BOSIO, Antonio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 13 (1971)

BOSIO, Antonio

Nicolar Parise

Figlio illegittimo di Giovanni Ottone, ricevitore e poi vicecancelliere dell'Ordine gerosolimitano, nacque alla Vittoriosa nell'isola di Malta nel 1575. Trascorsa la fanciullezza nell'isola, si trasferì a Roma all'età di dodici anni, nel 1587, dopo che suo zio Giacomo, dal 1571 agente presso la corte pontificia della religione di s. Giovanni, era stato richiamato dall'esilio, al quale Gregorio XIII l'aveva condannato nel 1581 per l'uccisione di Francesco de Guevara (bolla di Sisto V del 20 sett. 1586).

A Roma il B. studiò filosofia e lettere al Collegio Romano e cominciò a frequentare i corsi di legge alla Sapienza. Ma in quel periodo di rinnovato interesse per la storia ecclesiastica, di cui si era fatta animatrice la Congregazione dell'Oratorio, il B. cominciò a occuparsi di antichità cristiane, seguendo fra l'altro le esortazioni di Pompeo Ugonio e stringendosi di amicizia con Alfonso Ciacconio, con Giovanni Macario e con Filippo van Winghe: dal Winghe ereditò nel 1592 le copie delle pitture delle catacombe dei Giordani. Il 10 dic. 1593, in compagnia dell'Ugonio, compì la prima esplorazione della Roma sotterranea cristiana nel cimitero di Domitilla sull'Ardeatina. S'iniziava così quel periodo d'intensa attività di ricerca che doveva condurlo a esplorare sistematicamente le catacombe della via Tiburtina (cimitero di Ciriaca), ancora nel 1593; della via Appia, della via Labicana (cimitero dei ss. Marcellino e Pietro), della via Nomentana, della Salaria vecchia, della Salaria nuova (due basiliche ipogee e cimitero di Trasone), della via Flaminia (cimitero di s. Valentino), nel 1594; della via Ostiense, nel 1595; della via Latina, nel 1596; della via Portuense, nel 1600.

Addottoratosi in utroque il 31 genn. 1594, a partire già dal 1596 (secondo la testimonianza del Ciacconio in Corpus Inscriptionum Latinorum, VI, 1, Berolini, 1876, p. LVI) il B. affiancava alle sue indagini sul terreno lo studio dei Padri della Chiesa, dei martirologi e dei passionari, e in genere di tutta la documentazione disponibile sui cimiteri e sugli usi funerari dei primi cristiani. In questo modo, il B., cui un breve di Clemente VIII del 12 sett. 1596 aveva intanto concesso la facoltà di conseguire benefici ecclesiastici, veniva raccogliendo tale messe di documenti da potere tempestivamente pubblicare, in occasione del ritrovamento del corpo di s. Cecilia (18 ott. 1599), una storia del martirio della santa, corredata da un apparato dottissimo di note (Historia passionis b. Caeciliae virginis,Valeriani,Tiburtii et Maximi martyrum,nec non Urbani et Lucii pontificum et martyrum vitae, Romae 1600).

Nel 1601 il B. visitava le catacombe di S. Agnese e di Nicomede sulla via Nomentana, e nel 1602 scopriva nella vigna degli eredi di Muzio Vitozzi il cimitero ebraico di Monteverde. Con l'anno successivo, 1603, e in coincidenza con la presenza del padre a Roma, intervenne una pausa negli studi e nelle ricerche del B.: studi e ricerche, cui egli univa da tempo l'esercizio della professione di avvocato, con tutta probabilità per le sole questioni dei cavalieri di Malta. A questa stessa epoca lo zio Giacomo, con il quale abitava nel palazzo Provani di via de' Condotti, dovette rassegnargli l'ufficio di agente dell'Ordine presso il pontefice.

Le rinnovate scoperte di cimiteri sotterranei cristiani e la continua presenza nella vita culturale romana dovevano procurare al B. solidissima fama. Sin dal 1600 gli era diventato amico il giovane Claudio Fabri de Peiresc; e il 14 luglio 1604 un breve di papa Aldobrandini ne legittimava i natali per i meriti che aveva acquisiti con la sua intensa attività di ricerca. Del 14 febbr. 1606 è un suo acquisto di case in via Bocca di Leone.

Nel 1608, dopo il ritorno del padre a Malta, riprendono le esplorazioni del Bosio. Il 7 settembre dello stesso anno penetra nel cimitero di S. Ermete sulla Salaria vecchia. Lo studio delle fonti e del materiale rinvenuto continua, e si allarga all'esame di documenti inediti conservati nelle biblioteche e negli archivi romani. Matura così la salda preparazione e si completa la vasta raccolta di dati, con cui il B. si accinge a scrivere l'opera Roma sotterranea, della quale, secondo una indicazione fornita dallo zio Giacomo nella Trionfante e gloriosa croce (p. 687), una parte doveva essere già pronta nel 1610, anno di pubblicazione (a Roma) di quella silloge ascetica e storica. Il 22 luglio 1618 il B. scopre sulla via Portuense il cimitero di Ponziano ad ursum pileatum;il 31 luglio 1620 acquista da Quintilio Bartolozzi da Monte Cosciaro l'area maggiore della villa Bosia sulla Flaminia, villa che progettava di erigere a museo di antichità cristiane.

