COTOGNI, Antonio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 30 (1984)

COTOGNI, Antonio

Alberto Iesuè

Nacque a Roma il 1ºag. 1831 da Raffaele e da Agata Fazzini. Il padre dirigeva una piccola fabbrica di maioliche e il C., secondo di cinque figli, fu avviato all'apprendimento dell'arte del maiolicaro. La passione per il canto gli venne ascoltando gli alunni dell'ospizio di S. Michele, tanto che ben presto cominciò a frequentare l'annessa scuola musicale; l'iniziale debole voce di soprano si trasformò gradualmente in contralto e poi, dopo il periodo del cambiamento di voce, in baritono. Nel 1849 il C. combatté tra i volontari di Garibaldi a porta S. Pancrazio. Passò quindi a studiare prima solo teoria e poi canto con il maestro A. Faldi. Cominciò a cantare brani a solo nelle chiese romane e, nelle cosiddette "musiche estive", in alcuni centri del Lazio (Anagni, Valmontone, Subiaco, Velletri, Viterbo).

Nel 1851 partecipò, nella chiesa di S. Maria in Vallicella all'esecuzione dell'oratorio S. Eustachio di S. Capocci. Quindi cantò la parte di Belcore nell'Elisir d'amore di Donizetti, in un'esecuzione in casa del Faldi: in quest'opera debuttò al teatro Metastasio il 26 dic. 1852. Il successo fu immediato e il C. venne scritturato negli anni successivi a Spoleto (Maria di Rohan di Donizetti), Lanciano (Trovatore e Rigoletto di Verdi, Esmeralda di V. Battista e Don Checco di N. De Giosa), Orvieto (I masnadieri di Verdi, Il birraio di Preston di S. De Ferrari), Modena (I Normanni a Parigi di S. Mercadante), Perugia (I Puritani di Bellini, Orazi e Curiazi di Mercadante, Maria di Rohan), Roma(Lucia di Lammermoor, Gemma di Vergy di Donizetti), Torino (I due Foscari di Verdi, Luisa Strozzi di G. Sanelli), Asti (I due Foscari e Traviata di Verdi), Cuneo, Zara, Genova. Durante la stagione autunnale del 1857 conobbe a Torino Maria Ballerini, che sposò l'anno successivo. Fin dai primi anni di attività emerse per la varietà delle opere interpretate: durante la sua lunga carriera ebbe in repertorio ben 157 ruoli.

I primi veri riconoscimenti da parte della critica gli vennero a Nizza, dove fu scritturato al teatro Regio per la stagione 1858-59: Linda di Chamounix, Rigoletto, Traviata, Trovatore, Barbiere di Siviglia e altre interpretazioni lo consacrarono fra i migliori artisti del momento. S'impose soprattutto nella Linda (Antonio), che sarà poi uno dei suoi cavalli di battaglia, dove seppe sfoggiare le qualità di una voce piena, pastosa, flessibile ed espressiva, rivelando inoltre una padronanza di scena che lo consacrò cantante e attore di primissimo ordine.

Dopo aver cantato ancora a Viterbo, di nuovo a Nizza e poi a Barcellona, nel settembre 1860 il C. debuttò alla Scala. Sebbene emozionato, superò brillantemente l'esordio; esibitosi in Attila (Ezio) di Verdi, Vittor Pisani di A. Peri, Guglielmo Tell, Sonnambula, soprattutto nell'Assedio di Firenze diG. Bottesini (prima rappr. 5 settembre) mostrò "attitudini artistiche eminenti, messe ancor più in rilievo dalla padronanza della persona, dalla vivace ed espressiva mobilità del volto, dal muoversi disinvolto e da un accento appassionato della sua voce, che tanto bene simula i singulti della passione e i fremiti dell'ira" (in Gazzetta musicaledi Milano, XVIII[1860], 37, p. 250). Nella stagione di carnevale-quaresima 1860-61 fu al teatro Grande di Trieste in Linda di Chamounix, Tutti in maschera di C. Pedrotti, Don Bucefalo di A. Cagnoni, Aurora di Nevers di G. Sinico (prima rappr. 12 marzo 1861), Esmeralda, poi(sempre nel 1861) al teatro alla Canobbiana di Milano in Preziosa di R. Manna e Guerra in quattro di C. Pedrotti (prima rappr. 24 maggio): cominciò allora a manifestarsi quella caratteristica della tecnica interpretativa del C. che tendeva ad ingentilire sempre un personaggio, per antipatico e rude che fosse.

