DE FERRARIIS, Antonio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 33 (1987)

DE FERRARIIS, Antonio

Angelo Romano

Nacque a Galatone (od. prov. di Lecce), donde trasse il nome accademico di Galateo, verso la metà del secolo XV dal notaio Pietro e da Giovanna d'Alessandro. Non si conosce con sicurezza l'anno della nascita - anche se una consolidata tradizione critica, che va dal Papadia al Griggio, ha costantemente indicato il 1444 -, e solo di recente il Moro (pp. 89-97) ha proposto con valide argomentazioni il 1448.

Rimasto orfano di padre, il D. ricevette i primi rudimenti del sapere dai frati basiliani di Galatone, completando successivamente gli studi nelle scuole umanistiche di Nardò, in quegli anni il maggiore centro culturale del Salento. Studiò con particolare interesse la letteratura greca e latina, la filosofia antica, la geografia e la medicina. Intorno al 1465 si recò a Napoli, dove approfondì gli studi umanistici e si impratichì nell'arte medica. Verso il 1470 fu ammesso all'Accademia napoletana e qui intrecciò rapporti di amicizia e lavoro col Pontano, il Cariteo, Paolo e Giovanni Attaldi, Teodoro Gaza, il Panormita, il Sannazaro, Galeazzo e Giovan Francesco Caracciolo, Giovanni Pardo e fra' Roberto da Lecce. Nel 1472 si ammalò di gotta (come egli stesso dichiarerà nel Dé podagra). Conobbe Ermolao Barbaro.

Il 3 ag. 1474, aiutato dall'amico e medico estense Girolamo Castello, conseguì nello Studio di Ferrara il "Privilegium in artibus et medicina"; soggiornò brevemente a Venezia e ritornò a Napoli. Qualche tempo dopo si ritirò a Gallipoli e nel 1478 sposò, probabilmente a Lecce, la nobile Maria Lubelli dei baroni di Sanarica, da cui ebbe cinque figli: Antonino, Lucrezia, Galeno, Betta e Francesca. Acquistò una villa a Trepuzzi, e si rifugiò a Lecce durante la guerra contro i Turchi invasori di Otranto (1480-81). Da' questi avvenimenti trasse alcuni appunti che riaffioreranno a tratti nel De dignitate disciplinarum, De situ Iapygiae e nell'Esposizione del Pater noster, mentre è improbabile che abbia composto una specifica monografia intitolata De bello Hydruntino (Moro, pp. 97-102).

Nel 1481-82 il D. scrisse Ad Hermolaum Barbarum, importante epistola di ringraziamento al Barbaro per la dedica della prefazione alla traduzione della Fisica di Temistio del 1480. Tra il 1485 e il 1495 soggiornò a Napoli, alternando frequenti dimore in Puglia a numerosi viaggi nella capitale partenopea, dove le sue arti mediche erano particolarmente apprezzate alla corte aragonese di Ferdinando I. Al 1488 risale intanto l'epistola Altilio Galateus εὐ πράττειν, e Ad M. Antonium Lupiensem episcopum de distinctione humani generis et nobilitate, al 1491 il trattatello Ad Marinum Pancratium de dignitate disciplinarum, e al 1493 una seconda lettera Ad Hermolaum Barbarum (G. Vallone, pp. 577-78).

Nel 1494 muore Ferdinando e nel breve regno di Alfonso II, appena dodici mesi, il D. operò ancora a Napoli. Deceduto anche Alfonso, compose l'Antonius Galateus medicus in Aiphonsum regem epitaphium (1495), lasciando quindi Napoli per tornare nella provincia salentina. A Lecce, insieme con pochi amici, istituì l'Accademia Lupiense. Nel 1496 la villa di Trepuzzi fu distrutta da un incendio, e il D. prese lo spunto per comporre Ad Chrysostomum De villae incendio. Due anni dopo venne richiamato a Napoli da Federico d'Aragona e vi rimase fino al 1501, quando l'infuriare delle guerre franco-spagnole lo costrinse a tornare definitivamente in Puglia.

