FERRETTI, Antonio Carlo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 47 (1997)

FERRETTI, Antonio Carlo

Gian Piero Marchese

Nacque a Gavardo (Brescia) il 16 nov. 1889 da Giovanni e da Cecilia Piccini: era il maggiore di dieci figli.

Il padre, piccolo proprietario terriero, aveva una fornace per calce e laterizi. Fu a lungo siti daco di Gavardo prima della guerra mondiale.

Nel 1900, appena ultimati gli studi elementari, per una malattia del padre il F. dovette entrare nell'azienda familiare, che assorbì a mano a mano gli altri fratelli specie nella produzione dei laterizi, allora solo manuale. Ne assunse ben presto la direzione e, nonostante il lavoro, continuò come poté gli studi. Nel 1910 fu chiamato a dirigere la fornace di Bovezzo, vicino a Brescia. Affidata al fratello Carlo quella di Gavardo, con apporto di capitale proprio trasformò quella di Bovezzo nella società in accomandita Ceramiche bresciane Ferretti e C., portandola presto in attivo.

Entrata l'Italia in guerra, il F. si trovo con le due aziende paralizzate, per la chiamata alle armi dei fratelli e l'arresto dell'attività edilizia. Trasformò allora la produzione della società di Bovezzo da civile (laterizia) in bellica e meccanica (granate per artiglieria terrestre e marina, bombe Stokes), utilizzando la congiuntura favorevole per attrezzarla con macchinari e sistemi di lavorazione moderni e per consolidarne il peso economico. Terminata la guerra, si sposò nel 1919 con Maria Clara Rampinelli, e si trasferì a Milano, dove fondò la società anonima Industrie meccaniche Ferretti e C., specializzata in attrezzature e mobili metallici per ufficio, settore allora nuovo che il F. protesse con brevetti. Intraprese anche una intensa attività di importazioneesportazione con la Svizzera di bestiame, foraggi e prodotti agricoli, e si interessò dei legnami compensati, entrando nella Società anonima Incisa di Lissone (Milano), della quale divenne presidente dopo averla riorganizzata e portata in attivo.

Nel 1921, in piena riconversione industriale postbellica, aveva preso la gestione del Cappellificio Scotti di Monza, riorganizzando la produzione e riportandolo in attivo; modificata poi la ragione sociale in Società anonima Scotti e C. cappellificio di Monza, ne era divenuto presidente. La sua partecipazione ad una piccola azienda di Gemo di Lesmo (Monza), che produceva pelo per cappellifici, gli dette l'idea di riciclare l'enorme quantità di cascami di pelle e cuoio residua della lavorazione. Brevettato il procedimento per ottenere pellame rigenerato, poi chiamato salpa, il F. ne cedette lo sfruttamento alla neocostituita Società anonima prodotti salpa e affini di R. Gualino, dal quale passerà alla Pirelli. Entrato nella società anonima Inga di Milano, che lavorava l'amianto, si propose l'utilizzazione dei cascami per ottenere un prodotto a basso costo in grado di sostituire l'amianto. Messo a punto il procedimento, lo brevettò nel 1930 e ne iniziò lo sfruttamento; la società ritornò in attivo e il F. ne divenne presidente. Non potendo però adempiere in modo ottirnale alle incombenze di presidente e di responsabile delle aziende in cui era entrato, ne passava a mano a mano la direzione ai fratelli ed ai parenti, riuscendo così a proseguire le sue ricerche.

Il periodo a cavallo della prima guerra mondiale e quello tra prima e seconda furono caratterizzati dall'espansione della produzione e dalla comparsa di nuovi settori produttivi, che comportavano una consistente espansione della richiesta di prodotti e dei consumi di base, a fronte della quale era insufficiente la produzione naturale e tradizionale. Di conseguenza, aveva preso impulso la ricerca di prodotti di sintesi e artificiali, a sostituzione di altrettanti prodotti scarsi non solo per natura o per consolidati monopoli, ma anche per i limiti che venivano innalzando le politiche valutarie e protezionistiche. Avevano avuto grande risonanza le sintesi industriali ottenute in Germania di prodotti come l'indaco, l'ammoniaca, i nitrati, ecc.; alla fine della prima guerra mondiale ne era scaturita una corsa dell'appropriazione dei brevetti tedeschi, specie se di surrogati. In questo quadro la figura e l'attività del F. si era inserita; ampliandosi da diretto imprenditore a manager e organizzatore, anche a inventore.