Sin dalle prime esplorazioni dei cimiteri sotterranei cristiani il B. fu accompagnato dal pittore Angelo Santini, detto il Toccafondi, cui era affidato il compito di ritrarre le pitture trovate. Ma l'infedeltà delle sue riproduzioni fece ben presto preferire al B. la collaborazione di Santi Avanzino, per incidere i disegni del quale accolse in casa Francesco Fulcaro, sicuramente dal 1615. Intorno al 1620 la Roma sotterranea era corredata di circa duecento tavole di disegni di monumenti: mancava ancora il lavoro delle piante, peraltro sempre differito e mai cominciato.

Il 2 febbr. 1627 morì lo zio Giacomo. Ne restò erede universale il B., che, licenziata tutta la servitù, si apprestò ad accogliere in casa Orazio Bianchi e Antonio Comini e a servirsi soltanto di essi. Continuava, intanto, l'allestimento della villa sulla Flaminia (gli "Elisii Bosii"), per il quale egli finì con l'indebitarsi, mentre il lavoro d'incisione delle tavole della Roma sotterranea si protraeva sino al 1629. Del 28 febbraio di quell'anno è la risposta del B. al card. Francesco Barberini a proposito delle Memorie sagre delle Sette Chiese (Roma 1630) di Giovanni Severani della Congregazione dell'Oratorio, al quale è del resto indirizzata la lettera del 7 aprile sullo stesso argomento.

Gravemente malato, il 5 sett. 1629 il B. dettò il testamento, istituendo suoi eredi universali i cavalieri di Malta, e usufruttuari il Bianchi e il Comini: esecutore testamentario era nominato Carlo Aldobrandini, ambasciatore a Roma dell'Ordine gerosolimitano. Morì il giorno seguente e venne sepolto nella chiesa di S. Biagio a Montecitorio.

Delle disposizioni testamentarie del B., una legava alla milizia di s. Giovanni quanto era stato redatto della Roma sotterranea. La stampa dell'opera era stata annunciata da più di quindici anni, e sempre rinviata: segno dell'attesa e del rammarico degli studiosi, le lettere del Peiresc a Paolo Gualdo del 2 gennaio e del 30 luglio 1615. Di qui l'interessamento vivissimo del card. Barberini per una sollecita pubblicazione del manoscritto. Il 19 genn. 1630 l'Ordine di Malta dà all'ambasciatore alla corte pontificia la necessaria procura per l'esecuzione del testamento del B., assumendosi l'onere delle spese di stampa e di revisione. Al Severani viene affidata la revisione del testo; a Ottavio Pico da Borgo San Sepolcro il riscontro di monumenti e disegni; a Gaspare Berti e a Francesco Contini il rilievo delle piante dei cimiteri.

Degli studi preparatori compiuti dal B. per la redazione della Roma sotterranea sono conservati quattro volumi in folio presso la Biblioteca Vallicelliana; due sono raggruppati sotto l'unico titolo di Acta et vitae sanctorum,antiqua monumenta sacra et profana itemque adversaria variae eruditionis pro illustrando opere de sacris coemeteriis,A. B. vol. autogr. (codd. G. 3-4) e comprendono in 2026 pagine (più 50 di indici) il risultato di un'attenta lettura e di un uso diligente di tutte le fonti direttamente utilizzabili sull'argomento. Mancano indicazioni della bibliografia precedente, ma è da presumere che di essa il B. si fosse occupato in quegli altri volumi, esplicitamente citati a proposito dello spoglio già fatto delle opere di Agostino.

Un altro volume, intitolato Acta,vitae et passiones sanctorum excerptae ex antiquis monumentis et manuscriptis codicibus ab A. B. et propria manu scriptae (cod. H. 25), contiene, invece, tutti gli elementi desunti dal B. dallo studio della documentazione inedita delle biblioteche e degli archivi capitolari di Roma. L'indice dei vari testi esaminati è conservato nel cod. H. 24 e testimonia l'ampiezza del lavoro del Bosio. Si tratta di nove codici della Biblioteca Vaticana e di ventuno della Vallicelliana, di quattro dell'Archivio capitolare di S. Pietro e di due del Lateranense: due manoscritti sono, invece, di S. Cecilia e due di S. Maria ad Martyres.

Il primitivo progetto del B. era di scrivere la Roma sotterranea in latino; ne è prova un frammento conservato sempre alla Vallicelliana nel cod. G. 5 relativo alle vie Aurelia e Cornelia. Ma la decisione di redigerla in italiano doveva finire col prevalere: il manoscritto definitivo nelle condizioni in cui fu lasciato dal B: conservato nel cod. G. 31. Il disegno originario prevedeva un'articolazione dell'opera in tre parti. A una prima, dedicata verisimilmente all'esame dei testi, se non a trattazioni dottrinarie preliminari sul tipo di quelle contenute nei sei capitoli, poi rigettati (conservati però in seconda stesura nello stesso codice), del primo libro della seconda parte, fa esplicito riferimento lo stesso B., ma non se ne hanno altre tracce, e probabilmente non fu mai scritta. Un trattato generale sui cimiteri e sui riti funebri dei primi cristiani (libro primo) e la descrizione delle singole catacombe romane (libro secondo) costituiscono la seconda parte, che è l'unica completata. La terza parte, cui doveva essere, infine, affidato lo studio del materiale presentato, non poté essere nemmeno iniziata, certamente per la morte dell'autore.

