CAGNOLI, Antonio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 16 (1973)

CAGNOLI, Antonio

Ugo Baldini

Nacque il 29 sett. 1743 nell'isola di Zante (Zacinto) da Ottavio (che era allora cancelliere di Pietro Bembo, governatore dell'isola) e da Elena Terzi, entrambi nobili veronesi. Dopo due anni i Cagnoli tornarono nel Veneto, spostandosi successivamente in varie località secondo le necessità di lavoro dei capofamiglia. Il C., dunque, fu educato ed istruito da diversi precettori; nei primi anni condusse studi grammaticali e letterari, dimostrando notevoli attitudini, ed a Vicenza studiò greco con un religioso, il Pavanello, compiendo pregevoli versioni da Isocrate. Agli studi giovanili ne associo poi altri di matematica, geometria e logica, completando così la sua formazione secondo lo schema tradizionale. Probabilmente, giunto al momento di scegliere una carriera, fu la tradizione familiare a influenzarlo in modo determinante: entrò nell'amministrazione della Serenissima, e a ventiquattro anni divenne cancelliere assistente del capitano di Bergamo. In questo periodo dovette acquisire una notevole esperienza giuridica e politica, tanto che nel 1772, sulla soglia dei trent'anni, fu scelto come segretario privato dall'ambasciatore Marco Zeno, rappresentante veneto a Madrid. Fu il C. a compilare i rapporti dell'ambasciatore al govemo veneto, che ebbero accoglienza molto favorevole, e frattanto approfittò delle opportunità offertegli dal soggiorno madrileno per approfondire la sua cultura nelle materie filosofiche (specialmente filosofico-morali). Nel 1775, essendo stato lo Zeno trasferito a Parigi, egli lo seguì, risentendo così gli influssi di un mondo culturale ben più vario e avanzato e oltrepassando i confini della sua formazione scolastica. Ormai maturo d'età, trovò il vero campo dei suoi interessi, quello scientifico; come scrisse egli stesso, fu il 1780 l'anno decisivo per tale scoperta, "avendo fatto inopinatamente la grande metamorfosi di saltare dagli studi metafisici, morali e politici ai matematici ed astronomici" (De Tipaldo, p. 58), allorché gli avvenne di osservare con un telescopio gli anelli di Saturno. Il C. riprese a studiare la matematica, e lesse l'Astronomia del Lalande, che divenutogli amico lo incoraggiò nelle sue ricerche e accettò talune sue proposte di correzione al testo dell'opera. Nel 1782, trovandosi ancora a Parigi, il C. fece costruire un osservatorio dotato dei più moderni strumenti, e iniziò a inviare comunicazioni e memorie a periodici accademici. Collaborò anche all'Encyclopédie methodique, per la quale redasse alcune voci astronomiche, e nel 1786, a coronamento degli studi matematici da lui condotti come propeudetica alla ricerca astronomica, pubblicò in italiano a Parigi la Trigonometria piana e sferica.

L'opera ha carattere manualistico, proponendosi di radunare ed esporre ordinatamente tutta la materia, ed in quest'ambito fu una delle migliori dell'epoca. Tuttavia essa non è priva di novità, soprattutto nella concatenazione degli argomenti, ma anche nella sostanza: la relazione tra i tre angoli ed i lati a loro opposti in un triangolo sferico venne espressa per primo, con una formula che porta il suo nome, dal Cagnoli.

Il libro ebbe notevole successo: nel 1788 fu tradotto in francese, diffondendosi in tale lingua in tutta Europa; nel 1804 si ebbe a Bologna una seconda edizione corretta e ampliata, anch'essa tradotta in francese nel 1808..

Già nel 1785, tornando definitivamente in Italia e abbandonando così la carriera nella diplomazia veneta, il C. trovò pronto a Verona un osservatorio fattogli costruire dal fratello Francesco; egli vi trasportò tutti i suoi strumenti e con essi, tra l'altro, stabilì l'esatta posizione della città. Negli anni successivi al rimpatrio entrò a farparte di diverse accademie, come quella di Padova, quella di Agricoltura, commercio ed arti di Verona, e altre, fino a un totale di ventuno, pubblicando vari scritti brevi nei relativi periodici. In questa vasta produzione si possono ricordare: la dissertazione Degli inconvenienti che nascono dal regolare gli orologi al tramontar del sole, o come anche dicesi all'italiana (stampata in opuscolo a Venezia nel 1787), che si occupa delle difficoltà nascenti dal regolare gli orologi su fenomeni che si verificano a ore diverse nei vari periodi dell'anno, come avviene per l'alba o il tramonto; la memoria Méthode pour calculer les longitudes géographiques d'après l'observation d'éclipses de soleil ou d'occultation d'étoiles (stampata in opuscolo nel 1789 a Verona); l'altra su un Nuovo e sicuro mezzo per riconoscere la figura della Terra (in Memorie della Società italiana delle scienze, VI, 1792), ristampata a Londra nel 1819 dal Baily.