Tra il 1495 e il 1502 scrisse altri importanti opuscoli: Ad Accium Sincerum de inconstantia humani animi, Ad Acciwn Sincerwn de villa Vallae, Ad Franciscum Caracciolwn de beneficio indignis collato, il notevole Dialogus de Heremita preceduto dalla lettera dedicatoria Marco Antonio Ptolomaeo Lupiensi episcopo Antonius Galateus medicus, De podagra, Ad Chrysostomum, Antonius Galateus Gelasio suo salutem de nobilitate, Ad Chrysostomwn de morte fratris, Ad illustrem comitem Potentiae, Ad comitem potentiarum, Illustri Aquevivo de Hierosolymitana peregrinatione, Antonius Galateus medicus Loysio Palatino S. D., Ad Maramontium de pugna singulari veterani et tyronis militis, Ad Belisarium Aquevivum marchionem Neritonorum, Federico Aragonio regi Apuliae Antonius Galateus medicus sanitatem, Ad Chrysostomum de morte Lucii Pontani, Ad Ferdinandum ducem Calabriae, Ad Loisiwn Lauretanum de laudibus Venetiarum, Antonius Galateus Accio Sincero de situ terrarum, Antonius Galateus medicus Eleazaro Caesaraugustae comoranti.

Nel 1503 si spostò a Bari, ospite della contessa Isabella'd'Aragona. In questo periodo attese all'Accio Sannazario suo Antonius Galateus salutem (1503), al Galateus ad Chrysostomum de pugna tredecim equitum, sulla disfida di Barletta (1503), all'Ad Hieronymum Carbonem de morte Pontani (1503), all'Ad Prosperum Columnam (1504-05), al Galateus medicus ad Chrysostomum de Prospero Columna (1504-05), all'Antonii Galatei Liciensis phii'osophi et medici praestantissimi de situ elementorum ad Acciwn Syncerwn Sannazarium (1504-05), all'Esposizione del Pater noster, unica sua opera in volgare pervenuta (1504-08), al De educatione (1505-08); e, successivamente, all'Ad illustrem dominam Bonon Sforciam (1507), all'Antonius Galateus ad Antonium de Caris Neritinwn episcopum (1507-10).

Insediatisi stabilmente gli Spagnoli nel Regno di Napoli, il D. tentò di riavvicinarsi agli ambienti reali, divenendo anche assertore del potere temporale dei papi. Nel 1510 si recò brevemente a Roma per visitare Giulio II e fargli omaggio di una copia manoscritta della famosa donazione di Costantino, già contestata da Lorenzo Valla nel 1440. Tornato nel Salento, rimasto vedovo e avviato ormai verso una serena e laboriosa vecchiaia, portò a compimento gli ultimi scritti: Ad Catholicum regem Ferdinandum (1510), Beatissimo PP. Iulio II pontifici maximo Antonius Galateus (1510), Antonii Galatei philosophi et medici praestantissimi de situ Iapygiae ad clarissimum virwn Ioannem Baptistam Spinellum, comitem Choriati (1510-1511), Antonii Galatei medici Lupiensis epistola ad Nicolaum Leonicenwn medicwn (1512), Petro Summontio Antonius Galateus medicus bene valere (De suo scribendi genere; 1512-13), Antonius Galateus medicus Summontio suo bonam valetudinem (Callipolis descriptio; 1512-13), Ad Pyrrwn Castriotam (1512-14)., Illustri viro Belisario Aquevivo Galateus medicus bene valere (Vituperatio litterarum; 1513), Ad Ioannem et Alfonsum Castriotas (1513), Galateus medicus Ugoni Martello episcopo Lupiensi B. V. (1513-14).

Morì a Lecce il 22 nov. 1517.

Esponente di una certa cultura meridionale legata all'Accademia napoletana, il D. fu una complessa figura di medico, letterato e filosofo di un umanesimo al tramonto. Cresciuto nella regione salentina, educato agli studi della civiltà greca e latina, approfondì con particolare interesse la dottrina di Aristotele, ma conobbe anche il pensiero di Platone, Euclide, Teofrasto, Temistio e degli arabi Averroè e Avicenna. Attento conoscitore della filosofia ellenica, osteggiò i filosofi medievali che l'avevano "corrotta" e "travisata", soprattutto Alberto Magno e Duns Scoto, esaltando invece Boezio e la sua Consolatio philosophiae. Coltivò gli studi di medicina, apprendendo le teorie e gli insegnamenti dei famosi medici dell'antichità (Ippocrate e Galeno, Dioscoride, Paolo d'Egina e Serapione il Vecchio), e studiò le opere geografiche di Strabone, Tolomeo e Plinio. Negli studi letterari privilegiò il mondo greco e latino (conosceva, tra gli altri, Orfeo, Ornero, Esiodo, Senofonte, e Plutarco; Ennio, Terenzio, Catullo, Ovidio, Seneca, Svetonio e, soprattutto, Virgilio e Orazio), senza trascurare la letteratura volgare (aveva letto Dante, Petrarca, il Morgante, Serafino Aquilano, Sannazaro e il Cariteo). Cultore della lingua e letteratura spagnola, citava spesso nelle sue opere gli scritti di Juan de Mena, Enrico de Villaena, Juan de Lucena.