Nel 1924 il F. si dedicò alla soluzione di un problema già presentatosi alla chimica applicata trent'anni prima, quello di ottenere lana sintetica dalla caseina del latte. La caseina grezza, "non tessile", era già prodotta su scala commerciale per ottenere (indurendola con formaldeide dopo un riscaldamento) la galalite, una materia plastica della consistenza dell'avorio. La lunga serie di studi sperimentali si concluse nel brevetto italiano n. 348661, depositato il 28 ag. 1935.

Durante le ricerche il F. aveva dovuto farsi una approfondita preparazione anche teorica sugli elementi di chimica che gli si presentavano necessari nei procedimenti indagati. Con innumerevoli prove di laboratorio (situato negli scantinati dell'abitazione, una villetta in via B. Marcello 16 a Milano) riuscì a realizzare i vari passaggi del procedimento: dalla purificazione della caseina alla filatura, alla coagulazione, all'insolubilizzazione, alla tingibilità. Verificata la certa riproducibilità del procedimento, questo fu brevettato. Il F. ne propose l'utilizzazione a F. Marinotti, presidente della SNIA Viscosa (Soc. naz. industria applicazioni Viscosa), la società allora più attrezzata nel settore delle fibre artificiali, già incalzato dal governo verso un orientamento di generalizzata autarchia. Il F., oltre alle royalties,ottenne la collaborazione e la sperimentazione nei laboratori della società, e incarichi dirigenziali. Il tessile fu denominato lanital; nel 1935 iniziava la produzione pilota nello stabilimento di Cesano Maderno (Milano), ben presto rifatto completamente e destinato alla nuova filatura. La produzione della caseina, per ridurre gli oneri di trasporto, fu accentrata presso i centri di raccolta del latte: 100 litri davano infatti 3,1 kg di caseina, mentre 100 kg di questa davano 105-106 kg di lanital.

Prima fibra proteica artificiale prodotta su larga scala (nel 1937 raggiunse le 100 tonnellate, per arrivare a 14.000 nel 1940), al brevetto si interessarono molti paesi, da quelli di grande produzione lattiera, come Olanda e Danimarca, a quelli di grande controllo sulla produzione laniera come Gran Bretagna, Austria, Belgio, Canada, Cecoslovacchia, Francia, Germania, Giappone, Norvegia, Portogallo, Spagna, Svezia, Svizzera, Stati Uniti d'America. Dopo le vicende belliche, fu ripresa la produzione col nuovo nome di merinova; le caratteristiche superiori delle nuove fibre sintetiche ottenute dai derivati del petrolio ne causarono la cessazione nel 1968.

Consigliere d'amministrazione, poi amministratore delegato, il F. sostituì il presidente Marinotti - di cui godeva la completa fiducia - nel periodo dell'epurazione (circa un anno, tra il 1945 ed il 1946), favorendone il rientro a pieno titolo nel 1947. Commendatore di S. Giorgio, grande ufficiale della Corona d'Italia, cavaliere del lavoro nel 1936, il F. morì a Milano il 4 nov. 1955.

Bibl.: Necrol., in Il Giornale di Brescia, 2 e10 dic. 1955; Il comm. A. F. ..., in L'Italia, 29 ott. 1936,p. 4; Lanital,in SNIA-Viscosa 1936, 8º,Brescia 1936, pp. 3-5; E. Bertarelli, Lanital,in Sapere, III (1937),53,pp. 153 ss.;K.Fiedler, Die Materialen der Textilindustrie,Leipzig 1937, passim;R. Tremelloni, L'industria tessile italiana Torino 1937, passim; Come si produce il Lanital,in Vedere (suppl.di Sapere), VII (1941), 153, pp. 85-117; S.Giarratana, L'industria bresciana, Brescia 1951, pp. 62 s.;R. L. Wormel, New fibres from proteins,London 1954, pp.XVs., 59, 67 ss., 72, 78 ss., 85, 170 s.; I 40 anni della SNIA, in Il Giornale di Brescia, 20 genn. 1958,pp. 43-47; I 40 anni della SNIA, Brescia 1970; A. Fappani, Enc. bresciana, Brescia 1981, sub voce Ferretti, famiglia, p. 139; Storia di Brescia, IV,Brescia 1964, ad Indicem.

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