Nel 1861 fu ancora al teatro Municipale di Carpi (Rigoletto e Favorita) e poi a Madrid. Nell'estate 1862 fu a Senigallia (Don Sebastiano di Donizetti e Vespri siciliani), nel febbraio 1863 a Madrid (Forza del destino), dove fece la conoscenza di Verdi, e quindi a Milano (Il vecchio della montagna di A. Cagnoni, Puritani, Lucia di Lammermoor, I profughi fiamminghi di F. Faccio), a Genova (Amleto di Faccio), Lugo e al teatro Comunale di Bologna nell'Africana di G. Meyerbeer (5 novembre: prima rappr. italiana), ottenendo, unitamente alla C. Ferni e al tenore L. Graziani, uno strepitoso successo. Nel 1866-67 fu al teatro Principal di Barcellona (Macbeth), a Trieste (Favorita), al teatro Apollo di Roma (Vespri siciliani, Macbeth).

Il debutto al Covent Garden di Londra avvenne il 3 apr. 1867 con il Faust (Valentino) di C. Gounod. Nel teatro londinese fu presente quasi tutti gli anni fino al 1889, interpretando ben 41 opere: Barbiere di Siviglia (Figaro), Don Giovanni (Don Giovanni), Romeo e Giulietta (Mercuzio) di F. Marchetti, Africana (Nelusco), Don Pasquale, Ugonotti di Meyerbeer, Lucia di Lammermoor (Enrico), Puritani (Riccardo), Domino noir di D. Auber, Étoile duNord (Pietro) di Meyerbeer, Hamlet (Amleto) di A. Thomas, Trovatore, Die Zauberflöte, Oberon (Sherasmin), Lucrezia Borgia di Donizetti, Nozze di Figaro, Traviata (Germont), Le astuzie femminili (l'avvocato)di D. Cimarosa, Favorita, Elisir d'amore, Gelimina (ilconte) di G. Poniatowski, Guarany (Gonzales) di C. Gomes, Les diamants de la couronne (Sebastian) di Auber, Rigoletto, Un ballo in maschera, Fidelio (Pizarro), Lohengrin, Guglielmo Tell, Santa Chiara (Alexis), Aida (Amonasro), Alma l'incantatrice di F. von Flotow, Les amants de Vérone (Capulet), Le Pré aux clercs di L. Hérold, Linda di Chamounix, Dinorah di Meyerbeer, Velleda (Teuter) di C. Lenepveu, La gazza ladra, La Gioconda (Barnaba), Martha, Carmen. In questo immenso repertorio cantò a fianco di tutti i più grandi artisti del tempo: A. Fricci, A. Patti, F. Marconi, P. Mongini, R. Stagno, V. Maurel, G. Ronconi, G. Ciampi.

Le critiche del tempo affermano che ogni rappresentazione era per lui un trionfo: "... è un artista perfetto in tutto il significato della parola: a un canto sempre appassionato, incisivo e mellifluo, robusto e delicatissimo egli aggiunge un simpatico portamento, un, gesto espressivo, una varietà d'azione superiore ad ogni elogio..." (Gazzetta musicale di Milano, XXIII [1868], 2, p. 13);"... egli destò un assoluto fanatismo, mantenendosi all'altezza della fama acquistatasi di principe dei baritoni del giorno..." (ibid., 9, p. 71).