Le amicizie e le relazioni che il D. strinse con gli intellettuali del suo tempo coincisero in gran parte con l'attività svolta nell'ambito dell'Accademia napoletana, ed ebbe una rilevante importanza culturale l'incontro con il noto umanista veneto Ermolao Barbaro, presente a Napoli tra il 1471 e il 1473. Al sodalizio col Barbaro si deve, infatti, l'origine dell'aspra polemica antiretorica, volta a contrastare la pedanteria dei grammatici e le sterili dispute dei filosofi. A cominciare dalla lettera Ad Hermolaum Barbarum, ma soprattutto nell'opuscolo De suo scribendi genere e nella contraddittoria epistola Vituperatio litterarum, il D. evidenzia il rifiuto di ogni artificio verbale e la funzione eminentemente educativa delle lettere.

Il forte attaccamento alle proprie origini lo condusse a occuparsi spesso della vita e dei costumi salentini, senza per questo tradire la profonda aspirazione verso una vita contemplativa espressa soprattutto nel De dignitate disciplinarum. Riuscì a illustrare con ricchezza di particolari realistici e geografici la storia della sua terra, e a descrivere efficacemente la cittadina di Gallipoli, negli opuscoli De situ Iapygiae e Callipolis descriptio.

Il frequente richiamo alla società contemporanea, particolarmente il tema della, sua decadenza morale, politica e religiosa, occupò un posto di rilievo nella produzione letteraria e pedagogica. Nell'opuscolo De nobilitate, nel dialogo Heremita, nell'Esposizione del Pater noster, nel trattato De educatione il D. tesse l'elogio della nobiltà interiore dell'uomo, ironizza con sottile spirito critico sul mondo accademico ufficiale e protesta vivacemente per il diffondersi in Italia dei costumi spagnoli. Difende ancora lo studio della medicina e delle scienze naturali, inserendosi nel dibattito quattrocentesco della "disputa delle arti".

Erudito di vasta cultura, vissuto in un momento particolarmente tormentato della vita politica italiana il D. seppe interpretare gli avvenimenti drammatici del suo tempo alla luce di un singolare concetto di "fortuna" pur non essendo uno storico di professione: adattò il suo comportamento alle mutate condizioni politiche, testimoniando direttamente con la sua opera della crisi dei valori morali e culturali in atto alla fine del sec. XV.

Il D. ha composto inoltre trattatelli, lettere e versi che non è stato possibile datare con esattezza: Ad Mariam Lusitanam de hypocrisi, Ad illustrem Aquevivum Apologeticon, Ad illustrem Aquevivum de gloria contemmenda, Belisario Aquevivo Galateus medicus S. D. (De neophytis), Ferdinando Aragonio Campanorum principi A. Galateus bene "gere, Illustri Aquevivo Antonius Galateus (De principum amicitia), Antonii Galatei Epigrammata.

A questi vanno aggiunti altri componimenti, citati dall'autore o di cui si ha notizia indiretta da fonti attendibili, andati perduti: Carmen de Diva Cesarea, De eucrasia, Problematum libri, In Aphorismos Hippocratis expositio, Apologia ad Nicolaum Leonicenum, De medico, De optimo genere Philosophandi. Vanno qui ancora ricordati alcuni componimenti di dubbia paternità o sicuramente apocrifi: De bello Hydruntino, già citato, Libellus de mari et aquis et de fluviorum origine, De balneis, Del nascimento e della natura delle cose, Expositio super Ptolomei tabulas, De philosophiae studiis, Plagae mundi, Belisario Aquaevivo Galateus medicus, Epistula a Girolamo Carbone, Epistola ad Belisarium Aquivivum ducem Néritonorum, De verborum ornatu, De sententiarum gravitate, De activa et contemplativa vita, Del duello, De urbanitate, Oratio ad divam Mariam, Satire, Ecloghe ed Elegie, Canzoniere.

Edizioni: La raccolta più completa delle opere del D. è contenuta nella Collana di opere scelto edite e inedite di scrittori di Terra d'Otranto, a cura di S. Grande, II-IV, XVIII, XXII, Lecce 1867-75, spesso scorretta e imprecisa.

