CABRAS, Antonio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 15 (1972)

CABRAS, Antonio

Bruno Anatra

Nato a Cagliari l'8 apr. 1761 da Vincenzo e Caterina Ronchi, si laureò nel 1779 in diritto civile e canonico presso l'università di Cagliari, divenendo ben presto collaboratore prezioso del padre nel suo studio legale. La sua eloquenza si impose nel foro cagliaritano, per la felice fusione di un'accurata formazione tecnico-giuridica con una certa sensibilità nell'uso dei mezzi espressivi, fornitagli da una profonda familiarità con il latino e le lingue italiana e francese; al punto che venne chiamato a "sedere nel collegio di giurisprudenza" di quella università. Sul punto di sposarsi, una improvvisa crisi di coscienza lo portò, invece, intorno ai venticinque anni, ad abbracciare lo stato ecclesiastico.

Il 28 dic. 1789 venne ordinato sacerdote, trasferendo così la propria eloquenza e perizia giuridica dal tribunale civile al servizio della curia cagliaritana. Fu infatti impiegato nel reale collegio cagliaritano di educazione "nella duplice qualità di ripetitore delle scienze legali e di direttore spirituale" (Martini). Nel seminario strinse amicizia, in particolare, col canonico Gianfrancesco Simon. I contatti con il Simon si prolungavano nella vita politica, nell'ambito di uno di quei clubs, di cui il padre era tra gli animatori.

Del padre il C. dovette fungere, in certo modo, da portavoce nelle agitate vicende del 1793-95: fu lui, infatti, ad affidargli la redazione del Manifesto giustificativo della emozione popolare accaduta in Cagliari il 25 aprile del 1794, manifesto col quale il partito dei curiali mirava a dissipare il sospetto che la sommossa di Cagliari fosse stata organizzata. Parte non piccola, poi, egli dovette avere nella fase successiva di slittamento dei curiali su posizioni apertamente moderate e contrarie a quelle dell'Angioy, soprattutto nel far avvicinare il padre all'arcivescovo Melano: da questo, nel 1795 appunto, il C. fu nominato assessore della curia arcivescovile di Cagliari e proposto, non molto tempo dopo, per il canonicato di S. Simmaco "col nudo titolo di prebendato di Mandas" (Martini), che, con la dignità di pronotario apostolico, gli venne ufficialmente conferito il 26 giugno 1796.

Egli si imponeva così tra i maggiori esponenti della curia. Il rapporto di collaborazione si faceva più stretto col successore del Melano, mons. Cadello, che gli affidava il canonicato dottorale di Furtei, col compito di tutelare i diritti legali del capitolo cagliaritano, e lo compensava insieme di "larghe" pensioni.

I suoi impegni furono non solo d'indole legale ed ecclesiastica, ma anche, e sempre più strettamente, politici. Il 24 dic. 1798 dai tre Stamenti, riuniti in casa dell'arcivescovo, il C. veniva chiamato a rappresentare lo Stamento ecclesiastico con il Sisternes, nella deputazione stamentaria, e il 17 ag. 1799, da un'altra riunione degli Stamenti, nella commissione che doveva decidere quali impieghi rientrassero nella categoria della "promiscuità", appena accettata.

Negli ultimi anni il C. godette di un certo favore presso la corte sabauda (che si era trasferita a Cagliari): sua fu l'orazione funebre ai funerali di Maria Adelaide Clotilde di Borbone, che venne pubblicata postuma nei Panegirici e discorsi sacri del canonico Antonio Cabras cagliaritano (Cagliari 1833).

La storiografia ottocentesca sarda (dal Martini, al Tola, al Siotto Pintor) ebbe a lamentare che di lui si fossero date alle stampe le cose più caduche - lo stesso C., a suo tempo, aveva giudicato che, dei sedici pezzi che avrebbero composto l'edizione del 1831, "tutto al più quattro soli" avrebbero potuto "meritare l'onore dei torchi" -, troppo sensibili alla tradizione del Segneri e dell'oratoria barocca francese, e non invece le ben più elaborate ed interessanti Allegazioni giuridiche, destinate a rimanere manoscritte.

Fornito di una cospicua biblioteca, che apriva alla gioventù intellettuale cagliaritana, ebbe a soffrire, negli anni estremi, di qualche ristrettezza economica, a causa della generosità con cui metteva a disposizione degli altri le sue rendite.

Morì a Cagliari il 6 giugno 18 16.

Bibl.: S. Caboni, Ritratti poetico-storici d'illustri sardi moderni, Cagliari 1833, pp. 65 s.; P. Tola, Diz. biogr. degli uomini illustri di Sardegna, I, Torino 1837, pp. 153 s.; G. Siotto Pintor Storia letter. di Sardegna, II, Cagliari 1843, p. 277; P. Martini, Biografia sarda, I, Cagliari 1147, pp. 200-209; F. Sulis, Dei moti polit. dell'isola di Sardegna dal 1793 al 1821, Torino 1857, p. 78; P. Meloni Satta, Ricordi storici. Effemeride sarda, I, Cagliari-Sassari 1895, p. 130; A. Boi, G. M. Angioy alla luce di nuovi documenti, Sassari 1925, pp. 57, 100, 109; R. Bonu, Scrittori sardi dal 1746 al 1950, I, Oristano 1952, pp. 204-205; D. Scano, Don G. M. Angioy e i suoi tempi, in Scritti inediti, Sassari 1962, pp. 255; A. Cabras, La famiglia Cabras, Cagliari 1963, pp. 31-33; C. Sole, Le "carte Lavagna" e l'esilio di casa Savoia in Sardegna, Milano 1970, pp. 78, 105, 107; V. Lai, La rivoluz. sarda e il "Giornale di Sardegna", Cagliari 1971, ad Indicem.

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