Il 1867 fu un anno importante per il C.: fu scelto infatti da Verdi per interpretare la parte di Rodrigo marchese di Posa nel Don Carlos in occasione della prima rappresentazione italiana dell'opera, avvenuta il 27 ott. al Comunale di Bologna. Pare che in questa occasione il C. riuscisse superiore addirittura al celebre Faure. A Bologna cantò anche nel Ballo in maschera, poi, alla fine dell'anno, fu ancora al Regio di Torino nel Don Carlos, che replicò nei mesi successivi. Nel 1868 a Bologna cantò in Zampa, di L. Hérold, Ugonotti di Meyerbeer, Favorita di Donizetti, Alda di L. Ventura, partecipando infine il 9 dicembre a una messa da requiem per la morte di G. Rossini nella chiesa di S. Giovanni in Monte. Inaugurò quindi la stagione all'Apollo di Roma con Don Carlos "... il Cotogni è un marchese di Posa insuperabile sia per la distinzione del porgere, come per la soavità della voce e l'eleganza del canto": Gazzetta musicale di Milano, XXIV[1869], 1, p. 6). Ritornò poi a Bologna per cantare in Faust (febbraio) e Valeria di E. Vera (prima rappr. 16 marzo) e a maggio era in Inghilterra per la stagione londinese. Di nuovo in Italia in autunno per la prima rappresentazione (25 settembre) a Lugo di Romagna di Luchino Visconti di R. Amadei.

Anche il 1870 fu un anno di intensa attività: da Torino (Don Carlos, Il favorito di C. Pedrotti: prima rappr. 15 marzo) a Dublino (Puritani e Trovatore)a Liverpool, Manchester, Londra e infine, per l'apertura della stagione 1870-71 alla Fenice, a Venezia. Il C. era ormai nel pieno possesso dei propri mezzi vocali e scenici e l'interpretazione che dette in quell'occasione di Rodrigo nel Don Carlos deve aver raggiunto vette insuperate.

"Questo cantante dalla voce potente e soave è veramente qualche cosa di straordinario; egli canta come pochi sanno cantare, e sia pure la sua parte irta di difficoltà, egli tutto abbatte e vince con una facilità, con un possesso che sbalordisce: in lui non travedi né sforzo né la più lieve fatica: sia pure il suo canto vibrato e potente, la voce ne esce tranquilla e sicura. I suoi modi sono elettissimi e sovente, non contento delle difficoltà inerenti allo spartito, egli ve ne aggiunge di nuove sempre di ottimo gusto e pare si diverta a sfidarle. La voce di questo cantante sovrano ti lascia una impressione perenne ... una volta udito il Cotogni non si dimentica più mai... la sua voce... ha le vibrazioni dell'arpa che cessò di esser tocca, vibrazioni che perdurano eterne" (in Gazzetta musicale di Milano, XXVI [1871], p. 8).

A Venezia cantò anche nel Ruy Blas (Sallustio) di F. Marchetti, poi ritornò, dopo la stagione inglese, in Don Pasquale (la critica non gli fu favorevole non ritenendolo idoneo alle parti comiche), Maria di Rohan e Crispino e la comare (Fabrizio) dei fratelli Ricci, tutte date al teatro Malibran a Venezia. Alla fine del 1871 fu a Lisbona in Maria di Rohan, Macbeth e Ugonotti. L'anno successivo, dopo gli ormai consueti successi a Londra, a Venezia e, in un concerto, all'Apollo di Foligno (24 settembre), debuttò al teatro Imperiale di Pietroburgo (7 ottobre) nella Linda e interpretò, nella stessa stagione, Amleto, Faust e Gioconda, imponendosi come uno dei più grandi artisti che avessero calcato quelle scene.

Negli anni seguenti, e fino al termine dell'attività, il C. mantenne intatte le qualità di interprete e di cantante, esibendosi soprattutto a Londra e a Pietroburgo, senza peraltro trascurare l'Italia, la Spagna e il Portogallo. Fu anche a Parigi nel 1881 e nel 1889. Fra il 1887 e il 1890 fu spesso al teatro Argentina di Roma: La dannazione di Faust (Mefistofele) di H. Berlioz, Aida, Un ballo in maschera, Mignon, Il Cid (Don Diego) di J. Massenet, Lucia di Lammermoor, Barbiere di Siviglia. Si congedò dal teatro nel 1894, cantando a Pietroburgo nel Don Pasquale, ma si presentò spesso in concerti - cui partecipò con maggior frequenza a partire dal 1890 - fino al 1904. Dal 1894 al 1898 ebbe la cattedra di canto al conservatorio di Pietroburgo e dal 1899 all'Accademia di S. Cecilia a Roma. Fra i numerosi cantanti che si formarono alla sua scuola troviamo, secondo un lunghissimo elenco compilato da L. Ricci, E. Nani, Titta Ruffo, R. Stracciari, G. De Luca, C. Galeffi, M. Stabile, G. Lauri Volpi, M. Basiola, B. Franci.