L'Heremita è ristampato (incompleto) nei Prosatori latini del Quattrocento, a cura di E. Garin, Milano-Napoli 1952, pp. 1068-125. Numerose epistole sono reperibili in A. Mai, Spicilegium Romanum, VIII, Romae 1842, pp. 523-608; M. Tafuri, Opere di Angelo, Stefano, Bartolomeo, Gio. Bernardino e Tommaso Tafuri di Nardò, II,Napoli 1851, pp. 1-259; L. G. De Simone, Archivio dì docc. intorno la storia della Terra d'Otranto, Lecce 1876, pp. 19-26 (De villae incendio, Eleazaro Caesaraugustae comoranti); N. Scalinci, L'Opuscolo "De podagra et de morbo Gallico" di Antonio Galateo ed una sua epistola dedicatoria al re Federico d'Aragona, Roma 1927; Id., L'epistola inedita del "Galateo" ad Ermolao Barbaro, Foligno 1928; A. Croce, Contributo a un'ediz. d. opere di Antonio Galateo, in Arch. stor. per le prov. napoletane, LXII (1937), pp. 377-93 (due epistole inedite a Belisario Acquaviva); D. Colucci, A. D detto il Galateo, in Rinascenza salentina, n. s., VII (1939), pp. 26-50 (tre epistole inedite a Gelasio, Prospero Colonna, Giovanni e Alfonso Castriota); B. Croce, Un'epistola del Galateo in difesa degli ebrei, in La Critica, XXXVI (1938), pp. 71-76 (De neophytis); La disputa delle arti nel Quattrocento, a cura di E. Garin, Firenze 1947, pp. 126-57 (De dignitate disciplinarum); ora le lettere sono disponibili in A. De Ferrariis Galateo, Epistole, ediz. critica a cura di A. Altamura, Lecce 1959.

Altre opere sono edite in A. De Ferrarlis Galateo, Epistole salentine (Ad Loysium Palatinum, De situ Iapygiae, Callipolis descriptio), a cura di M. Paone, Galatina 1974. Il De situ Iapygiae è ripubblicato in A. De Ferrariis Galateo, La Iapigia. Itinerari e luoghi dell'antico Salento, a cura di V. Zacchino, trad. di G. Miccoli, Lecce 1975. La Callipolis descriptio è riproposta in A. De Ferrariis Galateo, Gallipoli, a cura di V. Zacchino, trad. di A. Pallara, Lecce 1977. Alcuni brani dell'Esposizione del Pater noster e del De situ Iapygiae sono editi in Gli umanisti e la guerra otrantina. Testi dei secc. XV e XVI, a cura di L. Gualdo Rosa-I. Nuovo-D. Defilippis, con introd. di F. Tateo, Bari 1982, pp. 232-37.