Nel 1796, morto il Lorgna, il C. fu eletto presidente della Società italiana per il progresso delle scienze, della quale era membro da tempo, e per diciotto anni occupò tale carica con grande impegno, attraverso tutte le vicissitudini del periodo napoleonico. Durante la campagna d'Italia, un bombardamento francese su Verona danneggiò la sua casa e l'osservatorio ed egli se ne lagnò per lettera col Lalande; questi intervenne presso il Bonaparte, che volle conoscere il C., lo risarcì ed insisté perché egli, e con lui la sede della Società delle scienze, si trasferisse a Milano, stanziando per essa notevoli somme. Pur riluttante, o perché volesse mantenersi estraneo al nuovo regime, o perché intendesse dedicarsi tutto alla ricerca, il C. accettò, ed a Milano partecipò all'elaborazione dello statuto della Cisalpina, divenendo anche membro del Corpo legislativo. A tale carica rinunciò presto, accettando nel 1798 la cattedra d'analisi matematica nella neoistituita Accademia militare di Modena, e trasferendo ancora con sé la sede della Società delle scienze. Oltre a proseguire i suoi studi, a Modena il C., assieme agli amici A. Paradisi, Rangone e Valdrighi, costituì un cenacolo culturale che aveva l'intento di diffondere anche le nuove idee politiche e che esercitò notevole influsso. Nel 1802, poi, a coronamento, di tali non marginali interessi politici, il C. prese parte al congresso di Lione per la costituzione della Repubblica italiana, quale rappresentante della Scuola militare per il genio e per l'artiglieria di Modena. In campo scientifico, frattanto, a partire dal 1787 era andato pubblicando a Modena un Almanacco con diverse notizie astronomiche adattate all'uso comune (uscirono sedici volumetti dal 1787 al 1801 e dal 1805 al 1806), che in rielaborazioni successive (Modena 1799-1802; Milano 1818) ebbe il titolo di Notizie astronomiche adattate all'uso comune.

Le Notizie costituiscono un corso divulgativo di astronomia destinato al gran pubblico. L'edizione definitiva, quella milanese del 1818, fornisce un quadro organico che parte da problemi generali, come l'assetto della Via Lattea e del sistema solare, per giungere all'analisi della Luna e della Terra, e da qui a questioni cartografiche e meteorologiche. Data la sua chiarezza e vastità d'informazione, l'opera ebbe notevole diffusione e contribuì alla divulgazione di un'elementare informazione astronomica nell'Italia dell'epoca.

Negli anni modenesi il C. fu occupato a lungo da un lavoro scientifico di grande impegno, la compilazione di un catalogo stellare che, col titolo di Catalogue de 501étoiles, pubblicò a Modena nel 1807. Se questa è l'opera di maggior lena, rientrano nella produzione di questi anni altre opere non trascurabili, tra cui il Trattato delle sezioni coniche stampato, pure a Modena, nel 1801, manuale altamente apprezzato nell'epoca.

Nel sottofondo delle attività di ricercatore scientifico, di politico e d'organizzatore culturale del C., come luogo di genesi e fusione di tutti questi aspetti, va naturalmente considerata l'attività didattica nella Scuola militare che svolse con grande capacità e successo, contribuendo a fare di essa un istituto pienamente affermato. Naturalmente questa stessa molteplicità di impegni a lungo andare doveva risultare troppo gravosa per lui, e fino dai primi anni dopo il 1800 sollecitò dal governo cisalpino la dispensa dall'insegnamento, per potersi ritirare a Verona. La dispensa gli fu concessa solo nel 1807, dopo molte insistenze, perché il governo non voleva rinunciare alla sua opera. Il C. trascorse gli ultimi anni a Verona, ove morì il 6 ag. 1816.

Fonti e Bibl.: G. Labus, Notizie intorno alla vita di A. C., in A. C., Notizie astronomiche, Milano 1818; F. Carlini, Notizie sulla vita e sugli studi di A. C., Milano 1819; B. Gamba, Galleria dei letter. ed artisti, I, Venezia 1822, p. 75; II, ibid. 1824, p. 307; E. De Tipaldo, Biogr. degli Ital. illustri, VII, Venezia 1840, pp. 57-64 (con bibliografia delle opere); Mem. funebri antiche e recenti, a cura di G. Sorgato, IV, Padova 1856, p. 38; G. B. Corniani, I secoli della letteratura italiana dopo il suo Risorgimento, VIII, Torino 1856, pp. 16; G. Dandolo, La caduta della Republica di Venezia…, Appendice, Venezia 1857, p. 120; G. Canevazzi, La scuola militare di Modena, I, Modena 1914, pp. 113, 118, 169, 213-16; U. Da Como, I comizinaz. in Lione per la costit. della Repubblica ital., III, 2, Bologna 1940, p. 29; P. Berselli Ambri, L'opera di Montesquieu nel Settecento ital., Firenze 1960, p. 203; C. v. Wurzbach, Biographisches Lexikon des Kaiserthums Oesterreich, II, p. 233; J. C. Poggendorf, Biographischliterarisches Handwörterbuch zur Geschichte der exakten Wissenschaften, I, p. 359; Enc. Ital., VIII, p. 275.

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