando II con Maria Anna, infanta di Spagna; la Missa Ratisbonensis per la dieta di Ratisbona del 1636; un Requiem per la morte di Ferdinando II; Theti, favola drammatica su libretto di D. Gabrielli, rappresentata al Teatro ducale di Mantova nel carnevale 1652, in occasione di una visita degli arciduchi d'Austria Ferdinando Carlo, sua moglie Anna Maria e Sigismondo Francesco. Nel 1653, quando Ferdinando III si recò a Ratisbona per la dieta imperiale con un seguito di sessanta musicisti, fu affidato al B. l'incarico di comporre un'opera: il 20 febbraio venne rappresentato L'inganno d'amore, su libretto di B. Ferrari, al quale l'Allacci attribuì nella sua Drammaturgia (Venezia 1755, col. 453) erroneamente anche la musica.

Con quest'opera, si può affermare che abbia avuto inizio il periodo aureo dell'opera viennese, che sotto Leopoldo I raggiungerà il suo apice. L'opera italiana, prediletta dall'imperatore, dominerà a lungo il teatro austriaco e verranno composte opere di grande originalità in contrasto con i canoni legati al cerimoniale di corte. Si hanno in questo periodo due tendenze, l'una conservatrice rappresentata dal B. e dallo spagnolo F. Sances, l'altra progredita e innovatrice che in A. Cesti avrà il massimo esponente. Significative, a tal riguardo, furono le seguenti opere del B. su libretto di A. Amalteo: Il Re Gelidoro (Vienna, Teatro di corte, 9 febbr. 1659), Gli amori di Apollo con Clizia, "festa teatrale" (ibid., 9 giugno 1660), Il Ciro crescente (anche Il Ciro riconoscente),tre intermezzi per Il pastor fido e per i suoi balletti (Laxenburg, Teatro di corte, 9 giugno 1661), Pazzo Amor "operetta per la nascita dell'imperatrice Eleonora" (Vienna, Teatro di corte, 18 nov. 1664), L'Alcindo (libretto e prologo di A. Draghi, ibid., carnevale 1665) e Cibele e Ati, intermezzo per le nozze di Leopoldo I (ibid., dicembre 1666). Anche nel "Reiterballett", una particolare forma di spettacolo allora in gran voga a Víenna, derivato dalla fusione dello sfarzo scenografico teatrale dell'epoca con le reminiscenze dei torneamenti a cavallo dei secoli precedenti, il B. lasciò un'impronta considerevole con La contesa dei numi ovvero La contesa dell'aria e dell'acqua, una festa teatrale a cavallo su testo di F. Sbarra, per la quale egli compose la musica delle parti vocali e J. H. Schmelzer quella dei balletti. Lo spettacolo, rappresentato al Teatro di corte il 24 genn. 1667 e poi replicato il 31 dello stesso mese per il matrimonio di Leopoldo I con Margherita Teresa di Spagna, fu grandioso per la partecipazione di numerosissimi artisti e per l'impiego di oltre cento strumenti ad arco, trombe, strumenti a percussione e fiati. Nel campo dell'oratorio in italiano, destinato alla cappella e alla corte e denominato "oratorio per il santo sepolcro" per distinguerlo dalla "rappresentazione sacra" iniziata nel 1700 (Della Corte-Pannain), il B. compose Maria Maddalena (testo di A. Draghi, 1663), Oratorio sacro (senza titolo, 1663; Eitner) e La strage degli Innocenti (a 5 voci con sinfonie, 1665), oratori di cui lo Schering mise in evidenza l'ardito disegno armonico e la forza degli "a solo", oltre alla vigorosa espressione drammatica.

Varia e interessante, ma purtroppo in gran parte perduta, la produzione religiosa del B., che influì negativamente sulla formazione di uno stile tipicamente tedesco. Si può notare, però, che i tentativi di J. Stadlmayr, S. Bernardi e dello stesso B. di fondere la grande lezione polifonica palestriniana con effetti sonori in cui la coralità a più voci assumeva una nuova risonanza melodica e armonica, sorretta da fantasiosi ornamenti corali e orchestrali, determinarono un singolare stile misto che ebbe fortuna. Composizioni religiose del B. sono conservate manoscritte a Kremsmünster, Upsala, Monaco, Strasburgo, Darmstadt e Vienna (Österreichische National Bibliothek).

Ma forse l'aspetto più personale dell'arte del B. si trova nella produzione strumentale, tanto che Johannes Beer nei suoi Musikalischen Diskursen (Norimberga 1719) lo elogiò come uno dei più significativi compositori del suo tempo. Particolare rilievo assume la "canzone": molto ornata con impiego di strumenti a fiato, rivela spesso una chiara tendenza per la "sonata a trio", frequentemente per due violini e tromba. Lo stile strumentale delle sue sonate è raffinato ed evoluto; tra "tutti" e "soli" si nota una mirabile fusione che nella tematica e nella strumentazione rivela già le caratteristiche dello stile concertato, che assume aspetti nettamente virtuosistici. Tra tutte le sonate, per lo più in forma bipartita, la Sonata a 6 per 2 violini, viola da braccio, 2 viole tenore e organo (o viola da gamba) del 1663 rispecchia un evidente desiderio di innovazioni tecniche. Delle composizioni strumentali si ricordano il Thesaurus musicus trium instrumentorum, pubblicato a Dilligen nel 1671, ma privo del nome dell'autore, e l'importante raccolta del 1672 Prothimia suavissima sive duodena secunda sonatarum selectissimarum, quae nunc prima editione in Germania prodierunt cum tribus, quatuor instrumentis redactae. Et basso ad organum autore… A. B… (s.l., ma forse Dilligen). Sul frontespizio della copia conservata alla Bibliothèque Nationale di Parigi è aggiunto, manoscritto, il nome "Bartali".

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