Fonti e Bibl.: Una vasta bibliografia, fino al 1970. è fornita da P. A. De Lisio, L'umanesimo problematico di A. D. Galateo, in Misure critiche, I (1971-72), pp. 32-35- Cfr., inoltre, Lecce. Bibl. prov., ms. n. 300: L. G. De Simone, Galateana; B. Papadia, Vite d'alcuni uomini ill. salentini, Napoli 1806, pp. 9-94; C. Minieri Riccio, Nottzia delle Accad. istituite nelle prov. napoletane, in Arch. stor. per le prov. napol., III (1878), pp. 153 5.; E. Aar [L. G. De Simonel, Gli studi stor. in Terra d'Otranto, Firenze 1888, pp. 87-91; N. Barone, Nuovi studi sulla vita e sulle opere di A. Galateo, Napoli 1892; B. Croce, Il trattato "De educatione" di A. Galateo, in Giorn. stor. d. letter. ital., XXIII (1894), pp. 394-406; R. Almagià, Le opinioni e le conoscenze geogr. di A. D., in Riv. geogr. ital., XII (1905), pp. 331-39. 450-63; A. De Fabrizio, A. D. Galateo, pensatore e moralista del Rinascimento, Trani 1908; E. Gothein, Il Rinascimento nell'Italia merid., a cura di T. Persico, Firenze 1915, pp. 122-25, 141 ss., 177-86; A. Croce, Contributo a un'ediz. d. opere di A. Galateo, in Arch. stor. per le prov. napol., LXII (1937), pp. 366-93; B. Croce, A. D. detto il Galateo, in Humanisme et Renaissance, IV (1937), pp. 366-82; D. Colucci, A. D. detto il Galateo, in Rinascenza salentina, n. s., V (1937), pp. 97-128; VI (1938), pp. 1-14; VII (1939), pp. 24-50; N. Vacca. Noterelle galateane, Lecce 1943; N. Scalinci, Asterischi galateani, in Iapigia, XVII (1946), pp. 16-50; M. Santoro, Scienza e humanitas nell'opera del Galateo, in La Zagaglia, II (1960), pp. 2541. 50-63; E. Garin, La cultura filos. d. Rinascimento ital., Firenze 1961, pp. 174-77; G. Sait, Il pensiero ital. nell'Umanesimo e nel Rinascimento, II,Firenze 1961, pp. 138-53; V. Zacchino, Il ritratto di A. Galateo, in Arch. stor. Pugliese, XIX (1966), pp. 327-33; Studi su A. D. Galateo, Atti d. Giornate galateane, 15-26 nov. 1969, Galatone 1970 (contributi di M. Dal Pra, A. Corsano, F. Tateo, N. Vacca, A. Vallone, A. Antonaci, V. Zacchino e N. G. De Donno); R. Jurlaro, Galateo contraffatto. Nota sulle ediz. del "De situ Iapygiae" di A. D., in Studi di storia pugliese in on. di N. Vacca, Galatina 1971, pp. 273-85; M. E. Welti, Il progetto fallito di un'ediz. cinquecentesca d. opere complete di A. D., detto il Galateo, in Arch. stor. per le prov. napoletane, LXXXIX (1971), pp. 179-91; P. A. De Lisio; L'umanesimo problematico di A. D. Galateo, cit., pp. 8-35; S. Martelli, La "Vituperatio litterarum" di A. D. (Galateo), in Misure critiche, II (1972), pp. 43-65; C. Griggio, A. D., in Diz. trit. d. letter. ital., a cura di V. Branca, II, Torino 1974, pp. 679-82; Id., Tradizione e rinnovamento nella cultura del Galateo, in Lettere ital., XXVI (1974), pp. 415-33; A. Laporta, Ancora un frammento del "De bello Hydruntino" galateano, in La Zagaglia, XVI (1974), pp. 27-30; L. Miele, Moralismo e utopia nell'"Esposizione del Pater" del Galateo, in Esperienze letterarie, II (1977), pp. 76-87; F. Tateo, L'esperienza scient. di A. D. Galateo. Osservazioni sul "De Podagra" in Essays presented to Myron P. Gilmore, a cur; di S. Bertelli-G. Ramakus, I, Florence 1978, pp. 287-303; C. Griggio, Un opigramma ined. del Galateo a Isabella d'Aragona, in Medioevo e Rinascimento veneto. Con altri studi in on. di Lino Lazzarini, I,Padova 1979, pp. 571-74; P.Magno, Nota sui testi di A. Galateo, in Studi e probl. di critica testuale, aprile 1979, pp. 99-107; D. Moro, Tre note per la biogr. di A., Galateo, in Esperienze letter., IV (1979), pp. 81-102; O. Giordano, La "Triputeana Villula" di A. D. Galateo, in Quaderni dell'Università di Bari, I (1980), pp. 241-66; A. Iurilli, Problemi lessicali nell'esposizione del "Pater noster" di A. Galateo, in Lingua e storia in Puglia, IX (1980), pp. 45-58; A. Vallone, Galateo, Venezia e il "De educatione", in Vittorino da Feltre e la sua scuola, Firenze 1981, pp. 299-311; P. Andrioli Nemola, Galateo tra Soria e Lezzi: un episodio di trudizione zibaldonesca nel Salento di fine Settecento, in Studi in on. di M. Marti, II,Galatina 1981, pp. 495-817; Id., Catal. d. opere di A. D. (Galateo), Lecce 1982; V. Zacchino, La stirpe e la famiglia di A. D. Galateo, in Familiare '82. Studi per le nozze d'argento a R. Jurlaro e N. Ditonno, Brindisi 1982, pp. 129-46; A. Iurilli, Coordinate cronol. d. Esposizione del "Pater noster" di A. Galateo; in Giorn. stor. d. lett. ital., XCIX (1982), pp. 536-50; G. Vallone, Per A. D. detto il Galateo: un inedito, una data, ibid., C (1983), pp. 575-86; P. Andriola Nemola, Non tre, ma dieci i manoscritti della "Vituperatio litterarum" di A. Galateo, ibid., CI (1984), pp. 544-71.

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