BONOMBRA, Antonio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 12 (1971)

BONOMBRA (Bonaumbra, Bonumbra, Bonumbre), Antonio

Giulio Coari

Nacque probabilmente nella regione di Savona, nella prima metà del sec. XV. Entrato nel convento agostiniano di Oulx (Ulzio), divenne arciprete di S. Giovanni e S. Salvatore a Costa di Vado (chiesa dipendente da quel convento), come risulta da una procura da lui stipulata il 30 genn. 1454 in favore di un sacerdote residente in Genova; tale titolo egli porta ancora in un documento del 7 sett. 1459, in cui compare come testimone.

Nel 1461 in qualità di notaio apostolico emise, per conto di Leonardo de Fornari vicario di Paolo Campofregoso, arcivescovo di Genova, alcune lettere monitorie di scomunica contro chi detenesse arbitrariamente somme di danaro appartenenti alla famiglia Fieschi. L'anno seguente, il 9ottobre, otteneva dal Campofregoso, la cappellania dell'Ospedale di S. Biagio di Rivarolo (presso Genova). Secondo l'Eubel (Hierarchia catholica, II, Monasterii 1914, p. 78) aveva anche il titolo di arciprete di Rodi.

Il 4 maggio 1467, su proposta del cardinale Alain de Coëtivi, il B. fu nominato da Paolo II vescovo di Accia in Corsica, sede vacante dal 1466, da quando cioè G. Andrea Bussi era stato trasferito alla sede vescovile di Aleria.

La diocesi di Accia, pur essendo molto povera e di scarsa importanza, era allora oggetto di contrastanti rivendicazioni, e il B. dovette affrontare una situazione intricata specialmente a causa delle pretese di Natalino di Omessa, detto anche fra' Antonio: questi, eletto canonicamente vescovo di Accia nel novembre 1450, ma deposto e scomunicato dal papa l'anno seguente per non aver pagato il servitium commune alla Camera apostolica, aveva però continuato a fregiarsi del titolo e ad esercitare abusivamente le funzioni episcopali, sia al tempo del Bussi sia all'inizio del vescovato del B., forte anche della sentenza della consulta della Biguglia che si era schierata dalla sua parte. Ma contro questo rivale il B. agì con grande fermezza.

Durante il suo episcopato il B. ricevette una serie di incarichi da parte di Paolo II. Nel dicembre 1467, insieme con il vescovo di Nebbio, fu incaricato di dirimere una controversia fra il prete Abramo da Belgodere e il monastero di S. Venerio del Tino (Portovenere), che possedeva terre nella zona. In qualità di delegato apostolico, pertanto, il B. convocò ripetutamente le parti alla sua presenza, ma per la mancata compariziane di Abramo la controversia si trascinò sino al giugno 1458 senza giungere a composizione.

Nel 1469 Paolo II lo incaricava di sorvegliare il propagarsi nell'isola di un movimento ereticale e nell'agosto 1470 lo nominava collettore generale delle decime per l'intera Corsica.

Il 20 settembre dello stesso anno fu ancora designato dal pontefice come arbitro e giudice in una controversia sorta tra il vescovo di Mariana e il cardinale Francesco Della Rovere. Con questo suo compatriota dové certo stabilire notevoli legami, se il cardinale, divenuto l'anno seguente papa Sisto IV, chiamò a Roma il B. che compare tra i suoi familiari.

L'episodio più rilevante della vita delB. resta l'incarico affidatogli di accompagnare, col titolo di legato a latere e di nunzio apostolico, la principessa Zoe (Sofia) Paleologo - della quale, il 1º giugno 1472, si erano celebrate in Vaticano le nozze per procura con il granduca di Mosca Ivan III il Grande - nel suo viaggio a Mosca. In tale matrimonio il pontefice aveva riposto speranze nel senso di un riavvicinamento della Chiesa ortodossa a Roma. La missione doveva inoltre estendersi anche alle regioni di Caffa e della Pomerania.

Il 20 giugno il B. riceveva 600 ducati d'oro per le spese della missione e del suo seguito, in cui vi era un certo numero di Italiani. Il corteo partì da Roma il 26 giugno, e l'itinerario seguito (ricostruibile sia dalle lettere commendatizie del pontefice sia dalle notazioni di cronache locali registranti le impressioni di meraviglia e di curiosità per l'avvenimento) fu segnato dalle tappe di Siena, Bologna, Vicenza, Norimberga, Lubecca, Revel (Tallinn) e Pskov. Già qui però, ossia appena entrati in territorio russo, cominciarono per il legato le difficoltà: il suo rifiuto di venerare le icone al modo orientale gli suscitò infatti ostilità, e giunto poi alle porte di Mosca egli poté entrare in città con il corteo (il 12 novembre) solo accettando la condizione di non portare le insegne solenni che il suo titolo comportava.

Dopo avere assistito alla cerimonia della benedizione nuziale celebrata a Mosca dal metropolita Filippo, il B. prolungò il suo soggiorno alla corte di Ivan III fino al gennaio 1473. Ci rimangono in proposito notazioni, da una parte, di fonti veneziane, che accusano sospettose l'influenza perfida sullo zar del legato pontificio, genovese, ai danni della rivale Venezia (P. Pierling, Un vénitien à Moscou au XVs., in Revue des questions historiques, XLVII [1890], pp. 600 s. n. 3); e, dall'altra, di fonti russe, che accentuano naturalmente la polemica religiosa verso l'inviato di Roma (designato costantemente come "il cardinale Antonio", mentre mai il B. ebbe la dignità cardinalizia), cui si attribuisce una disarmata incapacità a sostenere le sue opinioni contro la stringata dialettica dei teologi ortodossi. Ci manca invece una relazione del B. stesso sulla missione, che non corrispose in ogni caso alle aspettative romane, poiché la Paleologo stessa passò alla pratica della religione ortodossa.

La partenza del B. da Mosca, con ricchi doni, avvenne il 26 gennaio. Nel viaggio di ritorno egli passò per il granducato di Lituania, ove prese contatti e fu ricevuto con tutti gli onori dai signori russi uniti a Roma, e per la Polonia.

Non sembra che il B. abbia avuto altri incarichi di rilievo da Sisto IV. Lo troviamo ancora nominato il 6 sett. 1479, quando il pontefice commette all'arcidiacono della chiesa di Accia la decisione in una questione vertente tra il B. e il rettore della chiesa di S. Quilico di Rostino. Morì prima del 14 apr. 1480 (data di nomina del suo successore nella diocesi di Accia, Bartolomeo Pannoli), probabilmente in Corsica, certo lontano da Roma.

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Genova, Notaio De Cairo Andrea, filze 10-18, sala 6, 59, 72; Le carte del monastero di S. Venerio del Tino relative alla Corsica, a cura di G. Pistarino, Torino 1944, ad Indicem; P. Pierling, La Russie et l'Orient. Mariage d'un Tsar au Vatican…, Paris 1891, pp. 59 s., 74-83, 88, 90, 194 ss.; A. Ferretto, Per A. B. vescovo di Accia (1467-80), in Giornale ligustico, XX (1897), pp. 168-171; P. Pierling, La Russie et le Saint-Siège, I, Paris 1906, pp. 155 ss., 159, 161, 169 ss., 178; I. Rinieri, I vescovi della Corsica, in Arch. stor. di Corsica, VII (1931), p. 55; L. von Pastor, Storia dei papi, II, Roma 1942, pp. 451 s.; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., IX, coll.738 s. (sub voce Bonaumbra).

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