Nella descrizione dei cimiteri il B. procedeva con stretto ordine topografico in senso diretto, dalle vie Aurelia e Cornelia alla via Flaminia, passando ordinatamente in rassegna cunicoli, cripte, pitture. Separatamente veniva trattato il complesso della necropoli vaticana. La presentazione del materiale è accurata; solo in alcuni punti, imprecisa: sicura, invece, e completa è l'utilizzazione delle diverse fonti e delle varie ricerche precedenti. Piuttosto è nella identificazione dei singoli cimiteri che il B., pur disponendo di un indice come quello di Guglielmo di Malmesbury ed essenzialmente basandosi sui dati della tradizione, non riuscì a ottenere risultati concreti, eccezione fatta, s'intende, per le catacombe di Ponziano sulla via Portuense.

Quanto il Severani ha mutato della redazione originaria del B. è possibile sapere dal cod. G. 31 della Vallicelliana, che, oltre alle parti compiute dall'autore, contiene i tagli, gli emendamenti e le aggiunte del revisore, il quale al manoscritto del B. aggiunse il capitolo iniziale del primo libro e l'intero libro quarto sulle immagini, sui simboli, sui monogrammi. Sempre alla Vallicelliana, nei codd. G. 17 e G. 20, sono conservati gli studi del Severani, posti a fondamento del lavoro di revisione.

Agli inizi del 1632 l'opera, in quattro libri, era già pronta per la stampa, e questa è la data apposta sul frontespizio. Ma, se la dedica del Severani all'ambasciatore Aldobrandini e quelle al card. Barberini e al papa Urbano VIII sono rispettivamente del 2 febbraio e del 24 marzo 1632, il breve pontificio incluso nell'opera prima dell'indice è del 6 ott. 1634. In questo senso è da intendersi che la stampa presso il Facciotti durò quasi tre anni e che la Roma sotterranea opera postuma di A. B. romano ("romano" come quegli che era sempre vissuto a Roma) vide realmente la luce cinque anni dopo la morte dell'autore.

Non appena pubblicata, la Roma sotterranea si pose subito al centro delle polemiche fra protestanti e cattolici sugli usi della Chiesa primitiva, mentre si accendeva la disputa sulla paternità dell'opera e sulla sua autenticità: disputa, che in progresso di tempo doveva rivelarsi infondata, ma che tenne occupati gli eruditi dell'epoca, come pure li teneva occupati l'altra questione della patria del Bosio (Mazzuchelli). Dell'opera s'incominciò presto a sentire esigenza di un'edizione latina; vi si dedicò lo stesso Severani fra il 1634 e il 1637 (manoscritto autografo e copia alla Vallicelliana: codd. G. 18 e G. 32). Solo quindici anni più tardi un altro oratoriano, Paolo Aringhi, pubblicava (a Roma) una Roma subterranea novissima, la quale, più che una versione, era un completo rifacimento in sei tomi del lavoro del Bosio. Pubblicata nel 1651, l'opera dell'Aringhi fu ristampata a Colonia e Parigi nel 1659, e ad Arnheim e Amsterdam nel 1671; mentre del testo del B. si era avuta una sola ristampa nel 1650, con riduzione del numero delle tavole.

Bibl.: Lettere d'uomini illustri,che fiorirono nel principio del sec. XVII..., Venezia 1734, pp. 246, 255 (lettere del Peiresc); G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 3, Brescia 1762, pp. 1837 s.; F. Abela, Malta illustrata, a cura di G. A. Ciantar, II, Malta 1780, p. 526; G. B. Rossi, La Roma sotterranea cristiana, I, Roma 1864, pp. 26 ss.; A. Valeri, Cenni biogr. di A. B. con documenti inediti, Roma 1900; J. A. F. Orbaan, Rome onder Clemens VIII, Gravenhage 1920, pp. 234-235; L. von Pastor, Storia dei papi, Roma 1929, IX, pp. 135-136, 194; XIII, pp. 920-921; G. Curmi, A. B. maltese, in Malta letter., n.s., V (1930), n. 1, p. 8; A. Ferrua, Le tre Rome sotterranee, in Civiltà cattol., LXXXI (1938), n. 3, pp. 399 ss.; G. Moroni, Diz. di erudiz. stor.-eccles.,ad Indices; Enc. Ital., VII, p. 550; Enc. Catt., III, coll. 1943-1944; Dict. d'arch. chrét., II, 1, coll. 1084 ss.; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., IX, coll. 1318-1319; Enc. dell'arte ant., II, pp. 144-145.

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