Caratteristico del suo insegnamento era il concetto secondo cui il cantante, per emettere un buon suono, doveva prima immaginarlo, udirlo in sé mentalmente e formulare il proposito di realizzarlo in quel modo. La sua voce, estesa dal la basso al si acuto, era in grado di incorporarsi nella violenza drammatica, nel canto a fior di labbra, nella tavolozza baritonale come in quella dei tenori di forza, non senza le spume del vocalizzo. Come interprete aveva predilezione per i personaggi cosiddetti magnanimi e si immedesimò quindi con il Rodrigo del Don Carlos. Eseguì in pratica tutto il repertorio del tempo, da Mozart ai veristi. "L'armonia architettonica delle sue interpretazioni, lo stile del suo canto, il pathos della sua ispirazione derivavano da un equilibrio interiore, da uno studio introspettivo commoventi... Egli amava i suoi personaggi e li ricostruiva, in uno sforzo superbo di creazione vera e propria..." (Lauri Volpi).

Morì a Roma il 15 ott. 1918.

Fonti e Bibl.: Notizie in Gazz. musicale di Milano: XVII (1859), 4, p. 34; XVIII (1860), 4, p. 31, 9, p. 151, 36, p. 247; XIX(1861), 4, p. 17, 17, pp. 68 s., 19, p. 75, 22, p. 89, 31, p. 125, 51, p. 204; XXI (1866), II, p. 85; XXII (1867), 42, p. 335, 48, p. 383; XXIII (1868), 2, p. 13, 9, p. 71, 31, p. 254, 44, p. 358, 51, pp. 44, 417; XXIV (1869), I, p. 6, 23, p. 204, 40, p. 349; XXV (1870), 13, p. 108. 42, p. 341, 43, p. 349; XXVI (1871), I, p. 8, 7, p. 62, II, pp. 95, s., 13, pp. 115 s., 33, pp. 281 s., 35, pp. 297 s., 37, pp. 314 s.; XXVII (1872), 14, pp. 118 s., XXX (1875), 50, p. 411; XLV (1890), 47, pp. 752 s. (è citato in tutte le annate dal 1859 al 1894); P. Cambiasi, Rappresentazioni date nei reali teatri di Milano, 1778-1872, Milano 1872, pp. 65, 67, 113; N. Angelucci, Ricordi di un artista, N. C., Roma 1907; G. Monaldi, Imiei ricordi musicali, Roma 1921, pp. 58, 115, 116, 119; Id., Ricordi viventi di artisti scomparsi, Campobasso 1927, pp. 111-115; Id., Cantanti celebri del sec. XIX, Roma s. d., pp. 144, 163, 175181, 200, 201, 264, 267; A. Lancellotti, Le voci d'oro, Roma 1953, pp. 59-75; L. Ricci, Una scuola romana di canto (conferenza tenuta all'Accademia nazionale di S. Cecilia il 5 apr. 1957), Roma 1957; L. Sabbatucci, Promemoria sul C. e la sua scuola di canto, in Arti, 1º luglio 1958; C. Gatti, Il Teatro alla Scala nella storia e nell'arte, Milano 1964, pp. 52, 54; R. Celletti, A colloquio con Magda Olivero, in Nuova Riv. musicale ital., III (1969), 6, p. 1101; G. Lauri Volpi, Voci parallele, Bologna 1977, pp. 10, 12, 119, 127, 169, 188-190, 212, 221, 224, 233; T. Ruffo, La mia parabola, Pomezia 1977, ad Indicem;M. Rinaldi, Due secoli di musica al teatro Argentina, Firenze 1978, pp. 1136, 1165, 1173, 1183 ss., 1526; G. Lauri Volpi, L'equivoco, Bologna 1979, pp. 38-41, 56, 60 s., 64, 88, 197; P. Caputo, C., Lauri Volpi e ... (Breve storia della scuola vocale romana), Bologna 1980, ad Indicem; Storia dell'opera, III, 1, Torino 1977, pp. 7, 311, 374, 376, 393; A. De Angelis, Diz. dei musicisti, Roma 1928, pp. 155 ss.; La Musica, Diz., I, p. 451; Encicl. dello Spett., III, coll. 1627-1630.

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